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Legambiente: “Ecco le nostre osservazioni al Prg di Realmonte”

Legambiente ha depositato nella segreteria del Comune di Realmonte le proprie osservazioni nel merito del progetto del nuovo Piano regolatore generale, adottato dal commissario ad acta, l’architetto Donatello Messina, con delibera 12 del 10 maggio scorso. In sintesi, Legambiente osserva che: “Il piano regolatore adottato ricalca l’impostazione culturale del precedente strumento urbanistico, che ha prodotto arresti, procedimenti penali ed amministrativi e la demolizione di alcuni immobili. Oggi i vincoli che ricadono sullo stesso territorio sono addirittura aumentati, e nonostante ciò ritroviamo gli stessi errori, come se negli ultimi 30 anni non fosse successo nulla. Molte aree previste come edificabili ricadono in zone vincolate ad inedificabilità assoluta in base al Piano Paesaggistico, alla perimetrazione del Sito di Importanza Comunitaria, il cosiddetto Sic “Scala dei Turchi”, o dentro i 150 metri dalla linea di costa. Risulta sovradimensionato poiché ipotizza, senza adeguati supporti statistici, una crescita della popolazione residente pari al doppio di quella censita dal 1951 ad oggi. Di conseguenza si incentiva il consumo di suolo, adottando, tra l’altro, un modello di sviluppo turistico poco redditizio, legato al ciclo edilizio delle case di villeggiatura. Le località turistiche degne di questo nome non fondano la propria offerta ricettiva sulle seconde case sparse nel territorio, quanto piuttosto sulle strutture alberghiere connesse agli altri servizi turistici del territorio: ristorazione, intrattenimento, escursionismo e altro. Inoltre il Prg di Realmonte contiene errori formali che non ne consentono una chiara lettura”.

Documento integrale

LEGAMBIENTE SICILIA nel corso di una conferenza stampa ha illustrato il documento contenente le Osservazioni al PRG di Realmonte, depositato nei giorni scorsi presso la segreteria del Comune di Realmonte. La Legge urbanistica regionale prevede che … Fino a dieci giorni dopo la scadenza del periodo di deposito (60 giorni) chiunque può presentare osservazioni al progetto di piano regolatore generale (art. 3 L.R. 71/1978 e s.m.i)

Il PRG è stato adottato dal commissario ad acta arch. Donatello Messina con delibera n. 12 del 10/05/2019. Questo fatto rappresenta un vulnus democratico: Per quanto il commissario possa sforzarsi di non incidere sul piano della decisione politica, adottandolo così come è stato proposto fa comunque una “scelta” di pianificazione del territorio con tutti gli errori e le forzature che il PRG contiene.

Il PRG adottato:
Ricalca l’impostazione culturale del precedente strumento urbanistico.
Il Programma di Fabbricazione, ancora vigente, ha prodotto una grave vicenda giudiziaria con arresti, procedimenti penali ed amministrativi ed infine la demolizione di alcuni immobili. Oggi che i vincoli che ricadono sullo stesso territorio sono addirittura aumentati ritroviamo gli stessi “errori”, come se negli ultimi trent’anni non fosse successo nulla.
Non tiene conto della pianificazione sovraordinata preesistente e delle relative norme di salvaguardia.
Molte aree previste come edificabili ricadono in zone vincolate ad inedificabilità assoluta in base al Piano Paesaggistico, alla perimetrazione del Sito di Importanza Comunitaria SIC ITA 0400015 denominato “Scala dei Turchi” o dentro i 150 metri dalla linea di costa.
Risulta sovradimensionato poiché ipotizza, senza adeguati supporti statistici, una crescita della popolazione residente pari al doppio di quella censita dal 1951 ad oggi.
I dati ISTAT confermano la sostanziale stabilità demografica degli abitanti di Realmonte che dalla 1951 ad oggi sono rimasti pressoché inferiori ai 5000 (4.540 alla data del 31 dicembre 2017). Nonostante ciò nel PRG si è ipotizzato che nell’arco dei prossimi vent’anni la popolazione residente possa raggiungere e superare il tetto di 10.000 abitanti… per i dati relativi alla popolazione fluttuante… non è possibile valutarne il numero in mancanza di dati statistici certi ma non è esagerato stimare in oltre 15.000 tali presenze nel periodo di luglio e agosto.
Considerato che il fabbisogno di aree residenziali, produttive ecc. va determinato in rapporto alla popolazione residente prevedibile nell’arco temporale di un ventennio se ne deduce che il PRG redatto con queste premesse risulta immotivatamente sovradimensionato. Questo significa che il fabbisogno residenziale stimato nel PRG è prevalentemente composto da ulteriori “seconde case” che non portano ricchezza al territorio – se non solo ed esclusivamente nel ciclo di realizzazione e manutenzione del manufatto edilizio – e di converso obbligano la comunità a farsi carico dei costi per creare opere di urbanizzazione (strade, acquedotti, fognature, ecc.) molto costose e poco efficienti, essendo destinate a collegare ampi insediamenti diffusi nel territorio.
Risulta sovradimensionato anche rispetto alla previsione di sostanziale raddoppio della popolazione.
Non ci sono elaborati che illustrano il metodo adottato per il dimensionamento del PRG e che ne verifichino la corretta rispondenza alle sue stesse previsioni e agli standard urbanistici di cui al D.M. 1444/68.
Rimane il dubbio che il PRG adottato risulti sovradimensionato anche rispetto alla previsione di sostanziale raddoppio della popolazione.
Secondo i nostri calcoli risultano insediabili più di 12.500 nuovi abitanti, i quali sommati ai poco più di 4.500 residenti portano ad un totale di più di 17.000 abitanti che risultano nettamente superiori a quelli previsti dal progettista del PRG corrispondenti a 10.000 ab.
Secondo questo calcolo avremmo un incremento della popolazione del 275% del rispetto a quella attuale e di poco più 70% rispetto anche all’arbitrario “tetto dei 10.000 abitanti” prospettati dal PRG.
La popolazione di Realmonte verrebbe quasi quadruplicata: diventerebbe il 375% di quella attuale.
Incentiva il consumo di suolo
Il sovradimensionamento del Piano, cioè la previsione di dover rispondere a istanze abitative/insediative maggiori di quelle effettivamente necessarie, incentiva il “consumo di suolo” mentre, oggi, le politiche nazionali e comunitarie vanno nella direzione opposta, quella del contenimento del consumo di suolo o addirittura di una pianificazione urbanistica e territoriale che si pone come obiettivo primario il “consumo di suolo zero” o a “saldo zero”.
Se confrontiamo il dato relativo alla superficie corrispondente ai nuclei abitati esistenti (aree già urbanizzate) con le superfici che i due strumenti urbanistici prevedevano (PdF) e prevedono (PRG) di urbanizzare, ci accorgiamo che il Programma di Fabbricazione puntava a triplicare le aree urbanizzate e il PRG a quintuplicarle.

Considerato che la superficie del territorio comunale è di 2.038 Ha e che il PRG prevede di urbanizzare 378 Ha, ci troviamo di fronte alla “impermeabilizzazione” del 18.5 % del territorio comunale. Per fare un esempio questo dato è molto prossimo a quello raggiunto nel 2000 da città industriali/portuali come Genova e Livorno o da capoluoghi di Regione del nord-est come Verona. Se poi dividiamo 378 Ha per il numero degli abitanti insediabili (17.047) otteniamo una quota pro-capite di impermeabilizzazione pari a 222 mq/ab che è di poco superiore a quella che si è riscontrata nel 2000 in una Provincia industrializzata come quella di Torino.
Adotta un modello di sviluppo turistico poco redditizio
Non solo si prevede di consumare ulteriore suolo ma lo si fa nel modo peggiore possibile: per attivare un modello di sviluppo economico poco redditizio legato al ciclo edilizio delle case di villeggiatura. Questo perché non viene risolto “l’equivoco” che nelle aree C5, C6 e C7 si possano costruire, indifferentemente, villette mono o bifamilari e complessi turistici-alberghieri.
Infatti le “zone C” consentono la realizzazione di seconde e terze case di villeggiatura che si inseriscono in una filiera produttiva molto limitata (realizzazione e manutenzione degli immobili) le “zone D”, destinate ad insediamenti turistico alberghieri – meglio se non strutture “chiuse” come i resort – invece mettono in moto e si inseriscono in una filiera produttiva più lunga e con maggiori capacità di captazione e veicolazione delle risorse economiche che può – e deve – legarsi meglio alle qualità paesaggistiche del territorio (Scala dei Turchi, Capo Rossello, Torre di Monterosso).
Le località turistiche degne di questo nome non fondano la propria offerta ricettiva sulle seconde case sparse nel territorio, quanto piuttosto sulle strutture alberghiere connesse agli altri servizi turistici del territorio: ristorazione, intrattenimento, escursionismo, ecc. Tutte attività che – a differenza del modello descritto dal progettista – a fronte di un ridotto consumo di suolo, producono ricchezza per il territorio.
Ci si chiede: se l’obiettivo del Piano (PRG) è quello di rispondere alle istanze del territorio e puntare allo sviluppo economico basato sul turismo, perché prevedere una così sovrabbondante dotazione di zone C e non, invece, pianificare la realizzazione di questi insediamenti turistici stagionali attraverso l’individuazione di sottozone D (D3, D4 ad esempio) – definite come le parti del territorio destinate a nuovi insediamenti di carattere produttivo turistico?
E’ privo delle prescrizioni esecutive
Il Piano Regolatore Generale di che trattasi si limita a indicare, sommariamente, le aree da assoggettare a studio particolareggiato come quelle coincidenti con l’attuale centro abitato e la zona d’espansione nella parte immediatamente contigua al centro edificato verso sud. Ciò perché l’esistenza delle reti cittadine di servizio (strade, acquedotto, fognature, rete elettrica) rende immediatamente sfruttabili le aree in questione con costi sicuramente inferiori. Queste poche righe non sono sufficienti a rispondere alle richieste di elaborazione di dettaglio sopra elencate.
Contiene errori formali che non ne consentono una chiara lettura.
La zona C7 nonostante venga citata nella Relazione Generale e nelle Norme di Attuazione non viene riportata correttamente nei relativi elaborati grafici.

Redazione
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