Il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Caltanissetta, Ettorino Patti, per spiegare e giustificare il sì alla revisione della sentenza di condanna per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Marcello Dell’Utri, si è espresso testualmente così: “Marcello Dell’Utri è il fratello minore di Bruno Contrada”. E dunque, se la Corte europea dei diritti dell’uomo ha cancellato la condanna per concorso esterno alla mafia a favore di Contrada, non vi è ragione per la quale ciò non sia anche per Dell’Utri. Perché il concorso esterno alla mafia è un reato non tipizzato nel codice penale italiano all’epoca in cui avrebbe concorso non solo Bruno Contrada ma anche Marcello Dell’Utri. E quindi, secondo principio giuridico generale, “nulla poena sine lege”, ossia non si è condannabili per un reato che nel momento in cui sarebbe stato compiuto non è previsto dalla legge come reato. Fino al 1994 il reato del concorso esterno alla mafia è stato troppo vago nella formulazione e mai ben definito. E le presunte condotte di concorso esterno alla mafia di Contrada e di Dell’Utri non si sarebbero protratte oltre il 1992. Ecco perché adesso, e forse troppo tempo dopo la cancellazione della condanna a Contrada, la Procura Generale d’Appello di Caltanissetta ritiene che la revisione della condanna a Dell’Utri abbia solide fondamenta. E non solo: la stessa Procura invoca la sospensione della pena a 7 anni di carcere, che attualmente Dell’Utri sconta nel carcere di Rebibbia a Roma, nelle more della conclusione della revisione. E ciò probabilmente perché, come è facile dedurre, la Procura ritiene che la procedura di revisione si concluderà favorevolmente per l’ex senatore di Forza Italia. Saranno i giudici giudicanti della Corte d’Appello a rispondere sì o no alla Procura Generale. E trascorreranno ancora alcune settimane. Nel frattempo Marcello Dell’Utri, dopo il no del Tribunale di Sorveglianza alla scarcerazione per precarie condizioni di salute, è ristretto in cella, con un tumore alla prostata, il diabete e una grave cardiopatia. E più o meno ogni giorno si reca all’ospedale “Pertini” per sottoporsi alla radioterapia. Al no del Tribunale di Sorveglianza, Dell’Utri ha commentato: “La mia è una condanna a morte”.