La Sicilia affronta una grave crisi agrumicola: la produzione di arance crolla del 30% a causa della siccità, con conseguente aumento dei prezzi e dei rischi per il settore.
La Sicilia affronta una grave crisi sui prodotti agricoli di stagione. Non solo olio, ma anche arance, flagellate, come le olive, dal perdurante caldo e dalla siccità. La Cia, la Confederazione italiana agricoltori, prevede nell’isola una riduzione del 30% della produzione di arance, con una stima di appena 660.000 tonnellate nel 2024 rispetto alle 800.000 del 2023. E meno 40% del reddito degli agricoltori. La mancanza di piogge significative da 18 mesi e del freddo necessario per la corretta maturazione e colorazione delle arance hanno compromesso la produzione. Le temperature notturne miti, intorno ai 22 gradi, hanno anticipato la maturazione di 15-20 giorni per le varietà precoci, favorendo anche attacchi di mosca. Ciò ha determinato una raccolta anticipata, che inizierà a breve anziché a fine ottobre, e pezzature più piccole, seppur di buona qualità. Tante aziende agricole hanno abbandonato i propri terreni, tra i 2500 e i 3000 ettari, soprattutto nella piana di Catania e nell’area di Enna, zone tipiche dell’arancia rossa IGP. L’insufficiente produzione locale provocherà un aumento dei prezzi al consumo e un maggiore ricorso alle importazioni da Spagna, Tunisia e Marocco. La Sicilia rappresenta i 2/3 della produzione nazionale di agrumi, con circa 60.000 ettari coltivati, di cui 44.000 ad arance, 12.000 a limoni e 4.500 ad altri agrumi e piccoli frutti. Tale patrimonio, che genera 15.000 giornate di lavoro l’anno senza contare l’indotto, rischia di essere smantellato. La Cia lancia un appello al pubblico affinché privilegi l’acquisto di prodotti italiani, focalizzandosi sulla qualità piuttosto che sul calibro. E poi ristori economici per le aziende, interventi immediati per consentire il reimpianto degli agrumeti abbandonati e l’esonero dal pagamento delle bollette dei consorzi di bonifica, che quest’anno non hanno fornito servizi di irrigazione. Inoltre si invoca l’abbattimento del costo dell’energia elettrica per i produttori che hanno dovuto irrigare autonomamente attingendo acqua dal sottosuolo. E poi l’attivazione del fondo di solidarietà nazionale anche per gli impianti arborei, con i relativi meccanismi fiscali e tributari a sostegno del settore.