Antonello Montante interrogato dai magistrati della Procura di Caltanissetta: “Mi chiamava tutta la Procura Italiana. Erano tutti con me. Ero uno di loro”.
Antonello Montante è stato ancora una volta interrogato dai magistrati della Procura della Repubblica di Caltanissetta. E altrettanto ancora una volta, in otto ore di interrogatorio, ha usato riferimenti a giudici e a rappresentanti delle istituzioni. E ciò di sua spontanea iniziativa, non pressato da alcuno e da alcunché. Ad esempio, Montante rievoca la sua “stanza della legalità”, nella sua villa a Serradifalco, in provincia di Caltanissetta. In tale “stanza della legalità”, come Montante la definisce, secondo la Procura nissena ha custodito i dossier illegali raccolti dalla sua rete di spionaggio. E Montante ricorda: “Lì dentro capitava di cenarci, venivano gli accusatori, le istituzioni…” Il procuratore Amedeo Bertone gli chiede: “Cosa intende per ‘istituzioni’, e lui risponde: “Qualsiasi istituzione che doveva essere una forza dell’ordine, poteva essere un magistrato… perché i vostri colleghi venivano a mangiare a casa mia spesso, ma non è che venivano a casa mia a mangiare per parlare di… di biciclette o motorini, parlavamo sempre di protocolli, convinciamo questo a denunciare, attenzione che… Quindi si parlava sempre con l’obiettivo solo di massacrare il mondo. E questo lo sapevano tutti… Quindi non venivano a casa mia a cenare perché eravamo solo amici e ci davamo del tu, venivano a casa mia per parlare”. Tutto ciò si sarebbe protratto fino al 9 febbraio del 2015, fossato di confine tra prima e dopo, perché è il giorno in cui è stata diffusa la notizia dell’indagine per mafia a carico dell’ex presidente di ConfIndustria Sicilia. Altri esempi: a Montante è stato sequestrato un appunto dove è stato scritto: “Segnalato Prefetto Caruso”, in riferimento a Giuseppe Caruso, ex questore di Palermo ed ex responsabile dell’Agenzia dei beni confiscati. Il sostituto procuratore, Stefano Luciani, interroga Montante su tale appunto, e lui risponde: “Allora, il prefetto Caruso è stato… il primo o il secondo che mi consegna il curriculum è stato il prefetto Caruso… Quindi me l’ha segnalato Alfredo Morvillo, il procuratore Morvillo uno dei primi, e… poi qualche altro procuratore, qualche altro procuratore, mi sembra che me ne parlò bene… bene il procuratore Pignatone, ma nel senso come… parlavamo no di raccomandazione, attenzione, noi parliamo di…”. Antonello Montante non nasconde di essere stato, o quanto meno di avere creduto di essere, una sorta di “super-consulente” dei magistrati, e le sue parole sono: “Mi chiamava tutta la Procura italiana, attenzione, perché… perché dobbiamo… in riferimento alle cose che mi chiedeva lei, delle istituzioni, a me mi chiamava sempre il procuratore di Reggio Calabria, di Roma, di Bologna, mi chiamavano e mi dicevano: Attenzione, vedi che sulla Mafia Capitale… Questo è importante, dottore. Erano tutti con me, ero uno di loro”.