HomeCronaca"Messina Denaro", blitz nel trapanese, 13 arresti

“Messina Denaro”, blitz nel trapanese, 13 arresti

La Polizia ha arrestato 13 persone ritenute contigue al latitante Matteo Messina Denaro. I reati contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo sono, a vario titolo, associazione mafiosa, estorsione, incendio, furto, favoreggiamento personale e corruzione elettorale aggravata dal metodo mafioso. Gli indagati sono complessivamente 20. Tra gli arrestati vi è Nicolò Pidone, 57 anni, ex operaio stagionale della Forestale, ritenuto il capo della famiglia mafiosa di Calatafimi. E tra gli indagati vi è anche il sindaco di Calatafimi, Antonino Accardo, insegnante in pensione di 72 anni, eletto un anno e mezzo addietro. Dopo quelli di Castellammare del Golfo, Nicola Rizzo, e di Paceco, Giuseppe Scarcella, Accardo è il terzo sindaco trapanese coinvolto in indagini legate a Cosa Nostra negli ultimi mesi. Accardo ha ricevuto una convocazione e sarà interrogato nelle prossime ore dalla Procura di Palermo. Si ipotizza che abbia comprato un pacchetto di voti dai boss – 50 euro a preferenza – per essere rieletto e spuntarla contro un avversario di rango e politico navigato come Nicola Cristaldi. Ancora tra gli indagati vi è un agente della Polizia penitenziaria, in servizio al carcere Pagliarelli di Palermo, a cui il presunto capomafia, Nicolò Pidone, avrebbe chiesto informazioni su quanto accadeva in carcere. Ed ancora, fra gli indagati, vi è un imprenditore che avrebbe aiutato i mafiosi simulando contratti di lavoro nella sua azienda. La posizione più delicata è quella di Salvatore Barone, fino a poco tempo addietro presidente dell’Atm, l’azienda che gestisce i trasporti pubblici a Trapani, ed alla direzione di una nota cantina. E’ stato ristretto in carcere per mafia.

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