Altri particolari nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna 2”. Le estorsioni tentate e consumate contestate a vario titolo ai dieci indagati.
Nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna 2”, che giovedì scorso 28 giugno ha provocato 10 arresti ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, agli indagati sono contestate, a vario titolo e in concorso con altri non destinatari di ordinanza cautelare, 4 tentate estorsioni e 3 estorsioni consumate, che sono state svelate a seguito del lavoro investigativo dei Carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento. Ecco nel dettaglio le ipotesi di reato contestate: a San Biagio Platani Raffaele La Rosa e Vincenzo Cipolla, in concorso con altri, avrebbero costretto l’amministratore unico di un’impresa, impegnata nei lavori di riqualificazione urbana di piazza Messina e dintorni a San Biagio, ad assumere una persona “amica” e a rifornirsi di materiale edile da una impresa “amica”. E per costringere l’amministratore unico sarebbe stato incendiato un bobcat della sua impresa, all’interno del cantiere.
Poi, ancora Raffaele La Rosa e Vincenzo Cipolla, in concorso con altri, si sarebbero adoperati affinchè un’impresa impegnata nei lavori di costruzione dell’anfiteatro in contrada Montagna a San Biagio Platani utilizzasse i mezzi di una impresa “amica”. L’impresa appaltatrice avrebbe subito anche l’incendio di un autocarro Fiat, ma il tentativo di estorsione sarebbe fallito.
E poi Franco D’Ugo, di Palazzo Adriano, e Vincenzo Pellitteri, di Chiusa Sclafani, in concorso con altri, avrebbero preteso da un’impresa di Agrigento il pagamento di una somma di denaro per lavori che la stessa impresa agrigentina ha compiuto a Contessa Entellina, in provincia di Palermo, per il recupero del centro storico. Il tentativo di estorsione sarebbe fallito.
E poi, ancora Raffaele La Rosa, in concorso con altri, avrebbe preteso il pagamento di una somma di denaro dall’amministratore unico di un’impresa impegnata nei lavori di manutenzione straordinaria e adeguamento alle norme di sicurezza della scuola “Padre Fedele Tirrito” a San Biagio Platani. Il tentativo di estorsione sarebbe fallito.
E poi, Giuseppe Vella, di Favara, e ancora Vincenzo Pellitteri, di Chiusa Sclafani, in concorso con altri, avrebbero preteso e ottenuto l’assunzione di una persona “amica” dall’amministratore unico di un’impresa a lavoro nella ristrutturazione dell’Istituto scolastico “Reina” a Chiusa Sclafani.
E poi, ancora Giuseppe Vella, in concorso con altri, avrebbe preteso il pagamento di una somma di denaro da un’impresa impegnata nei lavori di soppressione del passaggio a livello sulla linea Palermo-Agrigento, in territorio di Cammarata. Il tentativo di estorsione sarebbe fallito.
E poi, Antonino Vizzì, di Raffadali, in concorso con altri, avrebbe preteso e ottenuto il pagamento di 5mila euro dal presidente del consiglio di amministrazione di un’impresa di Gangi impegnata nelle opere di ampliamento del cimitero comunale a Raffadali.