Nel merito delle prospettive del Viadotto Morandi ad Agrigento, l’Ordine degli Ingegneri ha ritenuto utile confrontarsi con il professor Giuseppe Mancini, Ordinario di Tecnica delle Costruzioni alla Facoltà di Ingegneria del Politecnico di Torino e oggi uno dei massimi esperti in Italia su tale tematica, incaricato, tra l’altro, di valutare cause e modalità del crollo del ponte Morandi di Genova. E Mancini ha spiegato: “Le opere che sono state progettate per una vita utile dell’ordine dei 50 anni hanno oggi bisogno di una valutazione generale sul loro stato. Non significa, però, che alla fine esse vadano buttate via ma, semplicemente, che bisogna valutarne il livello attuale di sicurezza e decidere se dargli altri 50 anni di vita con interventi mirati o abbatterli. Da ingegneri, tuttavia, dobbiamo lavorare con i numeri alla mano. Solo dopo aver acquisito adeguati dati diagnostici si può avere un’idea di cosa fare dell’infrastruttura. Se non si hanno le risorse immediatamente si può procedere per stralci, partendo da pile, impalcato e appoggi nel contesto di un progetto che deve però essere coerente con quello complessivo. Ecco, in campo internazionale si lavora così: valutare bene, a freddo, quale è il livello di sicurezza ed agire di conseguenza”.