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Sicilia, evasione e appalti irregolari

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Antonio Fiumefreddo

L’avvocato Antonio Fiumefreddo è stato un fiume in piena, tutt’altro che freddo, anzi caldo bollente e prorompente, in Commissione nazionale antimafia, dove è stato ascoltato e ha lanciato fiondate con sassi pesanti come macigni. A Rosy Bindi e ai suoi colleghi, il presidente di “Riscossione Sicilia” ha dichiarato che tutti gli appalti in Sicilia sono irregolari, che negli ultimi 10 anni in Sicilia non sono stati riscossi 52 miliardi di euro, che finanche i deputati regionali sono debitori fiscali per milioni di euro, che le piattaforme petrolifere operanti in Sicilia sono state esentate e hanno negato l’accesso all’Ufficio riscossione, e che un professionista 50enne, Mario Capitani, appena a capo di un Ufficio centrale contro le maxi evasioni, si è suicidato nel luglio 2015 dopo avere comunicato di essersi imbattuto in scoperte molto gravi. Il contenuto dell’audizione, come secondo rituale, è stato secretato, ed è lo stesso avvocato catanese a rilevarlo in parte, e le sue parole sono: “Abbiamo segnalato alla Regione che in Sicilia gli appalti pubblici, qualunque sia la stazione appaltante, si tengono con autocertificazioni relative alla cosiddetta regolarità fiscale. L’Anac ha precisato che l’aggiudicazione provvisoria va sospesa fintanto che l’aggiudicatario non si mette in regola col fisco. In Sicilia non è mai pervenuta una sola istanza all’esattoria di regolarizzazione fiscale, sono tutte autocertificazioni. Abbiamo preso un campione: sono tutte false” – ha concluso Fiumefreddo scatenando l’immediata reazione dell’Ance, l’Associazione dei Costruttori edili, che replica: “Non è vero: ogni stazione appaltante prima di pagare le fatture emesse dalle imprese, dopo l’esecuzione dei lavori o per stati d’avanzamento, chiede l’attestato di regolarità fiscale a Equitalia, come avviene per legge nelle altre parti d’Italia.” E poi l’amministratore unico di “Riscossione Sicilia” ha rivelato la pecca dell’evasione in Sicilia, e spiega: “All’atto del mio insediamento, Riscossione Sicilia, che avrebbe dovuto incassare 5 miliardi e 700 milioni l’anno, riusciva ad incassare solo 480 milioni ovvero l’8% di quanto avrebbe dovuto riscuotere. Adesso quella percentuale è salita al 14% ma siamo lontanissimi da quella che dovrebbe essere la raccolta vera. E la percentuale dell’8% diventava ancora più scandalosa man mano che si saliva di reddito: per chi dichiarava più di mezzo milione di euro, la riscossione era ferma al 3,66%. Riscossione Sicilia, che nel 2015 aveva 887 consulenze su 700 dipendenti, assunti al 75% per chiamata diretta, negli ultimi 10 anni non ha riscosso 52 miliardi di euro. Di questi, 22 miliardi sono ancora non prescritti, ma ci siamo imbattuti in resistenze fortissime e i maggiori debitori sono i comuni, in testa Catania con 19 milioni, poi Messina, Siracusa e ultima Palermo. C’è un sistema per il quale il poveretto paga mentre si tendono a salvaguardare i grandi capitali. Occorre ripulire la macchina ma bisogna avere la volontà di farlo altrimenti non ho motivo di restare. C’è stata e c’è una gestione opaca e si devono trovare gli strumenti per cambiare.” E alle dichiarazioni di Fiumefreddo seguono interventi politici, come da parte di Forza Italia e del coordinatore regionale, Gianfranco Miccichè, che afferma: “Forza Italia chiede l’immediato trasferimento della riscossione in Sicilia ad una struttura di pronto intervento dello Stato anche attraverso l’utilizzo di forze di Polizia. Le dichiarazioni rese dal Presidente di Riscossione Sicilia, l’avvocato Fiumefreddo, sono di una gravità tale da richiedere misure straordinarie a salvaguardia dei 22 miliardi di euro a rischio di prescrizione e per accertare le responsabilità dei 30 già prescritti.”

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