L’Assemblea Regionale ha approvato il Defr, il principale strumento di programmazione economica e finanziaria. Gli interventi di Schifani, Dagnino e delle opposizioni.
L’Assemblea Regionale ha approvato il Defr, il Documento di economia e finanza della Regione, propedeutico alla manovra finanziaria 2025 e principale strumento di programmazione. Voto contrario delle opposizioni: Movimento 5 Stelle, Partito democratico e Sud chiama Nord. Il presidente Schifani commenta: “Il Documento certifica il miglioramento economico della Sicilia negli ultimi anni e prevede una crescita del Prodotto interno lordo tendenziale dello 0,9 per cento nel 2023 in linea con il dato nazionale. Anche nel 2024 la crescita stimata è dello 0,7 per cento così come nel resto del Paese. A fronte di queste previsioni, nel Defr si prevede che l’attuazione delle politiche governative possa determinare per il 2024 un Pil programmatico dell’1,9 per cento, del 2,5 per cento nel 2025 e del 2,3 per cento nel 2026”. L’assessore all’Economia, Alessandro Dagnino: “Il governo regionale è attento alle criticità e alle emergenze sociali ma respinge le ricostruzioni di chi vorrebbe descrivere negativamente la Sicilia. I dati macro-economici dimostrano che l’Isola cresce grazie alle politiche regionali di sviluppo a sostegno delle imprese e ai consumi delle famiglie, nonché per l’ottimale realizzazione di rilevanti investimenti pubblici consentiti dai fondi strutturali comunitari e dal Pnrr”. Cateno De Luca: “In oltre 300 pagine non una parola è stata dedicata al ponte sullo stretto, non si parla di emergenza idrica, di programmazione per gli enti locali. Per questo governo la mafia non esiste. Il termine mafia e relative strategie di contrasto non lo si trova nemmeno una volta nell’intero Defr”. E il leader di Sud chiama Nord aggiunge: “La Sicilia negli ultimi 20 anni ha perso ben venti posizioni in Prodotto interno lordo e competitività rispetto alle altre regioni d’Europa. E tanto basta per stendere un velo pietoso sulla ‘Eldorado siciliana’ raccontata dal governo Schifani. Mi dispiace per l’assessore all’Economia, Dagnino, ma non merita nemmeno il cosiddetto 18 politico in controtendenza rispetto ai 30 e lode che ha conseguito in molte materie universitarie. Questo governo non supera l’esame: è l’ennesima bocciatura”. Michele Catanzaro, capogruppo del Partito Democratico: “Ci saremmo aspettati uno strumento cruciale per delineare obiettivi di finanza pubblica e pianificare interventi per il futuro della Sicilia, ma ci troviamo invece a discutere di un documento che non ha alcuna visione di sviluppo, totalmente scollegato dalla reale condizione della Sicilia e che mostra l’imbarazzante immobilismo della Regione. Da un lato c’è una lista di buoni propositi, dall’altro la Sicilia reale: una regione afflitta dalla mancanza di lavoro, con giovani che fuggono, una sanità in crisi e infrastrutture obsolete. Tutto ciò mentre la siccità e il rischio desertificazione peggiorano ulteriormente la situazione. I dati sull’aumento del Prodotto interno lordo sono falsati e scollegati dalla realtà. Basti pensare al fatto che la povertà e la disoccupazione hanno toccato livelli allarmanti nell’isola. Per non parlare dell’assenza di programmazione in ambito sanità, un tema su cui il presidente Schifani rifiuta di confrontarsi nonostante le nostre reiterate richieste di venire in aula per spiegare cosa è successo in merito alla spartizione delle nomine dei manager. E’ necessario un cambio di rotta abbandonando l’attuale immobilismo e adottando una strategia chiara e incisiva per affrontare le sfide che la Sicilia deve fronteggiare. Se continuiamo così, senza un vero piano di sviluppo e senza affrontare i problemi reali della nostra terra, rischiamo di compromettere definitivamente il futuro dei nostri giovani”. I deputati del Movimento 5 Stelle: “E’ un Documento con enormi lacune e incongruenze sul versante delle infrastrutture, dei rifiuti, del patrimonio boschivo, dei trasporti, delle politiche giovanili, senza visione e strategie, ricco di contraddizioni e importanti mancanze tra cui il ‘ponte del nulla’, che ha scippato 1 miliardo e 300 milioni di euro dalle disponibilità regionali per poi non essere nemmeno menzionato, e l’attesissima Siracusa – Gela”.