Forse è stato l’esito dell’ultimo sondaggio ad avere indotto Fabrizio Micari a riflettere. Demopolis ha intervistato mille elettori siciliani tra il 17 e il 19 ottobre, e lui, Micari, ancora una volta, è terzo, a distanza da Musumeci e Cancelleri, che sono testa a testa. E il Rettore dell’Università di Palermo, che è incalzato dal quarto in classifica, Claudio Fava, della Sinistra, commenta: “Non vorrei che si stesse ripetendo una sorta di referendum in piccolo: il 4 dicembre scorso ci fu una prova muscolare contro Renzi e a mio avviso si fece un danno al Paese. Ora si sta facendo un’altra prova muscolare: non sarò io la vittima, le vittime questa volta saranno i siciliani”. Dunque, Fabrizio Micari punta il dito contro gli anti-renziani che, o lo abbiano voluto e inteso oppure no, sono voluti e intesi dall’elettorato come coagulati contro Renzi e il suo progetto politico, senza se e ma. E ancora Fabrizio Micari recrimina: “I vertici romani del Movimento Democratici e Progressisti e di Sinistra Italiana non hanno voluto l’intesa con il Partito Democratico e hanno fatto naufragare il campo largo. Eppure i dirigenti locali di quei partiti erano stati i primi a convergere sul mio nome. E adesso la Sinistra, a 15 giorni dal voto, già esulta per un sorpasso di Fava ai miei danni che non ci sarà. L’unico risultato di questa situazione sarà quello di favorire un Centrodestra che è un’armata Brancaleone in cui c’è gente che fa comizi inneggiando alla mafia, o l’approssimazione enorme dei 5 Stelle”. Poi, la stoccata ai sondaggi, e Micari afferma: “I sondaggi non sono attendibili perché non tengono conto del peso delle formazioni locali e dell’effetto trascinamento delle liste. La partita è aperta. Spesso le rilevazioni statistiche sono come un esercizio di manipolazione del voto. A inizio settembre, quando ero appena sceso in campo e dovevo colmare un gap di notorietà, i risultati che favorivano Musumeci hanno determinato un notevole passaggio di ceto politico dal centrosinistra al centrodestra. E oggi le rilevazioni non attendibili rischiano di far passare il concetto che io non possa vincere, alimentando un voto utile verso altre destinazioni, o di favorire l’astensionismo”.