Con la mietitura del 2025 si conclude ufficialmente la Campagna Agraria dei Grani Antichi Siciliani, culminando un lavoro lungo quasi dieci anni all’insegna della sostenibilità, della rigenerazione agricola e della valorizzazione del patrimonio genetico e culturale della Sicilia.
Il progetto “Chiattulidda Licatisi”, dedicato alla riscoperta e alla coltivazione di varietà autoctone di grano duro siciliano, si conferma un modello virtuoso a livello nazionale, capace di integrare tradizione contadina, tecniche colturali storiche, rigore scientifico e innovazione sostenibile.
Un’intera filiera agricola – dalla semina alla trasformazione – gestita nel pieno rispetto della terra, senza concimi chimici, pesticidi o diserbanti, secondo i principi dell’agricoltura del maggese e delle rotazioni naturali.
“Questo progetto è molto più di un percorso agronomico: è un atto d’amore per la nostra terra, per il cibo sano e per le nostre radici culturali. Il grano Chiattulidda rappresenta oggi il DNA di un popolo e la testimonianza concreta che un’altra agricoltura è possibile” – afferma il fondatore e responsabile del progetto.
Attraverso la collaborazione con enti di ricerca, università e istituzioni regionali, il progetto ha promosso studi scientifici, mappature genetiche e attività di divulgazione, contribuendo al rilancio della biodiversità agricola siciliana e alla creazione di una nuova consapevolezza tra agricoltori e cittadini.
Il marchio Seme Antico è il risultato tangibile di questo lungo lavoro: una linea di prodotti artigianali di altissima qualità, ottenuti da grani puri e selezionati, che raccontano una storia millenaria con uno sguardo rivolto al futuro dell’agroalimentare.
“Un sentito ringraziamento va alla Famiglia Burgio, storici agricoltori Licatese – dice Tony Rocchetta – che hanno sostenuto e abbracciato il progetto sin dal principio, contribuendo con esperienza, passione e spirito di comunità. La Campagna Agraria 2024/2025 non è solo un traguardo raggiunto, ma un nuovo punto di partenza: un esempio concreto di come identità, scienza e agricoltura possano camminare insieme, restituendo valore ai territori, nutrimento alle persone e dignità alla terra”.