Maria Grazia Brandara da Naro è la commissaria non solo dell’Irsap, l’Istituto regionale per lo sviluppo delle attività produttive, ma anche del Comune di Licata. Il sindaco, o ex tale, Angelo Cambiano, è stato appena sfiduciato dal Consiglio comunale, e lei, la già sindaca di Naro e deputata regionale, si è insediata, e non è la prima ma la seconda volta, a capo del Municipio licatese. Maria Grazia Brandara non ha indugiato più di tanto, e si è subito pronunciata nel merito della questione più spinosa, l’abbattimento degli abusi edilizi: “La legge e gli ordini dell’Autorità giudiziaria si rispettano. Non è possibile sottrarsi all’adempimento”. A Licata sono dunque proseguite le ormai famigerate demolizioni di immobili abusivi, con sentenza definitiva e sotto diffida della Procura della Repubblica di Agrigento. E al palazzo comunale è stato recapitato un messaggio alla Brandara, non certo di benevola accoglienza. In una lettera indirizzata alla commissaria è stato scritto che “a Licata le case abusive non si toccano, chi le tocca muore, e quindi attenta che ti ammazziamo”. Per Maria Grazia Brandara non è il battesimo dell’intimidazione e della minaccia, ormai rituale per gli amministratori impegnati sui fronti più infuocati e difficili. Il 27 luglio del 2016 lei ha ricevuto nella sede Asi nella zona industriale di Agrigento due cartucce di fucile e un’altra lettera con su scritto: “Maria Grazia Brandara come Giuseppe Antoci”. E ancora prima, l’8 novembre 2013, lei, all’epoca presidente del Consorzio Legalità e Sviluppo, a lavoro soprattutto sul riutilizzo sociale dei beni confiscati alla criminalità, ha ricevuto un’altra lettera nella sua abitazione a San Leone. Ed è stato scritto: “Ora basta. Siamo solo all’inizio”. E poi, poche settimane addietro, al procuratore aggiunto di Catania, già ad Agrigento, Ignazio Fonzo, che ha intrapreso l’opera di repressione dell’abusivismo e di “legalizzazione del territorio”, è stata recapitata una lettera contenente violente imprecazioni: “Ti auguro le pene dell’inferno. Sei cattivo e spregevole. Hai fatto piangere tante famiglie con le demolizioni, che ti sono servite soltanto a farti fare carriera in magistratura. Il Padre Eterno ti faccia soffrire le pene dell’Inferno a te e alla tua famiglia”. E poi, a Licata, il 9 maggio del 2016 le fiamme sono state appiccate a danno dell’abitazione di famiglia del sindaco Angelo Cambiano, in campagna, in contrada Stretto. E poi il 31 ottobre 2016 un secondo attentato incendiario ha tormentato il sindaco Cambiano allorchè il fuoco è divampato nella casa rurale del padre del sindaco, Rosario Cambiano, un fabbricato in contrada Conca Ginisi.