Non solo associazione mafiosa ma anche droga: nell’ambito dell’inchiesta “Montagna” è emerso che il ricavato del traffico di cocaina, hashish e marijuana sarebbe servito per foraggiare le famiglie di Cosa Nostra, sostenendo soprattutto le spese per i detenuti. In tale contesto avrebbe assunto un ruolo di riferimento Giuseppe Quaranta, 50 anni, di Favara, “che – si legge nell’ordinanza cautelare – come esponente della famiglia mafiosa di Favara e rappresentante pro tempore della famiglia mafiosa di Santa Elisabetta, ha rivestito il ruolo di direttore e promotore dell’organizzazione occupandosi, in prima persona, dell’attività di reperimento della sostanza stupefacente attingendo, tra gli altri, a tre canali di approvvigionamento rappresentati da diversi fornitori, tra le famiglie mafiose di San Cataldo e di Comiso, e la criminalità organizzata calabrese. E Quaranta ha diretto e gestito la successiva attività di distribuzione della sostanza stupefacente tra i singoli sodali che egli selezionava e a cui affidava il compito della distribuzione finale ai consumatori”. E poi, altra fonte di approvvigionamento finanziario sarebbero state le estorsioni, in particolare sui lavori pubblici. Il contenuto di un’intercettazione svela finanche i consigli su come praticare l’estorsione, poca rigidità, più elasticità, e le parole intercettate tra due affiliati sono: “Certi negozi vogliono fatto lo sconto. Se dobbiamo prendere sempre il coltello, quelli saltano il vallone e se ne vanno dall’altra parte. In sostanza ci deve essere la molla…stringi e allarghi…come l’elastico!”. Le indagini dei Carabinieri hanno documentato pretese estorsive, da 2mila a 20mila euro, a danno di 27 imprese appaltatrici di opere pubbliche con importo elevato. Delle 27, almeno 10 sarebbero state assecondate. E a fronte di ciò sono stati compiuti numerosi attentati intimidatori. Bersaglio privilegiato sarebbero state le imprese del settore edile e del movimento terra, non solo della provincia di Agrigento ma anche di Palermo, Caltanissetta, Messina, Enna e Ragusa. E ad oggi, secondo gli esiti investigativi appena sfociati nei mandati di cattura, ecco quali sarebbero i rispettivi capi all’interno del costituito mandamento di Santa Elisabetta, che sarebbe capeggiato da Francesco Fragapane. E al suo fianco, Pasquale Fanara, Stefano Valenti, Giuseppe Quaranta e Luigi Pullara a Favara, Antonino Vizzì a Raffadali, Calogerino Giambrone, Vincenzo Giambrone e Salvatore La Greca a Cammarata e San Giovanni Gemini, Giuseppe Nugara a San Biagio Platani, e Giuseppe Spoto a Bivona, Giuseppe Scavetto a Casteltermini, Salvatore Di Gangi a Sciacca, Giovanni Gattuso a Castronovo di Sicilia.