Le alluvioni di novembre hanno scaricato oltre 90 milioni di metri cubi d’acqua negli invasi agrigentini. Scongiurata la siccità estiva. I dettagli appena aggiornati.
Come per ogni medaglia vi è un rovescio. E se il primo volto della medaglia dell’ondata di maltempo dei primi dieci giorni del novembre scorso è stato tragico, drammatico, mortale, avvilente e di enorme sofferenza e disagio, il volto dell’altro lato della medaglia è invece positivo e confortante. Infatti, a fronte dei danni incalcolabili a città e territorio, soprattutto nei pressi degli alvei dei fiumi, colpevolmente senza manutenzione da decenni, la pioggia a dirotto ha colmato gli invasi della provincia agrigentina, scongiurando la siccità estiva per coltivazioni e popolazioni. Secondo i rilevamenti mensili dell’Osservatorio regionale delle acque, al primo dicembre scorso l’acqua accumulata nelle dighe agrigentine supera i 90 milioni di metri cubi. E tali 90 milioni rappresentano l’80 per cento della capacità idrica degli invasi, che possono accumulare complessivamente fino a 110 milioni di metri cubi d’acqua.
Dunque, la diga Arancio, alimentata dal fiume Carboj, nei pressi di Sambuca di Sicilia, ha immagazzinato oltre 25 milioni di metri cubi d’acqua, e ha una capienza di 35 milioni.
Poi, il Fanaco, bacino artificiale sul fiume Platani, sui Monti Sicani, in territorio di Castronovo di Sicilia, ha superato i 15 milioni di metri cubi, e ha una capienza di 20.
Poi, la diga Castello, a pochi chilometri da Bivona, sul fiume Magazzolo, ha raggiunto 19 milioni di metri cubi d’acqua, e la capienza è di 21. E la diga Castello è alquanto importante, perché le sue acque sono utilizzate soprattutto per irrigare il fertile e prezioso comprensorio agricolo riberese, oltre che per scopi potabili tramite l’impianto di potabilizzazione di Santo Stefano Quisquina verso i Comuni consorziati attorno ad Agrigento.
E poi, la diga di Prizzi, sul fiume Raia, ha una capacità di 9 milioni di metri cubi d’acqua, e attualmente ne contiene 7 e mezzo, che servono, in tanta parte, per l’agricoltura sul corso del fiume Sosio-Verdura e per consentire all’Enel di produrre energia elettrica.
E poi, sullo stesso Sosio-Verdura vi è l’invaso di Gammauta, con mezzo milione di metri cubi d’acqua, che è periodicamente svuotato nel fiume o verso la diga Castello.
E poi la diga Leone, sul bacino imbrifero del Sosio-Verdura, a 7 chilometri da Santo Stefano Quisquina, oggi è ricca di quasi 4 milioni di metri cubi, e ne può immagazzinare un altro mezzo milione.
E poi la diga San Giovanni, in territorio di Naro, sul bacino del Furore, adesso è forte di 15 milioni e mezzo di metri cubi d’acqua, e la capienza è di 16 milioni e mezzo.
E poi, il lago Gorgo, a Montallegro, nella Fossa Gurra, con un milione di metri cubi, raddoppiabile con l’acqua del fiume Magazzolo.