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Sicilia, il caso Antoci

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Giuseppe Antoci

In via Isidoro Carini a Palermo, dopo l’agguato mortale al prefetto Dalla Chiesa, una mano ignota scrisse su un muro: “Qui è morta la speranza dei siciliani onesti”. Il 3 settembre del 1982. Se bisogna trarre insegnamento dalla storia, allora in Sicilia forse si è imparato poco o nulla. E’ unanime il coro di critiche e di riserve espresso dopo la revoca dell’incarico a Giuseppe Antoci, presidente del Parco dei Nebrodi, scampato, tra l’altro, miracolosamente ad un agguato a colpi d’arma da fuoco, e baluardo di legalità e di garanzia in un territorio ad elevata densità criminale e mafiosa. Lo stesso Antoci commenta: “Perché questa fretta con un presidente che scade tra sei mesi? A chi si doveva dare il segnale subito in maniera così urgente? Qualcuno ha brindato, certamente non hanno brindato le persone perbene. Musumeci non sta certamente dalla mia parte. E’ lo Stato in Sicilia e lo Stato non deve pensare alle appartenenze politiche. Per prima cosa lo Stato deve tutelare le persone come me. È un fatto politico che ovviamente dà un segnale forte e chiaro a certi ambienti”.

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