Condannato, ma solo per la detenzione illegale di una pistola, Giuseppe Di Giorgi, accusato di avere favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro.
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Lorenzo Chiaramonte, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Giuseppe Di Giorgi, 50 anni, arrestato lo scorso 16 luglio per detenzione illegale di arma, favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena a Matteo Messina Denaro. Di Giorgi avrebbe reso a disposizione del boss un garage trasformato in un mini appartamento, scovato nel corso di un’ispezione in un complesso residenziale a Mazara del Vallo, in via Castelvetrano 45/C. E ha custodito illegalmente in casa una pistola con 50 proiettili di cui uno in canna. Gli investigatori hanno scoperto e riscontrato che Messina Denaro e la sua presunta amante e vivandiera, Lorena Lanceri, hanno frequentato il residence, e che due chiavi, una sequestrata a lui e un’altra a lei, aprono il cancello del condominio. E ciò ha indotto alla maxi perquisizione della struttura da cui, nel dettaglio, è emerso che la serratura di due garage, direttamente collegati uno all’altro, uno nella disponibilità di Giuseppe Di Giorgi e l’altro di un suo parente, è aperto da altre due chiavi: una sequestrata dopo l’arresto a Rosalia Messina Denaro, sorella del boss, e l’altra sequestrata all’operaio comunale Andrea Bonafede, cugino omonimo del geometra che ha prestato l’identità a Messina Denaro. Secondo gli indaganti, i due garage collegati sarebbero stati per il boss defunto luoghi sicuri e insospettabili in cui nascondere documenti e corrispondenza.