Saltato il tavolo dell’accordo sulla scelta dei candidati presidenti delle Province in Sicilia. Domani altro vertice di maggioranza. Il rischio “liberi tutti”.
A parte la pendenza di un ricorso al Tar per presunta illegittimità costituzionale, in Sicilia le elezioni Provinciali indirette di secondo grado, ovvero votano solo sindaci e consiglieri comunali, sono ancora in calendario domenica 27 aprile. Nel corso dei precedenti vertici di maggioranza è stato deciso di scegliere unanimemente, come coalizione, i candidati presidenti di Provincia, in sei province, perché a Palermo, Catania e Messina il presidente della Provincia è per legge il sindaco delle tre città metropolitane. Invece, per i candidati consiglieri provinciali, ciascun partito componente del centrodestra avrebbe presentato liste autonome di candidati. Ebbene adesso tale accordo è in bilico, tanto che domani, martedì 4 marzo, è stato convocato un altro vertice di maggioranza. E il rischio, ritenuto fondato, è il “liberi tutti”: ciascun partito gareggia con propri candidati consiglieri e presidenti. Il “tavolo” dell’accordo sarebbe saltato perché si sono scatenate zuffe sui candidati presidenti, ossia la corsa ad accaparrarsi le Province più appetibili sotto il profilo politico, amministrativo ed elettorale, a discapito delle minori. Secondo quanto trapelato sotto traccia, le sei Province in palio si sarebbero distribuite così: Agrigento alla Democrazia Cristiana, Caltanissetta a Noi Moderati, Enna al Movimento per l’Autonomia, Trapani alla Lega, e poi Fratelli d’Italia e Forza Italia avrebbero dovuto dividersi Siracusa e Ragusa. Ecco perché domani sarà forse proposto il “liberi tutti”, e ciascun partito procederà autonomamente affidandosi poi al conteggio dei voti dopo il 27 aprile.