Home Cronaca Il Cronaca 2018 di Angelo Ruoppolo

Il Cronaca 2018 di Angelo Ruoppolo

0

In oltre 300 pagine, gli avvenimenti di cronaca nera e giudiziaria nell’Agrigentino, tra il capoluogo e la provincia, accaduti nell’anno 2018.

1 gennaio, A Canicattì, nei pressi della villa comunale, due banditi, travisati con dei passamontagna e armati di coltello, sono entrati dentro un bar, hanno minacciato una impiegata dietro al banco, e hanno ottenuto la consegna del denaro in cassa, poco meno di 100 euro. Poi sono fuggiti. Indaga la Polizia.

1 gennaio, L’eroina ha mercato nella provincia agrigentina. Il derivato stupefacente della morfina sarebbe in ascesa nel consumo, soprattutto giovanile. I Carabinieri del comando provinciale, coordinati dal colonnello Giovanni Pellegrino, rendono, purtroppo, testimonianza di tale fenomeno. Si sono insospettiti e hanno pedinato un africano originario del Ghana, domiciliato a Palermo, e “mascariato” di essere un corriere della droga, a lavoro nel rifornire il territorio agrigentino. I Carabinieri in borghese hanno spesso osservato il ghanese ad Agrigento intento a relazionarsi adombrato con alcuni giovani. I militari hanno così intercettato un carico di eroina che sarebbe servito per “eroinizzare” le feste di Capodanno. L’africano è stato bloccato in viaggio da Palermo. E’ stato perquisito. E in un calzino nascosto dentro le mutande sono stati scoperti 10 ovuli di eroina, per un peso complessivo di quasi 200 grammi, poi alcuni grammi di cocaina, e poi oltre 3mila euro in contanti. Poi, come impone la prassi investigativa, è scattata la perquisizione domiciliare, e nell’abitazione dell’extracomunitario i Carabinieri si sono imbattuti in un laboratorio artigianale per la preparazione e la confezione degli ovuli di droga. L’eroina è stata prima trattata con un frullatore, e poi rivestita con rotoli di cellophane. Le sostanze stupefacenti sequestrate, destinate verosimilmente alla movida agrigentina in occasione del ponte di Capodanno, sono risultate di ottima qualità. Il ghanese, 45 anni di età, è stato arrestato per detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. E’ recluso in carcere, nella casa circondariale “Petrusa”, ad Agrigento. Un altro africano originario del Ghana è stato arrestato dai Carabinieri lo scorso 22 dicembre a Favara. L’uomo, anche lui di 45 anni, ha viaggiato dalla Spagna in autobus, e con 165 grammi di eroina purissima in 10 ovuli nascosti nello stomaco. Il ghanese, residente in Spagna, è stato bloccato e controllato a Favara, sorpreso a chiedere un passaggio in automobile. Lo straniero si è manifestato nervoso, e ha avvertito forti dolori allo stomaco. E’ stato condotto all’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. Le radiografie hanno smascherato i 10 ovuli, per un totale di circa 165 grammi di eroina. Lui dimora a “Petrusa”, adesso in compagnia del connazionale.

2 gennaio, A Licata si registrano ancora costanti dei casi di abusivismo edilizio. Secondo l’ultimo consuntivo pubblicato sul sito del Comune, sei persone sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Agrigento per avere edificato in assenza di concessione edilizia o, comunque, in difformità rispetto al progetto approvato dai competenti uffici del Comune. I sei licatesi sono stati iscritti nel registro degli indagati dai magistrati agrigentini per l’ipotesi di reato di abusivismo edilizio.

2 gennaio, A Favara, in Piazza della Vittoria, tre banditi, travisati con dei passamontagna, a bordo di una jeep, hanno sfondato l’ingresso dell’Ufficio Postale. Il mezzo, un Suzuki Vitara, risultato rubato, è stato utilizzato come “ariete” per sfondare. Gli impiegati sono stati sorpresi dalla violenta irruzione, e sono stati derubati del denaro prossimo ad essere depositato nel bancomat. Il bottino è ingente, e ammonterebbe a circa 110mila euro. Le indagini dei Carabinieri della locale Tenenza si avvalgono delle immagini registrate dalle telecamere di videosorveglianza.

3 gennaio, A Ribera un pensionato di 78 anni, Luciano Lo Brutto, è morto perché è scivolato accidentalmente in un canneto, in contrada Castellana, lungo il fiume Magazzolo. L’uomo, ricercato dai familiari da alcuni giorni, è stato scoperto esanime nella zona in cui è stato solito recarsi spesso. Sul posto, per i rilievi di rito, sono intervenuti i Carabinieri. Dopo l’esame del medico legale, la salma è stata restituita alla famiglia.

3 gennaio, A Canicattì i vandali hanno imperversato negli istituti scolastici “Don Bosco” in via Pirandello, e “Padre Gioacchino La Lomia” in via San Vincenzo, dove i balordi hanno finanche incendiato un crocifisso in una delle aule dell’elementare. Alla “Don Bosco” sono state danneggiate porte e finestre, gli arredi, e sono stati rubati alcuni strumenti musicali. Probabilmente i due raid vandalici sono stati compiuti durante le festività natalizie. Indaga la Polizia.

4 gennaio, A Naro, nella comunità alloggio “Fondazione Immacolata Concezione”, in piazza Cavour, i Carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Licata hanno arrestato quattro donne originarie della Nigeria, tra i 18 e i 19 anni di età, per rissa, lesioni personali, danneggiamento aggravato e resistenza a pubblico ufficiale. Altre cinque donne, minorenni, anche loro nigeriane, sono state denunciate a piede libero per le stesse ipotesi di reato. Tutte le indagate si sarebbero rese protagoniste di una vivace protesta, con danneggiamento della struttura e degli arredi, a causa di contrasti sui permessi di soggiorno. Alcuni militari, feriti, sono stati costretti a ricorrere alle cure sanitarie.

5 gennaio, Il Tribunale di Palermo, accogliendo le tesi dei difensori, gli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, ha ritenuto provata la responsabilità del Ministero della Salute per la morte di una donna agrigentina che ha contratto il virus dell’epatite C durante una trasfusione di sangue. E ha condannato il Ministero a risarcire ai familiari eredi 980mila euro. Nel 1973, all’età di appena 20 anni, A V, sono le iniziali del nome della ragazza, nel corso del ricovero all’Ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento, fu sottoposta ad una trasfusione di sangue poi rivelatosi infetto da virus dell’epatite C. Negli anni successivi, il virus, dapprima silente, si è manifestato con tutta la sua virulenza determinando la comparsa di cirrosi epatica prima e di tumore multifocale al fegato poi. Nel 2014 la donna è morta. I familiari, il marito e tre figli, hanno quindi intrapreso innanzi al Tribunale di Palermo, con l’assistenza degli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello del Foro di Agrigento, una causa civile contro il Ministero della Salute, ritenuto responsabile di avere favorito, con l’omissione dei controlli già all’epoca previsti dalla legge in materia di raccolta, distribuzione e somministrazione di sangue, una vera e propria epidemia colposa per la diffusione del virus dell’epatite C, che solo in Italia conta circa 2 milioni di contagiati.

5 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il Tribunale, accogliendo le tesi del difensore, l’avvocato Elisabetta Fragapane, ha riconosciuto a Salvatore Ciulla il diritto ad essere risarcito da una concessionaria di vendita automobili a seguito dell’acquisto di un’automobile difettosa. L’auto è stata acquistata nel settembre 2012, e già un mese dopo si sono verificate infiltrazioni di acqua piovana all’interno. Il Giudice, nonostante le rassicurazioni e le riparazioni gratuite, tuttavia non risolutive, da parte dell’officina della concessionaria, ha accolto la domanda di sostituzione dell’automobile perché tale forma di tutela è prevista espressamente dalla legge per casi del genere. La concessionaria inoltre è stata condannata a pagare i danni a Salvatore Ciulla per i disagi “causati dalla ridotta efficienza del mezzo e dalla mancata disponibilità dell’autovettura” nel periodo in cui è stata in riparazione.

6 gennaio, Ad Agrigento, nel centro storico, è franata una parte di una palazzina fatiscente e disabitata. L’immobile ricade a ridosso del palazzo Schifano, in via Madonna della neve, già teatro di altri crolli in precedenza. La zona è compresa nell’ambito del progetto, ancora in itinere e non esecutivo, cosiddetto “Terravecchia” per il recupero e la riqualificazione urbana dei luoghi. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco, e poi i dipendenti dell’ufficio tecnico comunale e della protezione civile. La zona è stata in passato transennata, e non vi è stato bisogno di aggiungere altre misure di sicurezza.

7 gennaio, I Carabinieri della Tenenza di Favara hanno arrestato Dario Micalizio, 35 anni, di Agrigento, ricercato da un anno e mezzo, dal giugno 2016, quando si è sottratto ad un ordine di carcerazione per scontare la pena di quasi un anno di reclusione per droga. I Carabinieri nel corso delle indagini hanno raccolto indizi che hanno indotto a ritenere che Micalizio avrebbe trascorso le festività natalizie in famiglia. Il sospetto si è rivelato fondato. Nottetempo, alle ore 3, il ricercato è stato sorpreso nella piazzola di sosta degli autobus a Favara, prossimo a salire a bordo di un pullman di linea diretto in Germania. Non ha opposto resistenza. Gli è stato notificato l’ordine di carcerazione emesso dalla Procura Generale della Repubblica, a seguito di una condanna della Corte di Appello di Palermo per spaccio continuato di sostanze stupefacenti. Oltre a Micalizio è stato arrestato anche Antonio Prinzivalli, 47 anni, indagato per favoreggiamento personale e adesso in attesa del giudizio direttissimo. Dario Micalizio è invece ristretto nel carcere “Petrusa” ad Agrigento.

9 gennaio, A Licata i poliziotti del locale Commissariato hanno arrestato Calogero Valoroso, 37 anni, agricoltore, sorpreso in flagranza di reato di coltivazione a fini di spaccio di stupefacenti. In contrada Passarello, in tre serre, tra le zucchine, Valoroso avrebbe innaffiato anche circa 180 piante di marijuana, per un peso complessivo, all’atto del sequestro, di circa 100 chili. Già lo scorso 29 giugno, Calogero Valoroso, adesso ristretto ai domiciliari, è stato sorpreso in possesso di altre 5mila piantine di marijuana all’interno di semenzai e prossime ad essere seminate.

9 gennaio, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Daniela Posante, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, ha prima convalidato l’arresto e poi ha restituito la libertà, imponendogli l’obbligo di dimora nel comune di residenza, ad Antonio Prinzivalli, 47 anni, di Agrigento, arrestato dai Carabinieri perché sorpreso alla stazione degli autobus insieme al ricercato Dario Micalizio, 35 anni, arrestato anche lui per scontare una condanna per droga. Antonio Prinzivalli si è difeso così: “Micalizio mi ha chiesto un passaggio dicendomi che era senza macchina e l’ho accompagnato alla stazione dei bus. Non sapevo fosse latitante”.

9 gennaio, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Fabio Inglima Modica, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, ha prima convalidato l’arresto e poi ha restituito la libertà a Salvatore Avarello, arrestato perché sorpreso dalla Polizia a rubare, durante la notte dell’Epifania, cavi di rame dai pozzetti dell’Enel a Fontanelle, in piazza Fontanelle. Ad Avarello è stato imposto l’obbligo di dimora nel Comune di Agrigento.

9 gennaio, A Racalmuto, nelle campagne appena intorno al pese, ignoti malviventi hanno forzato la finestra di un magazzino agricolo, sono entrati dentro e hanno rubato un trattore. Il proprietario del deposito, un favarese di 43 anni, si è poi accorto del furto e ha allarmato i Carabinieri. Indagini in corso. Il mezzo rubato ha un valore di circa 15mila euro.

10 gennaio, I Carabinieri di Agrigento hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, su richiesta della Procura della Repubblica. Il provvedimento è a carico di un uomo di Favara, ritenuto responsabile di violenza sessuale e maltrattamenti a danno della figlia, tra il gennaio 2016 e il settembre 2017, periodo durante cui la vittima, a seguito della sua separazione coniugale, ha deciso di rientrare a casa con il padre. Le indagini dei Carabinieri, coordinate dalla Sostituto Procuratore Alessandra Russo, sono state avviate a seguito della denuncia della donna lo scorso mese di settembre. Lei, stanca dei continui soprusi subiti dal padre, ha denunciato che lui avrebbe abusato di lei finanche in presenza dei suoi tre figli, tutti in tenera età. Il tutto tra violenze fisiche e psicologiche, minacce ed aggressioni. Nel corso dell’inchiesta è emerso, inoltre, il comportamento omertoso dei parenti della donna, che avrebbero tentato di minimizzare l’accaduto e di sviare le indagini. La donna, all’indomani della denuncia, è stata subito trasferita, insieme ai figli, in una località protetta. L’indagato è recluso nel carcere “Petrusa” ad Agrigento.

10 gennaio, A Favara, in via Capitano Callea, si è scatenata una furibonda rissa. Un commerciante ambulante di 30 anni, colpito con un’accetta e ferito ad un gluteo, è stato trasportato in ospedale, al “San Giovanni di Dio”, ad Agrigento. Lo scontro è insorto tra due fratelli commercianti ambulanti, e una terza persona, di 40 anni circa, tutti di Favara. La lite sarebbe stata provocata da contrasti economici. La discussione è degenerata quando uno dei tre ha sollevato un masso e l’ha scagliato contro l’automobile di uno dei tre. L’accetta, ancora insanguinata, è stata sequestrata dai Carabinieri, giunti sul posto insieme ai sanitari del 118. Valutazioni giudiziarie sono in corso da parte della Procura.

10 gennaio, Ad Agrigento ignoti ladri hanno imperversato all’interno del Giardino Botanico, in via Demetra, gestito dalla Provincia. I malviventi, come altre volte in passato, hanno rubato i soldi delle cassette dei distributori di snack e bevande, e poi, dopo avere devastato pareti e divelto infissi, hanno rubato le armi della Polizia Provinciale, custodite in alcuni armadietti, tra due fucili da caccia, calibro 12 e calibro 5,6, una pistola Beretta e le munizioni. Sul posto, per i rilievi di rito, hanno lavorato i Carabinieri. Indagini in corso.

10 gennaio, A Raffadali, in contrada “Le Colonie”, lo scorso 2 luglio si sono scontrate due automobili. Salvatore Lombardo, sul sedile posteriore di una Fiat Punto, ha subito gravissime ferite, è stato ricoverato in ospedale, ad Agrigento, al “San Giovanni di Dio”, i medici lo hanno mantenuto in coma farmacologico prospettando anche un eventuale trasferimento a Palermo, ma il 23enne è morto. Ebbene, adesso, la pubblico ministero della Procura di Agrigento, Silvia Baldi, ha chiesto il rinvio a giudizio, per omicidio stradale e lesioni colpose, a carico di Alfonso Amodeo, 25 anni, di Raffadali. Amodeo è l’amico di Lombardo alla guida della Fiat Punto, e avrebbe guidato in stato di alterazione a seguito dell’assunzione di droghe leggere. La famiglia di Salvatore Lombardo si costituirà parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Barba. La prima udienza preliminare innanzi alla Giudice Alessandra Vella è in calendario il prossimo 14 febbraio.

10 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la Procura della Repubblica, tramite il sostituto procuratore Andrea Maggioni, ha chiesto al Tribunale il rinvio a giudizio di 17 imputati nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Giano Bifronte”, che ruota intorno all’ipotesi di reato di corruzione all’Irfis, la Finanziaria per lo Sviluppo della Sicilia S.p.A, una società finanziaria per il mediocredito con sede a Palermo, di cui è sola azionista la Regione Siciliana. Per accedere al credito, in mancanza dei requisiti, sarebbero state pagate delle mazzette. La prima udienza preliminare innanzi al Gup è in calendario il prossimo 26 febbraio. Lo scorso 21 giugno la Guardia di Finanza e la Procura della Repubblica di Agrigento hanno disposto ed eseguito 17 misure cautelari, tra 2 in carcere, 5 ai domiciliari e 10 obblighi di dimora, a carico di altrettanti indagati residenti tra le province di Agrigento e Palermo. Sono stati arrestati: Paolo Minafò, 51 anni, di Palermo, e Antonio Vetro, 48 anni, di Favara, in carcere. Ai domiciliari Angelo Incorvaia, 54 anni, domiciliato a Canicattì, Valerio Peritore, 50 anni, residente a Licata, Patrizia Michela Cristofalo, 42 anni, di Palermo, Nicola Galizzi, 50 anni, di Palermo, ed Ettore Calamaio, 55 anni, di Lercara Friddi. Obbligo di dimora a Canicattì per Luigi Di Natale, 67 anni, Vincenzo Scalise, 41 anni, Pietro Carusotto, 61 anni, Angelo Sanfilippo, 61 anni, e Calogero Curto Pelle, 61 anni. Obbligo di dimora ad Aragona per Gerlando Raimondo Lorenzano, 55 anni. Obbligo di dimora a Licata per Giovambattista Bruna, 68 anni. Obbligo di dimora a Favara per Antonio Milioti di 41 anni. Obbligo di dimora a Campobello di Licata per Sebastiano Caizza, 39 anni. Obbligo di dimora a Ravanusa per Calogero Messana, 43 anni.

10 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Paola Vetro, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna di quattro romeni residenti nell’Agrigentino, giudicati in abbreviato, presunti responsabili del sequestro e del grave ferimento di un connazionale, a Licata, il 17 dicembre del 2016, reo di avere a sua volta in precedenza aggredito uno di loro. In particolare, sono stati chiesti 10 anni di carcere a carico di Joan Mindirigiu, 38 anni, residente a Ravanusa. Poi, 9 anni e 4 mesi per Gheorghe Bodgan Tanase, 20 anni, di Licata. E 9 anni ciascuno per Alin Dragos Rauta, 30 anni, e Iosif Dobrea, 37 anni, entrambi residenti a Grotte.

11 gennaio, Per il cane dei Carabinieri sarà stato un compito facile scoprire le armi e le munizioni nascoste dentro la cuccia del cane. Il cagnolo segugio avrà fiutato l’odore canino amico, e nella sua tana ha poi scovato la ferramenta esplosiva. E i Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato il detentore di un arsenale nascosto, in parte, nella cuccia del suo cane. L’irruzione dei militari è scattata lanciando all’arrembaggio non solo le unità cinofile, ossia i cani, ma anche i metal detector. Il bottino del sequestro è di 12 pistole, tra semiautomatiche e revolver, e alcune con la matricola abrasa, un fucile di fabbricazione artigianale, oltre 400 cartucce, e poi dispositivi per la pulizia e la manutenzione delle armi. I Carabinieri hanno pedinato l’uomo armato, un anziano 80enne, probabilmente perché, a seguito di alcuni indizi, hanno sospettato di lui, solito a rapportarsi con altre persone in incontri che gli investigatori, assecondando il loro “fiuto investigativo”, definiscono “strani”. Nell’abitazione del vecchietto le armi e le munizioni sono saltate fuori non solo dalla cuccia ma anche da dei calzini, eccoli nelle immagini, come fossero della Befana…E poi da un paio di stivali e da un barattolo di vernici. Lui, l’armato, ha ritenuto di distribuire sapientemente l’armamento ovunque, al fine di depistare eventuali ricerche, e invece il tentativo di occultamento si è rivelato inutile. Peraltro, una pistola gli è stata subito scoperta nella giacca che ha indossato quando è scattata la perquisizione implacabile dei Carabinieri. Le armi, efficienti e pronte a sparare, sono adesso a Messina, all’attenzione dei Carabinieri del Ris, il Reparto investigazioni scientifiche, per accertare se davvero abbiano già sparato, rendendosi protagoniste di atti delittuosi. L’anziano è stato arrestato. Ai magistrati della Procura saccense risponderà di detenzione illegale di armi e munizioni.

11 gennaio, Ad Agrigento la Polizia ha arrestato Daniele Passarello, 32 anni, sorpreso in flagranza di reato di tentato omicidio a danno del padre. Il figlio si è recato presso l’abitazione del padre, nel centro storico, in via Santo Spirito, e lo ha aggredito per futili motivi. Il genitore, ferito, è stato soccorso in ospedale a causa di diverse ferite da taglio in varie parti del corpo. I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento hanno rintracciato e arrestato il figlio. Daniele Passarello, difeso dall’avvocato Daniele Re, in quanto affetto da disturbi psichici, è stato ristretto dal sostituto procuratore Alessandra Russo ai domiciliari in una struttura sanitaria a Favara, a disposizione dell’autorità giudiziaria.

11 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il pubblico ministero, Salvatore Vella, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 3 anni di reclusione a carico di Giuseppe Milazzo, 80 anni, di Campobello di Licata, produttore e commerciante di vino. Milazzo, giudicato in abbreviato, è imputato di tentata estorsione e detenzione illegale di due fucili allorchè il 21 febbraio del 2016 avrebbe bastonato e minacciato di morte il genero al fine di ottenere il pagamento di un presunto debito pregresso di un milione e 200mila euro. Il genero lo ha denunciato e si è costituito parte civile tramite l’avvocato Silvio Miceli. L’imputato, invece, è difeso dall’avvocato Giovanni Vaccaro.

11 gennaio, Ad Agrigento è stato ancora una volta arrestato Salvatore Avarello. Dopo il furto di cavi di rame in alcuni pozzetti in piazza Primavera a Fontanelle, adesso è stato arrestato ai domiciliari, in attesa di convalida, perché sorpreso a rubare gli infissi di un’abitazione in contrada Calcarelle. Avarello è assistito dall’avvocato Fabio Inglima Modica.

12 gennaio, Ad Agrigento i Carabinieri si sono imbattuti in tre forestieri nel centro storico. E la domanda ai tre palermitani, in compagnia di tre agrigentini, è sorta spontanea: “Che ci fate qui?”. E loro hanno risposto: “Siamo venuti a mangiare una pizza ad Agrigento…”. I Carabinieri si sono insospettiti, anche perché il sindaco di Palermo non ha ordinato la chiusura delle pizzerie della città. A fronte della titubanza incredula dei Carabinieri, i sei viandanti si sono innervositi, e il loro nervosismo ha ancor più animato il sospetto dei Carabinieri. E così si è scatenato rapido e travolgente il lavoro investigativo: le perquisizioni, non solo dei tre palermitani ma anche dei tre agrigentini, personali e domiciliari, nelle abitazioni, e nelle automobili. I Carabinieri come cani segugi hanno finanche scavato a mani nude nel giardino di una delle abitazioni frequentate dal gruppetto, e dal cilindro delle ricerche, tra terrapieni e sacchetti della spesa, sono saltati fuori oltre 4 chili di hashish, divisi in panetti. I militari sono stati tanto attenti e concentrati che non gli è nemmeno sfuggito che uno dei sei ha consegnato fulmineamente quasi 5mila euro in contanti nelle mani di un altro, e hanno intercettato la “staffetta” del denaro, verosimilmente provento delle “attività stupefacenti”. I sei sono stati ammanettati, e ai magistrati a lavoro nel palazzo di giustizia in via Mazzini risponderanno di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, che avrebbero abbeverato gli assetati locali dello spinello. L’hashish, al dettaglio, avrebbe fruttato più di 40mila euro. I sei arrestati sono Luca Siracusa, 31 anni, di Agrigento, Francesco Catania, 34 anni, di Siculiana, Danilo Terrasi, 22 anni, di Agrigento, e i palermitani Massimo Altieri, 39 anni, Giuseppe Chiappara, 31 anni, e Salvatore Garofalo, 32 anni. L’operazione è frutto di una intensificazione del contrasto al traffico di stupefacenti, disposta dal Comando Provinciale di Agrigento alle redini del colonnello Giovanni Pellegrino. Nel corso degli ultimi tre mesi, sono stati numerosi gli interventi che hanno sortito arresti di pusher e sequestri di droga.

12 gennaio, A Palma di Montechiaro, lungo la strada verso la frazione balneare di Marina di Palma, il 13 dicembre del 2015 è stato bersaglio di colpi di pistola calibro 9, Diego Provenzani, 51 anni, già presunto componente della Stidda, mai condannato per mafia, durante la sanguinosa faida contro le famiglie di Cosa nostra ai primi anni 90. Provenzani, a bordo di uno scooter, è stato affiancato da un’automobile e dall’auto hanno sparato almeno 3 volte. Diego Provenzani è stato ferito all’addome e a un braccio, è stato soccorso da alcuni automobilisti e trasportato in ospedale. Il 24 ottobre 2016 la Polizia ha arrestato i due presunti esecutori del tentato omicidio il cui movente sarebbe stato un debito non pagato e che si è protratto per quasi 30 anni. In manette Domenico Sambito, 69 anni, e Salvatore Ingiaimo, 28 anni. Lo scorso 8 luglio 2017, il Tribunale di Agrigento, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 9 anni di reclusione Salvatore Ingiaimo. Adesso, invece, il Tribunale di Agrigento, presieduto da Luisa Turco, a conclusione del processo ordinario, ha condannato Domenico Sambito a 18 anni e 6 mesi per tentato omicidio e detenzione illegale di armi.

12 gennaio, I Carabinieri e la Guardia di Finanza dei Comandi provinciali di Agrigento, su delega della Procura della Repubblica di Agrigento, hanno eseguito delle perquisizioni congiunte negli uffici di Girgenti Acque e di Hydortecne, una società anch’essa operante nel settore idrico. Le indagini al momento sarebbero a carico di quattro indagati, tra cui Marco Campione, difeso dall’avvocato Lillo Fiorello, e Pietro Arnone, difeso dal fratello Giuseppe. Tra le ipotesi di reato per le quali si indaga vi sono l’associazione a delinquere, corruzione, falso in bilancio e l’inquinamento ambientale. Le perquisizioni hanno interessato anche le abitazioni degli indagati. I provvedimenti ispettivi sono firmati dal Procuratore della Repubblica di Agrigento, Luigi Patronaggio, e dal pool costituito dai sostituti procuratori Salvatore Vella, Alessandra Russo e Paola Vetro. La società Girgenti Acque interviene a seguito dell’indagine avviata dalla Procura della Repubblica di Agrigento nei confronti della stessa società. Girgenti Acque afferma: “Manifestiamo massima fiducia negli Organi inquirenti e confidiamo sulla celerità delle verifiche e degli accertamenti ritenuti necessari, affinchè possano diradare ogni ombra sulla gestione della società. La dirigenza della Girgenti Acque è serena, in quanto ritiene di avere agito sempre in buona fede e nel rispetto della legge in un settore alquanto complesso”.

12 gennaio, La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha disposto “il non luogo a procedere” a favore di due ispettori del Lavoro agrigentini. Si tratta di Giacomo Bacino, 67 anni, di Burgio ma residente a Realmonte, e di Salvatore Curto, 59 anni, di Racalmuto ma residente ad Agrigento. I due, difesi dagli avvocati Daniela Posante e Francesco Mangione, sono stati imputati di violazione della legge sul pubblico impiego perché avrebbero dovuto controllare eventuali abusi commessi da altri sul posto di lavoro e, invece, avrebbero favorito le proprie assenze scambiandosi vicendevolmente il badge di ingresso.

12 gennaio, Nei pressi della barriera autostradale A1 Roma Nord, i Carabinieri hanno arrestato due coniugi di Canicattì, presunti corrieri di droga. La coppia è stata diretta in Olanda, dove è domiciliata. Si tratta di Diego Brancato, 54 anni, e della moglie, una straniera originaria dell’Azerbaijan, Natalan Chezachi Brancato, entrambi residenti a Canicattì. I due sono stati sorpresi in possesso di cocaina, per quasi 4 chili, a bordo del proprio Suv di colore bianco.

13 gennaio, La Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha proposto l’applicazione della misura preventiva della sorveglianza speciale, in quanto ritenuto socialmente pericoloso, a carico di Liborio Militello, 50 anni, di Agrigento, arrestato l’8 novembre del 2016 dalla Squadra Mobile di Agrigento per presunte tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso. A Liborio Militello, difeso dagli avvocati Giovanni Castronovo e Carmelita Danile, è stato appena notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari.

15 gennaio, A Siculiana oltre un centinaio di migranti ospiti dell’ex albergo Villa Sikania hanno manifestato occupando entrambe le carreggiate della strada statale 115 che costeggia la struttura. Gli stranieri protestano perché, a loro avviso, è da troppo tempo che dimorano nel centro d’accoglienza e intenderebbero essere trasferiti altrove raggiungendo altre mete. Sul posto sono subito intervenuti gli agenti della Polizia Stradale che hanno provveduto a deviare temporaneamente il transito tra Agrigento e Sciacca nel centro storico di Siculiana. Nel frattempo gli immigrati sono gradualmente rientrati a Villa Sikania.

15 gennaio, Tra Agrigento e Canicattì due suicidi sono stati appena sventati grazie al tempestivo, valido e meritorio intervento delle Forze dell’ordine. Ad Agrigento, in una delle strade a valle di via Esseneto, i poliziotti della “Volanti”, coordinati da Cesare Castelli, hanno trattenuto letteralmente di peso un uomo di 55 anni prossimo a lanciarsi giù dal cornicione di un palazzo. Si tratta della stessa persona che pochi giorni addietro ha tentato il suicidio nella zona industriale, ed è stato salvato in extremis dalla “Volanti” della Polizia, che lo ha cercato parecchie ore. Poi, a Canicattì i poliziotti si sono precipitati in un’abitazione, hanno forzato l’ingresso e hanno sorpreso disteso, in stato di semi-incoscienza, un giovane romeno il quale, dopo un primo intervento di rianimazione sul posto compiuto dalla stessa Polizia, è stato condotto in ospedale.

15 gennaio, Il pubblico ministero del Tribunale di Agrigento, Carlo Cinque, che nel frattempo ha assunto servizio a Monza, ha presentato al giudice per le udienze preliminari del Tribunale una richiesta di rinvio a giudizio, per i reati di estorsione e falsità commessa da incaricato ad un pubblico servizio, a carico di Pietro Galvano, 69 anni, di Raffadali, presidente della cooperativa sociale “Il Girasole”. La relativa indagine, coordinata dalla Procura e sostenuta dalla Squadra Mobile, è frutto della denuncia presentata nell’agosto del 2016 da una ex dipendente della cooperativa sociale, presieduta dallo stesso Galvano. L’imputato, difeso dall’avvocato Andrea Arrabito, secondo la Procura, dopo avere effettuato l’assunzione dei propri dipendenti avrebbe comunicato agli stessi che avrebbero dovuto restituire parte della retribuzione contabilizzata nella propria busta paga per un ammontare complessivo stimato in circa 103.850 euro. Le dipendenti sono assistite dagli Avvocati Nicola Grillo, Angela Riggio e Giuseppina Ganci, che ha già notificato all’imputato atti di costituzione di alcune delle parti civili. Galvano risponde anche di falsità commessa da incaricato ad un pubblico servizio per avere, in qualità di amministratore della cooperativa sociale, attestato falsamente di applicare correttamente le condizioni previste dal Contratto collettivo nazionale di lavoro per la categoria di personale utilizzato, e la normativa assicurativa previdenziale. La prima udienza preliminare è in calendario il prossimo 26 febbraio innanzi al Gup, Alfonso Malato.

16 gennaio, A Bivona, all’alba di oggi, poco dopo le ore 4, in via Marchese Greco, un incendio è divampato all’interno di un’abitazione, forse sprigionato da uno strumento di riscaldamento, probabilmente la caldaia mal funzionante. Salvatore Cocchiara, 56 anni, dimorante da solo nella casa, è morto. Inutili si sono rivelati i soccorsi. Sul posto sono accorsi i Vigili del fuoco del Comando provinciale di Agrigento e anche il gruppo dei volontari Vigili del fuoco di Cianciana. I Carabinieri hanno compiuto i rilievi di rito. Ulteriori indagini sono in corso.

16 gennaio, I Carabinieri della Compagnia di Licata, in esecuzione di un’ordinanza della Procura firmata dal Tribunale di Agrigento, hanno arrestato un ragazzo di 18 anni, italiano, il quale, nell’agosto scorso, in occasione di una furibonda rissa insorta tra sei giovani in una Comunità alloggio a Campobello di Licata, avrebbe sferrato una coltellata al petto di un minorenne originario del Gambia. Il ferito si salvò grazie a un tempestivo intervento chirurgico compiuto all’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. Lui, il 18enne, il presunto aggressore, è fuggito. Adesso, a seguito di attività investigative mirate, i Carabinieri lo hanno rintracciato e arrestato in provincia di Catania. E’ stato ristretto ai domiciliari, e risponderà di tentato omicidio e rissa aggravata.

16 gennaio, La Procura della Repubblica di Agrigento, tramite la sostituto procuratore Alessandra Russo, ha chiesto il rinvio a giudizio di Stefano Lana, 61 anni, di Ravanusa, e Calogero Capizzi, 62 anni, anche lui di Ravanusa e dipendente di una banca. I due sono imputati di circonvenzione di incapace e appropriazione indebita allorchè, in concorso tra di loro e tramite alcune operazioni finanziarie, avrebbero sottratto denaro all’anziano zio di Stefano Lana, approfittando delle sue precarie condizioni di salute. Sono stati i familiari dello stesso anziano, nel frattempo morto, a presentare denuncia. Il denaro sottratto indebitamente ammonterebbe, tra conti correnti e polizze varie, a circa 320mila euro.

16 gennaio, Ad Agrigento, nella zona industriale, il 19 novembre del 2008 un incidente sul lavoro ha provocato la morte di Gerlando Tedesco, 31 anni, di Agrigento, operaio della ‘’Riplast’’, travolto e schiacciato da un muletto. Ebbene, adesso la Cassazione ha rigettato il ricorso e ha confermato la condanna a 1 anno e 2 mesi di reclusione, per omicidio colposo, inflitta dalla Corte d’Appello all’imprenditrice Angela Mirabile, già responsabile dell’azienda

16 gennaio, All’ospedale di Ribera, dove è stato ricoverato in detenzione domiciliare su istanza dei suoi difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri, è morto il presunto boss di Cianciana, Ciro Tornatore, 83 anni, già detenuto nel carcere di Bari. Tornatore è stato inquisito nell’ambito dell’inchiesta “Cupola” nel 2002, e fu prosciolto, e poi, più recentemente, nell’inchiesta “Icaro”.

16 gennaio, Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento ha rinviato a giudizio Vincenzo Di Rosa, 56 anni, di Agrigento, ex direttore delle Poste di Castrofilippo, inquisito di peculato e truffa perché si sarebbe appropriato di soldi dei risparmiatori e dell’ufficio. Lo stesso Vincenzo Di Rosa, difeso dagli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri, ha già subito un sequestro di beni di circa 200mila euro, a garanzia di quanto sarebbe obbligato a restituire. La prima udienza del processo è in calendario il prossimo 26 marzo.

16 gennaio, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato per duplice tentato omicidio, compiuto lo scorso primo gennaio, un tunisino di 21 anni ospite del centro d’accoglienza di Lampedusa. Ancora la Squadra Mobile ha eseguito un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Parma a carico di un tunisino di 31 anni, che sconterà una condanna ad 1 anno e 9 mesi di reclusione. Poi, sono stati arrestati altri tre tunisini, già espulsi dal territorio nazionale, e che sono rientrati nel territorio nazionale prima della scadenza del termine del divieto. A due di loro è stato, inoltre, contestato il reato di falsa attestazione a pubblico ufficiale sull’identità personale.

17 gennaio, Il video registrato dai Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Agrigento lo ha inchiodato alle sue responsabilità. E lui, Francesco La Mendola, verosimilmente consigliato dal suo difensore, l’avvocato Angelo Balsamo, ha proposto ai magistrati del palazzo di giustizia di patteggiare la sua condanna. La Procura ha già disposto a suo carico, all’udienza del prossimo 26 febbraio, il giudizio immediato, che ricorre quando l’evidenza della prova è tanta da non rendere necessario il filtro del giudizio preliminare: immediato, subito a processo. E invece no. Francesco La Mendola, 48 anni, di Campobello di Licata, invoca altrettanto subito la sua condanna, 2 anni e 8 mesi di reclusione, un anno di interdizione dai pubblici uffici, e il risarcimento delle vittime della concussione, nella prospettiva dei benefici che il patteggiamento concede. La pubblico ministero Paola Vetro ha prestato il suo consenso: è attesa la decisione del Gup, il Giudice per le udienze preliminari. Il 13 settembre del 2017 i Carabinieri hanno arrestato La Mendola, geometra, dipendente dell’Ufficio tecnico comunale di Campobello di Licata, in flagranza del reato di concussione. L’inchiesta, coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dal sostituto procuratore Carlo Cinque, è scattata a seguito della denuncia di due imprenditori di Licata, Angelo Incorvaia e Valerio Peritore, titolari dell’impresa “Omnia srl”, che opera nel settore dello smaltimento dei rifiuti speciali, soprattutto amianto, con sede in contrada “Bugiades”, alla periferia di Licata. I due hanno raccontato di una richiesta di tangente, per 3mila euro, da parte di un dipendente del Comune di Campobello di Licata, con la complicità di un suo collega, altrimenti avrebbero subito il blocco dei pagamenti per l’appalto in corso da parte del Comune. E’ stato organizzato l’incontro “trappola”. Nei locali dell’impresa Omnia sono state nascoste micro-telecamere e cimici. Poi le banconote sono state contrassegnate e fotocopiate. E quando Francesco Gioacchino La Mendola ha incassato i soldi è stato ammanettato. Il collega incriminato di La Mendola è un altro dipendente dello stesso Comune di Campobello, Giuseppe Nigro, 48 anni. Anche a suo carico è stato disposto il giudizio immediato, ma il difensore di Nigro, l’avvocato Salvatore Manganello, ha scelto il giudizio abbreviato.

17 gennaio, I poliziotti del Commissariato di Licata e della Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato un uomo di 40 anni di Licata. E’ indagato per tentato omicidio, perché, al culmine di una vivace discussione, avrebbe accoltellato un altro 40enne, che sarebbe l’attuale compagno della sua ex moglie. Le coltellate hanno ferito anche il padre della vittima dell’aggressione, di 65 anni, intervenuto a difesa del figlio. Entrambi sono stati soccorsi all’ospedale “San Giacomo d’Altopasso” a Licata. Non sono in pericolo di vita.

17 gennaio, La Corte d’Appello di Palermo, interessata anche da sentenze di annullamento con rinvio da parte della Cassazione, ha sentenziato a carico di alcuni imputati nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Scacco matto”. Si tratta dell’indagine che il 4 luglio del 2008 provocò 34 arresti ad opera dei Carabinieri per mafia, estorsioni e appalti pilotati a carico dei clan della parte occidentale della provincia di Agrigento. Ebbene, è stato assolto Filippo Campo, 50 anni, di Menfi, imprenditore nel settore del calcestruzzo, difeso dall’avvocato Tommy De Lisi. Poi, a Giovanni Campo, fratello di Filippo, 56 anni, sono stati inflitti 9 anni e 6 mesi di reclusione. Poi 9 anni e 4 mesi sono stati inflitti a Rosario Cascio, 76 anni, di Santa Margherita Belice. E 8 anni al collaboratore di giustizia Vito Bucceri, 46 anni, di Menfi.

17 gennaio, Lo scorso 8 marzo 2017, lungo la strada statale 115, tra Realmonte e Siculiana, una donna di 74 anni, Emanuela Magazzù, di Cattolica Eraclea, rendendosi protagonista di un sorpasso azzardato, provocò un incidente frontale tra la sua automobile, una Seat Leon, e un’altra auto, una Lancia Lybra. A bordo della Lancia subirono gravi ferite, con prognosi anche fino a 60 giorni, i cinque componenti di un nucleo familiare. La donna omise il soccorso e si nascose parecchie ore all’interno di un centro commerciale della zona, come registrato dalle telecamere di sorveglianza, attendendo il momento opportuno per defilarsi. Alcuni giorni dopo l’incidente è stata arrestata dai Carabinieri per lesioni personali colpose gravi e omissione di soccorso. Adesso la Procura di Agrigento, tramite il pubblico ministero, Matteo Delpini, ha disposto la citazione diretta a giudizio di Emanuela Magazzù. La prima udienza è in calendario il prossimo 10 aprile innanzi al giudice monocratico Giuseppe Sciarrotta. La famiglia ferita si è costituita parte civile tramite l’avvocato Fabio Inglima Modica.

17 gennaio, A Licata, innanzi all’ingresso dell’impresa “Omnia srl”, che si occupa di smaltimento di rifiuti speciali e pericolosi, sono stati scoperti un messaggio con minacce di morte e due proiettili non esplosi di fucile calibro 12. I titolari dell’impresa “Omnia” sono Valerio Peritore e Angelo Incorvaia. E su un foglietto arrotolato sono state scritte, con un pennarello nero, le iniziali del loro nomi, V e A. Peritore e Incorvaia hanno presentato denuncia ai Carabinieri del Nucleo operativo di Agrigento. I due imprenditori lo scorso settembre hanno denunciato di essere stati vittime di concussione, provocando l’arresto di due dipendenti del Comune di Campobello di Licata.

17 gennaio, La Procura di Agrigento notifica a 73 indagati l’avviso di proroga delle indagini su assunzioni e benefici a Girgenti Acque. I dettagli dell’inchiesta. Si tratta dell’inchiesta “assumificio”, dal termine che l’ex procuratore aggiunto di Agrigento, Ignazio Fonzo, adesso in servizio a Catania, utilizzò a proposito di Girgenti Acque quando, il 12 marzo del 2015, insieme alla collega sostituto Antonella Pandolfi, fu ascoltato dalla Commissione d’inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati. E le parole di Ignazio Fonzo, testualmente, sono state: “Mi perdonerete se dico quello che sto per dire, senza alcun intento polemico. Mi sento di dirlo. Poi, se lo vogliamo segretare, lo segretiamo. È chiaro che questo tipo di società diventa anche un assumificio. Non c’è bisogno che vi spieghi perché diventi un assumificio. Lo capite molto meglio di me, ovviamente”. Fu Ignazio Fonzo, insieme al collega sostituto Luca Sciarretta, ad intraprendere le indagini, che inizialmente si avvalsero delle dichiarazioni del già aspirante collaboratore della giustizia, poi rivelatosi presunto calunniatore, Giuseppe Tuzzolino. In tale ambito emersero delle sospette contiguità mafiose, tanto che nel settembre 2013 l’indagine fu trasferita, per competenza di materia, da Agrigento a Palermo, alla Direzione distrettuale antimafia, sul tavolo del procuratore aggiunto Maurizio Scalia e dei sostituti Geri Ferrara e Rita Fulantelli, che hanno interrogato numerosi esponenti politici, e non solo. Poi, i presunti profili mafiosi a contorno dei sospetti non sono stati riscontrati, e quindi, lo scorso maggio 2017, la stessa indagine è rientrata da Palermo alla Procura della Repubblica di Agrigento, nelle mani dei sostituti procuratori Andrea Maggioni e Matteo Delpini, coordinati dal procuratore Luigi Patronaggio, nel frattempo subentrato alla gestione Di Natale e Fonzo. E ancora di conseguenza, scaduto il termine delle indagini, gli inquirenti hanno ritenuto opportuno concedersi ancora sei mesi di tempo per svolgere altri accertamenti istruttori. Pertanto è stato notificato un avviso di proroga delle indagini agli indagati, a vario titolo, di associazione a delinquere, corruzione, truffa, riciclaggio e false comunicazioni sociali. Nell’elenco delle persone sottoposte ad indagini, pubblicato integralmente sul sito www.teleacras.com, vi sono diversi e conosciuti esponenti delle istituzioni, della politica e delle professioni, presunti ruotanti intorno ad assunzioni e benefici. Ecco l’elenco: Marco Campione, Angelo Alfano, Nicola Diomede, Raffaele Lombardo, Angelo Lombardo, Eugenio D’Orsi, Raffaele De Lipsis, Riccardo Gallo, Angelo Capodicasa, Giovanni Panepinto, Enzo Fontana, Pasquale Leto, Gerlando Piro, Giovanni Pitruzzella, Salvatore Aiola, Giacomo Antronaco, Silvio Apostoli, Giuseppe Arcuri, Pietro Arnone, Bernardo Barone, Alfonso Bugea, Filippo Caci, Giuseppe Carlino, Lelio Castaldo, Francesco Castaldo, Giovanni Caucci, Vincenzo Corbo, Salvatore Cossu, Piero Angelo Cutaia, Antonio D’Amico, Domenico D’Amico, Luigi D’Amico, Carmelo Dante, Igino Della Volpe, Leonardo Di Mauro, Pietro Di Vincenzo, Salvatore Fanara, Arnaldo Faro, Filippo Rosario Franco, Salvatore Gabriele, Diego Galluzzo, Calogerino Giambrone, Gerlando Gibilaro, Giuseppe Giuffrida, un altro Giuseppe Giuffrida, Flavio Gucciardino, Ignazio La Porta, Francesco Paolo Lupo, Maria Rosaria Macaluso, Piero Macedonio, Giuseppe Marchese, Giuseppe Milano, Calogero Patti, Giuseppe Pitruzzella, Gian Domenico Ponzo, Vincenzo Puzzo, Fulvio Riccio, Giancarlo Rosato, Antonino Saitta, Luca Cristian Salvato, Giuseppe Maria Scozzari, Carlo Sorci, Alberto Sorrentino, Gioacchino Michele Termini, Emanuele Terrana, Maria Terrana, Giuseppe Maria Saverio Valenza, Carmelo Vella, Rino Vella, Calogero Vinti, Roberto Violante.

18 gennaio, A conclusione della stagione della molitura delle olive, relativa all’anno 2017, la Procura della Repubblica di Agrigento, al fine di reprimere il fenomeno dello spargimento e dello sversamento illegale delle acque provenienti dalla lavorazione delle olive, con il conseguente inquinamento delle acque fluviali e marittime, in collaborazione con il Corpo Forestale Regionale, la Capitaneria di porto, la Guardia di Finanza e i Carabinieri, ha svolto 11 accessi a oleifici, sequestrato 3 impianti e iscritto nel registro degli indagati 5 persone per inquinamento delle acque. Il procuratore Luigi Patronaggio commenta: “Nonostante l’impegno delle forze di polizia, si sono registrati ulteriori allarmanti episodi di inquinamento delle acque, per i quali sono in corso indagini volte a identificarne gli autori. Per la prossima campagna di molitura delle olive è al vaglio dell’Ufficio l’attivazione di specifici e mirati servizi preventivi volti a scongiurare i fenomeni di inquinamento”.

18 gennaio,

Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Antonino Vallone, il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare in carcere, per mancanza di gravi indizi di colpevolezza, a favore dell’allevatore di 61 anni di Gibellina, arrestato nei pressi di Santa Margherita Belice dai Carabinieri e dalla Procura di Sciacca perché avrebbe condotto una ragazzina di 13 anni in un ovile dove ella si sarebbe prostituita. In tale contesto sono stati indagati anche un operaio e la madre della ragazzina, entrambi romeni, per favoreggiamento della prostituzione.

18 gennaio, La Corte d’Appello di Palermo, in parziale riforma della sentenza emessa dal Tribunale di Agrigento il 9 luglio del 2015, ha condannato a 4 anni e 8 mesi di carcere Davide Cipolla, 29 anni, e a 3 anni di reclusione Biagio Licata, 31 anni, entrambi di Agrigento, imputati di lesioni aggravate, danneggiamento, ingiuria e percosse perché il 25 gennaio del 2009, ad Agrigento, al Viale della Vittoria, sarebbero entrati dentro la tenda della Comunità missionaria Porta Aperta in piazza Cavour, aggredendo il custode eritreo con calci e pugni, e usando come arma anche una grossa croce di legno.

18 gennaio, Il Giudice Monocratico del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha condannato a 3 mesi di reclusione Giuseppe Occhilli, di Palma di Montechiaro, per il mancato versamento del mantenimento disposto a favore del figlio minore. L’avvocato Barbara Garascia, difensore della ex moglie, costituita parte civile nel processo, ha ottenuto la condanna dell’imputato al pagamento di una provvisionale di 18mila euro a favore della propria assistita.

19 gennaio, A seguito dei risvolti giudiziari emersi nell’ambito dell’inchiesta “Assumificio” a Girgenti Acque, il ministero dell’Interno ha deciso la rimozione del prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, collocato “a disposizione”. Il Viminale ha nominato il nuovo prefetto: si tratta di Dario Caputo, vicecapo di gabinetto del ministro della Coesione territoriale Claudio De Vincenti. Caputo, 61 anni, è laureato in Scienze politiche all’università di Padova. È stato tra i responsabili dell’Agenzia nazionale dei beni confiscati.

19 gennaio, Ad Agrigento il 18 febbraio del 2013 fu il giorno di un’operazione antidroga della Squadra mobile, che arrestò, tra gli altri, 14 extracomunitari, tra tunisini e marocchini, allorchè avrebbero gestito il mercato dello spaccio di sostanze stupefacenti ad Agrigento, tra San Leone e Porta di Ponte, all’ ingresso di via Atenea, luoghi che sarebbero assurti a bazar della droga: ecco perché il titolo “Bazar” al blitz. Adesso, nell’ambito dell’inchiesta “Bazar”, la giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha emesso la sentenza. Sono stati assolti quattro imputati: Emilian Borici, 29 anni, albanese, Walid Amemi, 32 anni, tunisino, Fabio Croce, 46 anni, di Porto Empedocle, e Marco Farah Tarik, 27 anni, cittadino italiano e residente ad Agrigento. Gli altri 10 sono stati condannati a pene comprese tra 8 mesi e 3 anni di reclusione.

22 gennaio, A Lampedusa i Carabinieri della locale stazione hanno arrestato quattro migranti tunisini perché avrebbero scassinato alcune abitazioni dell’isola. Gli extracomunitari, ospiti dell’hotspot, sono stati pedinati dai militari, e sono stati bloccati durante la fuga con la refurtiva rubata in case disabitate durante la stagione invernale. I quattro saranno trasferiti ad Agrigento, e così anche altri 50 migranti attualmente ospiti dell’hotspot di Lampedusa, saturo, e già teatro di disordini e di una sassaiola, con il ferimento alla testa di un carabiniere lo scorso venerdì sera. Tale episodio, come si è appreso in seguito, è stato scatenato dalla rissa tra due tunisini, uno dei quali, poi arrestato, ha sferrato una coltellata al volto dell’altro, sfregiandolo.

22 gennaio, Lunedì 22 gennaio: trascorso il primo mese del mite inverno del 2018, altrettanto mite non è stata l’alba tra Agrigento e provincia. I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno sferrato un assalto al territorio, impugnando 56 mandati di cattura. E’ stata una maxi operazione antimafia e non solo, intitolata “Montagna”, coordinata e scatenata dalla Procura presso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Hanno lavorato 400 militari, un elicottero, e unità cinofile. Le ipotesi di reato contestate sono, a vario titolo, associazione mafiosa, traffico di droga, truffa ed estorsione. E poi una contestazione di voto di scambio. L’uragano delle ordinanze di custodia cautelare avrebbe travolto i vertici dei mandamenti di Cosa Nostra agrigentini, tra Santa Elisabetta e Sciacca, 16 famiglie mafiose della provincia, e anche affiliati delle province di Caltanissetta, Palermo, Enna, Ragusa e Catania. Le indagini avrebbero documentato stretti collegamenti non solo tra agrigentini e i capimafia di quasi tutta la Sicilia ma anche con le ‘ndrine calabresi. E poi un fiorente traffico di droga ed estorsioni a danno di 27 aziende. Il pizzo sarebbe stato preteso anche da due cooperative che si occupano dell’accoglienza agli immigrati richiedenti asilo. Si tratta della “Omnia Academy” di Favara e della Società cooperativa “San Francesco” di Agrigento. Sono state sequestrate 7 società: V & F. Group srl di Agrigento, Mg Giochi di Traina Nazarena con sede a Cammarata, il centro scommesse “GoldBet” di corso Umberto primo a Casteltermini, LI.Ve.Ca. srl con sede a Racalmuto, e i patrimoni aziendali delle imprese individuali di Stefano Valenti, Gerlando Valenti e Vincenzo Spoto.Tra gli arrestati vi è il sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, indagato di concorso esterno in associazione mafiosa: alle ultime elezioni Amministrative, nel maggio del 2014, avrebbe concordato le candidature con esponenti mafiosi di vertice del suo paese. E poi avrebbe compiuto illecite pressioni nell’assegnazione di appalti. Inoltre, il sindaco Sabella avrebbe allarmato il presunto capomafia di San Biagio Platani, Giuseppe Nugara, dei controlli in corso nel territorio comunale tramite telecamere, e lo avrebbe invitato a non intrattenere rapporti con un carabiniere in servizio a San Biagio. E le parole di Sabella, intercettato, sarebbero state: “Devi stare attento…tutti i bastardi che stanno davanti alle telecamere…puntano telecamere…è pericoloso… devi stare attento a parlarci”. In carcere, ancora tra gli altri, vi è Francesco Fragapane, 37 anni, di Santa Elisabetta, figlio del già capo di Cosa Nostra agrigentina, Salvatore Fragapane, detenuto all’ergastolo dal 1995. Francesco Fragapane avrebbe ricostituito e diretto lo storico mandamento che comprende tutta l’area montana dell’Agrigentino, e, nel dettaglio, i paesi di Raffadali, Aragona, Sant’Angelo Muxaro, San Biagio Platani, Santo Stefano di Quisquina, Bivona, Alessandria della Rocca, Cammarata e San Giovanni Gemini. Ecco perché il blitz è stato battezzato “Montagna”.
Gli arrestati in carcere sono :
Carmelo Battaglia, 42 anni, Comiso,
Giuseppe Blando, 54 anni, Favara
Giorgio Cavallaro, 50 anni, Grotte
Vincenzo Cipolla, 56 anni, San Biagio Platani
Franco D’Ugo, 53 anni, Palazzo Adriano
Giacomo Di Dio, 50 anni, Capizzi
Santo Di Dio, 50 anni, Capizzi
Salvatore Di Gangi, 74 anni, Sciacca
Angelo Di Giovanni, 46 anni, Favara
Vincenzo Dolce, 52 anni, Cerda
Francesco Drago, 51 anni, Siculiana
Concetto Errigo, 59 anni, Comiso
Pasquale Fanara, 59 anni, Favara
Daniele Fragapane, 33 anni, Santa Elisabetta
Francesco Fragapane, 37 anni, Santa Elisabetta
Raffaele Fragapane, 41 anni, Santa Elisabetta
Giovanni Gattuso, 62 anni, Castronovo di Sicilia
Alessandro Geraci, 32 anni, Petralia Sottana
Angelo Giambrone, 36 anni, Santo Stefano Quisquina
Calogerino Giambrone, 52 anni, Cammarata
Raffaele La Rosa, 59 anni, San Biagio Platani
Roberto Lampasona, 40 anni, Santa Elisabetta
Calogero Limblici, 60 anni, Favara
Calogero Maglio, 51 anni, Favara
Vincenzo Mangiapane, 54 anni, Cammarata
Vincenzo Mangiapane, 55 anni, Cammarata
Domenico Maniscalco, 53 anni, Sciacca
Giovanni Maranto, 54 anni, Polizzi Generosa
Pietro Masaracchia, 68 anni, Palazzo Adriano
Giuseppe Nugara, 53 anni, San Biagio Platani
Salvatore Pellitteri, 42 anni, Chiusa Sclafani
Vincenzo Pellitteri, 66 anni, Chiusa Sclafani
Luigi Pullara, 54 anni, Favara
Salvatore Puma, 41 anni, Racalmuto
Giuseppe Quaranta, 50 anni, Favara
Pietro Stefano Reina, 67 anni, San Giovanni Gemini
Santo Sabella, 53 anni, San Biagio Platani
Calogero Sedita, 35 anni, Santo Stefano Quisquina
Giuseppe Scavetto, 49 anni, Casteltermini
Giuseppe Spoto, 79 anni, Bivona
Massimo Spoto, 40 anni, Bivona
Vincenzo Spoto, 42 anni, Bivona
Gerlando Valenti, 46 anni, Favara
Stefano Valenti, 52 anni, Favara
Giuseppe Vella, 38 anni, Favara
Salvatore Vitello, 43 anni, Favara
Antonino Vizzì, 54 anni, Raffadali

Ai domiciliari sono ristretti:
Adolfo Albanese, 71 anni, Petralia Sottana
Salvatore La Greca, 75 anni, Cammarata
Antonio Licata, 27 anni, Favara
Calogero Quaranta, 26 anni, Favara
Stefano Di Maria, 25 anni, Favara
Salvatore Montalbano, 25 anni, Favara
Salvatore Montalbano, 24 anni, Favara
Calogero Principato, 26 anni, Agrigento
Marco Veldhuis, 20 anni, Agrigento
Domenico Antonio Cordaro, 53 anni, San Cataldo
Francesco Giordano, 50 anni, Niscemi
Domenico Lombardo, 25 anni, Favara

23 gennaio, A Sciacca è stato arrestato D C, sono le iniziali del nome, 52 anni. L’uomo risponde di maltrattamenti e lesioni a danno della moglie e del genero. Lui avrebbe, tra l’altro, colpito e ferito al volto il genero col remo di una barca. Lo scontro sarebbe insorto per questioni economiche. Moglie e genero sono stati soccorsi entrambi in ospedale.

23 gennaio, A Canicattì due malviventi, travisati al volto e armati di pistola, hanno rapinato la farmacia in via Antonino Sciascia. I rapinatori hanno arraffato il denaro in cassa e sono fuggiti. Bottino da quantificare. Indagini in corso.

23 gennaio, La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha disposto il giudizio immediato a carico di Daniele Lodato, 34 anni, di Canicattì, imputato dell’omicidio, il 18 giugno scorso, di Marco Vinci, 22 anni, anche lui di Canicattì. Il delitto è stato commesso in piazza Dante, nei pressi della chiesa di San Domenico. La prima udienza del processo, innanzi alla Corte d’Assise di Agrigento, è in calendario il 9 marzo. Il difensore di fiducia di Lodato, l’avvocato Luisa Di Fede, ha facoltà di scegliere eventualmente riti alternativi. La parte civile nel processo sarà rappresentata dall’avvocato Santo Lucia.

23 gennaio, Lungo la strada statale 640 Agrigento – Caltanissetta, nei pressi del bivio tra Aragona e Favara, un incidente autonomo ha provocato un morto e il ferimento di altre due persone. I tre sono stati a bordo di un’auto Peugeot 206 che, per cause in corso di accertamento, si è ribaltata fuori strada. Michele Palumbo, 69 anni, di Casteltermini, pensionato, è stato sbalzato fuori dall’abitacolo ed è deceduto. Gli altri due a bordo, due donne, delle quali una è stata al volante, sono state soccorse all’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. Non sarebbero in pericolo di vita.

23 gennaio, In Germania un incidente stradale ha provocato la morte di una ragazza agrigentina. A Mannheim Giusy Trupia, 21 anni, originaria di Palma di Montechiaro, si è schiantata contro un albero dopo che le è sfuggito il controllo della propria automobile. Inutili si sono rivelati i soccorsi.

24 gennaio, Ad Agrigento due giovinastri hanno lanciato un sasso contro un’automobile in transito lungo via Demetra, verosimilmente sperando che l’anziano alla guida si fermasse e cadesse nella trappola, nella cosiddetta “truffa dello specchietto”. E invece, purtroppo per loro, a bordo dell’auto ha viaggiato un maresciallo in quiescenza della Guardia di Finanza che ha compreso subito quanto accaduto, e ha accelerato nonostante fosse inseguito dall’automobile dei due malviventi, che sarebbe stata una Fiat Stilo di colore scuro. Il maresciallo, dopo la fuga, si è recato alla Polizia di Stato per formalizzare una denuncia contro ignoti.

24 gennaio, A Canicattì i poliziotti del locale Commissariato hanno arrestato un operaio di 30 anni, di Canicattì, già sottoposto al regime preventivo e cautelare dell’obbligo di dimora. Il trentenne è stato sorpreso in possesso di 2 cartucce, calibro 9, nascoste in un barattolo di dolci, 5 bustine di cocaina e un panetto di droga del peso complessivo di 200 grammi. L’arresto dell’operaio è avvenuto al culmine di una serie di perquisizioni domiciliari effettuate prima in casa dell’uomo e poi in una casa rurale nella disponibilità dello stesso.

24 gennaio, Ad Agrigento i Carabinieri hanno arrestato un ragazzo di 20 anni, originario della Guinea, per detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti. L’africano è stato notato in atteggiamento sospetto dagli abitanti del centro storico che hanno telefonato al 112. I militari, in borghese, hanno effettuato un servizio di appostamento nei luoghi del presunto spaccio e hanno accertato la cessione della droga. L’immigrato è stato bloccato, e nel corso della perquisizione personale e domiciliare gli sono stati sequestrati 4 grammi di marijuana e 4 stecchette di hashish per un totale di circa 8 grammi. E poi circa 1.500 euro.

25 gennaio, Il Tribunale collegiale di Agrigento, accogliendo l’apposita istanza del difensore, l’avvocato Davide Casà, ha revocato la misura di prevenzione della Sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza a favore dell’agrigentino Alessandro Puntorno, 49 anni, già inquisito nell’ambito di inchieste antidroga. La misura avrebbe comportato l’obbligo di soggiorno ad Agrigento per 2 anni.

26 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari, Francesco Provenzano, ha accolto la proposta dell’imputato e ha ratificato il patteggiamento al romeno Iancu Ianus, 50 anni, difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano, che ha proposto, in accordo con la Procura, il patteggiamento della propria condanna a 3 anni di reclusione nell’ambito dell’inchiesta anti-sfruttamento della prostituzione nell’Agrigentino cosiddetta “Velvet”. Iancu Ianus è stato irreperibile parecchi anni, sottraendosi alla Giustizia. Appena rintracciato ha deciso di concordare la pena.

26 gennaio, Ad Agrigento uno o più malviventi hanno forzato una finestra retrostante, sono entrati dentro una sala scommesse in via Imera, e hanno rubato “Gratta e vinci” e contanti per circa 5mila euro, tra 2mila in denaro e altri 3 in “Gratta e vinci”. I gestori hanno allarmato la Polizia appena si sono accorti di quanto accaduto. I poliziotti della Volanti, capitanata da Cesare Castelli, hanno constatato l’effrazione. Indagini sono in corso, anche avvalendosi delle immagini registrate dalle telecamere di video-sorveglianza.

26 gennaio, Su disposizione del questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, i poliziotti del commissariato di Porto Empedocle, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno chiuso un bar in periferia perché sarebbe frequentato da pregiudicati, comportando problemi per l’ordine e la sicurezza pubblica. La chiusura è stata imposta per un mese. Già nell’estate del 2015 lo stesso locale è stato chiuso per 15 giorni, per le stesse ragioni che, adesso, si sono riproposte.

26 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice monocratico Maria Alessandra Tedde ha condannato a 6 anni e 2 mesi di reclusione Vincenzo Fallea, 38 anni, di Favara, imputato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. Sono stati assolti, dalla stessa imputazione, i favaresi Giovanni Sacco, 33 anni, Antonio Agrò, 36 anni, Vincenzo Bennardo, 38 anni, e Alfonso Tornabene, 35 anni. Assolto anche Diego Aleo Nero, 39 anni, di Favara, imputato solo di favoreggiamento.

26 gennaio, Ad Agrigento, in via Dante, uno o più malviventi avrebbero tentato di forzare una finestra secondaria di un locale che ospita una macelleria. Il lavoro di effrazione, già in stato avanzato, si sarebbe protratto del tempo. Poi, però, sarebbe stato interrotto prima dell’irruzione furtiva. Il titolare, accortosi poi della tentata effrazione, ha allarmato le forze dell’ordine. Indagini in corso.

26 gennaio, Nell’ambito dell’inchiesta “Montagna” si è costituito all’autorità giudiziaria Antonio Licata, conosciuto come Sandro Licata, 26 anni, di Favara. Licata, irreperibile dallo scorso lunedì 22 gennaio, si è presentato ai Carabinieri della stazione di Villaseta accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Angelo Nicotra. Al favarese è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari. L’ex ricercato sarebbe stato in Belgio, da oltre un anno, dove lavora come pizzaiolo. Risponde di associazione a delinquere finalizzata allo spaccio, con l’aggravante di agevolare l’associazione criminale Cosa Nostra.

26 gennaio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Turco, ha condannato due presunti responsabili di diversi agguati subiti a Palma di Montechiaro dal bracciante agricolo Epifanio Cammarata. Si tratta di Luigi Bracco, 63 anni, e del figlio, Giuseppe Bracco, 34 anni, entrambi di Palma di Montechiaro, ai quali sono stati inflitti 6 anni e 8 mesi di carcere ciascuno. Luigi e Giuseppe Bracco sono suocero e cognato della vittima. Il movente degli agguati, a colpi d’arma da fuoco, sarebbe da ricercare in perduranti attriti di natura familiare tra i due Bracco e Cammarata. Gli imputati sono difesi dagli avvocati Giovanni Castronovo, Francesco Scopelliti e Giovanni Lo Monaco.

27 gennaio, I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno arrestato Salvatore Urso, 76 anni, di Licata. Il pensionato, armato di pistola, avrebbe aggredito e minacciato un vicino terriero per contrasti sul regolamento dei confini agricoli, in contrada Calì. E’ stata la presunta vittima dell’aggressione, un uomo di 54 anni, a telefonare ai Carabinieri, che hanno rintracciato Urso e gli hanno sequestrato una pistola semiautomatica, calibro 22, di fabbricazione estera, risultata essere clandestina, inviata agli specialisti del Ris per riscontrare l’eventuale utilizzo delittuoso. Salvatore Urso è stato ristretto ai domiciliari.

27 gennaio, Ad Agrigento, i poliziotti della Squadra Volanti, capitanati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Salvatore Camilleri, 21 anni. Il giovane è stato sorpreso in violazione delle prescrizioni che gli sono state imposte nell’ambito della misura di prevenzione della sorveglianza speciale a cui è sottoposto, e poi in flagranza di resistenza a pubblico ufficiale e guida senza patente. Camilleri, alle prime ore della notte, alla guida di un’automobile nonostante non abbia mai conseguito la patente, è stato intercettato da una pattuglia e all’alt è fuggito in modo rocambolesco, a rischio della pubblica incolumità, fin quando è stato bloccato e posto a disposizione dell’autorità giudiziaria.

28 gennaio, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno denunciato i tre presunti responsabili del ribaltamento in strada, ad ostruzione della carreggiata, di un’enorme quantità di rifiuti, nel quartiere “Grandi Lavori”. I tre risponderanno di danneggiamento e imbrattamento, e gli saranno contestati anche illeciti amministrativi per conferimento non autorizzato e per aver provocato l’interruzione della circolazione stradale. I tre sono stati riconosciuti grazie a un video pubblicato sui social dall’associazione ambientalista “MareAmico” diretta da Claudio Lombardo.

28 gennaio, Lungo la strada statale 115, in territorio di Licata, in contrada Caterlipe, si sono scontrate, per cause in corso di accertamento, una moto Yamaha e un’automobile Ford Fiesta. Rocco Saponetto, 36 anni, di Gela, sposato e padre di un bambino, alla guida della moto, è morto dopo il ricovero in gravissime condizioni prima all’ospedale di Licata e poi al “Sant’Elia” di Caltanissetta. Illeso l’uomo al volante dell’auto, un pensionato di Alimena, di 73 anni. I rilievi di rito sono stati compiuti dalla Polizia stradale agrigentina coordinata da Andrea Morreale.

28 gennaio, A Casteltermini i Carabinieri della locale Stazione si sono accorti di due giovani a bordo di un’automobile, una Fiat Bravo, intenti a compiere delle manovre insolite, apparentemente volte a sottrarsi ad un eventuale controllo. I militari hanno imposto l’alt sollevando la paletta rossa. I due a bordo dell’auto sospetta sono fuggiti a tutto gas, anche contromano, nel centro abitato. Al culmine di un pericoloso inseguimento, tra lo stupore dei passanti, i due fuggitivi hanno proseguito la corsa a piedi saltando giù dall’automobile, ma sono stati raggiunti e bloccati. Nel corso della perquisizione personale gli sono stati sequestrati due panetti di hashish del peso complessivo di oltre un chilo, pronti ad essere divisi in dosi da spaccio, e che sul mercato avrebbero fruttato circa 5mila euro. I due arrestati sono due fratelli, Vincenzo Falcone, 30 anni, e Calogero Falcone, 26 anni. Sono ristretti ai domiciliari.

30 gennaio, Il codice penale italiano punisce il delitto colposo quando ricorrono imperizia, imprudenza e negligenza. Secondo il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Giancarlo Caruso, Domenico Fontana e Daniele Gucciardo avrebbero peccato di imperizia, imprudenza e negligenza. Ed è davvero un peccato, da grave e profondo sconforto, che tale peccato abbia provocato, secondo il giudice giudicante, la morte di due bambini, travolti e sotterrati da una eruzione vulcanica. “Tragedia imprevedibile” : così la definisce Legambiente appresa la sentenza di condanna. E la madre dei due bambini, il cui dolore non è affatto placato e placabile da una sentenza, apprezza “che sia resa giustizia per i responsabili”, “ma nulla – sono ancora le parole della donna – le restituirà i suoi bambini”. I fratelli di Aragona, Carmelo e Laura Mulone, di 9 e 7 anni, sono morti il 27 settembre del 2014, vittime di una eruzione dei vulcanelli nella riserva “Macalube” ad Aragona gestita da Legambiente. Quanto accadde sollevò sgomento, afflizione ed estremo cordoglio verso il padre e la madre, tanto che finanche Papa Francesco li invitò a Roma e li incontrò, provando a usare la parola di Dio per colmare il silenzio angosciante che avrebbe accompagnato le loro giornate. Per omicidio colposo plurimo, a fronte di 8 anni proposti dal pubblico ministero Carlo Cinque, è stato condannato a 6 anni di reclusione il già presidente regionale di Legambiente e direttore della riserva Macalube di Aragona, Domenico Fontana, ex assessore al Comune di Agrigento. Poi, 5 anni sono stati inflitti a Daniele Gucciardo, operatore della stessa riserva. E’ stato invece assolto, nonostante la pretesa di condanna a 6 anni, Francesco Gendusa, dirigente regionale responsabile delle aree protette. Il giudice ha inoltre dichiarato a carico di Fontana e Gucciardo l’interdizione perpetua dai pubblici uffici e l’interdizione legale durante l’esecuzione della pena. I due condannati, in solido con Legambiente, risarciranno i genitori dei bambini con una provvisionale, subito esecutiva, di 600mila euro. E’ stata invece respinta la richiesta di risarcimento avanzata dal Comune di Aragona, dalla presidenza della Regione e dall’assessorato regionale al Territorio e all’Ambiente. In sintesi: eruzioni vulcaniche precedenti, studi e relazioni attestanti la pericolosità dell’area, avrebbero dovuto imporre maggiore prudenza, perizia e diligenza, vietando del tutto o parzialmente l’accesso alla riserva o, quanto meno, di dotarla di misure di sicurezza adeguate. E invece no, e riecco la premessa del delitto colposo: imprudenza, imperizia e negligenza. E sarà il giudice che ha condannato a spiegare nelle motivazioni il perchè ha condannato. Poi sarà molto probabilmente un giudice di secondo grado a valutare il giudizio precedente. Legambiente commenta: “La tragedia che si è consumata nella riserva delle Macalube di Aragona ha segnato per sempre Legambiente. In questo momento il nostro pensiero va innanzitutto, ancora una volta, ai piccoli Carmelo e Laura, vittime di una ineluttabile fatalità che nessuno poteva prevedere o impedire, e ai loro familiari. Fiduciosi nell’operato della magistratura, aspettiamo di conoscere le motivazioni della sentenza del Tribunale di Agrigento per impugnarle nelle forme previste dalla legge, convinti che nel giudizio di appello sarà dimostrata l’obiettiva inevitabilità di questo dramma e, quindi, l’assenza di responsabilità da imputare alla nostra associazione e ai nostri dirigenti. A Domenico Fontana e a Daniele Gucciardo va la nostra forte e incondizionata solidarietà, nella consapevolezza che il loro quotidiano e meritorio impegno a tutela della riserva delle Macalube non è la causa del dramma che si è consumato in quella tragica giornata. Questa sentenza, infine, impone una riflessione approfondita sul modello di gestione nel nostro Paese di aree protette, caratterizzate da potenziali eventi naturali imprevedibili”.
L’avvocato difensore della famiglia Mulone, Roberto Guida, commenta la sentenza emessa dal Tribunale di Agrigento nell’ambito del processo sulla tragedia alle “Macalube” di Aragona. L’avvocato Guida afferma: “Attendiamo di leggere le motivazioni per le quali è stato assolto il dirigente della Regione, Gendusa. Mi sembra comunque che non sia una sentenza di assoluzione della Regione Sicilia. Probabilmente il fuoco è stato puntato verso la persona sbagliata. Almeno, questo mi sembra di potere affermare all’esito della celebrazione dell’istruttoria dibattimentale. Noi abbiamo più volte sollecitato la Procura e ottenuto che fossero trasmessi gli atti nei confronti dei componenti del Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio naturale perché alcuni di loro, ascoltati, hanno reso delle testimonianze che, a mio avviso, hanno reso lampante la responsabilità in seno alla Regione. Sono valutazioni che comunque faremo con un attimo di tranquillità dopo avere letto le motivazioni, e dopo avere valutato l’opportunità di impugnare la sentenza limitatamente alla posizione di Gendusa. Certo, quello che è più importante è che sia stata accertata una cattiva gestione della riserva, e che fatti del genere possano non verificarsi più”.

31 gennaio, I ladri di oro rosso imperversano ancora nell’Agrigentino. In territorio di Castrofilippo, in contrada Margio Vitale, ignoti malviventi hanno tagliato e rubato cavi elettrici di rame per circa 500 metri. Il danno è grave, anche perché si tratta dei cavi che alimentano gli impianti di sollevamento di Girgenti Acque nella zona. Indagini in corso.

31 gennaio, A Santa Margherita Belice, nottetempo, un’automobile sorpassa a velocità una pattuglia dei Carabinieri. I militari si insospettiscono e inseguono l’auto lungo la strada statale 624. La gazzella nera e rossa attiva lampeggianti e sirene durante la corsa. Dall’auto dei fuggitivi, dal finestrino, è lanciato fuori un involucro. I Carabinieri raggiungono e bloccano l’auto inseguita. A terra raccolgono un panetto e mezzo di hashish, del peso di 200 grammi circa. A bordo dell’auto sono arrestati tre ragazzi, studenti, due di 19 anni, e uno di 18 anni, residenti a Burgio, Ribera e Calamonaci. I tre sono ristretti ai domiciliari. La droga sequestrata, tagliata e divisa in dosi, avrebbe potuto fruttare la somma di oltre mille euro.

31 gennaio, La Cassazione ha confermato la condanna a carico dell’ex sindaco di Lampedusa, Bernardino De Rubeis, il quale, di conseguenza, si è costituito in carcere. La Suprema Corte gli ha inflitto 6 anni e 9 mesi, a fronte della condanna in Appello a 7 anni e 3 mesi, per induzione indebita a dare o promettere utilità. L’inchiesta è stata coordinata dal già procuratore aggiunto ad Agrigento, Ignazio Fonzo, e dal sostituto procuratore Luca Sciarretta, oggi entrambi in servizio in altra sede. De Rubeis avrebbe preteso denaro da due imprenditori al fine di sbloccare un credito vantato dagli stessi imprenditori nei confronti del Comune di Lampedusa.

1 febbraio, Il sostituto procuratore di Agrigento, Andrea Maggioni, ha chiesto il rinvio a giudizio del dirigente del dipartimento Urbanistica del Comune di Licata, Vincenzo Ortega, 57 anni, e dell’imprenditore di Caltanissetta, Luigi Francesco Geraci, 74 anni, responsabile della società che ha costruito il nuovo porto turistico a Licata. Ai due imputati è contestato l’abuso d’ufficio in concorso, e il falso materiale e ideologico soltanto a Ortega. Nel dettaglio, circa 7 milioni di euro di oneri concessori sarebbero stati sottratti alle casse del Comune di Licata. Ad Ortega si contesta di avere redatto cinque relazioni, di cui quattro indirizzate al sindaco Graci e una alla commissaria Brandara, fra il 2011 e il 2017, con cui si sarebbe attestata falsamente la ricorrenza di presupposti che giustificassero l’esonero, per la società di Geraci, del pagamento degli oneri concessori per 7 milioni e 200mila euro.

2 febbraio, I Carabinieri del Nucleo Ispettorato Lavoro, del Comando Provinciale di Agrigento e della Compagnia di Sciacca, hanno operato nel territorio riberese in contrasto al fenomeno del “caporalato” e dello sfruttamento del lavoro irregolare. L’attività è stata svolta in occasione della raccolta delle arance nelle campagne circostanti Ribera, ed è stata riscontrata una ricorrente condizione di sfruttamento nei confronti di vari braccianti agricoli provenienti dal nord Africa, approfittando della loro condizione di bisogno. Sono state denunciate a piede libero alla Procura della Repubblica di Sciacca due persone, tra cui il titolare di un’azienda agricola, per il reato di “Intermediazione illecita e sfruttamento del lavoro”. Sono state riscontrate anche violazioni alla normativa per la tutela della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro. Inoltre, sono stati scoperti 8 lavoratori in “nero”, di cui 2 cittadini extracomunitari privi del permesso di soggiorno sul territorio italiano. Elevate complessivamente sanzioni per un ammontare di poco più di 25.000 euro.

2 febbraio, I Carabinieri della Stazione di Siculiana hanno intercettato cinque migranti nei pressi del litorale, verosimilmente a seguito di uno sbarco clandestino. Nel corso del controllo di identificazione, uno dei cinque ha esibito un permesso di soggiorno sul territorio nazionale italiano apparentemente valido ma la sua evidente difficoltà nel parlare la lingua italiana ha insospettito i militari. I cinque sono stati condotti al Reparto Operativo del Comando Provinciale Carabinieri per ulteriori accertamenti. E così, al termine delle verifiche, si è scoperto che il permesso di soggiorno esibito è stato falsificato. L’uomo, un tunisino di 25 anni, B A sono le iniziali del nome, è stato arrestato per possesso di documenti falsificati. Il documento è stato posto sotto sequestro. L’Autorità Giudiziaria ha già convalidato l’arresto, e ha condannato il tunisino alla pena di un anno di reclusione.

5 febbraio, La Cassazione ha confermato l’applicazione del regime del carcere duro, il 41 bis, a carico di Angelo Longo, 54 anni, presunto capomafia di Cammarata, già inquisito e condannato all’ergastolo con sentenza definitiva nell’ ambito dell’ inchiesta antimafia cosiddetta “Kamarat”. Longo è stato imputato di essere stato uno dei carcerieri di Giuseppe Di Matteo, figlio del collaboratore di giustizia Santino, rapito e poi sciolto nell’acido dopo oltre 300 giorni di prigionia. Solo in primo grado, Angelo Longo, che avrebbe nascosto Giuseppe Di Matteo in una masseria per un periodo di tempo, è stato condannato per mafia a 10 anni e assolto dall’accusa di sequestro aggravato dalla morte della vittima. Poi la condanna in Appello e in Cassazione.

5 febbraio, Ad Agrigento, in contrada Sant’Anna, probabilmente la scarsa attitudine di un fantino di 20 anni, ha provocato l’imbizzarrirsi di un cavallo. Il 20enne, di Agrigento, è stato scaraventato a terra, e il cavallo è morto folgorato perché si è imbattuto in alcuni cavi elettrici ad alta tensione pendenti da un traliccio nella zona. Chissà perché pendenti a così poca distanza dal terreno. Il fantino ha subito lievi ferite ed è stato soccorso in ospedale, al “San Giovanni di Dio”.

5 febbraio, A Canicattì ignoti balordi hanno compiuto un raid vandalico e sacrilego a danno della Chiesa di San Biagio. L’esecrabile gesto, peraltro, è stato compiuto in occasione della ricorrenza di San Biagio martire. All’interno della Chiesa, da poco restaurata, i vandali hanno rovistato dappertutto, e hanno rubato una pisside di ottone, un turibolo e delle corone, solo apparentemente d’oro, da una statua della Madonna. Rubate anche le offerte, per pochi spiccioli, dall’apposita colonnina. Indagini in corso.

7 febbraio, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Daniela Posante, il Tribunale di Sorveglianza di Palermo ha concesso all’imprenditore, Gioacchino Sferrazza, 51 anni, di Canicattì, la possibilità dell’affidamento in prova ai servizi sociali a fronte di una condanna definitiva a 8 mesi di reclusione. Sferrazza, già presidente dell’Akragas calcio, è stato condannato perché ha violato le prescrizioni del Daspo che gli è stato imposto dopo il caso del saluto di dedica di una vittoria dell’Akragas ad un mafioso di Palma di Montechiaro. Il Tribunale di Sorveglianza di Palermo, presieduto da Giancarlo Trizzino, ha imposto a Sferrazza l’obbligo di rincasare entro le ore 20:30 e di non uscire prima delle 6, e l’obbligo di dimora nel comune di Agrigento.

7 febbraio, Ad Agrigento i Carabinieri, nel corso del 2017, hanno eseguito oltre un centinaio di accessi ispettivi in abitazioni ed esercizi commerciali contro il furto di energia elettrica: sono state denunciate 25 persone di cui 5 in stato di arresto. E adesso i militari dell’Arma sono intervenuti nel centro storico, in via Gallo ed in via Boccerie dove, per furto di energia elettrica, sono stati arrestati cinque immigrati africani. E’ stato inoltre scoperto e sequestrato, all’interno di una casa disabitata, un giubbotto contenente varie stecche di hashish per oltre 50 grammi di peso, e circa 170 euro in banconote di piccolo taglio, verosimile provento dell’attività di spaccio.

8 febbraio, Il 7 luglio del 2016 è stato il giorno della prima operazione antimafia “Opuntia”: 7 persone in stato di fermo ad opera dei Carabinieri di Sciacca tra Sciacca e Menfi. Oggi, 8 febbraio 2018, è il giorno della seconda operazione antimafia “Opuntia”, ancora ad opera dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, agli ordini del colonnello Giovanni Pellegrino, che, a fronte dello stato di fermo di indiziato di delitto risalente a luglio 2016, hanno eseguito 7 ordinanze di custodia cautelare in carcere a carico dei presunti vertici e affiliati della famiglia mafiosa di Menfi. Al blitz, coordinato dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, hanno partecipato oltre 100 militari, con l’ausilio di unità cinofile e di metal detector per la ricerca di armi. Gli arrestati sono tutti ritenuti responsabili di appartenere all’associazione mafiosa armata“Cosa Nostra agrigentina” e di aver perseguito, nella valle del Belìce, il controllo di attività economiche e di appalti pubblici. Sono stati documentati collegamenti con capi mandamento e capi famiglia di Sciacca e dintorni. Numerose perquisizioni sono ancora in corso. Gli arrestati sono Cosimo Alesi, 52 anni, Giuseppe Alesi, 47 anni, Tommaso Gulotta, 52 anni, Matteo Mistretta, 32 anni, Vito Riggio, 48 anni, Pellegrino Scirica, 62 anni, tutti di Menfi, e Domenico Friscia, 53 anni, di Sciacca.

8 febbraio, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, capitanata dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Alessandro Rizzo, 25 anni, sorpreso in flagranza di reato di rapina e di rifiuto dell’accertamento dello stato di ebbrezza. Nottetempo i poliziotti sono stati allarmati da una telefonata al 113: un uomo è stato picchiato e rapinato della sua automobile da un conoscente. La Polizia ha prima soccorso il ferito, non gravemente, e poi ha rintracciato Alessandro Rizzo, colto in evidente stato di ebbrezza alcolica. Il 25enne è ristretto ai domiciliari.

8 febbraio, A Licata, in via Gela, un’automobile Fiat Stilo non ha obbedito all’alt imposto dalla paletta rossa sollevata dai Carabinieri impegnati in un posto di blocco per controlli. Il conducente dell’auto ha accelerato e ha quasi investito un Carabiniere. Si è scatenato l’inseguimento. Due gazzelle dei Carabinieri si sono subito piazzate alle spalle dei fuggitivi e dopo una corsa ad elevata velocità li hanno acciuffati lungo la statale 115. All’interno dell’automobile i militari dell’Arma hanno scoperto e sequestrato un coltello a serramanico e tre flaconi di metadone. Le quattro persone a bordo, tre uomini ed una donna, sono state arrestate ai domiciliari per porto ingiustificato di armi e oggetti atti ad offendere e resistenza a Pubblico Ufficiale.

9 febbraio, A Lampedusa nel centro d’accoglienza per migranti si è scatenata una lite fra tre tunisini. Uno dei tre africani ha impugnato un coltello e ha ferito al torace un connazionale di 26 anni soccorso prima al Poliambulatorio dell’isola e poi trasferito con l’elisoccorso all’ospedale “Civico” a Palermo. Il tunisino accoltellatore è stato arrestato dalla Polizia e dai Carabinieri. Si tratta di China Naim, 25 anni, approdato a Lampedusa lo scorso 15 gennaio.

9 febbraio, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, su richiesta del pubblico ministero Simona Faga, ha applicato a carico di A D, sono le iniziali del nome, 48 anni, di Agrigento, la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa coniugale nonché il divieto di avvicinamento ai luoghi abitualmente frequentati dalla ex moglie. La donna, assistita dall’avvocato Giuseppina Ganci, ha sporto diverse denunce per continue molestie, maltrattamenti e ingiurie dal 2006 ad oggi, sia in costanza di matrimonio, sia dopo la separazione. Il giudice, nell’applicare la misura cautelare, ha ritenuto sussistente l’esigenza cautelare per pericolo di reiterazione del reato in forma più grave ai danni della ex coniuge.

9 febbraio, A Sciacca, in via Mazzini, uno scooter si è schiantato contro un palo dell’illuminazione pubblica. E’ morto il conducente. Si tratta di Vincenzo Soldano, 16 anni. Sul motociclo è stata in sella anche una ragazza che ha subito solo lievi contusioni. Il 16enne è stato soccorso da un’ambulanza del 118 ma è giunto morto all’ospedale “Giovanni Paolo secondo”. Il funesto evento ha sollevato sconforto e sofferenza a Sciacca dove i genitori di Vincenzo Soldano, gestori di una pizzeria, sono molto conosciuti e stimati.

10 febbraio, A Licata i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari L G B, sono le iniziali del nome, 60 anni, per estorsione e rapina. L’uomo, con un pretesto, sarebbe entrato dentro casa di un parente di 87 anni. E avrebbe preteso da lui alcune centinaia di euro. L’anziano si è opposto alla richiesta, e il 60enne lo avrebbe scaraventato a terra, colpito a calci e pugni, e gli avrebbe rubato dai pantaloni 100 euro e poi un televisore da 32 pollici minacciando il parente così: “Se vuoi riavere il televisore mi devi dare 200 euro in contanti entro poche ore”. Il malcapitato ha telefonato ai Carabinieri che hanno organizzato l’appostamento “trappola”, e hanno sorpreso e ammanettato il 60enne all’atto della consegna dei 200 euro.

11 febbraio, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, coordinati dal vice questore Cesare Castelli, hanno individuato e denunciato il presunto “pirata della strada” che la sera di giovedì scorso, 8 febbraio, ad Agrigento, in via Unità d’Italia, a bordo della sua automobile ha investito un ristoratore di 43 anni e poi è fuggito non prestando soccorso. Si tratta di un uomo di 25 anni che risponderà penalmente di omissione di soccorso e di guida in stato di ebbrezza. Il ristoratore ha subito gravi fratture multiple.

12 febbraio, La Guardia di Finanza e la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento hanno sequestrato alcuni beni di Giuseppe Mormina, 78 anni, di Cattolica Eraclea. Le indagini, coordinate dalla Procura distrettuale antimafia di Palermo, hanno provocato l’apposizione dei sigilli a 7 immobili residenziali, un complesso aziendale agricolo, 22 terreni a Cattolica per 373mila metri quadri, conti correnti e di deposito, per un valore complessivo di oltre 752mila euro. Giuseppe “Ciccu” Mormina, figlio del presunto boss storico di Cattolica, Francesco Mormina, sarebbe legato a personaggi criminali di calibro internazionale, come i Rizzuto, ed è ritenuto il successore nel ruolo di capo della storica famiglia di Cattolica Eraclea, in forza di stretti rapporti familiari con Domenico Terrasi, altro presunto esponente di spicco della consorteria mafiosa di Cattolica Eraclea, e di rapporti con altri boss agrigentini quali Antonino Messina, Emanuele Sedita, Simone Capizzi e Salvatore Di Gangi.

13 febbraio, E’ stato scarcerato con sei mesi di anticipo il presunto boss di Cattolica Eraclea, Domenico Terrasi, 76 anni, arrestato il 27 novembre del 2009 nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Minoa”. Terrasi ha subito una condanna definitiva in Cassazione per associazione mafiosa a 10 anni e 8 mesi di reclusione. La liberazione anticipata è prevista dall’ordinamento penitenziario come “una detrazione di 45 giorni per ogni singolo semestre di pena scontata concessa al condannato a pena detentiva che abbia dato prova di partecipazione all’opera di rieducazione”.

13 febbraio, I poliziotti della Squadra mobile di Agrigento hanno arrestato, in flagranza di reato, Carmelo Vardaro, 42 anni, e Filippo Martorana, 33 anni, entrambi agrigentini, per detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Vardaro e Martorana sono stati sorpresi in possesso di 147 grammi di cocaina e 37 grammi di marijuana. Sono ristretti ai domiciliari.

13 febbraio, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato due tunisini ospiti del centro d’accoglienza a Lampedusa. Si tratta di Naim China, 25 anni, e Lahlawi Houssam Eddine, 33 anni, presunti responsabili del tentato omicidio, in concorso tra loro, di un connazionale, lo scorso 9 febbraio. Per futili motivi, dopo averlo immobilizzato alle spalle, i due lo hanno ferito colpendolo con un coltello all’emitorace destro e al dorsale sinistro. La vittima del tentato omicidio è ricoverata al Civico a Palermo. I due tunisini sono reclusi al Petrusa ad Agrigento.

13 febbraio, La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha convalidato la detenzione domiciliare a carico di tre favaresi arrestati dai Carabinieri della Tenenza di Favara perché sorpresi in possesso di 15 grammi di eroina nella loro abitazione. Si tratta di Giusina Noto, il marito Emanuele Di Dio, entrambi di 30 anni, e il padre della donna, Domenico Noto, di 60 anni. I tre sono assistiti dall’avvocato Salvatore Cusumano.

13 febbraio, Il Tribunale di Sciacca ha assolto sei poliziotti in servizio nella Questura di Agrigento, imputati di minaccia a pubblico ufficiale, tentata concussione e tentata violenza privata. Si tratta di Fabrizio Aramini, 41 anni, Luigi Allia, 38 anni, Sebastiano Canicattì, 56 anni, Francesco Maltese, 46 anni, Onofrio Mallia, 55 anni, e Nicolò Milioto, 36 anni. Secondo la Procura saccense, che ha invocato la condanna dei sei, gli imputati avrebbero esercitato pressioni o intimidazioni nei confronti dell’ex comandante della Polizia Stradale di Agrigento, Calogero La Porta, oggi in servizio in Toscana, per “rivalità personali e sindacali”.

13 febbraio, I Carabinieri della stazione di Porto Empedocle hanno arrestato Fabrizio Messina, 42 anni, fratello del boss Gerlandino. Messina, già sorvegliato speciale, avrebbe violato le prescrizioni della misura preventiva allorchè sarebbe stato sorpreso in compagnia di alcuni pregiudicati. Fabrizio Messina è stato ristretto ai domiciliari.

13 febbraio, La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la condanna a 10 anni di reclusione a carico di G V O, sono le iniziali del nome, 45 anni, originario della Romania, imputato d’avere violentato per 5 anni la nipote con la complicità della sorella, nonché madre della ragazzina. Alla donna la condanna è stata ridotta da 8 a 6 anni. Teatro di quanto sarebbe accaduto è stata Cattolica Eraclea, in provincia di Agrigento. Il romeno è in carcere dal 2 febbraio del 2016.

14 febbraio, A Lampedusa sono otto i tunisini, tutti ospiti del locale centro d’accoglienza in contrada Imbriacola, arrestati dai Carabinieri dallo scorso 14 dicembre in poi, per furto o tentato furto. L’ultimo ammanettato è stato un giovane sorpreso in atteggiamento sospetto, con uno zaino in spalla. L’uomo è fuggito lanciando lo zaino in un fossato non appena i militari si sono avvicinati a lui per un normale controllo. E’ stato inseguito e acciuffato. Nello zaino è stata scoperta parecchia refurtiva provento di un furto in una villetta di periferia. L’immigrato, approfittando della momentanea assenza della proprietaria, si è intrufolato e ha rubato oggetti ritenuti di valore. Risponderà del reato di furto in abitazione.

14 febbraio, I poliziotti del commissariato di Palma di Montechiaro hanno arrestato cinque indagati di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Si tratta di Nunzio Spina, 41 anni, Francesco Lo Manto, 44 anni, Carmelo Capizzi, 44 anni, Domenico Pace, 32 anni, e poi Luigi Parolisi, 32 anni, residente a Palermo. La droga sarebbe stata acquistata a Palermo e poi venduta tra Palma di Montechiaro e dintorni. Le indagini si sono avvalse di pedinamenti e servizi di osservazione, intercettazioni e perquisizioni. I presunti spacciatori, per eludere i controlli, avrebbero nascosto la droga all’esterno delle loro abitazioni, nelle cassette dei contatori d’acqua o di gas. E, inoltre, avrebbero usato un linguaggio in codice, come caffè o carne, in riferimento allo stupefacente.

15 febbraio, A Palma di Montechiaro scritte ingiuriose, con vernice nera, contro Eugenio D’Orsi, sono comparse sui muri dell’Istituto scolastico Cangiamila, in via Catania, presieduto dallo stesso D’Orsi, ex presidente della Provincia di Agrigento. In proposito è intervenuto il collegio dei docenti con un messaggio di solidarietà. Nel documento si legge: “Le scritte ingiuriose che ignoti hanno scritto sui muri del plesso ‘Provenzani’ di via Catania offendono la moralità personale e familiare del nostro Dirigente scolastico e sono un oltraggio alla nostra comunità scolastica. Confidiamo nelle indagini delle forze dell’ordine per dare un volto ed un nome a chi nelle ore notturne consuma, con reiterati gesti, questi vergognosi raid”. L’Istituto Cangiamila ha presentato denuncia ai Carabinieri contro ignoti.

15 febbraio, La Guardia di Finanza di Sciacca e il cane Eskilo delle Fiamme Gialle di Agrigento hanno sorpreso due ragazze palermitane, una di 24 e l’altra di 17 anni, dirette al Carnevale di Sciacca e in possesso di due panetti di hashish, per 200 grammi complessivi, e quattro dosi di cocaina a bordo della loro automobile lungo la strada statale 115. Le due donne sono state denunciate alla Procura della Repubblica di Sciacca ed alla Procura dei minori di Palermo per l’ipotesi di reato di traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti.

15 febbraio, Altri provvedimenti del Tribunale del Riesame nell’ambito dell’inchiesta antimafia e antidroga “Montagna” nell’Agrigentino. Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Salvatore Virgone, i giudici del Riesame, per carenza di gravi indizi di colpevolezza o di motivazioni, hanno annullato l’ordinanza cautelare a carico di Stefano Di Maria, 25 anni, di Favara, arrestato lo scorso 22 gennaio.

15 febbraio, La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento ha confiscato alcuni beni di Francesco Ribisi, 35 anni, di Palma di Montechiaro, arrestato e condannato nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Nuova Cupola”. Si tratta di tre conti correnti e di un libretto bancario. Gli è stata sospesa, inoltre, la licenza di un bar a San Leone. A carico di Ribisi, difeso dagli avvocati Daniela Posante e Valerio Vianello, è stata disposta l’applicazione della misura della sorveglianza speciale per il limite massimo, 5 anni, dopo la scarcerazione e in ragione dell’asserita pericolosità sociale.

15 febbraio, A Sciacca i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato un palermitano di 21 anni, G R sono le iniziali del nome, perquisito in via Pompei, nella piazzola di sosta dei pullman, e sorpreso in possesso di 50 grammi di cocaina nascosti nelle tasche del giubbotto. La droga avrebbe fruttato sul mercato circa 10mila euro. L’uomo è stato arrestato in flagranza di detenzione di stupefacenti ai fini di spaccio, ed è stato ristretto ai domiciliari.

16 febbraio, A Caltanissetta, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale ha condannato a 3 anni e 8 mesi di carcere l’aspirante collaboratore della Giustizia agrigentino Giuseppe Tuzzolino, imputato di calunnia. Tuzzolino, prima della lettura della sentenza, ha chiesto scusa al giudice per il suo comportamento e ha promesso che non impugnerà la decisione della commissione del ministero degli Interni che gli ha negato l’applicazione del programma di protezione. Al processo si sono costituiti parte civile alcune delle vittime delle contestate calunnie: l’attuale procuratore generale a Bologna, Ignazio De Francisci, difeso dall’avvocato Lillo Fiorello, l’ex avvocato difensore dell’imputato Ennio Sciamanna, difeso dall’avvocato Valentina Castellucci, e l’architetto Calogero Baldo, ex assessore comunale di Agrigento. Giuseppe Tuzzolino ha accusato De Francisci di avere, in cambio di un Rolex, favorito Baldo raccomandando una giovane laureata all’esame di avvocato. Ennio Sciamanna invece è stato accusato di avere, ispirato dal boss Matteo Messina Denaro, architettato un piano per uccidere alcuni magistrati tra cui l’ex procuratore di Trapani Marcello Viola e l’ex aggiunto di Palermo Teresa Principato. Nel corso del processo il legale di Tuzzolino ha chiesto che il suo cliente fosse sottoposto a perizia psichiatrica, ma il giudice ha respinto l’istanza.

16 febbraio, A Canicattì, nel centro storico, nel quartiere popolare “Borgalino”, nottetempo, un colpo di fucile è stato esploso contro il portone di uno stabile abitato da un bracciante agricolo. Sul posto per i rilievi di rito sono intervenuti gli agenti del locale commissariato. L’agricoltore è stato ascoltato dagli investigatori ma non sarebbe stato in grado di ipotizzare una spiegazione a fronte di quanto accaduto.

16 febbraio, A Favara, al confine con Agrigento Villaggio Mosè, in contrada Burrainiti, ignoti hanno rubato un mini escavatore del valore di oltre 20mila euro custodito in un appezzamento di terreno. Il mezzo sarebbe stato noleggiato dalla vittima del furto, un agrigentino, per compiere dei lavori sul terreno di proprietà.
E ad Agrigento, a San Leone, in via Pascoli, durante il giorno, ignoti malviventi, approfittando della momentanea assenza dei proprietari, hanno imperversato in una villetta e hanno rubato diversi oggetti preziosi per circa 5mila euro. Indagano i Carabinieri.

17 febbraio, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, coordinati da Giovanni Minardi, hanno sottoposto a fermo di indiziato di delitto tre indagati per associazione a delinquere finalizzata a furti nelle abitazioni, rapine e ricettazione. La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha convalidato il fermo. Si tratta di Franco Lo Manto, 44 anni, Ignazio Rallo, 36 anni, e Francesco Orlando, 22 anni, tutti di Palma di Montechiaro. Ai tre sono contestati diversi furti compiuti tra San Leone ad Agrigento, Siculiana, San Biagio Platani, Montallegro e Licata. Nell’abitazione di uno degli indagati sono stati sequestrati oltre 30mila euro, e in un’altra quasi 6mila euro. Inoltre sono stati recuperati tre mezzi di trasporto provento di furto, tra cui un camion rubato al Comune di Joppolo Giancaxio, e poi ancora oggetti preziosi e reperti vari.

17 febbraio, Il 31 maggio del 2012, lungo la strada provinciale 122, tra Agrigento e Favara, si sono scontrate una Peugeot 107, una Fiat Uno e un’Alfa Romeo 159. Un pensionato di 72 anni, Emanuele Sicilia, di Favara, alla guida della Peugeot, è morto poco dopo il ricovero al Pronto soccorso dell’ Ospedale di Agrigento. Adesso, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Antonella Carrozzieri, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna, per omicidio stradale, a 3 anni di carcere, a carico del conducente dell’Alfa Romeo, Giovanni Nobile, 55 anni, di Favara. Secondo una consulenza tecnica della Procura di Agrigento, l’automobile di Giovanni Nobile ha viaggiato su tale tratto di strada alla velocità folle di 140 chilometri orari. I difensori dell’imputato, gli avvocati Salvatore Maurizio Buggea e Angelo Mangione, hanno contestato tali conclusioni peritali. Prossima udienza il 26 marzo.

20 febbraio, I Carabinieri hanno arrestato Michele Amato, 43 anni, e Antonino Chiazza, 48 anni, di Canicattì. Risponderanno di tentata estorsione allorchè, per compensare un debito di droga, avrebbero preteso la cessione di un terreno da parte di un uomo di 48 anni di Licata il quale, temendo per la propria incolumità, ha denunciato la pretesa ai Carabinieri. Il licatese avrebbe acquistato a credito alcune dosi di cocaina per 2mila euro, ma non è riuscito a pagare il debito. I militari, con intercettazioni e pedinamenti, hanno documentato gli incontri e le richieste estorsive avanzate da Amato e Chiazza, i quali, tra l’altro, avrebbero preteso la cessione di un terreno agricolo di proprietà della vittima del valore di circa 12mila euro a fronte del debito di 2mila euro.

20 febbraio, A Palermo, al palazzo di giustizia, il giudice per le indagini preliminari presso il tribunale dei minorenni ha disposto il non luogo a procedere nei confronti di Bah Mamadou, 19 anni, originario del Senegal, difeso dall’avvocato Giuseppina Ganci del Foro di Agrigento. L’extracomunitario è stato sottoposto a fermo dalla Squadra Mobile di Agrigento perché presunto scafista di oltre 200 migranti dalle coste libiche a Lampedusa nell’agosto del 2015. Accogliendo le istanze dell’avvocato Ganci, il Tribunale dei minorenni di Palermo ha concesso il perdono giudiziale, con l’estinzione del reato di traffico di esseri umani. Il pubblico ministero aveva chiesto la pena di 2 anni di reclusione e 2 milioni di euro di multa.

20 febbraio, A Canicattì una rapina a mano armata è stata perpetrata a danno del distributore di carburanti Q8, in contrada “Madonna dell’Aiuto”, nella periferia della città, lungo la strada che immette sulla Statale 640 Porto Empedocle-Caltanissetta e dall’altro lato conduce a Delia e Licata. Ad agire sarebbero stati due o tre banditi di cui almeno uno armato di pistola e con il volto travisato da passamontagna che ha compiuto materialmente la rapina.

20 febbraio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione della requisitoria, la pubblico ministero Antonella Pandolfi ha invocato la condanna di tutti i 31 imputati nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Totem”. Rispondono di associazione a delinquere finalizzata alle scommesse illegali. La sentenza è attesa dai giudici della seconda sezione penale, presieduta da Giuseppe Miceli. La condanna più severa, 6 anni di reclusione, è stata proposta per Vincenzo Corvitto, 44 anni, di Licata, ritenuto il promotore dell’organizzazione.

21 febbraio, Il Tribunale di Agrigento, nella persona del giudice Giuseppe Miceli, ha assolto, perché il fatto non sussiste, la professoressa in pensione Giovanna Farruggia, 71 anni. La donna, difesa dall’avvocato Daniela Posante, non ha perseguitato uno studente di mezzo secolo più giovane di lei, e del quale lei, secondo la denuncia e l’ipotesi accusatoria, si sarebbe invaghita. A conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Calogero Montante, ha invocato la condanna della Farruggia a 8 mesi di reclusione. Lo studente, minorenne all’epoca di quanto sarebbe accaduto, ha denunciato di essere stato vittima di comportamenti ossessivi da parte dell’insegnante che, secondo la versione del ragazzo, si sarebbe innamorata di lui manifestando ripetutamente comportamenti ossessivi.

21 febbraio, A Ribera i Carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato due tunisini, per rapina e aggressione. I due immigrati, in viale Romagna, hanno assaltato due loro connazionali, li hanno picchiati e hanno rubato il loro portafogli. Il bottino della rapina ammonterebbe a circa 300 euro. Le due vittime sono state soccorse all’ospedale di Ribera con prognosi di 10 e di 2 giorni.

21 febbraio, Nell’ambito dell’operazione “Periferie sicure”, a Canicattì i Carabinieri hanno arrestato un marocchino sorpreso in via Vittorio Emanuele in possesso di oltre 50 grammi di marijuana. E ad Agrigento, nel centro storico, ancora i Carabinieri hanno arrestato un marocchino, attorniato da un gruppo di giovanissimi, in possesso di 10 grammi di hashish.

21 febbraio, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento hanno denunciato un uomo di 44 anni, di Palermo, per interferenza illecita nella vita privata. Il palermitano avrebbe intenzionalmente nascosto all’interno del bagno di uno studio medico un, per sorprendere così le donne che avrebbero utilizzato il servizio igienico. L’uomo denunciato è un informatore medico-scientifico. E’ stata una donna ad allarmare la Polizia, che ha rintracciato l’uomo poco dopo essersi allontanato dallo studio medico.

21 febbraio, A Palma di Montechiaro la Polizia, capitanata da Tommaso Amato, ha denunciato 5 minorenni, tra i 15 e 16 anni, sorpresi a lanciare sassi contro le automobili in transito lungo la strada statale 115. Adesso risponderanno innanzi ai magistrati della Procura presso il tribunale per i minorenni di Palermo.

22 febbraio, Il Tribunale di Agrigento ha condannato l’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, attualmente in affidamento in prova ai servizi sociali per scontare una pena definitiva ad 1 anno e 4 mesi per calunnia. Il giudice monocratico, Giancarlo Caruso, ha inflitto ad Arnone 10 mesi di reclusione per diffamazione a danno dell’ex sindaco Calogero Sodano, a cui Arnone, oltre ad accuse di mafiosità già rivelatesi infondate, ha addebitato l’inefficienza del servizio di depurazione nel mare di San Leone. La pena non è sospesa. Arnone pagherà inoltre 5mila euro di provvisionale e le spese processuali valutate in 1.700 euro.

22 febbraio, Il 26 gennaio del 2016 il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha condannato a 8 anni di carcere Salvatore Gesù Amato, 31 anni, di Palma di Montechiaro, imputato perché il 5 dicembre 2014 a Camastra avrebbe sparato contro Domenico Mancuso, 38 anni, anche lui palmese. Amato avrebbe affiancato, bloccandola, l’automobile di Mancuso, e poi, fuori dall’auto, ha sparato 6 colpi con una pistola semi automatica calibro 9 che hanno colpito Mancuso di striscio, provocandogli ferite all’emi-costato sinistro, spalla sinistra, ginocchio sinistro, alla testa e al braccio sinistro. Ebbene, il ricorso di Salvatore Gesù Amato contro la sentenza di condanna, in tutti i gradi di giudizio, è stato dichiarato inammissibile. Pertanto, i Carabinieri lo hanno arrestato per scontare la condanna subita.

23 febbraio, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno denunciato un minorenne egiziano di 17 anni. L’immigrato è stato sorpreso in piazzale Rosselli accerchiato da un gruppo di giovanissimi. Immediato si è sollevato il sospetto dei poliziotti, che sono intervenuti per controlli e perquisizioni. Il minorenne egiziano è stato sorpreso in possesso di cinque stecchette di hashish, per complessivi 7 grammi. E’ stato deferito, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Agrigento.

24 febbraio, A Lampedusa un immigrato ha sparato dei razzi di segnalazione dal centro d’accoglienza in contrada Imbriacola. Ciò ha provocato parecchia apprensione tra i residenti, che si sono accorti dello sparo e hanno intasato il centralino delle forze dell’ordine. Inspiegabile, al momento, il perché di tale gesto.

24 febbraio, A Menfi, in contrada Gurra, i Carabinieri, allarmati da una telefonata al 112, hanno sorpreso due ladri in flagranza di furto a danno dell’Ostello della Gioventù. Si tratta di due palermitani. Uno è stato arrestato, e l’altro, di 17 anni, è stato denunciato a piede libero alla Procura dei minorenni.

24 febbraio, Ad Agrigento, nel centro storico, apprensione e preoccupazione allorchè è crollata a terra una parte di cornicione del palazzo in piazza don Minzoni che ospita il Seminario Arcivescovile. Il cedimento, probabilmente, è stato favorito dalle recenti piogge torrenziali. Un’automobile posteggiata, investita dalla frana, ha subito danni. I Carabinieri e i Vigili del fuoco, intervenuti sul posto, hanno transennato l’area in attesa degli interventi di recupero sicurezza.

24 febbraio, Ad Agrigento, approfittando della pausa pranzo, ignoti ladri sono entrati furtivamente all’interno della farmacia di via Manzoni e hanno rubato l’incasso. Il bottino ammonterebbe a circa mille euro. Sul posto sono intervenuti i poliziotti della Squadra Volanti. Non vi sono tracce di effrazione. Sono stati acquisiti i filmati dell’impianto di video sorveglianza dell’esercizio commerciale.

24 febbraio, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno arrestato in carcere Elena Georgeta Fragapane, 37 anni, che sconterà una condanna a 2 anni e 2 mesi di reclusione per maltrattamenti in famiglia a danno della madre, che, nel frattempo, è deceduta.

24 febbraio, In tutta la provincia di Agrigento, nel corso delle ultime ore, è stato compiuto ad opera dei Carabinieri un servizio ad ampio raggio di controllo del territorio, a prevenzione e contrasto della criminalità. Identificate oltre 200 persone e controllati circa 100 veicoli. Elevate oltre 30 sanzioni, in particolare per mancato uso delle cinture di sicurezza, uso del cellulare alla guida, mancata copertura assicurativa e revisione. In due casi, è scattata anche la denuncia per guida in stato di ebbrezza. Sono state ritirate tre carte di circolazione ed altrettanti i mezzi sequestrati. Verifiche ed accertamenti sono stati eseguiti anche nei confronti di numerose persone sottoposte a misure cautelari di varia natura o alternative alla detenzione. Complessivamente sono state 6 le persone arrestate. A Ribera, D F (sono le iniziali del nome), 62 anni, ed I A, 60 anni, entrambi per espiazione pena. A Favara, C L, 40 anni, per violazione di misura cautelare. A Realmonte, I G, 81 anni, sottoposto alla detenzione domiciliare per sconto pena. A Licata, L V E, 41 anni, agli arresti domiciliari per aver violato una misura cautelare. A Naro una pensionata è stata ristretta agli arresti domiciliari per aver violato la normativa sulle armi, in quanto non ha regolarizzato il possesso di una pistola semi-automatica calibro 7.65 ed un fucile doppietta calibro 16. Le armi sono state sequestrate e poste a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

26 febbraio, A Porto Empedocle lungo la strada statale 115, nei pressi del quartiere “Grandi Lavori”, due persone hanno teso un agguato ad un uomo di 50 anni, che è stato aggredito e picchiato con un bastone. La vittima è stata soccorsa in ospedale, ad Agrigento. La prognosi è di 7 giorni. I poliziotti del commissariato “Frontiera”, diretto dal vice questore, Cesare Castelli, hanno denunciato a piede libero uno dei due presunti aggressori, anche lui 50enne, che risponderà di lesioni personali aggravate. Il bastone è stato sequestrato.

26 febbraio, A Naro la casa di campagna del sindaco, Lillo Cremona, in contrada “Incantaro Timpanaro”, ha subito la seconda, in 5 mesi, incursione furtiva. Ignoti hanno forzato il cancello d’ingresso e hanno rubato circa 20 quintali di mandorle, motoseghe, compressori e altro materiale dello stesso genere. Ai Carabinieri della locale Stazione è stata presentata una denuncia di furto contro ignoti.

26 febbraio, La Polizia Ferroviaria di Agrigento ha arrestato Joanes Ciccarello Cicchino, 19 anni, di Santo Stefano Quisquina. Il giovane avrebbe rubato un’automobile Fiat Panda momentaneamente posteggiata, con le chiavi ancora nel quadro di accensione, nei pressi della stazione di Agrigento bassa. Il proprietario, un agrigentino, al bar per un caffè, si è accorto del furto e ha telefonato al 113. Ad Agrigento, in contrada San Benedetto, una pattuglia della Polfer ha intercettato e bloccato la Fiat Panda con a bordo il 19enne, adesso recluso nel carcere di contrada Petrusa.

27 febbraio, A Canicatti due malviventi, travisati al volto e armati con un coltello da cucina, hanno minacciato i dipendenti e hanno rapinato un distributore di carburanti nei pressi dell’ospedale. Il bottino ammonterebbe a circa mille euro, l’incasso della giornata. I due rapinatori hanno abito utilizzando una Fiat Panda rubata poco prima in via Cuba. Indagano i Carabinieri.

27 febbraio, A Favara i Carabinieri hanno arrestato Emanuele Di Dio, 39 anni, già ristretto ai domiciliari. I militari hanno perquisito la sua abitazione e lo hanno sorpreso in possesso di 2 grammi di eroina, 440 euro in contanti, strumenti per trattare e pesare lo stupefacente, e un rotolo di cellophane. Di Dio, già arrestato lo scorso 9 febbraio, è difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano.

27 febbraio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, ha rinviato a giudizio Calogero Donato, 28 anni, di Porto Empedocle. E’ imputato di tentato omicidio perché il primo aprile del 2016 avrebbe tentato di investire con l’automobile il cognato, Yorge Rejes Bellanca, 35 anni. Lo stesso cognato Bellanca è giudicato in abbreviato perché imputato di minacce, che avrebbe rivolto a Donato dopo il presunto tentativo di investimento.

27 febbraio, Il Tribunale di Sciacca ha condannato ad un anno di reclusione Mario Buscemi, 66 anni, di Menfi. Non adottando le opportune cautele, il 13 giugno del 2012 avrebbe appiccato il fuoco ad alcune cassette in legno, e il fuoco, divampando, avrebbe bruciato attrezzi agricoli di un’altra persona, che si è costituita parte civile.

27 febbraio, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento due persone di 25 anni ciascuno. Risponderanno di violazione di domicilio, danneggiamento aggravato, lesioni personali gravi, e porto ingiustificato di coltello. Per presunti contrasti di vicinato, i due sarebbero entrati con forza in casa di un uomo di 30 anni, e lo avrebbero violentemente picchiato, scaraventando inoltre lo scooter di lui giù per le scale. La vittima dell’aggressione è stata soccorsa in ospedale.

27 febbraio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, ha rinviato a giudizio Vincenzo Caruso, 62 anni, dirigente regionale, imputato di stalking a sfondo sessuale a danno di un’impiegata. Caruso è difeso dagli avvocati Vincenzo Caponnetto e Walter Tesauro. Il marito della presunta vittima delle molestie è parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Arnone. E il Centro antiviolenza e antistalking “Telefono aiuto” è parte civile con l’avvocato Davide Santamaria.

27 febbraio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Margherita Licata, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 6 mesi di reclusione a carico di Giuseppe Li Vecchi, 27 anni, di Siculiana, imputato di avere utilizzato una pagina Facebook per rivolgere minacce di morte al sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella. Il 22 novembre del 2015 su Facebook furono scritte minacce di morte e insulti contro Lauricella, con foto di proiettili. Il sindaco è parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Oddo. Li Vecchi è assistito dall’avvocato Gianfranco Pilato.

27 febbraio, Ad Agrigento la Polizia, allarmata dai titolari dell’esercizio commerciale, ha denunciato a piede libero una giovane donna per furto, perché ha rubato, in un supermercato nella zona di Bonamorone, una vaschetta con due bistecche, un pacco di pannolini per neonati e un pacco di salviettine umidificate. Nel frattempo diversi cittadini di Agrigento hanno telefonato al 113 per conoscere il nome e l’indirizzo della donna al fine di aiutarla con eventuali donazioni. E la consigliere comunale Nuccia Palermo ha sollecitato l’ufficio Servizi sociali del Comune ad attivarsi per un adeguato intervento.

1 marzo, Il Tribunale di Agrigento ha assolto i 41 imputati nell’ambito dell’inchiesta antidroga “Ballarò”. Il blitz dei Carabinieri pilotato dalla Procura della Repubblica di Agrigento scattò all’alba del 15 giugno 2010, poche ore dopo la conclusione della partita ai mondiali di calcio Italia – Paraguay. Oltre 300 militari del Comando provinciale e della Compagnia di Licata eseguirono 42 arresti in carcere e 8 ai domiciliari su 124 indagati inizialmente nel mirino dal 2008, quando furono intraprese le indagini ipotizzando in attività un fiorente business di marijuana, hashish e cocaina tra Licata e dintorni. E l’operazione è stata battezzata “Ballarò”, perché le bande di presunti pusher si sarebbero rifornite nel quartiere omonimo di Palermo. Il 19 aprile del 2012 la giudice, all’epoca, per le udienze preliminari, Luisa Turco, ha rinviato a giudizio tutti gli imputati, 41, che hanno scelto di essere giudicati con il rito ordinario. E il 14 giugno 2012, la stessa giudice Turco ha assolto i sei imputati processati in abbreviato. Ebbene, adesso, a conclusione del processo di primo grado, la prima sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Maria Alessandra Tedde, a fronte della proposta di condanna di 7 imputati da parte della Procura, ha assolto tutti i 41. E si tratta di: Angelo Alabiso, 32 anni, Dario Balsamo, 35, Maria Stefania Concetta Bonaffino, 41, Michele Bonvissuto, 45, Francesco Bosa, 42, Francesco Calderaro, 28, Giuseppe Cambiano, 33, Salvatore Carusotto, 44, Angelo Castagna, 58, Pietro Cavallo, 40, Maurizio Consagra, 26, Gaetano Di Bartolo, 43, Angelo Di Pietro, 27, Carmelo Federico Savio, 32, Francesco Florio, 38, Francesco Incorvaia, 45, Alessandro Licata, 31, Domenico Lombardo, 75, Francesco Lombardo, 34, Gaspare Lombardo, 46, Antonio Cannizzaro, 50, Carmelo Marino, 35, Giacomo Marino, 42, Nicola Fabrizio Marino, 37, Enrico Marra, 31, Marco Morello, 32, Salvatore Napoli, 41, Marco Russo, 49, Baldassare Ruvio, 52, Salvatore Scalisi, 48, Erica Sgreva, 28, Andrea Spiteri, 45, Giovanni Tardino, 46, Salvatore Gueli, 41, Gaspare Gaetano Trigona, 32, Angela Valletti, 38, e Carlo Valletti, 36 anni.

2 marzo, Il Tribunale di Agrigento, condividendo quanto proposto dalla Procura, ha assolto sette imputati di alcuni presunti illeciti nell’ambito dell’appalto per la gestione dello stadio di Cattolica Eraclea. Si tratta di Giuseppe Costanza, 51 anni, Gaspare Tutino, 64 anni, Carlo Calogero Baldone, 49 anni, Giuseppe Schembri, 39 anni, Francesco Gambino, 53 anni, e Giuseppe Lauricella, 50 anni, tutti componenti di un’associazione sportiva, e l’ingegnere Valeria Maria Tutino, 39 anni, all’epoca di quanto contestato dirigente dell’Ufficio tecnico del Comune. Il collegio difensivo è stato composto dagli avvocati Santo Lucia, Angelina Spagnolo e Giovanni Vaccaro.

3 marzo, A Ribera i Carabinieri hanno arrestato due tunisini che hanno minacciato, aggredito e violentemente picchiato altri due tunisini pretendendo i loro soldi e i generi alimentari appena acquistati. I due arrestati sono Kalil Karoui, 31 anni, e Safoine Moussa, 23 anni, e risponderanno di rapina aggravata, minacce e lesioni. Peraltro si tratta di due tunisini già destinatari del decreto di espulsione. I connazionali feriti, di 20 e 23 anni, sono stati soccorsi all’ospedale di Ribera.

3 marzo, Il 17 giugno del 2011, poco prima delle ore 22, accadde un incidente stradale lungo la statale 115, tra Licata e Gela, nei pressi del lido Bellia. Si scontrarono una Renault Clio e un Suv Bmw. A bordo della Renault, condotta da Angela Cammilleri, di Licata, gravemente ferita, sono morte le due figlie della donna, Chiara e Alessia Bruna, di 3 e 9 anni. Adesso il conducente del Suv Bmw è stato arrestato per scontare la condanna definitiva a 3 anni e 4 mesi di carcere per lesioni personali colpose aggravate e omicidio colposo. Si tratta di Angelo Vitali, 35 anni, di Licata, trasferito nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

3 marzo, A Palma di Montechiaro i Carabinieri della locale Stazione hanno arrestato un bracciante agricolo di 52 anni, Francesco Bonsignore, sorpreso in possesso di un etto di marijuana. L’indagato, ristretto ai domiciliari, è stato prima oggetto di un pedinamento e poi di una perquisizione domiciliare. All’interno di un cesto per la raccolta della spazzatura, nel garage dell’abitazione di Bonsignore, è stato scoperto un sacchetto con dentro i cento grammi di marijuana.

3 marzo, I poliziotti della Stradale di Agrigento, coordinati da Andrea Morreale, hanno denunciato per guida in stato di ebbrezza una ragazza di 27 anni di Aragona che a bordo della sua automobile, in accertato stato di ubriachezza, si è schiantata più volte contro il guardrail in contrada san Giusippuzzu.

5 marzo, A Racalmuto è stato ritrovato Angelo Cipolla, il pensionato di 67 anni del quale non vi è stata più traccia da venerdì scorso 2 marzo. L’uomo è stato colto stremato e confuso, in buono stato di salute, ed è stato affidato alle cure dei sanitari del 118. Hanno operato i Vigili del fuoco del nucleo topografia applicata al soccorso di Palermo e Agrigento, insieme al nucleo cinofilo di Siracusa. La Prefettura ha inoltre attivato il piano provinciale di ricerca delle persone scomparse e hanno collaborato alle ricerche del pensionato anche unità cinofile e soccorso della Polizia di Stato e dei Carabinieri di Agrigento, la Protezione civile e i volontari, che hanno setacciato decine di ettari del bosco di Sant’Antonino.

5 marzo, A Sciacca il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alberto Davico, ha rinviato a giudizio cinque saccensi e un tunisino nell’ambito di un’inchiesta antidroga coordinata dalla locale Procura della Repubblica. Si tratta di Daniele Salvatore Fucarino, 39 anni, Vittorio Cristian Lo Grasso, 35 anni, Filippo Bono, 28 anni, Emanuele Gambino, 31 anni, Piero Maniscalco, 38 anni, e poi il tunisino Ouissem Jedday, di 30 anni, residente a Mazara del Vallo.

6 marzo, A Canicattì sono state perpetrate una rapina e una tentata rapina. La prima a danno di una tabaccheria in via Carlo Alberto, dove ha agito un uomo, vestito in tuta con il grafico di Batman disegnato, che ha minacciato i due coniugi sessantenni titolari e ha arraffato circa 500 euro dalla cassa. Il titolare, nel tentativo di opporre resistenza, si è ferito ad una mano. E poi nel mirino vi è stato il supermercato Carrefour in via Vittorio Emanuele, dove ancora un solo bandito, armato di coltello, si è diretto minaccioso verso una cassa ma poi, forse perché preoccupato dal sopraggiungere di altri impiegati, ha desistito e si è dileguato.

7 marzo, La Guardia di Finanza sequestra beni per 120 milioni di euro all’imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, già condannato per concorso esterno alla mafia. Lo scorso 27 giugno 2017, a Palermo, al palazzo di giustizia, in Corte d’Appello, la Procura Generale, tramite Rita Fulantelli, a conclusione della requisitoria, ha invocato la conferma della condanna inflitta in primo grado, a 6 anni e 6 mesi di reclusione, a carico dell’imprenditore di Racalmuto, Calogero Romano, 61 anni, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, già impegnato nel settore del calcestruzzo e che poi ha diversificato adoperandosi nella posa delle reti telematiche. E le sue aziende sono attualmente le prime in tale ambito nella Sicilia occidentale. Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Romano avrebbe intrattenuto rapporti d’affari con gli ex capimafia di Racalmuto, Maurizio Di Gati e Ignazio Gagliardo, che è stato dipendente dello stesso Romano, poi pentiti e che lo accusano, e poi sarebbe stato in contatto con il già capo di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone. Adesso la Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, accogliendo quanto proposto dal Procuratore aggiunto, Marzia Sabella, ha ordinato il sequestro di beni per 120 milioni di euro del gruppo Romano, tra 10 aziende con annessi 119 immobili e 16 rapporti bancari. La Guardia di Finanza palermitana, capitanata dal colonnello Francesco Mazzotta, ha ricostruito relazioni e complicità dell’imprenditore avvalendosi soprattutto delle dichiarazioni di Maurizio Di Gati, che ha raccontato: “Romano si mise a disposizione per assumere personale indicato da noi. Gli accordi erano che saremmo stati soci occulti, sia nella ditta di fili elettrici sia nella società che doveva realizzare l’autodromo a Racalmuto. E avremmo diviso i guadagni”. Infatti, il maxi sequestro ha compreso anche l’Autodromo internazionale “Valle dei Templi” di Racalmuto, gestito dalla “Program group racing engineering srl”, e le società impegnate nella conduzione della fibra ottica, la Romano Telecomunicazioni srl e la Mediterranea cavi spa. A Calogero Romano è contestato anche di avere fornito il calcestruzzo a imprese in odor di mafia per costruire uno dei primi centri commerciali della Sicilia, “Le Vigne”, in territorio di Castrofilippo. E le Fiamme Gialle, in riferimento a tali opere, affermano: “Per quei lavori l’imprenditore ha fatto sistematicamente ricorso a sovra-fatturazioni delle forniture di calcestruzzo, per precostituire fondi neri necessari al sostentamento della famiglia mafiosa di Canicattì”.

8 marzo, La Procura della Repubblica di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio del dirigente del dipartimento urbanistico di Licata, Vincenzo Ortega, 57 anni, e dell’imprenditore di Caltanissetta, Luigi Francesco Geraci, 74 anni, per, a vario titolo, abuso d’ufficio e falso in atti pubblici nell’ambito di un’inchiesta avviata sulla costruzione del porto turistico di Marina di Cala del Sole a Licata. La Procura ipotizza un danno all’Erario di circa 7 milioni di euro. ha eseguito un provvedimento di sequestro, emesso dal Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, di attività commerciali, immobili e posti barca nell’area del Demanio marittimo del porto turistico di Licata. Nell’inchiesta della Procura vi sono altri 22 indagati per reati in materia di edilizia e per occupazione abusiva di demanio marittimo. Le indagini sono state intraprese, tra l’altro, a seguito di esposti, alcuni dei quali presentati dall’associazione licatese “A testa alta”. Il progetto di costruzione del porto turistico di Licata è della società “Iniziative immobiliari S.p.a”, di cui Geraci è legale rappresentante e, nel 2006, ha ricevuto una concessione di superficie del Demanio marittimo su cui, in seguito, nel tempo, ha costruito diverse strutture relative al progetto immobiliare. A Ortega si contesta di avere avuto un atteggiamento di favoritismo nei confronti della società consentendogli di risparmiare oltre 7 milioni di oneri concessori che sarebbero stati dovuti per la realizzazione di cabine, locali commerciali e servizi. Le altre contestazioni di reato ruotano intorno al mancato rinnovo alla società di Geraci della concessione sul Demanio marittimo ad opera della Regione, e ciò avrebbe dovuto bloccare ogni attività edilizia successiva al diniego.

8 marzo, Un omicidio a colpi d’arma da fuoco è stato commesso al mattino di oggi a Favara, in via Armando Diaz. La vittima è Emanuele Ferraro, 41 anni. Sul posto sono subito intervenuti i Carabinieri della locale Tenenza, e il procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio. Non si esclude alcuna ipotesi investigativa. Un indizio, in particolare, è valutato con attenzione: Emanuele Ferraro è stato destinatario, lo scorso 21 novembre, di un avviso di garanzia nell’ambito dell’indagine sull’agguato a Favara, in via Torino, a tarda sera dello scorso 23 maggio 2017, a colpi di kalashnikov, contro Carmelo Nicotra, 35 anni, che ha lavorato come panettiere a Liegi, in Belgio, e che poi è rientrato a Favara perché infortunato. Insieme ad Emanuele Ferraro, nel registro degli indagati della Procura della Repubblica di Agrigento sono state iscritte altre cinque persone. Adesso le indagini inevitabilmente ruoteranno intorno a ciò che assume sempre più i connotati di una sanguinosa faida in corso lungo l’asse tra Favara e Liegi in Belgio. Infatti, il 3 maggio 2017, in Belgio, a Liegi, nella frazione di Sclessin, è stato ucciso a colpi di kalashnikov Baldassare “Rino” Sorce, 50 anni, originario di Favara, titolare del bar, ristorante e pizzeria “Grande Fratello”. Ancora a Liegi, in Belgio, il 14 settembre 2016, altri due agrigentini sono stati nel mirino di armi da fuoco. Mario Jakelich, 28 anni, originario di Porto Empedocle, è stato colpito mortalmente alla testa. E Maurizio Di Stefano, 40 anni, di Favara, è stato ferito gravemente. Poi il 26 ottobre 2016, a Favara, in corso Vittorio Veneto, è stato assassinato Carmelo Ciffa, 42 anni, di Porto Empedocle.

9 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, in occasione del giudizio abbreviato nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento del mare a San Leone all’epoca dei pennelli fognari, la pubblico ministero, Antonella Pandolfi, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 6 mesi di reclusione a carico di Rita Vetro, 61 anni, di Favara, titolare di un laboratorio di analisi, imputata perché avrebbe formato numerosi rapporti di prova ritenuti falsi su campioni di scarichi fognari. E poi 3 anni di reclusione a carico del dirigente tecnico di Girgenti Acque, Calogero Sala, 56 anni, imputato di danneggiamento, frode in pubbliche forniture, falso e truffa, allorchè i lavori di manutenzione dei pennelli a mare, per un importo di circa 1 milione e 800mila euro, sarebbero stati eseguiti in difformità da norme e contratti. Gli altri 5 imputati, che non hanno scelto il rito abbreviato, sono in attesa delle decisioni della giudice per le udienze preliminari, Alessandra Vella, che si pronuncerà il prossimo 16 marzo.

12 marzo, A Sciacca, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale ha condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione Vito Gennaro, 84 anni, arrestato dai Carabinieri lo scorso 10 gennaio perché sorpreso in possesso di un arsenale di armi e munizioni, tra 12 pistole semiautomatiche e revolver, un fucile di fabbricazione artigianale ed oltre 400 cartucce.

12 marzo, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, capitanati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Salvatore Gangarossa, 46 anni. L’uomo, in esecuzione di un ordine di carcerazione emesso dalla Corte d’Appello di Palermo, sconterà 1 anno e 4 mesi di reclusione per danneggiamento aggravato di un’automobile della Polizia, violazione di domicilio della ex convivente e resistenza a pubblico ufficiale, il tutto risalente al 2015.

13 marzo, Il Tribunale di Agrigento, tramite la giudice per le indagini preliminari Alessandra Vella, ha convalidato l’arresto ad opera dei Carabinieri di tre indagati per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio. La giudice Vella ha però imposto la misura cautelare dell’obbligo di dimora ad Agrigento a carico di uno soltanto dei tre, A P, sono le iniziali del nome, 34 anni, di Agrigento. Gli altri due, dei quali uno si è giustificato sostenendo che la droga fosse destinata al consumo personale, sono invece indagati a piede libero in attesa del processo. Nel corso delle perquisizioni nelle abitazioni dei tre sono stati scoperti e sequestrati 10 grammi di cocaina, 50 grammi di marijuana e 120 grammi di hashish. La pubblico ministero, Simona Faga, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, ha invocato l’arresto ai domiciliari dei tre.

14 marzo, Sette impiegati pubblici al Comune di Cianciana, in provincia di Agrigento, risponderanno ai magistrati della Procura della Repubblica di truffa a danno dello Stato e falsa attestazione di presenza in servizio. I Carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Cammarata hanno indagato dal febbraio 2017, incoraggiati da alcune segnalazioni di assenteismo. Prima il sospetto, poi due telecamere all’interno e all’esterno del Municipio, poi i pedinamenti e poi il riscontro: i sette “furbetti”, presunti parassiti a carico delle tasse che pagano i cittadini contribuenti, sono stati scoperti durante l’orario di lavoro tutt’altro che a lavoro. Uno stende i panni, la biancheria, l’altro ristora con il cibo le sue galline, e un altro ancora passeggia fischiettando in allegria. Ecco perché l’operazione è stata battezzata “Fuori dal Comune”, nel senso letterale, perché nel senso aggettivale non è poi mica tanto fuori dal comune che ciò accada, perché è già accaduto miriadi di volte che impiegati pubblici, definiti infatti “furbetti”, siano sorpresi in raccapricciante condizione di fannulloni penalmente rilevante. Ai sette impiegati del Comune di Cianciana è stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia Giudiziaria. Le fotografie e i video dei Carabinieri hanno documentato la “Dolce vita” dei dipendenti incriminati: inserisco il tesserino magnetico all’inizio e poi alla fine dell’orario di lavoro, nel frattempo mi occupo degli affari miei, esco fuori, utilizzo una porta retrostante così nessuno si accorge, ah ah ah. Oppure dichiaro che esco per servizio, e invece salto tra il panificio e la pescheria. Anzi, di più: ho inserito oggi il tesserino di inizio lavoro, e lo inserisco di nuovo domani, così accumulo ore in più di lavoro, e quindi poi beneficio dei “riposi compensativi”, ah ah ah. Quanto sono furbo, anzi furbetto, tanto il 27 ho lo stipendio che mi pagano i miei concittadini tartassati dalle tasse”.

14 marzo, Il Tribunale di Sciacca ha assolto l’imprenditore oleario Mario Russo, 70 anni, di Sciacca, imputato di avere effettuato un’attività non autorizzata di stoccaggio di reflui industriali e di sversamento abusivo delle acque di vegetazione generate dalla molitura delle olive. La Procura saccense ha invocato la condanna al pagamento di un’ammenda di 15mila euro. Il difensore di Russo, l’avvocato Giuseppe Brancato, commenta: “E’ sempre gratificante veder riconosciuta da un tribunale l’oggettiva correttezza dell’operato di un’azienda che, peraltro, nel territorio si è sempre contraddistinta per la produzione di prodotti di altissima qualità nel rispetto delle leggi e dei regolamenti”.

14 marzo, Il Tribunale di Sciacca ha assolto, perché il fatto non sussiste, dall’imputazione di frode in commercio, l’imprenditore Michele Bono, 51 anni, di Sciacca. Un suo quantitativo di olio, per un valore di circa 100mila euro, fu bloccato a La Spezia il 23 novembre del 2010 perché ritenuto non commestibile. Le perizie processuali hanno provato che proprio la lunga sosta in Liguria e l’esposizione alle escursioni termiche avrebbero trasformato l’extra vergine in lampante, quindi non commestibile. Cinque certificati di analisi del laboratorio delle dogane di Palermo hanno attestato che si trattava di extra vergine.

15 marzo, A Casteltermini un uomo di 62 anni si è presentato al Municipio, affermando di attendere il sindaco per conferire con lui. A fronte dell’atteggiamento nervoso dello stesso, un Vigile Urbano ha telefonato ai Carabinieri, che sono intervenuti sul posto e hanno perquisito il pensionato sorprendendolo in possesso di una pistola a tamburo calibro 38, con matricola abrasa, carica con 5 colpi, pronta a sparare. L’uomo è stato arrestato in flagranza di reato per porto illegale di arma da fuoco. E’ recluso in carcere. La pistola e le cartucce sono state sequestrate e saranno oggetto di esame balistico.

15 marzo, A Porto Empedocle i Carabinieri hanno arrestato Pietro Fratacci, 29 anni, sorpreso in possesso, nel corso di una perquisizione domiciliare, di 100 grammi di hashish. Fratacci, che risponde di detenzione di sostanza stupefacente a fini di spaccio, è difeso dall’avvocato Daniele Re ed è ristretto ai domiciliari.

15 marzo, Gli agenti della Polizia Stradale di Agrigento, capitanati da Andrea Morreale, hanno arrestato un uomo originario del Marocco e residente ad Aragona. H K, sono le iniziali del nome, è stato sorpreso a rubare cartelli della segnaletica stradale in un deposito dell’Anas. Ha tentato la fuga lungo la statale 189 ma è stato inseguito e ammanettato per furto aggravato, e denunciato per resistenza a pubblico ufficiale e guida in stato d’ebbrezza alcolica perché ubriaco. L’arresto è stato convalidato. Al marocchino è stato imposto l’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria.

15 marzo, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno arrestato quattro tunisini, presunti responsabili di avere appiccato, giovedì 8 marzo, un incendio al centro d’accoglienza a Lampedusa, adesso chiuso temporaneamente dal ministero dell’Interno. I quattro africani, secondo gli investigatori, avrebbero incendiato la struttura al fine così di essere trasferiti altrove, sulla terraferma, e potersi di conseguenza dileguare. L’inchiesta a carico dei quattro tunisini, tutti ventenni, è coordinata dalla sostituto procuratore di Agrigento, Paola Vetro. Peraltro, i migranti hanno tentato finanche di impedire l’intervento dei Vigili del fuoco, così da aggravare ancor più i danni. Sono reclusi nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

15 marzo, Ad Agrigento i poliziotti della Digos, in esecuzione di un’ordinanza cautelare emessa dalla Procura, hanno arrestato ai domiciliari l’imprenditore e albergatore di Agrigento, Vincenzo Sinatra, 83 anni. Le ipotesi di reato contestate sono falso ideologico e abuso d’ufficio, anche a carico di altri tre indagati a piede libero, Tito Cece, 71 anni, di Salerno, Dania Ciaceri, 62 anni, di Noto, Dirigente del Servizio Patrimonio del Dipartimento del Bilancio e del Tesoro della Regione Sicilia, e Ninfa Cangemi, 57 anni, funzionario del Servizio Patrimonio del Dipartimento del Bilancio e del Tesoro della Regione Sicilia. Secondo quanto emerso dalle indagini della Procura di Agrigento, gli indagati avrebbero formato atti pubblici falsi preliminari alla vendita a favore della ditta TAS S.r.l. di un appezzamento di terreno appartenente al Demanio della Regione Siciliana sito nel territorio del Comune di Agrigento nel complesso denominato “Villa Genuardi”, e ubicato in area di interesse archeologico. Tali atti sarebbero ideologicamente falsi in quanto aventi per oggetto un’area di estensione maggiore a quella rispetto alla quale la Soprintendenza ai Beni Culturali di Agrigento ha espresso parere positivo alla vendita a favore della TAS. In particolare Sinatra, quale rappresentante della Tas, e Cece, quale libero professionista, avrebbero indotto Dania Ciaceri, Dirigente del Servizio Patrimonio del Dipartimento del Bilancio e del Tesoro della Regione Sicilia, a trasmettere al Genio Civile una nota con la quale individuare l’area del terreno del Demanio da vendere alla ditta TAS, anziché in riferimento alla sola porzione di area già concessa alla TAS per la quale era stato dato il parere positivo alla vendita, con una maggiore estensione pari a 3400mq con inclusione di una fascia di circa 2.200mq che era invece stata data in consegna alla TAS solo ai fini di manutenzione del terreno, determinando la Ciaceri ad autorizzare il frazionamento dell’area da cedere alla TAS. Inoltre avrebbero indotto Ninfa Cangemi, funzionario del Servizio Patrimonio del Dipartimento del Bilancio e del Tesoro della Regione Sicilia, delegata alla stipula dell’atto notarile, a sottoscrivere l’atto di compravendita tra la parte venditrice Regione Sicilia e l’acquirente, ovvero la ditta TAS.

15 marzo, A Favara i Carabinieri hanno pizzicato un ristoratore, e lo hanno beccato tra cibi scaduti e un topo morto. E i militari hanno ordinato: “Tu, ristoratore, chiudi la saracinesca e non la risollevare fino a quando il giudice lo vorrà”. E così è stato. Il titolare del ristorante ha spento interruttori e fornelli, e poi ha ruotato i chiavistelli. Poi ha intascato un verbale con una multa da pagare, 10mila euro. Mizzica, e come mai? Perché i Carabinieri della locale Tenenza, insieme ai colleghi del Nas, il Nucleo antisofisticazioni, di Palermo, hanno ispezionato il suo locale, nell’ambito di un ordinario controllo a tutela dell’igiene e della salute pubblica. Ebbene, nel corso dell’ispezione sono saltati fuori prodotti ittici e caseari male conservati, poi alimenti carenti della necessaria tracciabilità (quindi di origine e provenienza ignota), e poi nelle cucine è stato scoperto un topo morto, forse perché avrà assaggiato i prodotti male conservati e si sarà intossicato. Prima che agli ignari clienti fosse offerta la classica “mela di Biancaneve”, bella fuori e avvelenata dentro, il sequestro è stato immediato: i militari hanno sigillato circa 550 chili (che sono oltre 5 quintali e oltre mezza tonnellata) tra carne, vino, olio, pesce, formaggi, tutti scaduti, in pessimo stato di conservazione o non tracciati. Poi, i Carabinieri hanno telefonato al personale sanitario ispettivo dell’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento, competente ai provvedimenti amministrativi: “Pronto, siamo i Carabinieri, venite, c’è lavoro per voi”. Infatti, gli ispettori sanitari hanno redatto e firmato la sospensione dell’attività, e poi hanno sommato le tante violazioni conteggiando circa 10mila euro di sanzione da pagare. Ecco l’epilogo dell’intervento a Favara, l’ultimo di uno dei tanti del genere predisposti dal Comando provinciale dell’Arma di Agrigento, alle redini del colonnello Giovanni Pellegrino, in tutta la provincia agrigentina.

16 marzo, A Canicattì, in via Giudice Saetta, in periferia, due banditi, travisati e armati di pistola, hanno rapinato il distributore di carburanti “Db”. I due, a bordo di una Fiat Uno di colore verde, hanno minacciato un dipendente e gli hanno rubato l’incasso della giornata, oltre 600mila euro. Indagano Polizia e Carabinieri.

16 marzo, I Carabinieri della stazione di Ravanusa hanno arrestato cinque operai, un licatese di 56 anni, un catanese di 53 anni e tre originari di Barcellona Pozzo di Gotto, impiegati in una impresa di costruzioni, con sede a Barcellona Pozzo di Gotto. I cinque sono stati sorpresi intenti a bruciare rifiuti pericolosi, in particolare materiali plastici, all’interno di una scuola materna a Ravanusa, anziché smaltirli affidandoli a imprese specializzate. I cinque operai risponderanno di combustione illecita di rifiuti pericolosi, con l’aggravante di aver agito nell’esercizio di un’impresa, ottenendo un notevole abbattimento dei costi.

17 marzo, A Sciacca, nel centro storico, i Carabinieri, insospettiti dall’atteggiamento nervoso e anomalo di due viandanti appena fuoriusciti da un pullman proveniente da Palermo, li hanno perquisiti. Nelle tasche dei due ventenni sono stati scoperti alcuni panetti di hashish per un peso complessivo di 300 grammi. I due sono stati ristretti ai domiciliari, e risponderanno di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti. La droga, al dettaglio, avrebbe potuto fruttare oltre 2mila euro.

17 marzo, Campobello di Licata, posto di blocco dei Carabinieri, si approssima un’automobile ad elevata velocità, i militari sollevano la paletta rossa alt, l’automobile prima accenna a rallentare, poi invece accelera e scappa, scatta l’inseguimento lungo le strade del centro cittadino, l’automobile fuggitiva sbanda e si schianta contro la saracinesca di un negozio di abbigliamento. L’auto, una Peugeot 205, è risultata rubata alcune ore prima a Ravanusa. A bordo due minorenni sono stati arrestati e risponderanno di furto e danneggiamento aggravato.

17 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, ha condannato Giuseppe Cannella, 38 anni, di Palma di Montechiaro, agricoltore, a 4 anni di reclusione. Cannella, lo scorso 14 settembre, è stato arrestato dalla Squadra Mobile di Agrigento perché sorpreso a coltivare 968 piante di marijuana per un peso complessivo di 26 quintali, in contrada Rosa Marina, a Licata, tra 11 serre lunghe 35 metri. In un altro terreno in località Monte Pizzuto, nella disponibilità di Cannella, sono stati scoperti altri 46 chili di marijuana in fase di essiccazione.

17 marzo, A Grotte, nel centro storico, in via Orsini, quattro colpi di fucile da caccia sono stati sparati contro il cancello di un’abitazione disabitata. L’immobile è di proprietà di un operaio di 29 anni. Indagano i Carabinieri.

17 marzo, Ad Agrigento due furti in abitazione sono stati commessi tra via Esseneto e il centro storico. In entrambi i casi sono stati rubati oggetti preziosi ed elettrodomestici. Indagini in corso.

19 marzo, Accogliendo quanto richiesto dalla Procura Generale, la Cassazione ha ritenuto non ammissibili i ricorsi degli imputati, e ha confermato cinque condanne nell’ambito dell’inchiesta antimafia nell’Agrigentino cosiddetta “Nuova Cupola”. Nel dettaglio: Carmelo Vetro, 32 anni, di Favara, condannato a 9 anni di reclusione. Poi Pietro Capraro, 38 anni, di Agrigento, 9 anni e 6 mesi. Gaetano Licata, 33 anni, di Agrigento, 10 anni. Poi Maurizio Romeo, 47 anni, di Porto Empedocle, 14 anni. E poi Gerlando Russo, 44 anni, di Porto Empedocle, 9 anni.

19 marzo, Accogliendo le tesi del difensore, l’avvocato Luigi La Placa, del Foro di Sciacca, la Cassazione ha annullato, con rinvio ad altra sezione di Corte d’Appello, la sentenza di condanna emessa in Appello a carico di un giovane imputato di abuso sessuale. Il ragazzo, accusato, in particolare, di palpeggiamenti, è stato condannato in primo grado a 5 anni di reclusione oltre al risarcimento del danno a favore della parte civile costituita. L’avvocato La Placa ha proposto appello al giudice di secondo grado, censurando la sentenza di primo grado sotto diversi profili giuridici, ritenendo che dall’istruttoria dibattimentale non fossero emersi sufficienti elementi di prova a carico del giovane. La Corte d’Appello, accogliendo parzialmente i motivi di appello, ha riformato la sentenza di primo grado, e ha ridotto la condanna da 5 a 3 anni e 4 mesi, e ridotto altresì l’entità del risarcimento. Poi l’avvocato Luigi La Placa ha proposto ricorso in Cassazione censurando la sentenza di secondo grado per diversi motivi di diritto, tra vizio di motivazione, carenze, contraddittorietà e illogicità. Dunque, la Suprema Corte ha annullato la condanna rinviando la trattazione ad altra sezione di Corte d’Appello.

19 marzo, Ad Agrigento i Carabinieri della locale Compagnia, a seguito di alcuni movimenti sospetti nei pressi di piazzale Ravanusella, nel centro storico, hanno perquisito un uomo di 32 anni originario della Tunisia, H N sono le iniziali del nome. Il tunisino è stato arrestato perché sorpreso in possesso di 5 dosi di hashish, del peso complessivo di 20 grammi, e di 200 euro, verosimilmente provento dello spaccio. L’immigrato risponderà di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

19 marzo, Ad Agrigento non accenna a placarsi l’escalation di furti nelle abitazioni. A San Leone, nonostante il potenziamento dei controlli disposti dalle Forze dell’ordine, sono stati compiuti dei furti, soprattutto di oggetti preziosi, in Via dei Giacinti, e poi in Via delle Calendule, dei Garofani, dei Girasoli, e poi via Restivo, e poi ancora al Quadrivio Spinasanta.

19 marzo, Il Tribunale di Agrigento ha assolto, perché il fatto non sussiste, cinque imputati di avere scaricato illegalmente materiale nella cava di un imprenditore di Villaseta. I cinque, tra agrigentini e favaresi, sono Settimo Cannistraro, Giuseppe Dalli Cardillo, Antonio Vullo, Maurizio Polifemo e Calogero Burgio. Alcuni anni addietro, i Carabinieri del Nucleo anti-sofisticazioni di Palermo piazzarono alcune telecamere nei pressi della discarica dove gli imprenditori avrebbero scaricato abusivamente.

19 marzo, A Lampedusa, nel centro d’accoglienza, un tunisino di 26 anni ha tentato il suicidio tagliandosi le vene del polso. L’uomo è stato soccorso e accompagnato al poliambulatorio dell’isola. Dopo le medicazioni del caso, il ragazzo è stato riaccompagnato al centro di prima accoglienza.

20 marzo, Il 14 febbraio 2016 la Cassazione ha confermato la condanna a 6 mesi di reclusione, pena sospesa, a carico dell’ex consigliere comunale di Agrigento, Giuseppe De Francisci, 35 anni, imputato perché avrebbe abusato del proprio ruolo di consigliere comunale per fini non istituzionali e per dirimere una questione privata, di carattere sentimentale, che lo ha contrapposto ad un panificatore di Agrigento. Ebbene, adesso la Corte dei Conti ha sentenziato che lo stesso De Francisci verserà 11mila euro al Comune di Agrigento per il danno all’immagine, e 500 euro ciascuno ad Azienda sanitaria e Ispettorato del Lavoro per il danno da disservizio.

20 marzo, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno rintracciato a Favara e arrestato Mario Rizzo, 31 anni, di Agrigento, irreperibile dal maggio 2016 e inseguito da un provvedimento di carcerazione emesso il 10 maggio 2016 dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Mario Rizzo sconterà 5 mesi di reclusione a seguito di una condanna per il reato di furto aggravato, in concorso. Il 31enne è stato trasferito nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

21 marzo, La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha ratificato il patteggiamento, proposto dai difensori, gli avvocati Diego Galluzzo e Calogero Petix, con parere favorevole della pubblico ministero Gloria Andreoli, a due anni, pena sospesa, per Fabrizio La Gaipa, 42 anni, arrestato lo scorso 14 novembre per presunta estorsione a danno di alcuni dipendenti del suo albergo, e ad 1 anno e 8 mesi, pena altrettanto sospesa, per il fratello, Salvatore La Gaipa, 46 anni, oltre al risarcimento del danno.

22 marzo, La sezione penale del Tribunale di Sciacca, presieduta da Antonio Tricoli, accogliendo quanto richiesto dal pubblico ministero, Carlo Boraga, ha condannato a 6 anni e 6 mesi di reclusione Lino Conticello, 48 anni, e a 5 anni e 6 mesi Giuseppe Marciante, 38 anni, entrambi di Sciacca. I due sono imputati di violenza sessuale su un minore: Conticello ne avrebbe abusato, e Marciante avrebbe procurato il contatto tra i due. A carico degli imputati, che si sono sempre dichiarati innocenti, è stato imposto, in solido, il risarcimento del danno con una provvisionale di 20mila euro subito esecutiva. Il minore e la madre si sono costituiti parte civile assistiti dall’avvocato Maurizio Gaudio.

22 marzo, La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha rinviato a giudizio i 29 indagati del secondo troncone nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Demetra”, che ipotizza un business sui falsi infortuni sul lavoro, tramite la complicità di medici e affaristi, per truffare l’Inail e l’Inps. Per alcuni presunti episodi di reato, che si ipotizza siano stati commessi entro il 21 settembre 2010, è stata dichiarata la prescrizione. L’indagine dei Carabinieri, che il 28 giugno 2013 provocò sette arresti, ha già partorito 13 condanne in abbreviato e 2 patteggiamenti. Il secondo filone delle indagini è appena approdato in aula.

23 marzo, Favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e contrabbando di tabacchi lavorati esteri: quattro arresti ad opera dei Carabinieri. I dettagli dell’inchiesta “Caronte”. Caronte mitologico è stato il traghettatore delle anime dei morti. E Caronte è stata battezzata l’operazione dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, delle Compagnie di Sciacca e Marsala, e delle stazioni di Sambuca di Sicilia, Menfi e Santa Margherita Belice, che ha sgominato un gruppo impegnato a traghettare migranti clandestini dalla Tunisia alle coste della Sicilia sud occidentale. E quattro presunti trafficanti di esseri umani sono stati arrestati in carcere: Salvatore Calcara, 49 anni, di Sambuca di Sicilia, Marco Bucalo, 31 anni, di Menfi, Bouaicha Montasar, tunisino, 27 anni, e Giuseppe Morreale, 48 anni, di Santa Margherita Belice. L’obbligo di dimora a Marsala è stato imposto ad un quinto indagato, Salvatore Occhipinti, 53 anni, di Marsala. L’inchiesta è stata intrapresa dai Carabinieri della Compagnia di Sciacca nel gennaio 2017 quando un componente della banda ha denunciato falsamente il furto di un gommone, utilizzato invece per una traversata. E si è protratta tramite serrati pedinamenti e numerose intercettazioni. Dalle indagini, coordinate dalla Procura di Marsala, sono emersi a galla potenti motoscafi che, dalle spiagge di Al Huwariyah in Tunisia, che è il lembo di terra più vicino all’Italia, hanno navigato verso la costa trapanese, tra Marsala o Mazara del Vallo, percorrendo in media circa 100 miglia marine. Gli arrestati sono presunti responsabili di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e di contrabbando di tabacchi lavorati esteri. Infatti, non solo avrebbero pianificato, organizzato e condotto alcuni sbarchi di clandestini dalla Tunisia verso la Sicilia occidentale, ma, contestualmente, avrebbero anche trasportato sigarette di contrabbando destinate al mercato nero. Il ruolo di coordinamento delle operazioni delittuose sarebbe stato svolto da un italiano, il quale spesso si sarebbe recato personalmente in Tunisia, imbarcandosi in nave o in aereo da Palermo. Sull’imbarcazione, per ogni traversata, sarebbero state complessivamente trasportate dalle 12 alle 15 persone, oltre a circa 1600 stecche di sigarette, che, smerciate al dettaglio, avrebbero fruttato circa 50mila euro. Ogni viaggiatore avrebbe pagato alla banda dai 4 ai 5000 euro. Nel corso del blitz i Carabinieri hanno anche sequestrato due fuoristrada serviti ai criminali come mezzi d’appoggio per il trasbordo dei tabacchi lavorati esteri.

23 marzo, Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha rinviato a giudizio Gaetano Sciortino, 53 anni, di Cattolica Eraclea, operaio, imputato dell’omicidio, il 7 dicembre del 2015, di Giuseppe Miceli, 67 anni, anche lui di Cattolica, marmista. Sciortino, difeso dagli avvocati Santo Lucia e Giovanna Morello, avrebbe colpito mortalmente Miceli con delle lastre di marmo e alcuni arnesi da lavoro. Il movente del delitto è ancora ignoto. Prima udienza in Corte d’Assise il prossimo 20 aprile.

23 marzo, Ad Aragona, i Carabinieri della locale Stazione, coordinati dal maresciallo Paolo Scibetta, si sono insospettiti a seguito della costante presenza di numerosi giovani nei pressi di una Comunità alloggio per migranti. Durante un appostamento svolto da alcuni militari in borghese, è scattata la perquisizione per due sospettati, diciottenni, originari del Gambia, giunti in Italia da pochi mesi. Dalle tasche dei loro pantaloni sono subito saltate fuori alcune dosi di hashish. Nel corso della ulteriore perquisizione effettuata nella stanza occupata dai due gambiani all’interno della comunità, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato un panetto del peso di oltre mezzo etto di hashish, 30 involucri in cellophane contenenti altrettante dosi di hashish del peso di circa 40 grammi e 14 involucri in cellophane contenenti dosi di marijuana del peso di circa 20 grammi. I due africani sono stati arrestati e ristretti ai domiciliari. Risponderanno di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

23 marzo, Ad Agrigento, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, su richiesta del pubblico ministero Salvatore Vella, ha disposto il sequestro preventivo del “Posto di ristoro”, storico locale nella Valle dei Templi, innanzi al tempio di Ercole. L’inchiesta ipotizza a carico della titolare dell’attività commerciale il reato di invasione dell’area del Demanio, di proprietà dell’Ente Parco Valle dei Templi. Più nel dettaglio, i permessi in proposito sarebbero scaduti, e, dunque, di conseguenza, l’esercizio commerciale non sarebbe più in possesso delle licenze necessarie.

23 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, ha emesso il verdetto relativo all’inchiesta cosiddetta “La carica delle 104”, contro numerosi di casi di presunti abusi nell’applicazione e nella concessione dei benefici della legge 104. Si tratta di 9 condanne, 2 assoluzioni, 10 patteggiamenti, e 48 rinvii a giudizio. Sono stati assolti, “per non avere commesso il fatto”, il medico otorino di Agrigento Antonino Cinà, e il medico di Campobello di Licata, Francesco Incardona. Poi, in riferimento ai 9 condannati, 3 anni e 10 mesi di reclusione sono stati inflitti ad Antonia Matina, 55 anni, di Favara, ortopedico, e poi gli altri 8 sono tutti pazienti che avrebbero corrotto dei medici per ottenere un falso certificato medico: 1 e 4 mesi a Giuseppe Cuffaro, 35 anni, di Raffadali, 4 anni e 2 mesi a Patrizia Ibba, 39 anni, di Raffadali, 4 anni a Roberto Ibba, 42 anni, di Raffadali, 3 anni e 6 mesi a Domenico Giglione, 48 anni, di Raffadali, 3 anni e 10 mesi a Eleonora Moscato, 82 anni, di Raffadali, 3 anni e 10 mesi a Giuseppa Barragato, 42 anni, di Palma di Montechiaro, 3 anni e 6 mesi a Vincenzo Gaziano, 64 anni, di Agrigento, e 3 anni e 6 mesi a Giuseppe Aquilino, 57 anni, di Palma di Montechiaro. Poi, i 10 patteggiamenti di condanna interessano: Almerinda Petrino – 1 anno e 10 mesi, Calogero Fanara e Maria Russello – 2 anni, Germana Panepinto – 2 anni, Carolinda Lodato – 2 anni, Salvatore Fiaccabrino – 2 anni, Calogera Nicotra – 1 anno e 8 mesi, Antonio Morello Baganella – 1 anno e 6 mesi, Carmela Signorino Gelo – 1 anno e 10 mesi, e Dario Bosco – 1 anno e 6 mesi. Per altri 48 imputati, fra medici, presunti falsi invalidi e intermediari è stato deciso il rinvio a giudizio.

24 marzo, A Palma di Montechiaro, su una parete esterna del Liceo scientifico statale “Odierna”, sono state scritte, usando della vernice spray, delle scritte inneggianti alla mafia. Si legge, in particolare, “Qui mafia, qui comandiamo, vogliamo il rispetto, mafia, paura”, e poi invettive a sfondo sessuale. Sul posto sono interventi i Carabinieri della locale Stazione e della Compagnia di Licata. Indagini in corso.

24 marzo, A Palermo, in Corte d’Assise d’Appello, la Procura Generale ha invocato la condanna all’ergastolo a carico di Giuseppe Sabella, 41 anni, e a 18 anni di carcere per Antonino Gucciardo, di 26 anni, entrambi di Sciacca, imputati della morte di Nicolò Ragusano, 93 anni, aggredito nella propria abitazione a Sambuca di Sicilia il 6 luglio 2015 e morto pochi giorni dopo, il 21 luglio, e per la morte di Stefana Mauceri, 85 anni, aggredita nella propria abitazione a Menfi il 16 luglio 2015, e morta anche lei dopo alcuni mesi di agonia.

24 marzo, A Porto Empedocle lui avrebbe strappato i pantaloni all’ex moglie e l’avrebbe scaraventata sul letto per violentarla: la donna è riuscita a divincolarsi e a telefonare alla figlia, che è intervenuta e ha allontanato il padre, adesso condannato. Il Tribunale di Agrigento ha condannato G G, sono le iniziali del nome, 59 anni, di Porto Empedocle, a 2 anni e 3 mesi di reclusione per tentata violenza sessuale e lesioni.

24 marzo, Il Tribunale di Agrigento ha condannato a 2 anni e 8 mesi di reclusione Andrea Castellino, 29 anni, di Cattolica Eraclea, arrestato dalla Polizia, al culmine di un inseguimento, il 4 febbraio del 2017, perchè sorpreso in possesso illegale di un fucile a canne mozze all’interno della sua automobile e di 6 cartucce calibro 16 da caccia.

24 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Giuseppina Ganci, ha imposto, come misura alternativa, un anno di lavori socialmente utili ad I M, sono le iniziali del nome, 37 anni, di Agrigento, imputato di detenzione di stupefacenti a fini di spaccio, allorchè sorpreso dai Carabinieri, nel febbraio del 2017, in possesso di 9 involucri contenenti marijuana. Il 37enne si renderà utile per un anno all’Unione italiana Ciechi di Agrigento.

24 marzo, A Palermo la Polizia ha arrestato due ragazzi della provincia di Agrigento incensurati, di 19 e 22 anni, dei quali non sono state rese note le generalità. I due sono stati sorpresi in possesso di due panetti di hashish del peso di 100 grammi ciascuno, a Brancaccio, in via Padre Annibale di Francia. La droga è stata scoperta nell’abitacolo dell’automobile dei due giovani, per i quali il giudice, dopo avere convalidato l’arresto, ha disposto l’obbligo di dimora in un comune dell’Agrigentino.

24 marzo, A Licata nel 2014 lui non avrebbe versato le somme riscosse per il rilascio delle carte d’identità, giustificando l’ammanco perché gli utenti ritiravano il documento promettendogli che avrebbero pagato in seguito, senza poi saldare effettivamente il debito. Adesso Vincenzo Faraca, 68 anni, all’epoca economo comunale, è stato ritenuto dalla Corte dei conti responsabile dell’ammanco e condannato a restituire 12.595 euro. Nelle motivazioni della sentenza la Corte dei Conti bacchetta l’amministrazione per l’omesso controllo.

25 marzo, Lo scorso 12 febbraio è stato scarcerato, con sei mesi di anticipo, il presunto boss di Cattolica Eraclea, Domenico Terrasi, 76 anni, arrestato il 27 novembre del 2009 nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Minoa”. Terrasi, già arrestato e condannato al processo antimafia “Akragas”, ha poi subito una seconda condanna definitiva in Cassazione per associazione mafiosa a 10 anni e 8 mesi di reclusione. La liberazione anticipata è prevista dall’ordinamento penitenziario come una detrazione di 45 giorni per ogni sei mesi di pena scontata, concessa al condannato che abbia partecipato con merito all’opera di rieducazione. Nel frattempo, a Domenico Terrasi, adesso sottoposto a sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno per tre anni, sono stati sequestrati, e poi confiscati, alcuni beni a Cattolica, tra cui una villetta, ancora in fase di costruzione, in contrada Bonura, e due appartamenti. L’Agenzia nazionale dei beni confiscati alla criminalità organizzata ha assegnato la villetta e un appartamento al Comune di Cattolica Eraclea, e l’altro appartamento alla Chiesa locale. Ebbene, al mattino della Domenica delle Palme 25 marzo 2018 i Vigili del fuoco si sono precipitati in contrada Bonura, allarmati dal fuoco divampato nella villetta, peraltro poco distante dall’abitazione dello stesso Terrasi. Le fiamme hanno bruciato il tetto dell’immobile, verosimilmente in legno. Nel febbraio 2017, il Consorzio agrigentino per la legalità e lo sviluppo ha pubblicato il bando per concedere in comodato d’uso gratuito altri beni confiscati a Domenico Terrasi. Si tratta di un terreno con un fabbricato diroccato in contrada Borancio tra Cattolica e Raffadali in territorio di Agrigento.
L’avviso pubblico per l’assegnazione di tali beni persegue sempre fini sociali o istituzionali, come impone la legge Rognoni-La Torre, ed è rivolto a comunità, enti, organizzazioni di volontariato, cooperative sociali o comunità terapeutiche e centri di recupero e cura di tossicodipendenti. Attualmente e complessivamente sono 15 i beni sottratti a Cosa nostra cattolicese e destinati al Comune di Cattolica Eraclea. E dei 15 solo 3 sono già utilizzati a fini sociali o istituzionali. Ad esempio, ancora non utilizzata è la “casa-museo” di Beniamino Gioiello Zappia, dove la Direzione investigativa antimafia ha scoperto oltre 345 dipinti pregiati, con tele anche di Guttuso, De Chirico e Dalì, e altri beni come 200 orologi antichi, pietre preziose, vasi, statue, bronzi e oggetti di antiquariato. Beniamino Gioiello Zappia, 78 anni, presunto colonnello del clan Rizzuto in Italia, è stato assolto. E nonostante ciò la sua casa a tre piani con giardino e il tesoro d’opere d’arte collezionate, è stata trasferita al patrimonio dello Stato. E lui, Gioiello Zappia, il collezionista, si è sempre dichiarato vittima della “malagiustizia”.

26 marzo, Ad Agrigento, in via Petrarca, un’automobilista a bordo di una Citroen Xara ha tamponato un motociclo condotto da un 17enne. Il ragazzo ha subito ferite ed è stato soccorso in ospedale. L’uomo alla guida dell’auto non ha prestato soccorso e si è dileguato. Dopo 24 ore dall’incidente stradale, la Polizia Municipale, coordinata da Gaetano Di Giovanni, ha rintracciato e ha denunciato il presunto “pirata della strada”, un pensionato di 88 anni, che risponderà di omissione di soccorso e lesioni personali. Gli è stata ritirata la patente e sequestrata l’automobile.

26 marzo, A Licata la Polizia, su ordine del Tribunale di Agrigento, ha arrestato in carcere Mario Savio Incorvaia, 21 anni, pescatore, presunto responsabile del reato di detenzione illegale di arma da guerra, nello specifico una mitraglietta. Nell’ambito di indagini condotte già dal 2016 dai poliziotti del locale Commissariato e dalla Squadra Mobile di Agrigento, su traffico e spaccio di stupefacenti tra Licata e Palma di Montechiaro, sono emersi anche casi di detenzione illecita di armi da fuoco, soprattutto armi da guerra. In tale contesto, nell’aprile del 2016, lo stesso Incorvaia e il fratello sono stati arrestati perché sorpresi in possesso, in un’abitazione nella loro disponibilità, di una pistola calibro 7,65 con un caricatore e 9 cartucce, 2 caricatori calibro 9 e 14 cartucce calibro 12, 309 cartucce calibro 9 ed un fucile calibro 12, risultato
essere provento di furto.

27 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 10 mesi di reclusione, in continuazione con una precedente condanna, Antonio Massimino, 51 anni, di Agrigento, imputato di violazione degli obblighi e prescrizioni inerenti alla misura della sorveglianza speciale. Nello specifico si tratta di guida senza patente. A carico di Massimino, difeso dall’avvocato Salvatore Pennica, il pubblico ministero, Salvatore Vella, ha invocato la condanna a 1 anno e 8 mesi di carcere.

28 marzo, I Carabinieri della Compagnia di Cammarata hanno arrestato cinque favaresi e un’agrigentina, perché avrebbero rubato generi alimentari, detersivi e vari prodotti per la casa, per un valore complessivo di circa 300 euro, in un supermercato e in un negozio di casalinghi a Cammarata. I sei, arrestati in flagranza di reato, con la refurtiva nascosta in borse o sotto i vestiti, sono ristretti ai domiciliari. Si tratta dei favaresi Mario Bellavia, 26 anni, che risponde anche di violazione della misura della sorveglianza speciale perché alla guida di un’automobile senza patente in quanto revocatagli, e poi Carmelinda Cusumano, 36 anni, Angela Pisciotto, 23 anni, Maria Bellavia, 43 anni, e Girolama Vella, 54 anni. E poi Elisabetta Giglia, 35 anni, di Agrigento. Sono assistiti dagli avvocati Salvatore Cusumano e Giuseppe Zucchetto.

28 marzo, La Cassazione ha definitivamente assolto dall’imputazione di tentata estorsione l’imprenditore di Porto Empedocle, Gaspare Carapezza, 42 anni, inquisito nell’ambito dell’inchiesta “Nuova Cupola”. Carapezza è stato già assolto in Corte d’Appello, e poi la Cassazione, su ricorso della Procura Generale, ha annullato con rinvio la sentenza di assoluzione ad altra Corte d’Appello che ha, una seconda volta, assolto Carapezza. Il successivo ricorso, sempre da parte della Procura Generale, in Cassazione, è stato dichiarato non ammissibile, confermando dunque la sentenza assolutoria. I difensori di Gaspare Carapezza, gli avvocati Ernesto D’Angelo e Gianfranco Pilato, commentano: “Si chiude pertanto un doloroso capitolo che ha visto l’imprenditore Carapezza ingiustamente privato della sua libertà e gravemente danneggiato nelle sue attività”.

29 marzo, A Palma di Montechiaro, al Villaggio Giordano, ignoti hanno tagliato le ruote di un’automobile della Polizia. Gli agenti sono stati impegnati ad applicare il braccialetto elettronico ad un residente nella zona sottoposto agli arresti domiciliari. E nel frattempo è stato compiuto l’atto vandalico e intimidatorio alla loro vettura. Nello stesso Villaggio Giordano è stata eseguita un’intensa operazione di controllo del territorio. Dieci mezzi, fra automobili e camion, sono stati sequestrati perché privi di assicurazione, e ai titolari sono state inflitte multe da 848 euro ciascuno. Poi, in un edificio disabitato e fatiscente i poliziotti hanno scoperto e sequestrato un pugnale, un passamontagna e una pistola finta. E’ stato denunciato un uomo di 50 anni, M M sono le iniziali del nome, sorpreso in possesso di 3 dosi di cocaina. Il figlio di lui, I M, 28 anni, è stato denunciato per maltrattamenti di animali. Un altro palmese è stato segnalato alla Prefettura perché in possesso di 2 grammi di hashish.

29 marzo, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alessandra Vella, a conclusione del giudizio abbreviato, ha inflitto 10 mesi di reclusione al dirigente tecnico di Girgenti Acque, Calogero Sala, 56 anni, ingegnere. Sala, difeso dall’avvocato Enzo Campo, è stato condannato per 3 su 6 delle imputazioni di reato che gli sono state contestate: danneggiamento, violazione del codice dei beni culturali e getto pericoloso di cose. E’ stato assolto invece da falso, truffa e frode in pubbliche forniture. A carico di Calogero Sala, in riferimento ai 6 presunti reati imputatigli, la pubblico ministero, Antonella Pandolfi, ha invocato la condanna a 3 anni. Ancora la giudice Vella ha assolto, con la formula del “perché il fatto non sussiste”, Rita Vetro, 61 anni, di Favara, titolare di un laboratorio di analisi, imputata perché avrebbe formato numerosi rapporti di prova ritenuti falsi su campioni di scarichi fognari riversati nel mare di San Leone ad Agrigento. E per Rita Vetro, difesa dagli avvocati Giuseppe Scozzari e Danika La Loggia, la Pandolfi avrebbe preteso 6 mesi di reclusione. Gli altri 5 imputati sono stati rinviati a giudizio. Si tratta di Marco Campione, 56 anni, di Agrigento, legale rappresentante di Girgenti Acque, Giuseppe Giuffrida, 69 anni, di Gravina di Catania, dirigente tecnico di Girgenti Acque, Maurizio Carlino, 56 anni, di Favara, ingegnere progettista, Bernardo Barone, 64 anni, di Agrigento, ex direttore generale dell’Ato idrico di Agrigento, e Piero Hamel, 66 anni, di Porto Empedocle, ex dirigente tecnico dell’Ato idrico di Agrigento. La Procura della Repubblica di Agrigento contesta, a vario titolo, l’avere scaricato dal giugno 2008 al luglio 2013 tutti i reflui non depurati della rete fognaria della zona sud – est di Agrigento, tra San Leone, Cannatello e Villaggio Peruzzo, nel mare antistante la costa di San Leone tramite 2 scarichi non autorizzati, essendo scaduta l’autorizzazione. I 2 scarichi sono stati 2 condotte sottomarine, intese una “Pubblica Sicurezza” e l’altra “Padri Vocazionisti”. E tale scarico presunto inquinante, illegale e non autorizzato sarebbe stato aggravato dalla frequente rottura delle condotte o dallo straripamento delle centraline di sollevamento anche in spiaggia, nei pressi della battigia. A fronte di ciò, ai dirigenti dell’Ato idrico è contestato, tra l’altro, la violazione dei loro obblighi di controllo verso Girgenti Acque, e quindi i dirigenti dell’Ato idrico avrebbero procurato intenzionalmente a Girgenti Acque un vantaggio ingiusto, che è stato la prosecuzione del rapporto contrattuale senza subire né multe né la risoluzione del contratto.

29 marzo, E’ stato arrestato dalla Polizia ad Agrigento 27 anni dopo la sentenza che lo ha condannato a 15 anni di carcere un uomo originario del Marocco, residente da parecchi anni in città con regolare permesso di soggiorno, ritenuto responsabile dell’omicidio del cognato, ucciso il 31 luglio 1991 in Veneto, a Susegana, in provincia di Treviso. Si tratta di Abdelkabir Souhair, 60 anni. L’uomo avrebbe colpito il cognato, all’epoca di 38 anni, con un bastone nel corso di una lite, in una casa colonica di Susegana dove abitava con altri connazionali. La vittima dell’aggressione morì dopo due giorni al reparto rianimazione dell’ospedale di Conegliano. Souhair è detenuto nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento.

30 marzo, Ad Agrigento, in contrada Minaga, nei pressi di Fontanelle e dell’Ospedale, due malviventi a bordo di una moto, travisati col casco e armati di pistola, hanno affiancato un corriere Tnt, lo hanno costretto alla sosta, hanno minacciato il corriere, e hanno rubato circa 5mila euro. Sul posto sono intervenuti i poliziotti della Squadra Volanti. Indagini in corso.

30 marzo, A Favara, nel corso di un’operazione di controllo del territorio, i Carabinieri della locale Tenenza hanno denunciato un uomo originario del Ghana di 36 anni per allaccio abusivo alla rete elettrica. Durante la perquisizione domiciliare è stato inoltre sorpreso in possesso di 4 grammi di marijuana, ed è stato segnalato alla Prefettura come consumatore di stupefacenti.

30 marzo, Ad Agrigento i Carabinieri hanno sorpreso e arrestato, in flagranza di reato, uno spacciatore di droga a lavoro in via Gallo, nel centro storico. Si tratta di un immigrato dal Gambia, richiedente asilo politico, di 19 anni. L’africano è stato sorpreso intento a cedere dosi di hashish già confezionate. Gliene sono state sequestrate 22, per complessivi 200 grammi e un valore di mercato di alcune centinaia di euro. Risponderà di detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio.

30 marzo, A Palma di Montechiaro come un saloon del Far West. Il Questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, ha firmato un provvedimento di chiusura temporanea, per 15 giorni, di un esercizio pubblico, di somministrazione di alimenti e bevande, gestito da C E, sono le iniziali del nome, 36 anni, perché all’interno del locale si sono verificate, nel tempo, diverse liti tra gli avventori che usano stazionare nei pressi del bar per l’intero arco della giornata. L’esercizio pubblico – rileva la Questura – risulta essere ambiente frequentato abitualmente da persone controindicate ed immerso in un contesto sociale di soggetti con scarsa affidabilità circa l’ordine e la sicurezza pubblica. Ciò provoca una situazione di grave allarme sociale e di pericolo concreto per la collettività locale.

30 marzo, A Palma di Montechiaro, come pubblicato ieri, a seguito del taglio delle ruote di un’automobile della Polizia al Villaggio Giordano, è stata eseguita un’intensa e proficua operazione di controlli nello stesso quartiere. Ebbene, adesso un ragazzo di 14 anni, accompagnato dal suo difensore, l’avvocato Santo Lucia, si è presentato al Commissariato di Polizia e ha confessato: “Sì, sono stato io a tagliarvi le ruote. Ho fatto una bravata, e vi chiedo scusa. Sono pronto a ricomprarvi le ruote”. E’ stato segnalato alla Procura dei Minorenni.

31 marzo, Un triste evento luttuoso ha funestato il territorio agrigentino e nisseno. Una ragazzina di 13 anni si è suicidata impiccandosi nelle campagne tra Cammarata e Mussomeli, al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Al momento sono ignote le ragioni del gesto. Forse, così si ipotizza, non si sarebbe rassegnata ad una malattia che ha colpito la sorella maggiore. La 13enne frequentava l’ultimo anno della scuola media “Da Vinci” di Mussomeli, viveva nella casa di campagna con i genitori, proprietari di un’azienda agricola in contrada Soria, nel territorio di Cammarata. Sull’episodio indagano i Carabinieri della Compagnia di Cammarata. Del caso è stata informata la Procura della Repubblica di Agrigento.

31 marzo, I Carabinieri sono stati impegnati in un maxi controllo del territorio in tutta la provincia di Agrigento, tra i cinque Comandi Compagnia di Agrigento, Sciacca, Cammarata, Canicattì e Licata, e le 43 Stazioni dell’Arma. In poche ore, circa 100 Carabinieri hanno identificato oltre 250 persone e nei 20 posti di blocco effettuati sono stati controllati circa 200 veicoli. Sono state elevate una trentina di sanzioni, in particolare per guida pericolosa e senza indossare le cinture di sicurezza, uso del cellulare alla guida e mancata copertura assicurativa. In due casi, è scattata anche la denuncia per guida in stato di ebbrezza. Sono state ritirate cinque carte di circolazione ed altrettanti i mezzi sequestrati. Inoltre, a Sciacca, un tunisino di 33 anni è stato arrestato perché sorpreso in possesso di 10 dosi di hashish. Sono stati arrestati a Raffadali un bracciante agricolo di 29 anni e a Favara un uomo di 60 anni perché entrambi, presunti stalker, hanno violato la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.

1 aprile, Il Questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, ha disposto un imponente dispiegamento di forze a Canicattì, dove la comunità è afflitta dalla morsa dei reati predatori. Mirati servizi di controllo del territorio sono stati compiuti non solo dagli agenti del locale Commissariato ma anche dai colleghi della Sezione Antirapina della Squadra Mobile. Sono stati arrestati un romeno e un italiano, entrambi residenti a Canicattì, rei di aver perpetrato un furto in abitazione, approfittando dell’assenza dei proprietari. E’ stata recuperata l’intera refurtiva, tra denaro contante e gioielli, restituita agli aventi diritto. L’impegno della Polizia a Canicattì prosegue.

2 aprile, Lunedì 2 aprile 2018, giorno della Pasquetta, nella tarda mattinata, a Licata, nei pressi di via Palma, colpi di pistola forse calibro 7,65, almeno tre o quattro, alla testa e alle spalle, sono stati sparati contro un uomo pronto alla guida della sua Fiat Uno Verde, colto di sorpresa intento ad entrare dentro l’abitacolo, in prossimità di un suo appezzamento di terreno. La moglie, preoccupata del mancato ritorno a casa del marito, si è recata al podere e lo ha scoperto cadavere. I Carabinieri della Compagnia di Licata e del Reparto Operativo di Agrigento indagano. La vittima dell’agguato è Angelo Carità, 62 anni, già condannato al carcere a vita in primo grado ma libero per decorrenza dei termini di custodia cautelare. Angelo Carità è stato imputato di sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di cadavere, ed è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Agrigento. E poi, isolamento diurno per un anno, il tutto invocato in requisitoria dal pubblico ministero, Salvatore Vella. Il 28 ottobre 2013 a Canicattì in un terreno è stato scoperto il cadavere dell’imprenditore agricolo di Licata, Giovanni Brunetto, 60 anni. Il giorno seguente è stato arrestato una seconda volta Angelo Carità, anche lui imprenditore agricolo, già in manette il 20 maggio precedente. Di Giovanni Brunetto, infatti, non vi è stata più nessuna traccia dal 7 maggio 2013. Brunetto sarebbe stato creditore, di una somma tra i 40 e i 100mila euro, verso Angelo Carità. Il primo prestito risale al 2006, quando Carità avrebbe chiesto a Brunetto alcune migliaia di euro per sbloccare un’eredità, promettendogli anche una percentuale in compenso. Il 10 maggio 2013, lungo la strada statale 123, tra Canicattì e Campobello di Licata, è stata scoperta parcheggiata in una piazzola di sosta l’automobile, una Fiat Punto, di Brunetto. La vittima avrebbe più volte litigato, anche animatamente, con il suo debitore, Angelo Carità. E l’ultima volta lo scontro si è scatenato la mattina del 7 maggio 2013, innanzi ad un bar a Licata. L’analisi delle celle telefoniche del cellulare di Carità ha svelato che, contrariamente a quanto dichiarato, il pomeriggio del 7 maggio Angelo Carità è stato nei pressi di Naro, laddove è stata poi scoperta l’automobile di Brunetto. E poi, il 28 ottobre, il corpo senza vita di Giovanni Brunetto è stato recuperato in un terreno agricolo a disposizione di Angelo Carità, a Canicattì, in contrada Casalotti. Il terreno è di proprietà di un avvocato di Canicattì, e Angelo Carità si è occupato di lavori agricoli nello stesso terreno dove durante lo stesso periodo incriminato sono stati compiuti lavori di movimentazione terra. L’11 ottobre il terreno è stato sequestrato, al fine di scavare e scoprire se vi fosse stato seppellito Giovanni Brunetto. Il cadavere è emerso, ed è stato riconosciuto dai familiari.

3 aprile, A Canicattì ancora a lavoro i ladri di rame: ignoti malviventi hanno imperversato fra le contrade Andolina e Cazzola, rubando circa 1.500 metri di cavi di rame dell’Enel. Dopo il furto l’area è stata al buio in attesa dell’intervento riparatore da parte dei tecnici dell’Enel.

4 aprile, Un incidente sul lavoro in Lombardia, a Borgo Mantovano, in provincia di Mantova, ha provocato la morte di un agrigentino. Si tratta di Giuseppe Tripi, 47 anni, di Casteltermini, da poco tempo trasferitosi a Boca, in provincia di Verona. Tripi, a lavoro nella sostituzione di alcuni pannelli, è precipitato da un’altezza di circa 10 metri per cause in corso di accertamento da parte degli investigatori. Oggi a Casteltermini i funerali.

5 aprile, A Porto Empedocle, in un albergo, una coppia in vacanza ha litigato. Lui, un italo-tedesco di 49 anni, ha picchiato violentemente lei, una tedesca di 45 anni. La donna è stata soccorsa dal 118 in ospedale, al “San Giovanni di Dio”, ad Agrigento. Ha subito una frattura maxillo-facciale e alla spalla. E’ stata trasferita all’ospedale “Civico” a Palermo da dove, firmando il relativo foglio, si è auto-dimessa. L’italo-tedesco è irreperibile nonostante le ricerche a tappeto eseguite dai poliziotti del locale Commissariato. A suo carico è stato emesso un ordine di rintraccio internazionale.

5 aprile, Ad Agrigento, a valle, in via Callicratide, due malviventi, parzialmente travisati al volto e armati con una pistola, hanno rapinato un Centro scommesse. Il denaro arraffato ammonterebbe tra i 2 e i 3mila euro. Il rapinatore armato ha sparato un colpo di pistola contro un macchinario dell’esercizio commerciale, probabilmente a scopo intimidatorio. I due sono fuggiti a piedi. Forse, in zona, hanno poi utilizzato un mezzo per dileguarsi. Indagano i Carabinieri subito intervenuti sul posto.

5 aprile, Ladri a lavoro ad Agrigento, a San Leone, dove ignoti malviventi sono entrati furtivamente in una villetta in Via del Sole, al momento non abitata. I banditi hanno rovistato dappertutto e avrebbero rubato oggetti più o meno preziosi. Il bottino è da quantificare. Ed ancora, tra Grotte e Racalmuto, in contrada Quattro Fanaiti, all’interno di un casolare rurale è stato rubato un trattore gommato, del valore di circa 15mila euro. Il proprietario, un uomo di 45 anni di Grotte, ha sporto denuncia ai Carabinieri. Ed ancora a Grotte, in contrada Mandra, in un deposito agricolo sono stati rubati un decespugliatore, una motozappa e altri attrezzi agricoli. E, sempre in contrada Mandra, a danno di una residenza estiva di un commerciante di 64 anni sono stati rubati attrezzi agricoli e una smerigliatrice.

6 aprile, In primo grado, il 20 marzo 2017, il Tribunale di Agrigento lo ha condannato a 2mila euro di multa. Adesso invece la Corte d’Appello di Palermo ha assolto l’ex sindaco di Racalmuto, Salvatore Petrotto, imputato di diffamazione a danno di un ingegnere di Racalmuto, A.C sono le iniziali del nome. Petrotto, difeso dall’avvocato Stefano Catuara, nel giugno del 2009, da sindaco, in occasione della relazione semestrale pubblicata sul sito del Comune, puntò il dito contro l’ingegnere addebitandogli ritardi, omissioni e illeciti in ambito urbanistico.

7 aprile, A Palermo, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Annalisa Tesoriere, ha inflitto 3 anni e 6 mesi di reclusione a carico di Felice Montalbano, 59 anni, di Menfi, arrestato e imputato di associazione a delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

7 aprile, A Canicattì in via Carlo Alberto i Carabinieri hanno accertato che un uomo di 65 anni, tramite un magnete sul contatore, ha manipolato e alterato la misura del consumo di energia elettrica riducendolo fino al 98%. E’ stato arrestato ai domiciliari e risponderà di furto aggravato. E a Grotte, per lo stesso reato, è stato arrestato un romeno di 30 anni, che ha allacciato abusivamente il proprio domicilio alla rete elettrica.

7 aprile, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, ha condannato quattro romeni residenti nell’agrigentino, imputati di un violento pestaggio, a fine punitivo, di un loro connazionale. Sono stati inflitti 6 anni e 6 mesi di carcere ciascuno a Joan Mindirigiu, 38 anni, residente a Ravanusa, e a Iosif Dobrea, 37 anni, residente a Grotte. E poi 3 anni e 6 mesi di carcere ciascuno a Gheorghe Bodgan Tanase, 20 anni, residente a Licata, e ad Alin Dragos Rauta, 30 anni, residente a Grotte.

7 aprile, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno arrestato due tunisini sbarcati a Lampedusa. Uno, B.Y, sono le iniziali del nome, perché, già espulso con decreto del Prefetto di Milano e rimpatriato in Tunisia, è rientrato nel territorio nazionale italiano prima della scadenza del termine del divieto di reingresso. L’altro, A.A.E, in esecuzione di un provvedimento della Procura di Genova per scontare una condanna a 6 mesi di reclusione per il reato di resa di false generalità.

9 aprile, I Carabinieri agrigentini sono stati impegnati in un massiccio e ad ampio raggio intervento di controllo del territorio. Hanno lavorato 70 militari delle Compagnie di Agrigento, Sciacca, Cammarata, Canicattì, Licata e delle 43 Stazioni dell’Arma. Identificate oltre 300 persone. Controllati circa 200 veicoli. Sono 20 le multe per guida senza patente, mancata copertura assicurativa e mancata revisione. Gli arrestati sono stati 3, per violazione di misure cautelari o per stupefacenti. In particolare, a Sciacca un giovane di 19 anni è stato sorpreso in possesso di quasi 50 grammi di hashish. A Licata un operatore ecologico di 62 anni è stato arrestato per aver violato la misura della detenzione domiciliare. E ancora a Licata è stato arrestato un bracciante di 52 anni che sconterà 2 anni e 8 mesi di reclusione per spaccio di stupefacenti. A Cattolica Eraclea è stato denunciato un giovane di 22 anni sorpreso con un coltello a serramanico di genere vietato. A Raffadali è stato denunciato un ventenne pakistano, sorpreso alla guida senza patente perché mai conseguita. Ad Agrigento è stato denunciato un gambiano di 23 anni sorpreso con circa 6 grammi di hashish, divisi in 3 involucri e la somma in contanti di 65 euro. Ad Agrigento i Carabinieri hanno denunciato a piede libero, per furto aggravato, tre persone di Porto Empedocle, sorprese in contrada Fondacazzo, tra Agrigento e Villaseta, a rubare acqua dalla rete pubblica. I tre, tramite un allaccio abusivo alla condotta pubblica e con delle tubature, hanno dirottato l’acqua potabile in una cisterna posta sopra un autocarro di loro proprietà. Il mezzo è stato sequestrato.

9 aprile, A Porto Empedocle, i poliziotti del locale Commissariato, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato un uomo di 38 anni. Su ordine del Tribunale di Sorveglianza di Palermo, l’empedoclino sconterà 7 mesi di reclusione ai domiciliari per il reato di guida in stato di ebbrezza.

9 aprile, A Porto Empedocle una donna di 37 anni, rediviva “gazza ladra”, ha sfilato, usando particolare destrezza, il portafogli, con dentro 400 euro, ad un anziano del luogo, di 67 anni, il quale, incautamente, si è offerto a concederle un passaggio in automobile per raggiungere il centro storico cittadino. L’uomo ha avvertito i Carabinieri di quanto accaduto. I Carabinieri hanno rintracciato la 37enne, a passeggio in via Roma, con il portafogli rubato in tasca. Risponderà di furto aggravato.

9 aprile, Ad Agrigento ancora ladri a lavoro a San Leone. Dopo il recente colpo in Via del Sole, adesso è stata svaligiata una villetta in Via dei Garofani. Tra l’altro i malviventi si sono impossessati di una preziosa bicicletta da corsa appesa ad una parete, il cui valore si aggirerebbe intorno ai 4mila euro. Indaga la Polizia.

9 aprile, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, in via Mazzini, la requisitoria delle pubblico ministero, Alessandra Russo e Simona Faga, è stata implacabile. Loro hanno proposto al Tribunale la condanna a 12 anni e 6 mesi di carcere a carico dell’imprenditore agrigentino, Giuseppe Burgio, 54 anni, imputato di bancarotta fraudolenta. E, tra le altre, le parole della Russo e della Faga sono state: “L’imprenditore Burgio ha costruito un impero ma non certo con il lavoro onesto. Lo ha fatto grazie a brogli e distrazioni. Unicredit, per anni, è stata sua complice. La stampa lo ha definito correttamente il ‘re dei supermercati’ e in effetti tale era, ma l’impero lo ha costruito razziando fornitori, soci, dipendenti e l’erario, ai quali ha sottratto milioni di euro. Ha fatto sparire fondi da un’impresa all’altra, ed è stato spalleggiato dalla prima banca d’Italia, che ha avallato le sue operazioni”. Peraltro, parecchi dirigenti di Unicredit sono indagati nell’ambito dell’inchiesta “Discount bis”, perché presunti complici del presunto bancarottiere Burgio. Dopo la Procura sono intervenuti alcuni difensori delle tante parti civili, tra ex soci e dipendenti, costituiti in giudizio per essere risarciti del danno che avrebbero subito dalle condotte finanziarie dell’imputato. Giuseppe Burgio è stato arrestato il 28 ottobre del 2016 dalla Guardia di Finanza. Dallo scorso 2 marzo è ristretto ai domiciliari. Le indagini ruotano intorno ai fallimenti di quattro società che si ritengono legate a Giuseppe Burgio, e che sono la Gestal srl, la Ingross srl, la Cda spa, e la GsB srl. Le stesse 4 società sono fallite tra il dicembre 2011 e l’ ottobre 2012. Ebbene, le Fiamme Gialle avrebbero rilevato la distrazione di ingenti beni patrimoniali, per decine di milioni di euro, tramite vari artifizi materiali e contabili : la sottrazione di denaro dalle casse della società, poi operazioni finanziarie e compravendite tra società collegate per drenare liquidità, e poi la falsificazione delle scritture contabili se non, in alcuni casi, la loro distruzione o sottrazione. In ragione di ciò, a Burgio è contestata la bancarotta fraudolenta a danno delle quattro società Gestal, Ingross, Cda e GsB. I fallimenti avrebbero procurato danni ai creditori sociali per quasi 50 milioni di euro, e le distrazioni ipotizzate ammontano a oltre 13 milioni di euro.

9 aprile, Accogliendo le istanze dei difensori dei titolari del contratto di gestione del Posto di ristoro nella Valle dei Templi, gli avvocati Giancarlo Noto e Giovanni Sciangula, il Tribunale del Riesame ha revocato il provvedimento di sequestro dello stesso Posto di ristoro, ad opera della Digos e su ordine del Tribunale di Agrigento. I difensori, in sede di Riesame, hanno ribadito che i loro assistiti hanno regolarmente pagato, dal 1999 ad oggi, i canoni concessori allo Stato, e che non hanno invaso alcuna parte del Demanio allorchè l’area di lavoro è la stessa dalla fine degli anni ‘50.

9 aprile, A Canicattì i poliziotti del locale Commissariato hanno arrestato, ai domiciliari, un giovane di 18 anni, originario della Romania, sorpreso nottetempo a rubare all’interno della scuola di formazione “Euroform”. Il ladro ha tentato la fuga, è stato inseguito lungo le strade cittadine ed è stato acciuffato al culmine di un rocambolesco inseguimento che ha causato il ferimento di un poliziotto. Infatti, il ragazzo si è arrampicato su dei tubi di scarico di un palazzo, è precipitato ed è stato trattenuto dall’agente che ha subito la frattura di un dito distale. Il 18enne risponderà di furto aggravato, danneggiamento, violenza e resistenza a pubblico ufficiale.

10 aprile, A Licata, nottetempo, ignoti malviventi hanno imperversato tra corso Umberto, via Vittorio Emanuele e piazza Duomo, e, probabilmente utilizzando un’automobile come testa d’ariete, hanno spaccato le vetrine di due farmacie, un bar ed una oreficeria. Dalla vetrina della gioielleria sarebbero stati rubati alcuni oggetti preziosi. Indagano i Carabinieri che, sui posti, hanno scoperto e sequestrato parti di carrozzeria.

10 aprile, Il Tribunale di Agrigento ha condannato Salvatore Avarello, 43 anni, e Gioacchino Ripellino, 50 anni, entrambi di Favara, a 8 mesi di reclusione ciascuno. I due sono stati arrestati lo scorso 10 gennaio perchè sorpresi a rubare infissi all’istituto scolastico “Enrico Fermi” in contrada Calcarelle. Il processo si è svolto per direttissima e la condanna è stata ridotta di un terzo per effetto del giudizio abbreviato.

11 aprile, Il Governo, nelle more delle consultazioni al Quirinale e della formazione del nuovo Esecutivo, è impegnato nell’attività ordinaria. E tra le ordinarietà, il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro degli Interni, Marco Minniti, ha deliberato lo scioglimento del consiglio comunale di Camastra, in provincia di Agrigento. E’ stato applicato l’articolo 143 del Tuel, che è il testo unico delle leggi sull’ordinamento degli enti locali, intitolato “Scioglimento dei consigli comunali e provinciali conseguente a fenomeni di infiltrazione e di condizionamento di tipo mafioso o similare”. E infatti, il provvedimento del “tutti a casa”, che si è abbattuto sulla cittadina di duemila abitanti alle redini del sindaco Angelo Cascià che nel giugno prossimo avrebbe concluso il suo mandato elettorale, è motivato da “riscontrate ingerenze da parte della criminalità organizzata”.

11 aprile, Ad Agrigento, nella cittadella della salute, al Viale della Vittoria, dove ha sede l’Azienda sanitaria provinciale, un uomo ha aggredito violentemente un dipendente dell’Azienda in servizio negli uffici delle commissioni per il riconoscimento dei benefici di invalidità civile. Il dipendente ha subito gravi traumi e ferite, ed è stato soccorso in ospedale, dove è tuttora ricoverato, in prognosi riservata, a causa di una frattura al cranio.

11 aprile, I Carabinieri del Reparto operativo del Comando provinciale di Agrigento, a conclusione di un’intensa attività investigativa, hanno scovato e arrestato due ricercati da oltre un anno. In particolare, i militari dell’Arma agrigentina hanno segnalato alla Polizia tedesca la posizione in Germania di due licatesi, Francesco Sortino, 30 anni, e il fratello Salvatore Sortino, 29 anni, catturati a Grolsheim, in Renania. I due Sortino sono stati inseguiti da un mandato d’arresto europeo emesso dal Tribunale di Agrigento il 25 maggio del 2017, per scontare la condanna a 6 anni di reclusione per estorsione commessa a danno di un imprenditore agricolo di Naro, costretto, in più occasioni, ad elargire ai due fratelli cospicue somme di denaro, con la minaccia che, in caso contrario, gli avrebbero danneggiato le sue proprietà. Nelle prossime ore, i due fratelli di Licata saranno estradati in Italia e ristretti in carcere.

11 aprile, A Grotte i Carabinieri della locale stazione hanno arrestato Vincenzo Milioto, 38 anni, di Racalmuto, per tentata rapina aggravata, porto e detenzione abusiva di pistola, e resistenza a pubblico ufficiale, il tutto con l’aggravante di avere violato le prescrizioni della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel comune di Racalmuto. A Grotte Milioto è entrato dentro un bar affollato di persone, ha minacciato la cassiera con una pistola e le ha intimato la consegna dell’incasso. Alcuni avventori lo hanno indotto alla fuga. Nel frattempo, i Carabinieri, allertati al 112, in poco tempo, e in collaborazione con i colleghi di Racalmuto, hanno sorpreso Vincenzo Milioto ad un posto di blocco attuato lungo corso Garibaldi a Racalmuto. L’uomo ha tentato la fuga, opponendo resistenza, ma è stato subito bloccato. La pistola, una Beretta calibro 9, con matricola abrasa, con relative cartucce, e con il colpo in canna, è stata sequestrata.

12 aprile, I Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Canicattì hanno arrestato in flagranza tre autori di furto in abitazione. Un canicattinese di 60 anni e due romeni ventenni sono entrati in una casa, in fase di ristrutturazione, di un 30enne del luogo. I vicini hanno udito i rumori e hanno telefonato al 112. I Carabinieri si sono precipitati sul posto e hanno sorpreso in flagranza i tre malviventi, intenti a caricare su un loro mezzo ringhiere, inferriate ed altri materiali necessari per i lavori di ristrutturazione della casa. I tre sono ristretti ai domiciliari. La refurtiva, del valore di alcune migliaia di euro, è stata interamente recuperata e restituita al proprietario.

12 aprile, I Carabinieri della Compagnia di Canicattì e della Stazione di Santa Elisabetta, al termine di un controllo eseguito insieme a tecnici dell’Enel, hanno arrestato ai domiciliari una casalinga di 53 anni, residente a Santa Elisabetta, perché ha allacciato abusivamente la propria abitazione alla rete elettrica. Risponde di furto aggravato.

12 aprile, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, si è svolta un’altra udienza del processo per l’incidente stradale lungo via Cavaleri Magazzeni che il 30 dicembre 2013 ha provocato la morte di Chiara La Mendola, 24 anni. A conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Calogero Montante, ha chiesto la condanna ad 1 anno di reclusione a carico di Giuseppe Valenti, 81 anni, l’uomo alla guida dell’automobile “Nissan Micra” coinvolta nel sinistro. Secondo il pubblico ministero “le condizioni di visibilità e del manto stradale erano buone, e Valenti avrebbe avuto tutto il tempo per frenare ed evitare di travolgere la ragazza che, peraltro, è morta per essere finita sotto le ruote dell’auto”. Alle conclusioni del pm si sono associati gli avvocati di parte civile Giuseppe Arnone e Salvatore Collura. Il difensore dell’imputato, l’avvocato Alba Raguccia, ha invece ribadito che la perizia disposta dal giudice ha escluso un nesso fra la condotta dell’automobilista e la morte di Chiara La Mendola. La sentenza è attesa il 18 aprile.

13 aprile, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Giuseppe Miceli, ha condannato ad 1 anno di reclusione, per omicidio colposo, Lorena Siracusa, 26 anni, di Porto Empedocle. La donna è stata al volante dell’automobile, peccando di incoscienza ed eccessiva velocità, che il 26 dicembre del 2009 è precipitata dal viadotto Morandi, tra Porto Empedocle e Agrigento, provocando la morte di Alessandro Bonamico, 16 anni, di Porto Empedocle, a bordo della stessa automobile, una Y10, che sfondò il guardrail. Nell’ambito dell’inchiesta, tre responsabili dell’Anas sono stati prosciolti dal Tribunale di Agrigento dall’imputazione di non avere predisposto barriere di delimitazione e di sicurezza per garantire gli standards minimi di sicurezza nei viadotti stradali. I familiari di Alessandro Bonamico sono parte civile tramite l’avvocato Marco Patti. Il pubblico ministero, Calogero Montante, che ha chiesto 2 anni di reclusione, in requisitoria ha sottolineato: “L’imputata ha fatto una bravata, appena patentata voleva dimostrare agli amici quanto era brava a guidare”.

13 aprile, A Palermo, al palazzo di giustizia, a conclusione della requisitoria, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Fabrizio Molinari, ha chiesto la condanna a 10 anni di reclusione per Antonino Massimino, 51 anni, di Agrigento, e a 7 anni per Liborio Militello, 50 anni, di Agrigento. I due, giudicati in abbreviato, e difesi dagli avvocati Salvatore Pennica e Giovanni Castronovo, rispondono di presunte tentate estorsioni aggravate dal metodo mafioso a danno di un imprenditore edile di Agrigento.

13 aprile, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Gianfranca Claudia Infantino, ha condannato a 1 anno e 6 mesi di reclusione ciascuno, Giacinto Cappello, 41 anni, e Antonino Sitibondo, 45 anni, imputati di maltrattamenti a danno di minori. I due, entrambi operatori socio-assistenziali, nel 2011 sono stati denunciati dai genitori di due ragazzini con problemi psichici ospiti di una comunità a Licata. Le indagini dei Carabinieri hanno svelato i maltrattamenti, tra percosse e insulti.

14 aprile, A Grotte i Carabinieri hanno arrestato un romeno di 30 anni residente in paese, Alexandru Lungu. L’uomo, ad un posto di blocco veicolare, è stato sorpreso in possesso di tre dosi di cocaina, e di circa 350 euro in contanti. Il romeno è ristretto ai domiciliari. All’udienza di convalida dell’arresto sarà assistito dall’avvocato Gianfranco Pilato.

14 aprile, Ad Agrigento, a San Leone, ha imperversato ancora una volta, l’ennesima in pochi giorni, una, probabilmente, stessa banda di ladri, a danno di un’altra villetta. Bersaglio è stata un’abitazione nei pressi del Ragno d’Oro. I malviventi, durante il giorno, approfittando della momentanea assenza dei proprietari, una coppia di Agrigento, sono entrati furtivamente attraverso una finestra e hanno razziato oggetti preziosi e denaro contante. Il bottino sarebbe ingente. Indaga la Polizia.

14 aprile, A Porto Empedocle, i poliziotti del locale Commissariato, capitanato dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Vincenzo Filippazzo, 23 anni, sorpreso, nel corso di un normale servizio di controllo del territorio svolto dai poliziotti della “Volanti”, in possesso, nella sua abitazione, di 32 panetti di hashish per un peso complessivo di 3 chili e 600 grammi, un fucile a pompa calibro 12, un fucile a canne mozze e 32 cartucce calibro 12. Filippazzo risponderà di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e di detenzione illegale di armi e munizioni, che nel frattempo saranno sottoposte agli opportuni esami balistici per accertare se siano state utilizzate delittuosamente. L’empedoclino è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

17 aprile, Accogliendo le istanze dei difensori, gli avvocati Antonino Gaziano e Lillo Fiorello, il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari e ha restituito la libertà all’imprenditore di Agrigento, Enzo Sinatra, 82 anni, ristretto al proprio domicilio dallo scorso 15 marzo nell’ambito di un’inchiesta su presunti illeciti connessi alla compravendita di un terreno tra Villa Genuardi e l’Hotel della Valle ad Agrigento. Nel ricorso, la difesa ha ribadito l’inesistenza di alcuna collusione con funzionari della Regione Sicilia, e che si è trattato di una normale trattativa, mediata da professionisti e avvocati, per acquisire un terreno adiacente all’albergo dello stesso Sinatra. Prossimamente saranno depositate le motivazioni del provvedimento scagionante.

17 aprile, Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alfonso Malato, a conclusione del giudizio abbreviato, ha assolto l’ex deputato e assessore regionale canicattinese, Vincenzo Lo Giudice, dall’imputazione di violazione della misura della sorveglianza speciale a cui è sottoposto. La pubblico ministero Emiliana Busto ne ha invocato, invece, la condanna a 8 mesi di reclusione. Ecco quanto accaduto: la Polizia citofona all’abitazione di Lo Giudice durante la notte per controllare il rispetto delle prescrizioni della misura di prevenzione come, tra l’altro, il non uscire da casa dalla sera al mattino. I poliziotti bussano due volte, prima al citofono, poi all’ingresso dell’appartamento, e poi telefonano a casa, ma nessuno ha risposto. Ebbene, il difensore, l’avvocato Gero Lo Giudice, ha sostenuto che né Lo Giudice né la moglie hanno udito alcunchè, anche perché le loro condizioni di salute sono precarie. Inoltre, la Polizia ha telefonato al numero dello studio legale del figlio di Lo Giudice, non presente a Canicattì per ragioni professionali.

17 aprile, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Manola Cellura, a conclusione della requisitoria, ha chiesto al Tribunale la condanna di tre imputati di omicidio colposo in servizio all’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento. Si tratta della ginecologa Maria Concetta Rotolo, 60 anni, del pediatra Antonino Cutaia, 61 anni, e dell’infermiere Giovanni Moscato, 50 anni. Il processo è scaturito dalla morte, il 17 giugno del 2011, di un bambino figlio di una coppia di Licata, nato in sofferenza cardiaca e necessitante di un trasporto all’ospedale di Taormina attrezzato per l’intervento chirurgico. Alla ginecologa, per la quale sono stati chiesti 2 anni e 8 mesi di reclusione, si contesta di non avere diagnosticato in tempo la patologia cardiaca di cui avrebbe sofferto il bimbo. Cutaia, per il quale sono stati chiesti 3 anni, e Moscato, per il quale è stato chiesto 1 anno di reclusione, rispondono invece di non avere provveduto a controllare che la culletta termica, a bordo dell’ambulanza in partenza da Agrigento, fosse regolarmente operativa e funzionante.

17 aprile, L’Arma dei Carabinieri è stata impegnata in un’operazione di controllo del territorio a Sciacca. I militari della locale Compagnia, a lavoro anche in borghese, tra l’altro, hanno arrestato un ragazzo di 20 anni sorpreso nel centro storico in possesso di circa 100 grammi di hashish. A casa del giovane i Carabinieri hanno sequestrato, inoltre, 1000 euro in contanti e un bilancino di precisione. Risponderà di detenzione di droga ai fini di spaccio. La droga, al dettaglio, avrebbe potuto fruttare alcune centinaia di euro.

17 aprile, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Daniele Re, il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Antonio Genna, ha assolto dall’imputazione di detenzione ai fini di spaccio l’agrigentino Francesco Catania, 35 anni, arrestato il 24 novembre scorso all’interno di un’abitazione di Siculiana dove fu sorpreso dalla Polizia in possesso di 67,6 grammi di hashish e 1,5 grammi di marijuana nascosti all’interno di un barattolo per i biscotti. Il pubblico ministero ha chiesto la condanna ad un anno di reclusione. Il giudice ha assolto Catania perché il fatto non costituisce reato allorchè il quantitativo dell’ hashish rientra nella categoria “uso personale”.

17 aprile, Al confine tra Naro e Camastra, in contrada Mintina, tre banditi, travisati con dei cappucci e armati con una spranga, sono entrati dentro l’abitazione di un’anziana donna di 75 anni. I tre non hanno esitato a picchiare vigliaccamente la pensionata costringendola a consegnare oggetti di valore. I malviventi si sono impossessati anche di alcuni arredi e dell’automobile della malcapitata. La donna ha poi telefonato ad un familiare ed è stata soccorsa in ospedale, ad Agrigento. La prognosi è di 10 giorni. Indagano i Carabinieri.

17 aprile, Incidente sul lavoro mortale a Castrofilippo, in provincia di Agrigento, dove un operaio palermitano, Giuseppe Todaro, 25 anni, originario di Bagheria, è morto nel corso di opere di manutenzione ad un traliccio della telefonia mobile, in contrada Graci-Fondachello. A Todaro sarebbe improvvisamente mancato l’equilibrio durante le operazioni di aggancio alle funi, ed è precipitato da circa 30 metri. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri. Il sindaco del paese, Calogero Sferrazza, ha espresso cordoglio.

17 aprile, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, ha condannato a 3 anni e 2 mesi di reclusione ciascuno Antonio Bellavia, 44 anni, e Calogero Bellavia, 27 anni, entrambi di Favara. I due il 14 giugno 2017 sono stati arrestati dai Carabinieri della Tenenza di Favara e del Nucleo Operativo Radiomobile di Agrigento, sorpresi in possesso, ad un controllo stradale, di una pistola Smith & Wesson calibro 38 special con matricola abrasa e con 5 colpi in canna, e di una pistola Taurus modello Tracker calibro 357 magnum con 7 colpi in canna, risultata rubata a Carmelo Nicotra, 35 anni, di Favara, bersaglio di colpi d’arma da fuoco lo scorso 23 maggio a Favara, in via Torino. Nicotra ha detenuto legalmente la pistola.

17 aprile, Il Comune di Agrigento è responsabile di omicidio colposo perché non ha riparato la profonda buca stradale in via Cavaleri Magazzeni. E l’automobilista lo è altrettanto perché, pur avendone la possibilità e il margine, non ha frenato per evitare l’impatto con Chiara La Mendola, già rovinata sulla buca. Ecco, in sintesi, l’epilogo istruttorio del processo per l’incidente stradale lungo via Cavaleri Magazzeni, ad Agrigento, tra San Leone e Cannatello, che intorno alle ore 18 del 30 dicembre 2013 ha provocato la morte di Chiara La Mendola, 24 anni di età. Lo scorso 11 aprile, a conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Calogero Montante, ha proposto la condanna ad 1 anno di reclusione a carico di Giuseppe Valenti, 81 anni, l’uomo alla guida dell’automobile “Nissan Micra” coinvolta nel sinistro. Adesso, lo stesso pubblico ministero, ha invocato la condanna degli altri due imputati, il dirigente dell’ufficio tecnico comunale, Giuseppe Principato, 62 anni, e il funzionario, Gaspare Triassi, 53 anni, responsabile del servizio strade comunali. La Procura agrigentina pretende 1 anno e 6 mesi di reclusione ciascuno, per Principato e Triassi. Il pm Montante ha così condiviso e rilanciato l’esito della perizia del proprio consulente, il dottor Pietro Munzone, che il 31 gennaio del 2017 è stato ascoltato in aula, innanzi al giudice Giuseppe Miceli. E Munzone, a conclusione degli accertamenti peritali, ha relazionato sostenendo che la buca in strada è stata la causa dell’ incidente. Secondo il perito, se non vi fosse stata la buca, peraltro mimetizzata perché colma di acqua piovana, e in mancanza di alcun segnale di pericolo, la ragazza non sarebbe caduta dal suo scooter.

18 aprile, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Antonio Genna, ha assolto Libertino Vasile Cozzo, 43 anni, di Porto Empedocle, imputato di avere incendiato, nel 2013, il furgone di un suo compaesano. Il pubblico ministero ne ha invocato la condanna a 8 mesi di reclusione.

18 aprile, Il Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento ha disposto in tutto il territorio della provincia un controllo delle persone sottoposte a misure cautelari o alternative alla detenzione in carcere. Ebbene, a Ravanusa è stato arrestato un uomo di 75 anni, M G sono le iniziali del nome, detenuto ai domiciliari e invece sorpreso fuori dalla propria abitazione “per – così si è giustificato – rinnovare la propria carta d’identità al Comune”. E a Porto Empedocle è stato arrestato un giovane di 27 anni, C A sono le iniziali del nome, ristretto ai domiciliari e invece sorpreso a spasso nel centro cittadino.

19 aprile, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno arrestato, in flagranza di reato, Sergio Stagno, 27 anni, originario di Ribera e residente a Porto Empedocle. Stagno, nel corso di una perquisizione veicolare e domiciliare, è stato sorpreso in possesso di 20,57 grammi di cocaina e di un bilancino elettronico di precisione. L’indagato di detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti è ristretto ai domiciliari.

19 aprile, A Palermo, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Fabrizio Molinari, ha assolto dall’imputazione di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso Antonino Massimino, 51 anni, di Agrigento, difeso dall’avvocato Salvatore Pennica. Per Massimino la Procura ha invocato la condanna a 10 anni di reclusione. E’ stato invece condannato a 4 anni di reclusione Liborio Militello, 50 anni, di Agrigento, anche lui imputato di tentata estorsione aggravata dal metodo mafioso a danno di un imprenditore edile di Agrigento, e difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo. A carico di Militello, la Procura ha chiesto 7 anni di carcere.

19 aprile, La giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha assolto, “perché il fatto non costituisce reato”, Giuseppe Valenti, 81 anni, di Agrigento. Si tratta del conducente dell’automobile “Nissan Micra”, coinvolta nell’incidente che il 30 dicembre del 2013 ha provocato la morte di Chiara La Mendola, 24 anni. A carico di Valenti, il pubblico ministero ha invocato la condanna ad 1 anno di reclusione, sostenendo che avrebbe avuto possibilità e margine per frenare la sua automobile. Il giudice ha condiviso invece gli esiti delle consulenze del Tribunale secondo cui non vi è alcun nesso di causalità tra la condotta di Giuseppe Valenti e la morte di Chiara La Mendola.

20 aprile, La Corte d’Appello di Caltanissetta ha ritenuto non ammissibili gli appelli delle parti civili, e ha confermato la sentenza del giudice monocratico del Tribunale di Caltanissetta, Davide Salvucci, che il 29 gennaio del 2016 ha assolto l’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, difeso dall’avvocato Daniela Principato, dai reati di calunnia e diffamazione a danno dei magistrati Ignazio De Francisci, Claudio Corselli e Laura Cameli, già in servizio alla Procura di Agrigento. Lo stesso Arnone commenta: “Dopo una Camera di Consiglio durata tre ore, sono stati respinti in quanto inammissibili gli appelli delle parti civili. Adesso la sentenza di primo grado, emessa dal giudice Davide Salvucci dopo cinque anni di processo e l’escussione di venticinque testimoni, sentenza che ricostruisce un decennio di storia giudiziaria e politica agrigentina, sarà integralmente pubblicata e diffusa con l’introduzione dell’avvocato Daniela Principato”.

20 aprile, L’11 luglio del 2016, il Tribunale di Agrigento ha assolto due romeni imputati di tentato omicidio per avere, a Palma di Montechiaro, lanciato un connazionale, presunta vittima di una spedizione punitiva, da un balcone. Si tratta di Florin Mihaita Chiriac, 27 anni, e Costantin Ciprian Jacob, 29 anni. Il romeno, di 21 anni, si sarebbe lui stesso aggrappato alla grondaia saltando sul balcone sottostante, nella casa del cognato. La spedizione punitiva, a colpi di bastone, è stata invece riconosciuta dal Tribunale, che ha condannato i due romeni a 2 anni e 6 mesi di reclusione per minaccia, violazione di domicilio e lesioni personali. Adesso, in Corte d’Appello, la condanna a carico dei due romeni è stata ridotta di 10 giorni, perché l’accusa relativa alla violazione della legge sulle armi bianche è stata ritenuta prescritta.

24 aprile, I Carabinieri della stazione di Ravanusa hanno ricercato una Fiat Panda rubata a Sommatino, in provincia di Caltanissetta, e notata transitare nel territorio di Ravanusa. E durante un servizio di prevenzione svolto in contrada Canale, i militari dell’Arma hanno sorpreso B.G, sono le iniziali del nome, 48 anni, insieme alla madre, A.L, 76 anni, intenti a ripulire la Fiat Panda, smontando e nascondendo i vari segni identificativi, tra cui targa e telaio, al fine di poter ottenere un’auto “pulita”. Per madre e figlio, pizzicati in flagranza di reato, sono così scattate le manette ai polsi e l’Autorità Giudiziaria ha subito disposto gli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida. L’autovettura e i vari materiali rinvenuti sono stati posti sotto sequestro.

24 aprile, Ad Agrigento, nel centro cittadino, in un bar è stata servita una tazzina di caffè con un bicchiere d’acqua contenente però, accidentalmente, detergente per lavastoviglie. Il malcapitato cliente, un anziano, ha bevuto l’acqua prima del caffè e ha subito accusato il malore. E’ stato trasferito d’urgenza all’ospedale “Civico” a Palermo.

24 aprile, A Canicattì è stato perpetrato un furto in un capannone della cooperativa sociale “Lavoro & non solo”, che gestisce da oltre 10 anni dei terreni confiscati alla mafia, in contrada Graziano Di Giovanna, coltivati a vigneto. Sono stati rubati due trattori cingolati e un camion. Il presidente della cooperativa, Calogero Parisi, commenta: “Questo furto ci fa rabbia e ci scoraggia, perché fa vacillare la nostra ferma convinzione che dai terreni confiscati alla mafia possa nascere occupazione. Questo episodio ci porterà danni economici certi oltre all’impossibilità, nell’immediato, di garantire i lavori nei vigneti proprio in questo periodo molto delicato per la coltivazione”. Il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, e la giunta hanno condannato il gesto ed espresso solidarietà a Parisi e agli operatori.

26 aprile, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, capitanati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Calogero Condello, 32 anni, di Porto Empedocle. Si tratta di colui che lo scorso 10 aprile, ad Agrigento, nei locali dell’Azienda sanitaria provinciale, al Viale della Vittoria, ha aggredito e picchiato violentemente un impiegato dell’Azienda sanitaria, un uomo di 50 anni, di Raffadali, impegnato a svolgere le funzioni di segretario della commissione invalidi civili, in corso di riunione. La vittima ha subito la frattura del cranio ed una emorragia cerebrale, ed è stata ricoverata in ospedale in prognosi riservata, poi di 40 giorni. Poche ore dopo quanto accaduto, Condello si è presentato al Commissariato di Porto Empedocle ed è stato denunciato. Adesso il giudice per le indagini preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, ha emesso a suo carico un’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari, e con braccialetto elettronico, su richiesta della Procura. Condello risponde di lesioni personali aggravate e interruzione di pubblico servizio.

27 aprile, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, il carabiniere Domenico Giunta dall’imputazione di minacce. Giunta, già in servizio ad Agrigento, Favara e Cammarata, e adesso a lavoro a Gela, avrebbe intrattenuto una relazione sentimentale con una donna sposata e avrebbe minacciato il marito tradito, che lo ha denunciato nel 2014. Il difensore di Domenico Giunta, l’avvocato Alba Raguccia, ha dimostrato l’estraneità alle contestazioni da parte del proprio assistito. Anche la Procura di Agrigento, in requisitoria, ha proposto l’assoluzione dell’imputato.

27 aprile, A Palma di Montechiaro i Carabinieri hanno arrestato Giuseppe Pace, 40 anni, bracciante agricolo, sorpreso in contrada “Mandranova” intento a bruciare teloni in plastica utilizzati solitamente nelle serre della zona. Si tratta di materiali da smaltire in altro modo, secondo legge. Inoltre, lo stesso incendio avrebbe potuto aggredire la vicina vegetazione oltre che arrecare gravi danni alla salute pubblica, in quanto combustione di materiale plastico. Pace è ristretto ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.

27 aprile, A Palma di Montechiaro la Polizia ha notificato a Giuseppe Incardona, 41 anni, la misura cautelare dell’allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, che sono la moglie e i figli. A Incardona la Procura agrigentina contesta gravi reati commessi all’interno della casa familiare dal 2015 in poi, a danno soprattutto della moglie, e poi di una delle figlie, e degli altri due figli, che, seppur non coinvolti in prima persona, avrebbero assistito a episodi di inaudita violenza, tra tentativi di soffocamento, morsi, pugni e calci.

27 aprile, A Favara, nottetempo, nel centro storico, un uomo di 45 anni è stato vittima di un brutale accoltellamento per errore. In piazza della Libertà si è scatenata una rissa tra giovani verosimilmente ubriachi. Poi, uno di loro, Salvatore Kessler, 29 anni, si è allontanato alla guida della propria automobile, armato di coltello, fin quando si è imbattuto nel 45enne. E, scambiandolo per un’altra persona, lo ha aggredito colpendolo con il coltello più volte al volto e al collo. I Carabinieri della Compagnia di Agrigento e della Tenenza di Favara sono intervenuti tempestivamente e hanno rintracciato l’aggressore, gli hanno sequestrato il coltello e lo hanno arrestato. Kessler è ristretto ai domiciliari e risponderà di lesioni personali aggravate. Nel frattempo, il 45enne è stato ricoverato in gravi condizioni all’ospedale di Agrigento, dove gli sono stati applicati parecchi punti di sutura.

27 aprile, Incidente a Lampedusa, all’incrocio tra via Verdi e via Eleonora Duse, dove Giovanni D’Ippolito, 65 anni, seduto innanzi alla propria abitazione, come si è soliti in Sicilia, è stato investito da un furgone Fiat Doblò, utilizzato per il noleggio, e che, forse a causa di un guasto ai freni, sarebbe scivolato addosso al 65enne. E’ stato trasferito in gravissime condizioni, con l’elisoccorso, all’ospedale “Villa Sofia”, dove i medici ne hanno dichiarato la morte cerebrale. La famiglia ha generosamente autorizzato l’espianto degli organi, tra fegato, rene e cuore, per la donazione. Procura di Agrigento e Carabinieri proseguono il lavoro d’indagine alla ricerca dell’esatta dinamica, ancora evidentemente nebulosa, di quanto accaduto.

27 aprile, Allarme e apprensione a Naro dove è accaduto l’ennesimo episodio di grave violenza. In via Piave, due malviventi, con un pretesto ingannevole, sono entrati dentro la casa di un anziano di 85 anni, lo hanno vigliaccamente picchiato, e gli hanno rubato il portafogli con dentro poche centinaia di euro. Il pensionato è stato soccorso all’ospedale di Agrigento, con prognosi di 20 giorni per un trauma facciale. Lo scorso 15 aprile, ancora a Naro, in contrada Mintina, tre criminali, incappucciati e armati di spranga, sono entrati dentro casa di un’anziana di 75 anni, l’hanno aggredita e picchiata, e le hanno rubato denaro, oggetti preziosi e anche l’automobile.

28 aprile, A Campobello di Licata i Carabinieri hanno arrestato i fratelli Giuseppe Melluzza, 30 anni, e Agostino Melluzza, 27 anni, entrambi fruttivendoli. Nei pressi della loro abitazione, i militari dell’Arma si sono accorti di movimenti sospetti. Dopo alcuni appostamenti in borghese, è scattato il blitz. Ai due fratelli Melluzza, nel corso della perquisizione domiciliare, sono stati sequestrati panetti di hashish per un peso complessivo di 500 grammi, 10 grammi di cocaina, il tutto per un valore di mercato di circa 30mila euro, e poi un bilancino di precisione e materiale vario per il confezionamento, e 2mila euro in banconote. Risponderanno di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e sono ristretti ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.

28 aprile, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, diretti dal vice questore, Cesare Castelli, hanno notificato ad un uomo di 55 anni di Agrigento la misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa, che è l’ex compagna, con divieto di comunicazioni telefoniche e telematiche. Lui avrebbe ossessionato e molestato lei, pedinandola e inseguendola e, in un caso, l’avrebbe anche picchiata, provocandole ferite con prognosi di 7 giorni, e sottraendole il telefono cellulare. L’uomo è stato denunciato per stalking, lesioni personali aggravate e rapina.

28 aprile, Il Tribunale di Agrigento, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato a 6 mesi di reclusione Giuseppe Li Vecchi, 27 anni, di Siculiana, imputato di avere utilizzato una pagina Facebook per rivolgere minacce di morte al sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella. Il 22 novembre del 2015 su Facebook furono scritte minacce di morte e insulti contro Lauricella, con foto di proiettili. Il sindaco è parte civile tramite l’avvocato Giuseppe Oddo.

29 aprile, A Favara, in via De Gasperi, nella struttura che ospita il seminario vescovile, ha subito un incendio un’ambulanza della confraternita “Misericordia”. Le fiamme, che hanno annerito il prospetto dell’edificio, hanno provocato danni per circa 20mila euro all’ambulanza, dotata di sofisticate attrezzature, tra un ventilatore, l’elettrocardiogramma e un monitor Rcm. Il coordinatore della Confraternita “Misericordia”, Paolo Torregrossa, lancia un accorato appello alle donazioni e afferma: “Chiediamo al popolo un aiuto. Siamo attivi sul territorio da 20 anni ed è nostro interesse continuare a farlo. Presto inizieranno le raccolte fondi e altro per poter ripartire. Aiutateci ad aiutarvi”.

29 aprile, I Carabinieri della Stazione di Palma di Montechiaro hanno arrestato Salvatore Vella, 36 anni, di Palma di Montechiaro, già sottoposto al divieto di avvicinamento all’ex fidanzata, di 40 anni. L’uomo sarebbe stato l’incubo della sua ex, stanca e sempre più impaurita dalle ripetute molestie e minacce subite. Nonostante le denunce, e il cartellino giallo del divieto di avvicinamento, Vella avrebbe proseguito nella sua condotta, e i Carabinieri lo hanno sorpreso in flagranza, sotto l’abitazione della vittima. Il palmese è ristretto ai domiciliari.

29 aprile, Un incidente stradale ha provocato la morte di un agrigentino a Malta. Si tratta di Carmelo Tornabene, 29 anni. Il giovane, sposato da un anno e impiegato nell’azienda “Transport Malta”, è stato al volante di una Fiat 600 che, per cause in corso di accertamento, si è scontrata con un’altra automobile. Tornabene è deceduto poco dopo i soccorsi.

29 aprile, Il Tribunale di Caltanissetta ha condannato a 4 anni e 4 mesi di reclusione, oltre al pagamento di una multa da 1.400 euro, un disoccupato agrigentino originario di Favara, Gaetano Alaimo, 29 anni. L’imputato si sarebbe presentato falsamente come impiegato dell’Enel ad un’anziana di 80 anni di Caltanissetta, e, usando vari pretesti, come bollette non pagate e cambio di gestore, le avrebbe sottratto, raggirandola, circa 20mila euro.

1 maggio, I poliziotti del Commissariato Frontiera di Porto Empedocle, capitanati da Cesare Castelli, e della Squadra Mobile di Agrigento, agli ordini di Giovanni Minardi, hanno arrestato due ladri d’appartamento sorpresi in flagranza di reato. Si tratta di Fabrizio Rizzo, 27 anni, di Agrigento, e Roberto Jovine, 53 anni, originario di Napoli ma residente a Montecatini Terme. Rizzo e Jovine sono stati colti intenti a rubare all’interno di una villa a San Leone, in Via degli Ippocastagni. Il sostituto procuratore Chiara Bisso ha disposto, in attesa della convalida, gli arresti domiciliari a carico di entrambi gli indagati, difesi dall’avvocato Daniele Re. Nel corso della perquisizione a casa di uno dei due arrestati sono stati scoperti diversi oggetti preziosi e non solo, probabile refurtiva frutto di precedenti furti. Ecco perché, oltre il tentato furto, è contestata anche l’ipotesi di reato di ricettazione. Nel corso dell’intervento nella villa, due poliziotti hanno subito ferite: uno un violento trauma distorsivo alla caviglia e l’altro una ferita alla gamba con 5 punti di sutura. Per entrambi la prognosi ospedaliera è di 5 giorni.

1 maggio, In tutta la provincia di Agrigento, durante il ponte del primo maggio, i Carabinieri hanno compiuto un servizio straordinario di controllo del territorio. Identificate oltre 300 persone e controllati circa 200 veicoli. Elevate 40 sanzioni per violazioni del codice della strada. Due denunciati per guida in stato di ebbrezza. Cinque le persone arrestate. A Licata sono state arrestate Samanta Cicatello, 30 anni, e Angela Castagna, 50 anni, per furto aggravato allorchè allacciate abusivamente alla rete elettrica. A Ribera arrestato Giuseppe Sarullo, 26 anni, per scontare 1 anni e 4 mesi per ricettazione. A Palma di Montechiaro arrestato Giuseppe Calafato, 20 anni, per reiterati maltrattamenti ai genitori nonostante il divieto di avvicinamento impostogli.

4 maggio, A Grotte, in contrada Mandra, nottetempo, tra le 23 e la mezzanotte, quattro malviventi hanno attraversato il giardino di un’abitazione impossessandosi di un’accetta da lavoro trovata nel luogo, sono entrati furtivamente dentro la casa, hanno minacciato e strattonato violentemente una coppia di coniugi, entrambi di 64 anni, e hanno rubato oggetti preziosi e denaro contante per circa 2mila euro. Poi sono fuggiti. I due malcapitati sono stati soccorsi in ospedale, a Canicattì. Indagano i Carabinieri. I quattro, dall’accento dell’est Europa, probabilmente sarebbero romeni.

4 maggio, Più che un fisiatra è stato un “fissiatra”, con due esse come fesso, perché, essendo un falso fisiatra, ha “fissiato”, che dal siciliano “fissiare” significa ingannare, tanti malcapitati pazienti finchè i Carabinieri lo hanno scoperto e denunciato. Il fisiatra è un medico che si occupa di medicina fisica e di riabilitazione. E a Raffadali, in provincia di Agrigento, si è improvvisato fisiatra un marocchino di 48 anni, A A sono le iniziali del suo nome, come “Anvedi Aquesto”. E l’africano ha intrapreso abusivamente la professione medica “fissiando” i clienti che gli avrebbe procacciato una coppia di coniugi, anche loro denunciati dai Carabinieri allarmati da alcune segnalazioni da parte di cittadini. Hanno telefonato: “Pronto, signori Carabinieri, nel nostro paese è comparso da poco tempo un signore proveniente dal Marocco, si presenta da medico e riceve da medico, ma forse non lo è”. I Carabinieri hanno indagato, ad esempio sul timbro timbrato sui documenti del fisiatra, e sull’efficacia delle cure somministrate tramite le testimonianze di alcuni “fissiati dal fissiatra”. Poi, la prova maestra: hanno compiuto una ricerca nell’apposito Albo professionale, e dall’altra parte del telefono gli hanno risposto: “Ma quando mai, qui non risulta nessuna iscrizione di tal signore come fisiatra, avete ragione voi, è un fissiatra”. I Carabinieri hanno marciato a piede sicuro, anche in borghese, si sono appostati, osservato, e, dopo avere riscontrato quanto necessario fugando ogni ragionevole dubbio, hanno scatenato il blitz nello studio medico. Hanno scoperto diverse attrezzature, elettro-stimolatori e blocchetti di ricevute sanitarie, e poi hanno chiesto al marocchino: “Ce l’hai il titolo abilitativo?”. E lui ha sollevato le mani verso l’alto, in segno di resa: “No, non ho nulla”. E’ stato condotto in caserma, identificato e denunciato, e, insieme ai due procacciatori, risponderà all’Autorità giudiziaria di truffa e di esercizio abusivo della professione medica. Sono stati sequestrati lo studio medico, i macchinari e la documentazione sanitaria prodotta, da cui è emerso che il sedicente fisiatra, “fissiando fissiando” avrebbe illecitamente intascato, complessivamente, circa 50.000 euro. “Anvedi Aquesto”.

6 maggio, A Licata, in contrada Carrubella, ignoti hanno saccheggiato un’abitazione estiva, e poi hanno appiccato il fuoco. L’incendio ha bruciato anche un’automobile Alfa Romeo Gt, posteggiata all’interno. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco. Il proprietario, un uomo di 53 anni titolare di una panineria, ha sporto denuncia alla Polizia.

6 maggio, A Licata, in contrada Cannelle, in via Torregrossa, ha subito un incendio un deposito adibito alla fabbricazione di cassette di legno e imballaggi vari per prodotti ortofrutticoli, esteso circa 900 metri quadrati. I Vigili del fuoco hanno lavorato oltre 10 ore per domare le fiamme, che non hanno risparmiato anche due muletti e un autocarro, oltre materiale e macchinari vari. L’imprenditore di 44 anni, titolare della società che gestisce il deposito, è coperto da polizza assicurativa. Indaga la Polizia.

6 maggio, A Cianciana ignoti hanno tagliato i pneumatici dell’automobile, una Bmw X1, dell’ex deputato regionale del Partito Democratico, Giovanni Panepinto, intervenuto a Cianciana per partecipare al comitato elettorale di presentazione della lista civica “Insieme per Cianciana”, a sostegno del candidato sindaco alle prossime amministrative, Salvatore Sanzeri. L’automobile è stata posteggiata a poca distanza dalla sede del comitato elettorale. Giovanni Panepinto ha presentato denuncia ai Carabinieri della stazione di Bivona, il paese di residenza. Lo stesso Panepinto chiosa: “Chi pensa che possa lasciarmi intimorire per quattro ruote tagliate, non mi conosce bene”.

7 maggio, In esecuzione di ordinanze di custodia cautelare emesse dal Tribunale di Agrigento e dal Tribunale per i minorenni di Palermo, i Carabinieri della stazione di Naro e della compagnia di Licata, capitanati dal colonnello Giovanni Pellegrino, hanno arrestato ai domiciliari Calogero Troisi, 22 anni, di Licata, e hanno trasferito in una comunità di recupero un ragazzo di 17 anni di Naro. I due sono i presunti rapinatori che lo scorso 14 aprile, a Naro, in periferia, hanno proposto in modo malandrino ad un anziano di 86 anni l’acquisto di posate d’argento e di una giara, e poi, avuta contezza della disponibilità di denaro nel portafogli dell’86enne, Troisi, a tradimento, avrebbe colpito in faccia l’anziano con un pugno, e poi gli avrebbero rubato il portafogli con dentro 125 euro. Il malcapitato è rovinato a terra privo di sensi, ed è stato ricoverato con 22 giorni di prognosi per fratture multiple al volto. I Carabinieri agrigentini hanno scandagliato le immagini dei sistemi di videosorveglianza, hanno raccolto testimonianze, altri indizi, e poi hanno mostrato all’anziano le foto dei due sospettati. E l’uomo li ha riconosciuti senza alcun dubbio. Sono in corso altre indagini per riscontrare se i due arrestati abbiano compiuto altri atti dello stesso genere a Naro e a Grotte.

8 maggio, Il Tribunale di Agrigento ha condannato a 1 anno e 2 mesi di reclusione il pediatra Antonino Cutaia, 61 anni, e a 8 mesi la ginecologa Maria Concetta Rotolo, 60 anni, entrambi imputati di omicidio colposo. E’ stato invece assolto l’infermiere Giovanni Moscato, 50 anni. Il processo è scaturito dalla morte, il 17 giugno del 2011, di un bambino figlio di una coppia di Licata, nato in sofferenza cardiaca e necessitante di un trasporto all’ospedale di Taormina attrezzato per l’intervento chirurgico. Alla ginecologa, per la quale sono stati chiesti 2 anni e 8 mesi di reclusione, si contesta di non avere diagnosticato in tempo la patologia cardiaca di cui avrebbe sofferto il bimbo. Cutaia, per il quale sono stati chiesti 3 anni, e Moscato, per il quale è stato chiesto 1 anno di reclusione, rispondono invece di non avere provveduto a controllare che la culletta termica, a bordo dell’ambulanza in partenza da Agrigento, fosse regolarmente operativa e funzionante.

8 maggio, A Menfi, in via Santi Bivona, un malvivente, travisato con un casco integrale e armato con una pistola, è entrato nei locali di un’agenzia di assicurazioni e, sotto minaccia, ha arraffato i soldi in cassa, circa 300 euro. Poi è fuggito, forse insieme ad un complice a bordo di una moto. Indagano i Carabinieri.

8 maggio, Ad Agrigento, al Viale della Vittoria, un ragazzino di 13 anni, attratto irresistibilmente dalle chiavi inserite nel cruscotto, si è improvvisato alla guida di un’automobile, una Fiat Panda, del Comune, approfittando che gli operai fossero a lavoro nei pressi. Il minorenne si è poi schiantato contro un palo della pubblica illuminazione lungo il Viale. Sul posto sono intervenuti i poliziotti della Volanti. Il 13enne, non imputabile, è risultato già affidato alla comunità di recupero “Casa Amica”.

8 maggio, La Corte d’Appello di Palermo ha assolto Francesco Fiorica, 22 anni, di Porto Empedocle, difeso dall’avvocato Luigi Troja, imputato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Fiorica, condannato in primo grado a 4 mesi di reclusione, avrebbe spacciato hashish ad alcuni studenti di un istituto superiore da lui stesso frequentato, e fu sorpreso e arrestato dalla Polizia il 23 gennaio del 2014. L’avvocato Troja ha sostenuto in appello che il principio attivo della droga è stato molto basso e che nessuno degli studenti interrogati ha mai confermato che Fiorica gli avesse offerto della droga. I giudici hanno dunque condiviso la tesi del possesso finalizzato al consumo personale.

8 maggio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per udienze preliminari, Stefano Zammuto, ha condannato a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, Antonella Guzzon, 36 anni, di Porto Empedocle, arrestata il 27 novembre scorso perché sorpresa in possesso di 5,5 grammi di eroina a un posto di blocco dei Carabinieri a Villaseta. Il pubblico ministero Alessandra Russo ha chiesto la condanna a 11 mesi di reclusione. La donna è assistita dall’avvocato Salvatore Cusumano.

9 maggio, A Canicattì i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato Toderita Marius Costantin, 20 anni, originario della Romania, per furto con strappo, quindi lo scippo, ed evasione dagli arresti domiciliari a cui è sottoposto. Il romeno, in via Padre Reginaldo Giuliani, ha violentemente scippato un’anziana donna, di 78 anni, rubandole la borsetta con all’interno i documenti ed il portafoglio con 50 euro. I Carabinieri, intervenuti sul posto, hanno acquisito i filmati degli impianti di video-sorveglianza della zona, hanno raccolto alcune testimonianze, anche descrittive del responsabile, e hanno poi rintracciato il romeno nella sua abitazione. Lo straniero, adesso recluso in carcere, ha ammesso le sue responsabilità e ha restituito la borsa.

10 maggio, Ad Agrigento la Polizia Stradale ha arrestato ai domiciliari Gaetano Agozzino, 70 anni, di Agrigento. Si tratta dell’automobilista che ha violato, forzandolo, il divieto di transito, imposto, perché passaggio del Giro d’Italia, con delle transenne e con personale Anas a presidio, e che, immettendosi sulla statale nei pressi di contrada Maddalusa, si è violentemente scontrato con una moto Bmw condotta da un uomo di 48 anni, di Sambuca di Sicilia, ferito gravemente e soccorso in elicottero all’ospedale “Sant’Elia” dove è attualmente ricoverato in coma farmacologico per traumi e diverse fratture. L’automobilista arrestato, al volante di una Fiat Stilo, all’autorità giudiziaria risponderà di lesioni colpose gravissime e resistenza a pubblico ufficiale. L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Nel corso delle ore successive all’incidente, è stato smentito che il sambucese investito fosse un commissario di gara o un coadiutore dell’Anas. Le indagini proseguono.

10 maggio, A Lampedusa, a circa 2 miglia e mezzo dalla costa, all’alba di martedì 3 gennaio del 2017, è affondato un peschereccio, il “Giacomo Maria”. E’ morto il marinaio Francesco Solina, 51 anni. Adesso, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, accogliendo quanto richiesto dal procuratore aggiunto, Salvatore Vella, ha rinviato a giudizio, per omicidio colposo, i lampedusani Giacomo e Daniele Minio, padre e figlio, armatore e capitano dell’imbarcazione. Secondo la Procura agrigentina, Solina sarebbe morto perché il comandante del peschereccio naufragato non avvisò prontamente i soccorsi, e l’equipaggio non era correttamente composto, tanto da avere all’interno due componenti irregolari privi di competenza a gestire situazioni di soccorso. Prima udienza il prossimo 9 ottobre.

11 maggio, A Palermo la Corte d’Assise d’Appello, accogliendo quanto richiesto dalla Procura Generale, ha sentenziato la condanna all’ergastolo a carico di Giuseppe Sabella, 41 anni, e a 18 anni di carcere per Antonino Gucciardo, di 26 anni, entrambi di Sciacca, imputati della morte di Nicolò Ragusano, 93 anni, aggredito nella propria abitazione a Sambuca di Sicilia il 6 luglio 2015 e morto pochi giorni dopo, il 21 luglio, e per la morte di Stefana Mauceri, 85 anni, aggredita nella propria abitazione a Menfi il 16 luglio 2015, e morta anche lei dopo alcuni mesi di agonia.

11 maggio, Ad Aragona, i Carabinieri della locale stazione, diretti dal maresciallo Paolo Scibetta, hanno chiuso due centri scommesse, eseguendo un’apposita ordinanza del Questore secondo cui “i due centri operavano in modo illegale, attraverso domini internet con riferimento a scommesse registrate all’estero e non in Italia come invece dovrebbe avvenire, senza l’autorizzazione dei monopoli”.

11 maggio, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Agostino Marrali, 21 anni, di Porto Empedocle. Il giovane è stato sorpreso a bordo della propria automobile in possesso di 5 panetti di hashish, per complessivi 500 grammi, e di due grammi di cocaina.

11 maggio, La Corte dei Conti di Palermo ha assolto gli ex consiglieri comunali a Canicattì, in carica nel 2003, Gaetano Cani, Vincenzo Angelo Cuva, Giuseppe De Luca, Fabio Di Benedetto, Francesco Paolo Di Natale, Ettore Di Ventura (oggi sindaco), Diego Ficarra, Rita Guarneri, Renato Li Calzi, Pietro Lionte, Ivan Paci e Mauro Zanchi. A loro è stato contestato un danno all’Erario di circa 342mila euro allorchè avrebbero deliberato un aumento, ritenuto illegittimo, da 35 a 100 euro, del gettone di presenza in consiglio comunale.

11 maggio, Ancora proteste nei centri d’accoglienza per migranti nell’Agrigentino. A Favara i Carabinieri della locale Tenenza e del Comando Compagnia sono intervenuti nella struttura “Filo d’Arianna” per restituire ordine a seguito delle vivaci rimostrante dei minorenni immigrati ospiti contro la qualità del vitto e l’esiguità del pocket money, il gettone quotidiano.

11 maggio, In territorio di Casteltermini, in contrada Cozzo Disi, i Carabinieri della Compagnia di Cammarata hanno sorpreso due persone a bordo di un’automobile in possesso, non giustificato, di un martello, una tenaglia e un’ascia. I due, entrambi di Agrigento, tra un disoccupato di 48 anni e un operaio di 43 anni, sono stati denunciati per possesso ingiustificato di oggetti atti ad offendere. Gli arnesi sono stati sequestrati.

11 maggio, Smaltimento illecito e dannoso dei rifiuti: la Digos sequestra l’impianto di compostaggio a Joppolo Giancaxio. E’ una contesa risalente nel tempo: l’impianto di compostaggio a Joppolo Giancaxio è inquinante oppure no? E poi, le emissioni sono talmente tali da giustificare la contrarietà dei residenti, soprattutto delle contrade “Manicalunga” e “Realturco”, che più volte hanno manifestato apprensione e rabbia pubblicamente, in piazza e al Municipio, sostenuti da Legambiente, che ha interessato altrettante volte gli organi competenti della Regione Siciliana? Adesso si profila una svolta: i poliziotti della Digos di Agrigento, capitanati da Patrizia Pagano, hanno sequestrato l’impianto di compostaggio dell’impresa “Giglione Servizi Ecologici”. E’ stato eseguito un decreto di sequestro preventivo firmato dalla Procura della Repubblica e controfirmato dal Tribunale di Agrigento. E perché? Perché lo scorso 30 gennaio, gli stessi poliziotti della Digos, insieme a tecnici dell’Arpa Protezione ambiente, hanno compiuto una perquisizione nell’impianto di compostaggio. E poi hanno relazionato così: “Abbiamo riscontrato gravi irregolarità nel processo di compostaggio, violazioni della normativa sullo smaltimento dei rifiuti con conseguente deterioramento delle acque, dei terreni e dell’ecosistema circostante, con l’aggravante della continuazione del reato”. Ecco perché ai titolari dell’impianto e al procuratore generale dell’impresa sono contestati i reati di avere depositato in modo incontrollato i rifiuti e di averli immessi nelle acque superficiali, smaltendo i rifiuti illecitamente e provocando un deterioramento significativo e misurabile delle acque, dei terreni e di tutto l’ecosistema relativo all’impianto di compostaggio. Già il 20 marzo del 2016 la Polizia provinciale di Agrigento e l’Arpa protezione ambiente sequestrarono lo stesso impianto allorchè su di un’area di circa 2.500 metri quadrati sarebbero stati depositati diversi cumuli di prodotto compostato senza le necessarie autorizzazioni, e ciò per complessivi 2.500 metri cubi. Anche allora il titolare del centro di compostaggio è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento con obbligo di provvedere a proprie spese alla bonifica dell’area e al trasporto del compost in altra area autorizzata.

12 maggio, Il ministro della Giustizia Andrea Orlando ha firmato il provvedimento che impone il regime carcerario del 41 bis a carico di Giuseppe Nugara, 53 anni, di San Biagio Platani, impiegato alla Diga Castello, presunto capomafia di San Biagio Platani, arrestato lo scorso 22 gennaio nell’ambito della maxi inchiesta antimafia cosiddetta “Montagna”. Nel provvedimento, frutto delle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, tra l’altro si legge: “Giuseppe Nugara ha un ruolo apicale in Cosa Nostra e la semplice detenzione non può aver fatto venire meno la capacità di comunicare con persone organiche al sodalizio che si trovano fuori dal carcere. Nugara è una persona di elevata pericolosità sociale che ha mostrato capacità nel tenersi in contatto con esponenti politici”.

14 maggio, La Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha firmato, e il Tribunale ha controfirmato, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Daniele Fragapane, 33 anni, di Santa Elisabetta, indagato di associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Montagna”. Daniele Fragapane è stato arrestato in Belgio, dove è conosciuto come calciatore e come dirigente di un club sportivo. E sarebbe stato, fra il luglio del 2014 e l’aprile del 2015, il rappresentante della famiglia mafiosa di Santa Elisabetta in sostituzione del cugino all’epoca detenuto, Francesco Fragapane.

14 maggio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero Alessandra Russo, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a 30 anni di carcere a carico di Daniele Lodato, 34 anni, di Canicattì, imputato dell’omicidio, ritenuto volontario e premeditato, di Marco Vinci, 22 anni, di Canicattì, ucciso a coltellate lo scorso 17 giugno a Canicattì innanzi ad un pub in piazza San Domenico. Lodato è giudicato in abbreviato dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato. Prossima udienza, riservata alle arringhe difensive, il 25 maggio.

14 maggio, A Porto Empedocle, ignoti vandali hanno scavalcato le recinzioni, sono entrati dentro l’area del parco ferroviario, e hanno imbrattato con bombolette spray i prospetti degli storici edifici della struttura, tutelata dalla Soprintendenza ai Beni Culturali e gestita dalla Fondazione Fs con l’apporto dell’associazione Ferrovie Kaos. La stessa associazione Ferrovie Kaos afferma: “Sul fabbricato viaggiatori, il magazzino lavori e l’ex locale verifica sono apparsi scarabocchi, simboli inneggianti all’anarchia e bestemmie. Gli autori hanno lasciato anche una firma: Liolà e Calypso. Alcuni prospetti, recentemente, sono stati ristrutturati e, adesso, si presentano nuovamente degradati a causa delle scritte vandaliche. Non siamo nuovi a questi episodi. Non riusciamo a capacitarci del fatto che possano esistere soggetti che non nutrono la benchè minima sensibilità in ordine alla salvaguardia e alla preservazione di un bene pubblico come la stazione di Porto Empedocle Centrale, un edificio ottocentesco strappato al degrado grazie al duro lavoro di volontari e delle ferrovie. Consapevoli che difficilmente sarà possibile risalire all’identità degli autori del vile gesto, auspichiamo un maggiore controllo delle aree adiacenti al fine di scongiurare nuovi atti vandalici”.

14 maggio, A Ribera i Carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato un immigrato dalla Tunisia di 25 anni, sorpreso intento a spacciare droga a giovanissimi, nel centro storico, tra piazza Giovanni 23esimo e Corso Umberto primo. L’africano è stato colto in flagrante nella consegna di una dose di hashish. Nelle sue tasche sono state scoperte e sequestrate altre venti dosi circa. Non ha il permesso di soggiorno. E’ recluso nel carcere di Sciacca.

14 maggio, I Carabinieri della Compagnia di Mussomeli hanno arrestato due persone di Casteltermini, di 43 e di 47 anni, sorprese in possesso di 300 grammi di hashish. L’arresto è stato convalidato, ed è stato imposto ad entrambi l’obbligo di firma, e solo al possessore materiale della droga anche l’obbligo di soggiorno nel Comune di residenza. I due sono stati “pizzicati” all’interno della stazione ferroviaria di Acquaviva Platani appena giù dal treno proveniente da Palermo.

15 maggio, I Carabinieri della stazione del Villaggio Mosè ad Agrigento hanno arrestato ai domiciliari un uomo di 42 anni. E’ indagato di maltrattamenti in famiglia perché avrebbe picchiato a calci e pugni la compagna, una donna di 30 anni. E’ stata lei ad allarmare i Carabinieri, recandosi alla stazione del Villaggio Mosè, prima di essere soccorsa in ospedale a rimedio di escoriazioni e tumefazioni.

15 maggio, Lo scorso 12 febbraio, a Palermo, al palazzo di giustizia, in Corte d’Assise d’Appello, la sostituto procuratore generale, Rosalia Cammà, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 21 anni di carcere a carico di Giuseppina Ribisi, 47 anni, di Palma di Montechiaro, imputata di concorso, con il figlio, all’epoca di 16 anni di età, Pino Caravotta, nell’ omicidio del cognato, Damiano Caravotta, 25 anni, ucciso con 3 colpi di pistola al culmine di una lite familiare in una palazzina al Villaggio Giordano, alla periferia est di Palma di Montechiaro, l’11 maggio del 2011. Ebbene, adesso la Corte d’Assise d’Appello ha assolto, “per non avere commesso il fatto”, Giuseppina Ribisi, difesa dall’avvocato Giovanni Castronovo. Il 13 febbraio 2013 la Cassazione ha confermato la condanna a 10 anni di reclusione inflitta a Pino Caravotta.

15 aprile, Lo scorso 9 aprile ad Agrigento, al palazzo di giustizia, le pubblico ministero, Alessandra Russo e Simona Faga, a conclusione della requisitoria, hanno invocato la condanna a 12 anni e 6 mesi di carcere a carico dell’imprenditore agrigentino, Giuseppe Burgio, 54 anni, imputato di bancarotta fraudolenta. Adesso, la sezione penale del Tribunale, presieduta da Luisa Turco, ha condannato Burgio a 8 anni di reclusione. Riconosciuto inoltre il diritto al risarcimento del danno, da quantificare in sede civile, a favore delle numerose parti civili, tra ex soci e dipendenti. Giuseppe Burgio è stato arrestato il 28 ottobre del 2016 dalla Guardia di Finanza. Dallo scorso 2 marzo è ristretto ai domiciliari. Le indagini ruotano intorno ai fallimenti di quattro società che si ritengono legate a Giuseppe Burgio, e che sono la Gestal srl, la Ingross srl, la Cda spa, e la GsB srl. Le stesse 4 società sono fallite tra il dicembre 2011 e l’ ottobre 2012. Ebbene, le Fiamme Gialle avrebbero rilevato la distrazione di ingenti beni patrimoniali, per decine di milioni di euro, tramite vari artifizi materiali e contabili : la sottrazione di denaro dalle casse della società, poi operazioni finanziarie e compravendite tra società collegate per drenare liquidità, e poi la falsificazione delle scritture contabili se non, in alcuni casi, la loro distruzione o sottrazione. In ragione di ciò, a Burgio è contestata la bancarotta fraudolenta a danno delle quattro società. I fallimenti avrebbero procurato danni ai creditori sociali per quasi 50 milioni di euro, e le distrazioni ipotizzate ammontano a oltre 13 milioni di euro.

16 maggio, A Palermo, al palazzo di giustizia, la Procura ha chiesto al Tribunale di condannare a 5 anni di carcere Giovanni Titone, 34 anni, di Menfi, imputato di omicidio colposo e guida sotto l’effetto di sostanze stupefacenti. Il 13 novembre 2013, lungo la Fondovalle Palermo – Sciacca, affrontando una curva ad elevata velocità, Titone avrebbe provocato lo scontro con un’altra automobile e la morte di 5 persone : il figlio di Titone, Alberto, di 3 anni. La moglie, Maria Mergola, di 25 anni, madre del bambino. Rosa Pilo, di 51 anni, madre di Titone. E sull’altra automobile sono morti Rosario Lo Re, di 68 anni, e la moglie, Maria Ciaccio, 71 anni, di Roccamena.

16 maggio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, ha condannato a 3 anni e 8 mesi di reclusione Carmelo Vaccaro, 39 anni, di Favara, arrestato dai Carabinieri il 7 novembre 2014 perché sorpreso appena fuori da un locale a San Leone, e poi nel corso della perquisizione domiciliare in una casa di pertinenza, in possesso di 66 grammi di cocaina e 2 grammi di hashish, oltre a un bilancino di precisione e altro materiale utile per il confezionamento delle dosi. Vaccaro si è sempre difeso sostenendo che il possesso della droga fosse finalizzato al solo consumo personale.

16 maggio, A Lampedusa, il 20 novembre 2015, i Carabinieri hanno arrestato, in flagranza di reato, per estorsione aggravata, Cono Cucina, 45 anni. All’alba di giovedì 19 novembre 2015, a Lampedusa, in via Eleonora Duse, sono state incendiate 4 automobili parcheggiate nel piazzale antistante un autonoleggio. Poi, venerdì 20, Cono Cucina avrebbe incontrato il titolare dell’autonoleggio e gli avrebbe chiesto 200 euro per – sono le sue presunte parole – “stare tranquillo”. Dopo la denuncia dell’imprenditore, è stata organizzata con l’ appostamento dei Carabinieri la consegna del denaro ed è scattato l’arresto. In primo grado, il Tribunale ha condannato Cono Cucina a 4 anni e 10 giorni di reclusione. Adesso, in Corte d’Appello, condividendo le argomentazioni del difensore dell’imputato, l’avvocato Daniele Re, i giudici hanno ridotto la condanna a 3 anni e 7 mesi riqualificando in incendio un episodio di estorsione.

17 maggio, La Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Roberto Murgia, ha assolto, “per non avere commesso il fatto”, il medico dermatologo di Favara, Giuseppe Vitello, difeso dagli avvocati Giuseppe Barba e Tatiana Pletto. In primo grado il Tribunale di Agrigento ha condannato Vitello per omicidio colposo a seguito di una diagnosi presunta errata che, scambiando come escrescenza un tumore, ha condotto alla morte un uomo di Favara.
La Corte d’Appello, accogliendo il ricorso della difesa, ha ribaltato il verdetto. Gli stessi avvocati Barba e Pletto commentano: “E’ una sentenza che restituisce la serenità personale e la dignità professionale ad uno stimato medico dermatologo la cui condotta sanitaria è stata riconosciuta dalla Corte d’Appello di Palermo ineccepibile e priva di rilievi penali. Ha atteso ben 8 anni di processo con cristiana pazienza confidando nella giustizia”.

17 maggio, I poliziotti della Squadra Mobile e della Scientifica di Agrigento, e del Commissariato di Canicattì, a seguito di controlli nelle campagne tra Canicattì e Naro, in un vigneto, hanno scoperto 36 lavoratori, tra cui 2 minorenni, in nero, hanno arrestato tre persone, e hanno elevato sanzioni per oltre 50mila euro. L’inchiesta, mirante a contrastare il fenomeno del “caporalato”, è coordinata dalla Procura di Agrigento tramite la sostituto Gloria Andreoli. Gli arrestati sono un imprenditore di Naro di 44 anni, e due romeni residenti a Canicattì di 40 e 42 anni.

17 maggio, Nelle campagne in territorio di Naro, in contrada Perciata, il 5 giugno 2017, un uomo originario della Romania, Gabriel Ionut Ionita, 26 anni, è morto schiacciato dal trattore durante il lavoro. Adesso, la giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha ratificato la richiesta di patteggiamento della condanna, ad 1 anno e 8 mesi di reclusione, pena sospesa, a carico di Angelo Iacolino, 39 anni, di Naro, datore di lavoro del romeno, che non avrebbe posseduto la patente per guidare i mezzi agricoli, e il trattore sarebbe stato sprovvisto dei requisiti di sicurezza.

17 maggio, A Burgio i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari un romeno di 23 anni, Anton Romica Ionut, perché, con un pretesto, ha ottenuto la consegna di un telefono cellulare da un suo conoscente, lo ha utilizzato, e poi, per restituirlo, ha preteso 50 euro sotto minaccia. La vittima dell’estorsione si è rivolta ai Carabinieri che hanno organizzato il pagamento-trappola. E così il romeno è stato ammanettato in flagranza di reato all’atto della consegna del denaro.

17 maggio, A Ragusa la Polizia ha arrestato tre agrigentini per furti alle casse dei supermercati. In carcere sono reclusi Gaetano Maggio, 62 anni, il figlio Alfonso Maggio, 29 anni, e Salvatore Mario Carta, 56 anni, tutti residenti a San Giovanni Gemini. I tre, avvalendosi di sofisticati strumenti, soprattutto di copiatura e ricostruzione di chiavi, avrebbero compiuto due furti da 10mila euro, a Pozzallo e a Ragusa, nel 2017.

18 maggio, I Carabinieri hanno arrestato Gerlando Attardo e Alessio Migliara, entrambi di 35 anni e di Porto Empedocle. I due sono stati sorpresi a rubare all’interno di una villetta alla periferia di Siculiana. Si tratta di un immobile attualmente disabitato perché sotto confisca antimafia. Attardo e Migliara sono entrati dentro durante il giorno, rovistando ovunque e arraffando numerosi oggetti. L’abbaiare di alcuni cani nel giardino della villa ha insospettito un residente della zona che ha telefonato al 112. I Carabinieri della stazione di Siculiana si sono precipitati sul posto e hanno sorpreso i due empedoclini in flagranza di reato, intenti a caricare arredi, e perfino un tapis roulant, a bordo del loro Fiorino. Oltre la refurtiva, sono stati sequestrati numerosi arnesi atti allo scasso.

18 maggio, I Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari Francesco Sabella, 20 anni, e Rosario Gianluca Ruggia, 26 anni, entrambi di Menfi, per detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Lungo la strada statale che collega Menfi a Palermo, una pattuglia dei Carabinieri della Compagnia di Sciacca ha notato i due giovani a bordo di un’auto poco dopo delle manovre anomale, di tipo elusivo. E’ scattato il pedinamento, l’inseguimento e poi il blocco. Nel corso della perquisizione è stato scoperto e sequestrato un panetto di 100 grammi di hashish, per un valore di mercato di circa mille euro, e 200 euro in contanti.

19 maggio, Ad Agrigento le forze dell’ordine sono impegnate nelle indagini alla ricerca di due banditi che nottetempo, in via Mazzini, al Quadrivio Spinasanta, dopo avere atteso che un lavoratore di 30 anni chiudesse il proprio esercizio commerciale, lo hanno affrontato intimandogli a consegnare loro del denaro, lo hanno colpito con una spranga e poi sono fuggiti a mani vuote perché nulla hanno trovato nelle tasche del malcapitato, ferito a terra, e poi soccorso in ospedale dove gli sono stati applicati quattro punti di sutura alla testa.

19 maggio, Lo scorso 13 maggio la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha firmato, e il Tribunale ha controfirmato, un’ordinanza di custodia cautelare in carcere a carico di Daniele Fragapane, 33 anni, di Santa Elisabetta, indagato di associazione mafiosa nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Montagna”. Daniele Fragapane è stato localizzato in Belgio dai Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, che lo hanno segnalato alla Polizia Belga. In particolare è stato arrestato nella cittadina di 7mila abitanti, Le Roeulx, a 45 chilometri da Bruxelles, dove è conosciuto come calciatore e come dirigente di un club sportivo. Daniele Fragapane sarebbe stato, fra il luglio del 2014 e l’aprile del 2015, il rappresentante della famiglia mafiosa di Santa Elisabetta in sostituzione del cugino all’epoca detenuto, Francesco Fragapane. Ebbene, adesso il sabettese è stato estradato in Italia, e ad attenderlo all’aeroporto di Fiumicino a Roma sono stati i Carabinieri di Agrigento.

22 maggio, Ad Agrigento i Carabinieri, nell’ambito di un piano di potenziamento dei controlli antidroga, hanno arrestato un immigrato dal Gambia, di 20 anni. L’africano è stato notato ad intrattenersi nel centro cittadino, con un via vai di giovanissimi attorno, come il miele e le api. I Carabinieri lo hanno pedinato, hanno scoperto un nascondiglio in un muretto dove ha nascosto 40 grammi di hashish e un coltellino, e addosso gli hanno sequestrato 10 grammi tra hashish e marijuana, già divisi in dosi pronte alla vendita. Il ventenne ha reagito, ha tentato di colpire con un pugno un carabiniere, si è scatenata una colluttazione, ed entrambi sono stati soccorsi in ospedale, con prognosi di 10 e 7 giorni per le escoriazioni e le contusioni riportate. Il gambiano adesso è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento. Risponderà di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti, violenza e resistenza a Pubblico Ufficiale.

22 maggio, Ad Agrigento al palazzo di giustizia il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, ha ratificato il patteggiamento della condanna a 3 anni e 6 mesi di carcere a carico di un immigrato dal Ghana, Francis Jisquo, 35 anni. L’africano, difeso dagli avvocati Giovanni Di Benedetto e Salvatore Cusumano, è stato arrestato dai Carabinieri lo scorso 17 dicembre a Favara appena fuori da un pullman, perché in possesso di 4 ovuli con dentro 66 grammi di eroina risultati nascosti nello stomaco.

24 maggio, I Carabinieri della stazione di Santa Margherita Belice hanno arrestato un immigrato dal Gambia di 18 anni, sorpreso nel centro storico del paese in atteggiamento sospetto ed elusivo, ed in possesso, a seguito di perquisizione personale, di un panetto di hashish da 100 grammi e di alcuni grammi di marijuana, per un valore di mercato di circa 1000 euro. L’africano risponderà di detenzione di droga a fine di spaccio.

24 maggio, A Favara, in una palazzina in via Che Guevara, otto persone, tutte residenti nello stesso immobile, si sono scambiate “affettuosità”, tra virgolette. Calci e pugni hanno alimentato una violenta rissa. I Carabinieri della locale Tenenza sono intervenuti sul posto per restituire ordine, e hanno denunciato a piede libero gli otto rissanti. Ignoto il movente della contesa.

25 maggio, A Palermo, in Corte d’Appello, a conclusione della requisitoria, il sostituto Procuratore Generale, Giuseppe Fici, ha chiesto la condanna a 15 anni di reclusione a carico di Angelo Middioni, 42 anni, di Campobello di Licata, cugino del già capo provincia di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone. Angelo Middioni è ritenuto, secondo quanto raccontato dai pentiti Di Gati e Sardino, essere stato a capo della famiglia mafiosa di Campobello dal 2004 al 2013, gestendo, su incarico del cugino Falsone, il clan e gli affari in paese. Angelo Middioni, difeso dall’avvocato Giovanni Castronovo, in primo grado, il 3 dicembre 2015, è stato assolto dai giudici della prima sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta da Giuseppe Melisenda Giambertoni. La sentenza è attesa il 13 giugno.

28 maggio, In provincia di Agrigento, in territorio di Santo Stefano di Quisquina, lungo la strada statale 118, in contrada Contuberna, per cause in corso di accertamento, un’automobile Fiat Punto è precipitata da un viadotto. Due persone a bordo, una donna di 32 anni, Maria Stella Traina, e il figlio Angelo, di soli 4 anni, sono morte sul colpo. L’altra figlia, di 7 anni, è stata estratta viva dal mezzo ed è stata trasferita in elicottero all’ospedale “Dei Bambini” a Palermo, in gravissime condizioni. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco, i carabinieri e le ambulanze del 118. La donna, un’impiegata, sarebbe stata diretta al lavoro. L’incidente è stato autonomo.

28 maggio, A Porto Empedocle una maglia della catena del guinzaglio di un cane pitbull si è rotta, e il cane, slegato, ha iniziato a correre. Il nipote del proprietario, un ragazzo di 21 anni, si è lanciato all’inseguimento, e, quando ha tentato di bloccarlo, il cane si è scagliato contro di lui e lo ha morso in varie parti del corpo, tra la paura e il panico dei testimoni che hanno allarmato i soccorsi. Il giovane, ferito al collo e al torace, è stato trasferito all’ospedale “Civico” a Palermo, dove è stato stabilizzato ed è fuori pericolo di vita. I veterinari dell’Azienda sanitaria hanno disposto il sequestro precauzionale del pitbull e l’affidamento ad un’altra persona.

29 maggio, Ad Agrigento, a San Leone, i Carabinieri del Comando provinciale si sono appostati in borghese finanche sui tetti e hanno monitorato e documentato le attività abusive e illegali di diversi posteggiatori non autorizzati, oggetto tra l’altro di numerose segnalazioni da parte di residenti e non. A conclusione delle indagini, i Carabinieri hanno sorpreso tre posteggiatori abusivi intenti a ricevere denaro. Hanno subito sanzioni per 3.900 euro complessivi, il sequestro di oltre 100 euro appena racimolati, e il verbale di allontanamento così come imposto dalla normativa.

29 maggio, Lungo la strada statale che collega Sciacca a Palermo, ad un posto di blocco, i Carabinieri hanno ispezionato un’automobile e tre passeggeri. E durante la perquisizione sono saltati fuori oltre 250 grammi di marijuana, e circa 250 euro in contanti, subito sequestrati dai militari. Per detenzione di droga a fine di spaccio sono stati arrestati Pasquale Caruso, 25 anni, di Lucca Sicula, Vincenzo Bufalo, 29 anni, anche lui di Lucca Sicula, e Calogero Grillo, 31 anni, di Villafranca Sicula. I tre, su disposizione dell’Autorità Giudiziaria, sono stati ristretti agli arresti domiciliari.

30 maggio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, ha condannato a 2 anni di reclusione Angelo Amato, 30 anni, di Licata, e ad 1 anno e 8 mesi il fratello, Vincenzo Amato, 33 anni. I due sono imputati di concorso in tentato omicidio e detenzione illegale di armi e munizioni allorchè il 23 aprile del 2011, a Licata, in contrada Stretto, avrebbero esploso 4 colpi di fucile calibro 12 contro Calogero Truisi, 48 anni, di Licata, imprenditore agricolo, e Angelo Truisi, 28 anni, di Licata, agricoltore. I due bersagli si sono salvati perchè si sono nascosti dietro un camion di loro proprietà, colpito dai colpi di arma da fuoco nella parte laterale. Il movente della sparatoria sarebbe legato a contrasti di confine per la coltivazione di terreni. Ebbene, il giudice ha riqualificato la contestazione di reato, da tentato omicidio a minacce gravi, ritenendo che i fratelli Amato abbiano sparato non per uccidere ma per spaventare i loro contendenti.

31 maggio, Ad Agrigento i Carabinieri del Comando provinciale, animati dal sospetto, hanno pedinato un immigrato dal Gambia ospite di una locale comunità di accoglienza. L’africano è stato sorpreso nel centro cittadino, intento a disfarsi di alcune dosi di hashish, nascondendole in alcune intercapedini delle pareti di un edificio abbandonato. Nel corso della perquisizione personale sono state scoperte e sequestrate 6 stecche di hashish ed un panetto di hashish di 100 grammi, ed oltre 150 euro in contanti ritenuti provento di spaccio. Rammeh Fakebba, 19 anni, è recluso in carcere.

31 maggio, A Licata la Polizia e la Guardia di Finanza hanno arrestato Bennardo Polizzi, 52 anni, di Licata, sorpreso in flagranza di reato di detenzione illegale di arma clandestina e alterata, di munizionamento da guerra e di munizionamento comune. All’interno di un magazzino nella disponibilità di Polizzi, in contrada San Michele, sono state scoperte 68 cartucce di vario calibro uso caccia e 477 cartucce per arma corta di vario calibro di cui 43 calibro 9×19 Lugher classificate come munizionamento da guerra. E poi, un revolver lanciarazzi di calibro imprecisato, e un fucile calibro 12 a canne mozze con matricola abrasa caricato con 2 cartucce dello stesso calibro. Bennardo Polizzi è ristretto agli arresti domiciliari.

31 maggio, La Cassazione ha rigettato il ricorso della difesa, dichiarandolo non ammissibile, e ha confermato la condanna a 2 anni e 1 mese di reclusione inflitta all’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone dalla Corte d’Appello di Caltanissetta il 19 settembre del 2017 per diffamazione e calunnia a danno della giudice Sara Marino, costituita parte civile. Arnone è stato altresì condannato al risarcimento dei danni quantificati in 30mila euro. Giuseppe Arnone attualmente sconta, in affidamento ai servizi sociali, un’altra condanna definitiva ad 1 anno e 4 mesi di reclusione per calunnia a danno degli esponenti del Partito Democratico Epifanio Bellini, Domenico Pistone e Angela Galvano.

31 maggio, Ad Agrigento, all’ospedale “San Giovanni di Dio”, dopo tre giorni di ricovero, è morto Francesco Ballone, 78 anni, di Casteltermini. L’anziano, la notte tra sabato e domenica, durante una sfilata equestre nell’ambito della Sagra del Taratatà a Casteltermini, presumibilmente a causa della confusione, è caduto a terra e ha sbattuto violentemente la testa.

1 giugno, I Carabinieri della Compagnia di Agrigento, in collaborazione con i colleghi del Nas, il nucleo anti-sofisticazioni, di Palermo e del locale Nucleo Carabinieri Ispettorato Lavoro, hanno compiuto dei controlli in alcune farmacie della città. Secondo prassi, i bollini farmaceutici, le cosiddette fustelle, che sono garanzia dell’autenticità dei medicinali in commercio in Italia, sono tolte dalla confezione ed applicate sulla ricetta del medico, quando la prescrizione del farmaco è rimborsabile. Ebbene, il titolare di una farmacia avrebbe venduto regolarmente i farmaci ai clienti, togliendo però le fustelle dalle confezioni per poi richiedere l’indebito rimborso dei farmaci al Servizio Sanitario Nazionale. Ecco perché l’operazione dei Carabinieri è stata intitolata “Prendi uno e pagano in due”, ovvero sia il cliente che il Servizio Sanitario Nazionale”. Sono state così sequestrate circa 500 scatole di farmaci senza fustelle, e il farmacista è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento per tentata truffa aggravata.

1 giugno, In territorio di Acquaviva Platani, i poliziotti del commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle, capitanati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Cristoforo Pastorella, 25 anni, e un minorenne di 16 anni, S R E, sono le iniziali del suo nome, entrambi residenti a San Biagio Platani. I due sono stati sorpresi in flagranza del reato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. A conclusione di un mirato servizio di osservazione e pedinamento, i due sospettati sono stati sottoposti a perquisizione personale. Pastorella è stato colto in possesso di 3 panetti di hashish, del peso complessivo di 300 grammi. Ed al minorenne sono stati sequestrati 150 grammi di marijuana. E’ stato inoltre recuperato un involucro contenente 9 grammi di cocaina di cui il minore ha tentato di disfarsi gettandolo in un terreno incolto.

2 giugno, I Carabinieri agrigentini sono stati impegnati in un maxi controllo ambientale in tutta la provincia. Scoperte 4 discariche abusive. Multe per 25mila euro. 7 denunce. 2 tonnellate di materiale ferroso di dubbia provenienza sequestrate. Il Comando provinciale Carabinieri di Agrigento, alle redini del colonnello Giovanni Pellegrino, ha schierato oltre 100 militari tra le Compagnie e le Stazioni, supportati dai colleghi del Nucleo ispettorato lavoro e del Centro anticrimine natura. Sono state effettuate 20 attività ispettive, tra Ravanusa, Palma di Montechiaro, Campobello di Licata, Canicattì, Favara, e Porto Empedocle.

2 giugno, La Cassazione ha confermato, rendendola definitiva, la sentenza di condanna emessa dalla Corte d’Appello di Palermo il 21 ottobre del 2016, che, a sua volta, ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Sciacca il 12 giugno 2015, quando sono stati inflitti 9 anni e 8 mesi di reclusione a Davide Mordino, 47 anni, originario di Palermo, ex parroco della Basilica di San Calogero a Sciacca, accusato, fino al 30 dicembre 2009, di aver compiuto atti sessuali con numerosi minori di sesso maschile di età compresa tra i 14 ed i 18 anni, in cambio di denaro o di altre futili promesse, il tutto aggravato dal proprio ruolo e dall’ età minore. Mordino, che ha millantato ai malcapitati di dovere eseguire dei test sulla sensibilità corporea per conto dell’ Università di Palermo, è stato arrestato il 23 luglio 2012.

3 giugno, A Porto Empedocle, nel quartiere Bellavista, in Via delle Camelie, nottetempo, ha subito un incendio l’automobile, una Bmw 530, dell’avvocato Nicola Grillo, presidente della Camera Penale di Agrigento. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco del comando provinciale di Villaseta e i poliziotti del commissario “Frontiera” di Porto Empedocle. Nel luogo di quanto accaduto non è stato scoperto alcunché a testimonianza dell’origine dolosa delle fiamme. Indagini sono in corso.

3 giugno, Dopo quasi un mese di ricovero in coma farmacologico, è morto, nel reparto Rianimazione dell’ospedale “Sant’Elia” a Caltanissetta, Leonardo D’Amico, 48 anni, di Sambuca di Sicilia. Si tratta del motociclista investito lo scorso 9 maggio ad Agrigento, lungo la statale 640, nei pressi dell’incrocio per contrada Maddalusa, poco prima della partenza della quinta tappa del Giro d’Italia. L’investitore, il docente in pensione Gaetano Agozzino, 70 anni, di Agrigento, è attualmente ristretto ai domiciliari e risponderà di omicidio colposo stradale allorchè ha violato il divieto di accesso alla statale imposto in occasione della corsa ciclistica.

5 giugno, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Mobile hanno individuato e denunciato a piede libero l’anziano uomo che, come testimoniato da un video pirata diffuso sul web, si è intrattenuto con una donna in un giardinetto a Porta di Ponte ricevendo una prestazione sessuale. Si tratta di un ottantenne, assistito dall’avvocato Daniele Re, che risponderà di atti osceni in luogo pubblico. Il reato è stato recentemente depenalizzato ma è comunque punibile quando si contesta l’aggravante dell’averlo commesso “all’interno o nelle immediate vicinanze di luoghi frequentati da minori”.

5 giugno, La Corte d’Assise d’Appello di Catania ha confermato il sequestro conservativo dei beni, disposto dalla Corte d’Assise di Caltanissetta, a carico di Gaetano Marturana, il possidente di 52 anni di Canicattì condannato all’ergastolo per l’omicidio di Angelo Anello, ucciso il 19 luglio 2005. Il sequestro dei beni è stato richiesto dalle parti civili e dall’ufficio del pubblico ministero per sostenere il risarcimento danni riconosciuto già nei primi gradi di giudizio. Il sequestro conservativo comprende conti bancari, appartamenti e terreni, tra cui anche i beni che sarebbero stati la causa scatenante del delitto. Marturana è stato condannato il 4 aprile 2017 dalla Cassazione all’ergastolo perché ritenuto colpevole dell’omicidio del possidente Angelo Anello che avrebbe preteso il saldo della vendita di un vasto terreno per il quale avrebbe ricevuto solo un anticipo.

5 giugno, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, accogliendo quanto richiesto dalla pubblico ministero, Paola Vetro, ha rinviato a giudizio un uomo di Favara, A L sono le iniziali del nome, 46 anni, imputato di avere perseguitato l’ex moglie per 5 anni, dal 2012 in poi, con maltrattamenti, appostamenti, pedinamenti e minacce di morte. La prima udienza a carico del favarese, difeso dall’avvocato Daniela Posante, è in calendario il prossimo 25 settembre. Le sue molestie avrebbero coinvolto anche i tre figli minori. Tra l’altro, il 28 maggio del 2013 l’uomo avrebbe picchiato al volto la donna procurandole un trauma facciale con prognosi di 7 giorni.

7 giugno, Il Tribunale di Sciacca ha condannato a 12 anni di reclusione Antonino Cardillo, 27 anni, e ad 11 anni Natale Catalano, 48 anni. I due sono imputati, a vario titolo, di una rapina a danno della farmacia “Ragusa” a Calamonaci e per la tentata rapina con tentato omicidio alla tabaccheria “Valenti” di Ribera.

7 giugno, A Siculiana i Carabinieri della locale stazione hanno arrestato Fabrizio Santamaria, 35 anni, per evasione dai domiciliari a cui è sottoposto. Il 35enne sarebbe stato sorpreso a passeggio in via Roma. Santamaria è stato trasferito in carcere perché già a fine maggio incorse nello stesso reato di evasione dai domiciliari.

7 giugno, La Direzione investigativa antimafia di Agrigento, diretta dal vice questore, Roberto Cilona, con provvedimento emesso dal Tribunale di Agrigento, ha sequestrato beni per 3 milioni di euro all’imprenditore Giuseppe Scariano, 66 anni, di Favara. Dalle indagini svolte dalla Dia sarebbe emersa la pericolosità sociale di Scariano perché ritenuto dagli investigatori parte del sodalizio criminale di stampo mafioso operante nella provincia di Agrigento, con finalità di illecita acquisizione di opere nel settore dei pubblici appalti. Ancora secondo la Direzione investigativa antimafia, le attività imprenditoriali di Giuseppe Scariano, intestate in alcuni casi a soggetti terzi ma comunque a lui riconducibili, sono risultate asservite agli interessi della consorteria mafiosa. Ciò – sottolinea la Dia – è stato confermato anche dalle convergenti dichiarazioni di collaboratori di giustizia, tra cui Maurizio Di Gati, riscontrate, altresì, in vari filoni investigativi sviluppati nel tempo, in contesti territoriali differenti. L’odierno decreto di sequestro comprende 14 fabbricati, 25 terreni, quota parte di ulteriori 26 terreni, 3 società di capitale e relativi compendi aziendali, 1 quota societaria di un consorzio e 1 rapporto finanziario.

8 giugno, Ad Agrigento i Carabinieri hanno arrestato P A, sono le iniziali del nome, 32 anni, perché, nel corso di una perquisizione domiciliare, è stato sorpreso in possesso di circa 50 grammi di hashish, un bilancino di previsione, e 350 euro in banconote di vario taglio. Risponde di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. L’autorità giudiziaria gli ha successivamente imposto l’obbligo di firma.

10 giugno, Ad Agrigento tre colpi di pistola, verosimilmente di calibro 7,65, sono stati sparati, nottetempo, contro l’automobile, una Fiat 600, posteggiata sotto casa da un trentenne disoccupato, in via Garibaldi. Sul posto, per i rilievi di rito, sono intervenuti i Carabinieri, che hanno ascoltato più volte il bersaglio della presunta intimidazione, il quale non avrebbe saputo riferire elementi utili alle indagini che proseguono intensamente.

10 giugno, A Palma di Montechiaro, i poliziotti del locale Commissariato, coordinati da Tommaso Amato, hanno arrestato un artigiano di 55 anni, Gaetano Provenzani, pensionato. L’arresto è stato già convalidato dal Tribunale di Agrigento, che ha imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria al palmese. Provenzani risponde all’autorità giudiziaria di detenzione illegale di armi e munizioni, e di ricettazione. Gaetano Provenzani, in un suo laboratorio, avrebbe trasformato artigianalmente delle armi giocattolo in armi vere.

10 giugno, A Montevago, in provincia di Agrigento, i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari un uomo di 53 anni, F B sono le iniziali del nome, originario della provincia di Enna. Lui, in una tabaccheria di Montevago, dopo aver comprato un pacchetto di sigarette ed averlo pagato con una banconota da 50 euro, ha poi tentato di strappare dalla mano del tabaccaio sia la banconota appena consegnata, sia il resto, tentando infine una rocambolesca fuga per le vie del centro. Ne è scaturito un inseguimento con una pattuglia dei Carabinieri della Stazione di Montevago. I militari dell’Arma, sulla base delle descrizioni somatiche fornite, sono riusciti, dopo intense ricerche e vari posti di blocco, a bloccare il malvivente. L’uomo, un commerciante di metalli, già noto alle forze dell’Ordine, non ha opposto alcuna resistenza. Risponderà di furto con strappo.

12 giugno, Il 14 settembre 2012, dopo il trasferimento in elisoccorso, è morta al Reparto Rianimazione dell’Ospedale Sant’Elia di Caltanissetta Viviana Meli, 29 anni, di Palma di Montechiaro, appena laureata, vittima di un incidente stradale il giorno precedente, il 13 settembre, lungo la statale 115, tra il Villaggio Mosè e Palma di Montechiaro, dove si sono scontrate una Mercedes e una Renault Twingo. Ebbene, adesso, ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione della requisitoria, la pubblico ministero, Cettina Tinaglia, ha chiesto la condanna ad 1 anno e 4 mesi di reclusione a carico di Caterina Amico, 36 anni, la donna di Palma di Montechiaro al volante dell’auto con a bordo Viviana Meli, imputata di omicidio colposo allorchè la sua condotta di guida avrebbe provocato l’incidente stradale. I familiari di Viviana Meli si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Francesco Scopelliti.

12 giugno, I Carabinieri hanno arrestato un tunisino di 37 anni ospite dell’ex Hotel Villa Sikania a Siculiana. Al mercato settimanale, a Siculiana, il tunisino ha immobilizzato con violenza un venditore ambulante senegalese, con permesso di soggiorno e licenza, intento a vendere capi d’abbigliamento, e gli ha rapinato oltre 150 euro dal portafogli. Poi si è dileguato. I Carabinieri, dopo avere ascoltato alcuni testimoni, hanno ricercato il tunisino e lo hanno sorpreso lungo la strada del rientro a Villa Sikania. Ben Mohamed Faycal è stato trasferito nel carcere “Di Lorenzo” ad Agrigento. I 150 euro sono stati restituiti al senegalese.

13 giugno, A Palma di Montechiaro, nel centro cittadino, in via Salvatore Quasimodo, un uomo di 25 anni, L O sono le iniziali del nome, è stato bersaglio di colpi di pistola sparati da una calibro 45. Un proiettile ha ferito l’addome. Sull’asfalto i poliziotti hanno recuperato 8 bossoli. Il 25enne è stato soccorso all’ospedale “San Giacomo d’Altopasso” a Licata, dove è stato operato, e poi trasferito nel reparto di Terapia intensiva al “San Giovanni di Dio” ad Agrigento. La prognosi sulla vita è riservata, ma il palmese non sarebbe in pericolo di vita. Indagano i poliziotti del Commissariato di Palma di Montechiaro e della Squadra Mobile di Agrigento.

13 giugno, A Sciacca, in una spiaggetta, nottetempo, due ragazze di 18 e 19 anni, siciliane, sono state avvicinate da un uomo dall’accento straniero, il quale, con una torcia in mano, ha esclamato più volte “polizia, polizia”, fingendosi appartenente alle forze dell’ordine. Poi, l’uomo, approfittando della scarsa illuminazione e dell’assenza di eventuali testimoni, ha tentato di abusare sessualmente delle due ragazze, ma loro sono riuscite a resistere e a svincolarsi. Lui ha desistito ritirandosi, dopo avere scagliato un calcio al mento ad una delle due giovani. Le due ragazze hanno telefonato al 112, e i Carabinieri della Compagnia di Sciacca, dopo averle ascoltate e tracciato un identikit dell’aggressore, lo hanno sorpreso in una casa diroccata non distante dalla spiaggetta. Lui ha ammesso le proprie responsabilità. Risponderà di tentata violenza sessuale e lesioni personali. V B, sono le iniziali del nome, 39 anni, originario della Romania, è ristretto in carcere.

14 giugno, A Raffadali, in contrada “Le Colonie”, lo scorso 2 luglio 2017 si sono scontrate due automobili. Salvatore Lombardo, 23 anni, sul sedile posteriore di una Fiat Punto, è morto. Adesso la pubblico ministero della Procura di Agrigento, Antonella Pandolfi, escludendo l’aggravante di essere stato alla guida alterato da sostanze stupefacenti, perché non provata adeguatamente, ha chiesto la condanna a 2 anni di reclusione, per omicidio stradale e lesioni colpose, a carico di Alfonso Amodeo, 26 anni, di Raffadali. Amodeo è l’amico di Lombardo alla guida della Fiat Punto. La famiglia di Salvatore Lombardo è parte civile.

14 giugno, A Palermo, la Corte d’Appello, a fronte della richiesta di condanna a 15 anni, ha condannato a 12 anni di reclusione Angelo Middioni, 42 anni, di Campobello di Licata, cugino del già capo provincia di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone. Angelo Middioni è ritenuto, secondo quanto raccontato dai pentiti Di Gati e Sardino, essere stato a capo della famiglia mafiosa di Campobello dal 2004 al 2013, gestendo, su incarico del cugino Falsone, il clan e gli affari in paese. Secondo la Corte d’Appello, l’imputato Middioni è stato sì affiliato alla famiglia di Campobello di Licata ma non ha mai assunto ruoli direttivi.

15 giugno, La Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso della difesa e ha reso definitiva la sentenza di condanna ad un mese di reclusione a carico dell’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, imputato di tentata violenza privata. Arnone avrebbe strattonato la sua ex cliente e amica Maria Grazia Di Marco per costringerla a sottoscrivere un mandato professionale legato alla compravendita di un immobile.

15 giugno, Lungo la spiaggia tra Porto Empedocle e Realmonte, ignoti, verosimilmente con del liquido infiammabile, hanno tentato di appiccare il fuoco ad un chiosco balneare nella zona, il “Giallonardo Q”, di proprietà del fratello di un consigliere comunale di Porto Empedocle, Dario Puccio. Una parete esterna del locale è stata danneggiata dalle fiamme. I fratelli Puccio hanno sporto denuncia contro ignoti.

15 giugno, A Ribera, durante il mercato settimanale, tre truffatori palermitani hanno abbindolato una donna vendendole patacche per pietre preziose. La stessa donna, in un’altra giornata di mercato settimanale a Ribera, ha riconosciuto i tre e ha telefonato al 112. I Carabinieri in borghese presenti già sul posto hanno pedinato i tre che si sono insospettiti e hanno tentato un’inutile fuga. Sono stati perquisiti e gli sono stati sequestrati alcuni gioielli falsi, svariate banconote da 500 euro anch’esse fasulle e una lente di ingrandimento. Tutto il materiale è stato sequestrato. dai carabinieri. Sono stati denunciati per truffa aggravata e continuata in concorso.

16 giugno, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, coordinati da Francesco Sammartino, hanno arrestato ai domiciliari, per furto aggravato, Carmelo Pullara, 29 anni, e Gabriele Matina, anche lui di 29 anni, entrambi di Favara. I due sono stati sorpresi in flagranza di reato a San Leone intenti a rubare ciclomotori. Appena i poliziotti sono intervenuti, tra via delle Viole e via delle Azalee, un mezzo era già caricato su un’automobile, e un altro era danneggiato.

16 giugno, I Carabinieri della stazione di Santa Elisabetta hanno arrestato tre nigeriani, di 24, 21 e 19 anni, sorpresi, all’interno di un’abitazione in via Vallone, intenti a confezionare dosi di stupefacenti. I militari si sono avvalsi del fiuto del cane “Lego”, che ha scoperto altro stupefacente nascosto in un sotto scala. I tre africani sono stati trasferiti nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento e risponderanno di detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio. Nel dettaglio sono stati sequestrati circa 100 grammi di hashish, 55 grammi di marijuana e 245 euro in contanti.

16 giugno, A Palma di Montechiaro la sera di martedì 12 giugno, poco dopo le ore 21, tra le vie Quasimodo e Pizarro, si è scatenato un inseguimento tra due automobili, e i passeggeri dell’automobile inseguitrice hanno sparato 8 colpi d’arma da fuoco contro l’automobile inseguita, una Fiat Panda. Poi, dopo circa mezz’ora, ancora a Palma, in via Sottotenente Palma, un colpo di pistola ha ferito all’addome Leandro Onolfo, 25 anni, ricoverato a Licata e operato con urgenza. Le indagini sono state subito intraprese dai poliziotti del Commissariato di Palma di Montechiaro, e della Squadra Mobile di Agrigento, coordinati dalla Procura della Repubblica di Agrigento. E nell’arco di appena tre giorni, gli investigatori hanno disegnato il quadro probatorio nonostante la mancanza di qualsivoglia testimonianza utile alle indagini. Dunque, secondo la Polizia Giudiziaria, Giuseppe Incardona, 62 anni, è il responsabile del primo episodio delittuoso, perché, a seguito di una lite, avrebbe inseguito con la sua automobile Francesco Gueli, 42 anni, sparando verso di lui e colpendo la sua Fiat Panda. Francesco Gueli, dopo avere nascosto la Fiat Panda danneggiata nel garage di un parente, si sarebbe armato, e, giunto in via Sottotenente Palma, avrebbe esploso il colpo di pistola che ha ferito Leandro Onolfo. Il movente di ciò è ancora ignoto, non svelato. La Polizia ha compiuto varie perquisizioni, ha sequestrato abiti e automobili, e ha sottoposto alcuni sospettati agli esami per rilevare la presenza di tracce di polvere da sparo. E quindi, le risultanze investigative della Squadra Mobile hanno determinato la sostituto procuratore di Agrigento, Simona Faga, ad emettere un fermo di indiziato di delitto a carico di Incardona e di Gueli. Tale misura è stata ritenuta necessaria anche al fine di bloccare ogni ulteriore e possibile accadimento delittuoso ed eventuali fughe dei soggetti, entrambi pregiudicati, e adesso ospiti della Casa Circondariale “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

18 giugno, A Menfi i Carabnieri hanno arrestato B L, sono le iniziali del nome, 25 anni, sorpreso in possesso di 5 grammi di hashish e di 600 euro. La Procura di Sciacca non ha ritenuto di imporre alcuna misura cautelare. Pertanto il 25enne è in stato di libertà in attesa dell’udienza di convalida che si svolgerà innanzi al giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sciacca.

18 giugno, A Sciacca i poliziotti del locale Commissariato, diretti dal vice questore, Cesare Castelli, hanno denunciato un uomo di 29 anni per resistenza a pubblico ufficiale, gli hanno inflitto una sanzione di 2mila euro, e gli hanno decurtato 22 punti di guida dalla patente. L’uomo, a bordo della sua auto, non si è fermato all’alt della Polizia e ha investito un’automobile durante la fuga.

19 giugno, Il 28 luglio 2013, a Canicattì è stata convocata una seduta straordinaria del Consiglio comunale per festeggiare il centesimo compleanno dell’arciprete monsignor Vincenzo Restivo. La seduta però non si svolse, e le Forze dell’ordine inviarono una relazione di servizio all’ Autorità giudiziaria a causa della presenza in aula, tra il pubblico, di alcuni esponenti politici pregiudicati tra cui l’ex assessore regionale dell’Udc, Vincenzo Lo Giudice, 78 anni, 2 volte sindaco di Canicattì, condannato per associazione mafiosa nell’ ambito dell’ inchiesta Alta mafia, e poi libero dopo avere scontato la condanna. A Lo Giudice, interdetto dai pubblici uffici con obbligo di dimora a Canicattì per 5 anni, sarebbe vietato anche partecipare a manifestazioni pubbliche e incontrare altri pregiudicati. Dunque, il 13 maggio del 2015 la giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha condannato Lo Giudice a 8 mesi di reclusione per violazione della misura della sorveglianza speciale. La sentenza di condanna è stata adesso resa definitiva dalla Cassazione.

20 giugno, Ad Agrigento, i Carabinieri, dopo vari appostamenti e pedinamenti, sono irrotti all’interno di un’abitazione nel centro storico, e si sono imbattuti in una coppia di romeni, lui di 29 e lei di 26 anni, intenti a confezionare dosi di cocaina innanzi al proprio figlio di tre anni. E per dividere le strisce di coca hanno utilizzato la tessera sanitaria plastificata del bambino. Nel corso della perquisizione i Carabinieri hanno sequestrato complessivamente circa 14 grammi di cocaina, già divisa in oltre 20 dosi, due bilancini, sostanza da taglio e materiale per il confezionamento della droga, che avrebbe poi fruttato alcune centinaia di euro di guadagno. L’Autorità Giudiziaria ha disposto gli arresti domiciliari per i due. Risponderanno di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

21 giugno, A Raffadali, in contrada “Le Colonie”, lo scorso 2 luglio 2017 si sono scontrate due automobili. Salvatore Lombardo, 23 anni, sul sedile posteriore di una Fiat Punto, è morto. La Procura di Agrigento, escludendo l’aggravante di essere stato alla guida alterato da sostanze stupefacenti, perché non provata adeguatamente, ha invocato la condanna a 2 anni di reclusione, per omicidio stradale e lesioni colpose, a carico di Alfonso Amodeo, 26 anni, di Raffadali. Amodeo, giudicato in abbreviato, è l’amico di Lombardo alla guida della Fiat Punto. Ebbene, adesso, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha condannato il raffadalese a 2 anni e 2 mesi di reclusione.

21 giugno, L’ex presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, assolto in Appello al processo sui rimborsi istituzionali. Il 30 marzo del 2017 il Tribunale di Agrigento, presieduto da Giuseppe Melisenda Giambertoni, ha condannato a 1 anno di reclusione, pena sospesa, l’ex presidente della Provincia di Agrigento, Eugenio D’Orsi, nell’ambito dell’inchiesta sui rimborsi pagati a spese dell’Ente. La condanna riguarda solo l’accusa di abuso d’ufficio per aver ottenuto il rimborso di alcuni pranzi senza che risultasse adeguatamente motivato il fine istituzionale. D’Orsi invece è stato assolto da tutte le altre accuse, tra concussione, peculato e abuso d’ufficio, in riferimento al mancato pagamento, o in parte non pagato, dei lavori delle prestazioni di imprese e professionisti nella sua villa a Montaperto, frazione di Agrigento, l’acquisto di beni di rappresentanza o di servizi, e gli incarichi professionali esterni all’Ente. Ebbene, adesso la Corte d’Appello di Palermo, presieduta da Adriana Piras, accogliendo le argomentazioni dei difensori di D’Orsi, gli avvocati Giuseppe Scozzari e Daniela Posante, ha assolto D’Orsi, “perché il fatto non sussiste”, anche per l’abuso d’ufficio per il quale è stato condannato in primo grado. In occasione del processo d’Appello, scaturito dal ricorso della Procura di Agrigento contro la sentenza del Tribunale, la Procura Generale, tramite Emanuele Ravaglioli, ha invocato la condanna di Eugenio D’Orsi a 4 anni e 6 mesi. L’assoluzione, altrettanto “perché il fatto non sussiste” è stata sentenziata anche per il vice segretario della Provincia, Ignazio Gennaro, condannato in primo grado a 8 mesi di reclusione per avere autorizzato il rimborso delle spese di D’Orsi. Gennaro è difeso dagli avvocati Vincenzo Caponnetto e Giuseppe Crescimanno, che hanno inseguito l’assoluzione nel merito a prescindere dall’intervenuta prescrizione del reato di abuso d’ufficio. Tra i difensori di Eugenio D’Orsi, l’avvocato Daniela Posante dichiara: “Dal gennaio 2012, da quando è iniziato il processo, ci siamo sempre difesi nelle sedi preposte. Il tempo ci ha dato ragione: la sentenza restituisce integrità e onorabilità al professor D’Orsi, che ha sopportato attacchi e insinuazioni, vivendo con sofferenza il lungo decorso processuale”. E l’avvocato Giuseppe Scozzari afferma: “E’ stato un processo impegnativo. Ho avuto l’impressione che la Procura abbia vissuto la vicenda quasi in chiave personalistica. Eugenio D’Orsi è stato alla ribalta della cronaca, anche nazionale, in negativo, e ne ha sofferto. Adesso la sentenza assolutoria si commenta da sé”.

22 giugno, La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa il 5 luglio del 2017 dal Tribunale di Sciacca, che ha condannato un meccanico di Sambuca di Sicilia, Vito Mangiaracina, 65 anni, a 7 anni di reclusione per violenza sessuale su due minori. L’imputato, già in primo grado, è stato assolto, perché il fatto non sussiste, dall’accusa di prostituzione minorile. I due minori, ascoltati anche al processo in dibattimento, hanno confermato le accuse contro l’uomo, che si è sempre dichiarato innocente.

22 giugno, A Licata la Polizia, a seguito di indagini condotte dopo una violenta rissa insorta in un esercizio pubblico della movida la sera di sabato 9 giugno, ha individuato e denunciato all’Autorità giudiziaria 5 persone. Quando la Polizia intervenne sul posto si imbatté in tavolini, sedie e panchine ribaltate e tracce di sangue a terra. Gli investigatori si sono avvalsi soprattutto delle immagini registrate dagli impianti di video sorveglianza. I rissanti sarebbero stati tutti preda dei fumi dell’alcol, e alcuni di loro sono stati costretti a ricorrere alle cure sanitarie per le ferite subite.

25 giugno, L’omicidio di Marco Vinci a Canicattì: il Tribunale di Agrigento, a conclusione del giudizio abbreviato, condanna a 30 anni di reclusione Daniele Lodato. Lo scorso 13 maggio ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero Alessandra Russo, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna a 30 anni di carcere a carico di Daniele Lodato, 34 anni, di Canicattì, imputato dell’omicidio, ritenuto volontario e premeditato, di Marco Vinci, 22 anni, di Canicattì, ucciso a coltellate il 17 giugno del 2017 a Canicattì innanzi ad un pub in piazza San Domenico. Lodato è giudicato in abbreviato dal giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, che adesso, condividendo la proposta della pubblico ministero, ha condannato l’omicida a 30 anni di reclusione escludendo l’aggravante della premeditazione e addebitando l’aggravante dei futili motivi. L’imputato è stato condannato inoltre al risarcimento dei danni ai genitori di Marco Vinci, costituiti parte civile tramite l’avvocato Santo Lucia, con una provvisionale, da versare subito, di 100mila euro ciascuno. A Canicattì in piazza Dante Marco Vinci è stato seduto al tavolo fuori al pub “Doppio Malto” con una donna di 38 anni, insegnante, e altre quattro persone. Lei, la 38enne, spesso rientra dentro il locale e poi fuoriesce con una consumazione. E all’ingresso del pub, Daniele Lodato, più volte le avrebbe ripetuto ammiccante: “Prego signorina”, fin quando lei, irretita, ha risposto a lui: “Non sono una signorina”. E lui, Lodato, ha replicato: “Non ti ho offeso, non ti ho detto nulla di che”. Lei, l’insegnante, che adesso è la testimone chiave del delitto, racconta ancora: “Questa discussione tra me e quell’uomo ha attirato l’attenzione dei miei amici. Ed è intervenuto Marco. ‘Cosa sta succedendo?’ – ha chiesto Marco Vinci a Daniele Lodato. Poi c’è stato uno scambio di frasi più accese, fino a quella pronunciata da Lodato contro Vinci dopo uno spintone fra i due: ‘Mi hai mancato di rispetto’. E se ne è andato via, stizzito. Sembrava che tutto fosse finito lì. Infatti, lui è andato via e noi siamo ritornati al tavolo. Mezzora dopo siamo andati via dal pub. Siamo nel posteggio della piazza. Stavamo salendo in macchina per andare via quando dall’altra parte della piazza da un’automobile è sceso quell’uomo. C’è stato un altro scontro con Marco poco distante da noi. Ho visto Marco a terra e l’altra persona andare via. E’ scappato via in macchina e ha lasciato il coltello accanto a Marco” – ha concluso la donna. Poi Daniele Lodato è stato rintracciato in pochi minuti con i vestiti ancora imbrattati di sangue. Lui ha ammesso l’omicidio e si è difeso così: “Sono stato aggredito per primo solo per una frase banale e per avere urtato quella donna. E mi hanno pestato in tre, tra i quali c’era Marco Vinci. Quando sono tornato in piazza con la macchina volevo intimorirlo col coltello ma sono stato nuovamente aggredito. Non c’ho visto più, ma non volevo ucciderlo. Sono pentito”.

26 giugno, A Porto Empedocle, nel quartiere “Cannelle”, tre rapinatori, tutti minorenni, travisati e armati con una pistola, hanno assaltato una tabaccheria gestita da una donna. I tre malviventi hanno afferrato il registratore di cassa e si sono apprestati alla fuga quando un extracomunitario, allarmato dalle urla della commerciante, è intervenuto e si è scagliato contro i tre, strappandogli dalle mani una pistola e il registratore di cassa. Sul posto sono intervenuti nel frattempo i poliziotti del commissariato Frontiera, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, e della Squadra Mobile di Agrigento, che hanno circondato la zona riuscendo ad arrestare i tre banditi fuggitivi. Adesso i tre, tra i 15 e i 17 anni, sono reclusi al “Malaspina”, a Palermo. Sono assistiti dagli avvocati Peppe Aiello e Daniele Re.

26 giugno, “Io non c’ero, se c’ero dormivo, e se dormivo sognavo di non esserci”: omertà e reticenza. La Procura della Repubblica di Agrigento, capitanata da Luigi Patronaggio, è determinata nello scardinare le barricate di omertà che spesso si ergono intorno ad episodi delittuosi. Nel registro degli indagati sono state appena iscritte quattro persone nell’ambito dell’inchiesta sul duplice tentato omicidio accaduto lo scorso 12 giugno a Palma di Montechiaro, e che, al momento, ha provocato l’arresto di Giuseppe Incardona, 62 anni, e di Francesco Gueli, 42 anni, entrambi di Palma di Montechiaro, indagati per tentato omicidio e porto illegale di armi. Incardona, inseguendolo in automobile, avrebbe sparato 8 colpi di pistola contro l’auto condotta da Gueli. E poi Gueli avrebbe sparato, ferendolo all’addome, contro Leandro Onolfo, 25 anni. Il tutto sarebbe scaturito da una lite insorta in un bar del paese. I quattro sono indagati, a vario titolo, per falsa testimonianza e per favoreggiamento, verosimilmente perché, pur essendo nelle condizioni di fornire elementi utili alle indagini, avrebbero assunto un atteggiamento ostile all’accertamento della verità.

27 giugno, A Firenze un incidente stradale ha provocato la morte di un cuoco di 22 anni, originario di Ribera, Filippo Antonio Migliorino, a lavoro nel capoluogo toscano. Nottetempo, all’incrocio tra via Martiri e via Ponte di Mezzo, Migliorino, a bordo di uno scooter, si è scontrato con un’automobile forse perché ha violato il semaforo rosso. Il giovane agrigentino è morto sul colpo. Inutile il tempestivo intervento dei soccorsi.

27 giugno, I Carabinieri della stazione di Villaseta hanno arrestato ai domiciliari un uomo di 27 anni, Salvatore Roberto Di Maria, che risponderà all’autorità giudiziaria di furto aggravato e di rapina. Di Maria è stato intento a prelevare illecitamente acqua, con una autobotte, da un idrante in dotazione al Comando dei Vigili del fuoco a Villaseta, quando un Vigile del fuoco, transitando nella zona, si è accorto del furto in corso. Si è scatenata una colluttazione, e il 27enne ha strappato il telefono cellulare dalle mani del Vigile del fuoco, e poi, con uno sgambetto, lo ha buttato a terra. Il Vigile del fuoco ha telefonato al 112, e i Carabinieri, con un immediato piano di posti di blocco, hanno rintracciato e bloccato il rapinatore. Il telefono cellulare è stato restituito al Vigile del fuoco.

28 giugno, Altri elementi di prova e le dichiarazioni di un nuovo collaboratore di Giustizia: i Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento arrestano dieci già indagati nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna”. I dieci arrestati sono:
Antonino Vizzì, 63 anni, di Raffadali, ritenuto reggente della famiglia di Raffadali.
Vincenzo Pellitteri, 66 anni, di Chiusa Sclafani, in provincia di Palermo, presunto reggente della famiglia di Chiusa Sclafani.
Franco D’Ugo, 52 anni, di Palazzo Adriano, in provincia di Palermo, ritenuto affiliato alla famiglia di Palazzo Adriano.
Giovanni Gattuso, 62 anni, di Castronovo di Sicilia, in provincia di Palermo, che sarebbe a capo della famiglia di Castronovo di Sicilia.
Vincenzo Cipolla, 56 anni, di San Biagio Platani, presunto affiliato alla famiglia di San Biagio Platani.
Raffaele La Rosa, 59 anni, di San Biagio Platani, anche lui ritenuto appartenente alla famiglia di San Biagio Platani.
Raffaele Salvatore Fragapane, 40 anni, di Santa Elisabetta, ritenuto
parte della famiglia di Santa Elisabetta.
Luigi Pullara, 54 anni, di Favara, presunto esponente di vertice della famiglia di Favara.
Angelo Di Giovanni, 46 anni, di Favara, ritenuto affiliato alla famiglia di Favara.
Giuseppe Vella, 37 anni, di Favara, anche lui ritenuto affiliato alla famiglia di Favara.
Si tratta di dieci già indagati dalla Procura antimafia di Palermo e arrestati dai Carabinieri agrigentini il 22 gennaio scorso, il giorno della maxi operazione cosiddetta “Montagna”. Poi, a febbraio, progressivamente, ai dieci è stata restituita la libertà in sede di Riesame delle ordinanze cautelari. Il blitz odierno è scattato nottetempo: un elicottero ha vigilato in quota, volando tra Raffadali, Favara e San Biagio Platani. E a terra hanno lavorato oltre 100 militari, che si sono avvalsi anche di cani per la ricerca di droga, armi ed esplosivi, irrompendo in ville, appartamenti, case di campagna e casolari. Gli ordini di arresto sono stati firmati dal Tribunale di Palermo, contestando il reato di associazione a delinquere di stampo mafioso, armata, e finalizzata alle estorsioni. Da febbraio a maggio i Carabinieri del Reparto Operativo di Agrigento hanno acquisito altri elementi di prova, che sono stati rinforzati dalle dichiarazioni rese da un nuovo collaboratore di Giustizia, che ha saltato il fosso dopo essere stato anche lui arrestato lo scorso 22 gennaio. Dunque, tali gravi e concordanti ulteriori indizi di responsabilità, soprattutto estorsioni, tentate e consumate, a danno di sette società appaltatrici di ingente valore, hanno giustificato l’emissione dei mandati di cattura.

28 giugno, I Carabinieri della Compagnia di Cammarata hanno arrestato tre immigrati, due nigeriani di 30 e 25 anni, e una donna del Camerun di 23 anni. I tre si sono resi protagonisti di una violenta rissa a San Giovanni Gemini, in corso Crispi, nei pressi della chiesa Madre. Lo scontro si è scatenato durante il giorno, e alcuni cittadini allibiti hanno telefonato al 112. Nel tentativo di separare i rissanti, un carabiniere ha subito una contusione ad un braccio. I tre stranieri sono stati ristretti ai domiciliari per rissa, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale. Successivamente, l’autorità giudiziaria gli ha imposto l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria.

28 giugno, A Raffadali la Polizia ha eseguito un provvedimento, emesso dal Tribunale di Palermo, per il sequestro di beni a carico di Giuseppe Vincenzo Terrazzino, 54 anni, di Raffadali, nell’ambito di un procedimento per l’applicazione della misura di prevenzione patrimoniale della confisca proposta dal Questore di Agrigento. Il sequestro comprende 9 beni immobili, 35 rapporti bancari, polizze assicurative e rapporti di investimento, 6 beni mobili, 2 quote sociali di due centri per prestazioni mediche, e 4 impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili.

29 giugno, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, ha condannato a 4 anni e 8 mesi di reclusione, e a 4 anni di interdizione dai pubblici uffici, l’ex dirigente dell’ufficio Ambiente del Comune di Campobello di Licata, Giuseppe Nigro, 49 anni, imputato di concussione allorchè, insieme al collega Francesco La Mendola, 48 anni, avrebbe preteso e ottenuto una tangente di 3mila euro da due imprenditori di Licata impegnati in un appalto di nettezza urbana con il Comune di Campobello. La Mendola ha già patteggiato la condanna a 2 anni e 8 mesi di reclusione, e ad un anno di interdizione dai pubblici uffici.

29 giugno, Ad Agrigento al palazzo di giustizia la Procura della Repubblica, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna di 21 impiegati del Comune di Camastra, imputati di truffa e interruzione di pubblico servizio allorchè presunti responsabili di assenteismo arbitrario. Si tratta di proposte di condanna dai 2 mesi fino ad 1 anno e 3 mesi di reclusione. Il prossimo 25 ottobre sarà emessa la sentenza dalla giudice monocratico del Tribunale di Agrigento Gianfranca Infantino.

29 giugno, A Caltabellotta, in contrada Torretta, nottetempo, ignoti hanno rubato tre elettropompe di tipo industriale di proprietà del Consorzio di bonifica Ag 3, per un valore di circa 45mila euro. I Carabinieri della locale stazione, allarmati dai lavoratori del Consorzio, hanno subito indagato, setacciando l’intera area circostante. E a poca distanza dal Consorzio di bonifica hanno trovato le tre elettropompe industriali nascoste tra le sterpaglie, verosimilmente in attesa di essere recuperate dai ladri. I motori sono stati recuperati dai Carabinieri e restituiti al Consorzio.

29 giugno, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Gloria Andreoli, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 10 anni di carcere a carico di Gaetano Volpe, 51 anni, di Porto Empedocle, pescatore. Il 13 aprile del 2017, Volpe avrebbe tentato di uccidere, sparandogli contro, un disoccupato di 31 anni, innanzi ad un bar, a Favara, in via Agrigento. Il 31enne è stato ferito solo di striscio all’addome. Il processo si svolge in abbreviato innanzi al giudice per le udienze preliminari, Francesco Provenzano. Il prossimo 12 luglio interverranno i difensori di Volpe, gli avvocati Rosario Fiore e Raimondo Tripodo.

29 giugno, A Lissone, nella provincia di Monza e Brianza, in Lombardia, i Carabinieri della Compagnia di Desio hanno arrestato Angelo Gammino, 68 anni, di Campobello di Licata. Gammino sconterà i residui 12 anni di reclusione tra i 30 anni di carcere che gli sono stati inflitti perché riconosciuto dai giudici come mandante dell’omicidio del compaesano Giovanni Smiraglia, ucciso nell’agosto del 1989 a Campobello di Licata. Ad Angelo Gammino nell’ottobre del 2016 è stata sospesa la pena per le sue precarie condizioni di salute. Adesso invece il Tribunale di Sorveglianza ha disposto il ripristino della detenzione. Gammino è attualmente ristretto ai domiciliari.

29 giugno, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero, Alessandra Russo, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 5 anni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici, a carico dell’avvocato Francesca Picone, imputata di estorsione e tentata estorsione. E ad 1 anno e 8 mesi di reclusione a carico della di lei sorella, Concetta Picone, consulente fiscale di un patronato. Il processo, che ruota intorno a presunte pretese estorsive a danno di clienti disabili, si svolge in abbreviato innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato. Nel corso della stessa udienza sono intervenuti in arringa gli avvocati Giuseppe Arnone e Daniela Principato, che assistono alcune parti offese costituite parte civile, e che hanno depositato una citazione per danni contro alcuni pubblici ministeri e lo Stato. Il prossimo 13 luglio interverranno in arringa altri difensori di parti offese che sono parte civile, gli avvocati Salvatore Pennica, Arnaldo Faro e Gisella Spataro.

30 giugno, Nell’ottobre del 2013, a Menfi, nei locali di una cooperativa di assistenza, è morto un paziente affetto da potomania, un disturbo psichiatrico che induce ad assumere continuamente liquidi, soprattutto acqua. L’uomo ha bevuto del detersivo per pavimenti, contenuto in un bidone lasciato nottetempo in bagno anziché chiuso in un armadietto come avrebbe dovuto essere. Adesso il Tribunale di Sciacca, tramite il giudice monocratico Antonio Cucinella, ha condannato la responsabile e una dipendente della cooperativa ad un anno di reclusione ciascuna, con pena sospesa, per omicidio colposo.

30 giugno, Accogliendo le istanze dei difensori, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha dissequestrato i beni, già sequestrati dalla Guardia di Finanza lo scorso 6 marzo, di Paola Vizzini e Salvatore Geraci, gestori del porto turistico “Marina di Cala del Sole” a Licata. I beni adesso restituiti sono stati sequestrati perché, a seguito della scadenza delle concessioni, la struttura portuale è stata ritenuta abusiva. E perché, inoltre, non sarebbero stati pagati gli oneri concessori sulla costruzione.

30 giugno, A Licata, i poliziotti del locale Commissariato, capitanati da Marco Alletto, hanno compiuto un controllo all’interno di un bar e hanno scoperto 6 video poker illegali perché privi di autorizzazione. La Polizia ha sequestro i video poker e ha inflitto una maxi sanzione da 40mila euro al proprietario del bar. Già lo scorso maggio, ancora a Licata, la Polizia ha sequestrato in un unico esercizio commerciale 14 videopoker illegali e ha comminato sanzioni per 93 mila euro.

1 luglio, Ad Agrigento un incidente stradale ha provocato la morte di Marco Ferrera, 37 anni, di Porto Empedocle, impiegato in un’agenzia di assicurazioni, già capitano della squadra di calcio di Porto Empedocle. Intorno alle ore 4:30 del primo mattino, Ferrera, a bordo della sua Bmw R 1250, per cause in corso di accertamento da parte dei poliziotti della Stradale e della Volanti, si è schiantato contro un muretto che costeggia la via Luca Crescente, tra viale Emporium e l’incrocio di Porta Aurea. Inutili i soccorsi. Marco Ferrera è stato intento a rientrare a casa dopo avere festeggiato il compleanno con gli amici.

1 luglio, A Caltanissetta, nel reparto Rianimazione dell’ospedale “Sant’Elia”, è morto Samuele Piparo, 28 anni, di Agrigento, ricoverato dallo scorso 27 maggio quando ha subito gravissime ferite a seguito di un incidente stradale lungo la statale 190, cosiddetta “Delle zolfare”, tra Riesi e Sommatino, in provincia di Caltanissetta. Samuele Piparo, alla guida di una moto, si è scontrato con un’automobile. E’ stato trasportato con l’elisoccorso del 118 al “Sant’Elia”, dove i medici hanno tentato di strapparlo alla morte per 34 giorni.

2 luglio, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, capitanati da Francesco Sammartino, hanno arrestato ai domiciliari quattro romeni residenti a Canicattì. Si tratta di Elena Dragomir, 40 anni, Coca Dospin, 45 anni, Stefan Dragomir, 38 anni, e Daniele Dospin, 34 anni. Rispondono di furto aggravato in concorso. Ad Agrigento, al Villaggio Mosè, i poliziotti si sono accorti di una Fiat Punto bianca girovagante a ridosso di molti esercizi commerciali. L’automobile è stata bloccata e perquisita. Sono stati scoperti attrezzi da scasso, e poi numerosi alcolici, prodotti per l’igiene personale, abbigliamento di diversa tipologia, nonché due trapani ancora confezionati. E poi circa 1500 euro di cui i romeni non hanno fornito alcuna traccia nel merito della provenienza. Ebbene, la merce scoperta nel cofano dell’auto dei romeni è risultata essere stata appena rubata dai supermercati “R7”, “Il Centesimo” e dal negozio “Conbipel”. Nelle abitazioni dei romeni i poliziotti hanno ritrovato altra merce rubata, con evidenti forzature della placca antitaccheggio.

2 luglio, A Favara in contrada Caltafaraci, in via Felice da Sambuca, nei pressi del collegio di Maria, nel quartiere Favara Ovest, Baldassare Contrino, 73 anni, e Vincenzo Galiano, 79 anni, si sono incontrati. L’incontro tra i due pensionati è stato casuale oppure hanno concordato un appuntamento? All’interrogativo al momento non vi è risposta. Contrino e Galiano hanno litigato spesso, soprattutto per i confini di alcuni terreni, e litigano ancora in via Felice da Sambuca. Poi il tutto è degenerato: Baldassare Contrino, giunto sul posto a bordo di un trattore, ha recuperato un attrezzo agricolo, un’ascia, e si è scagliato contro Vincenzo Galiano. E Galiano ha reagito: ha impugnato un revolver calibro 38 e ha sparato diversi colpi di pistola contro Contrino. Un proiettile al petto si è rivelato mortale: Baldassare Contrino, rantolante, è risalito a fatica sul trattore ma si è accasciato esanime. Vincenzo Galiano è stato interrogato oltre 3 ore al Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento, in presenza del magistrato della Procura di Agrigento titolare delle indagini, Chiara Bisso, e del suo difensore, l’avvocato Calogero Vetro. Galiano, in stato confusionale, ha confessato l’omicidio e ha ripetuto: “Ho sparato per difendermi”. Dopo la sparatoria mortale, i Carabinieri della Tenenza di Favara, della Compagnia e del Reparto operativo di Agrigento, hanno rinvenuto la pistola sul luogo del delitto e hanno accertato che l’arma, ereditata da uno zio, è stata detenuta illegalmente da Vincenzo Galiano, nel frattempo allontanatosi da via Felice da Sambuca. E’ stato rintracciato, condotto in ospedale ad Agrigento, al pronto soccorso del “San Giovanni di Dio”, dove gli sono stati applicati dei punti di sutura alla testa e medicate altre ferite al volto subite poco prima. E poi è stato trasferito in caserma e interrogato. Poi la confessione. Adesso è detenuto nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

2 luglio, Accogliendo le argomentazioni dei difensori, gli avvocati Vincenza e Nino Gaziano, la Corte d’Appello di Palermo ha assolto l’avvocato Antonino Bruno Gallo, 54 anni, di Raffadali. L’avvocato Gallo in primo grado è stato condannato in abbreviato a 2 anni e 6 mesi di reclusione per estorsione e usura allorchè avrebbe minacciato una donna in difficoltà economiche di sottrarle la casa pretendendo da lei la restituzione di un prestito a tasso usuraio. La Procura Generale ha invocato la conferma della sentenza del Tribunale di Agrigento ma la Corte d’Appello ha assolto l’avvocato raffadalese. Gli avvocati Vincenza e Nino Gaziano hanno sostenuto che si è trattato di un normale contenzioso, mediato anche da un avvocato civilista, e che non vi è stata alcuna richiesta indebita.

3 luglio, A Raffadali alcuni cittadini, preoccupati da un anomalo concentramento di persone intorno ad un’abitazione, hanno telefonato al 112 manifestando la propria apprensione. I Carabinieri hanno subito compiuto delle indagini, riservando particolare attenzione a due stranieri domiciliati da poco tempo a Raffadali. Poi è stata organizzata l’irruzione nell’abitazione dei due. Nel corso della perquisizione dalle loro tasche sono saltati fuori 2 panetti di hashish, del peso di circa 100 grammi ciascuno, e oltre 250 grammi di marijuana. Sono stati arrestati Shegun Raymond, 18 anni, e Toure Silamakan, 27 anni, provenienti dalla Nigeria e dal Mali. L’arresto è stato convalidato dal Tribunale di Agrigento che poi ha restituito la libertà al 18enne, e ha imposto l’obbligo di dimora a Raffadali al 27enne.

3 luglio, La Procura della Repubblica di Agrigento ha chiesto il rinvio a giudizio di S G, sono le iniziali del nome, 19 anni, di Porto Empedocle, imputato di atti sessuali con minorenne. S G avrebbe indotto una ragazzina di 12 anni a praticare autoerotismo, fotografandosi con il telefonino e inviando poi a lui le foto. E’ stata la madre della 12enne ad accorgersi di quanto sarebbe accaduto. Il difensore di S G, l’avvocato Davide Casà, probabilmente opterà per il giudizio abbreviato se non per il patteggiamento.

3 luglio, La Procura presso il Tribunale dei minori di Palermo ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico dei tre minorenni di Porto Empedocle, dai 15 ai 17 anni, autori dell’assalto a fine di rapina ad una tabaccheria nel quartiere “Cannelle”, e che sono stati sgominati dall’intervento di un gambiano di 23 anni e poi arrestati dalla Polizia. I tre hanno 20 giorni di tempo per opporre eventuali contro-deduzioni a difesa. Poi la Procura formulerà la richiesta di rinvio a giudizio.

5 luglio, La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Agrigento e ha condannato a 10 mesi di reclusione un commerciante di Canicattì, A M, sono le iniziali del nome, 67 anni, giudicato in abbreviato e imputato di tentata violenza sessuale allorchè nel gennaio del 2014 avrebbe ricattato una sua dipendente, che lo ha denunciato, a intrattenere un rapporto sessuale con lui altrimenti lui avrebbe diffuso un video che avrebbe ritratto lei in rapporto sessuale con un altro impiegato.

5 luglio, A Bologna, in ospedale, dopo 5 giorni di coma, è morta una giovane agrigentina. Si tratta di Antonella Lodato, originaria di Santo Stefano di Quisquina, da tempo trasferitasi a Bologna insieme alla famiglia. Antonella Lodato è stata coinvolta in un grave incidente stradale lungo il percorso verso il posto di lavoro. Dopo l’incidente, sia a Santo Stefano di Quisquina che a Bivona, paese d’origine della madre della ragazza, si sono svolte delle veglie di preghiera.

6 luglio, La Guardia di Finanza ha sequestrato al porto di Palermo un tir appena sbarcato e diretto nell’Agrigentino, carico di migliaia di confezioni contraffatte di fondotinta Deborah. Si tratta, in particolare, di 6mila cofanetti di prodotti cosmetici. Sarebbe stato così sgominato un canale commerciale di cosmetici contraffatti tra Bergamo e Canicattì. Con il coordinamento delle Procure di Bergamo e Agrigento, i Finanzieri hanno ricostruito i flussi commerciali dal 2016 in poi, che ammontano a più di 180mila pezzi, in relazione ai quali sarebbero stati conseguiti proventi illeciti per circa 90mila euro. Dieci persone, fra amministratori di società e altri soggetti coinvolti in concorso e a vario titolo nella vicenda giudiziaria, sono stati segnalati alle Procure competenti.

6 luglio, I Carabinieri della stazione di Aragona, capitanati dal maresciallo Paolo Scibetta, hanno sorpreso in flagranza di reato di furto due ladri nella zona industriale in contrada San Benedetto. I Carabinieri, nel corso di un servizio di pattugliamento, si sono accorti di movimenti sospetti all’interno del piazzale di una impresa attualmente sottoposta a sequestro fallimentare. I militari sono entrati e hanno colto due persone intente a caricare su due automobili 3 serbatoi in polietilene da 200 litri ciascuno e 15 fioriere di varie forme e dimensioni. Sono stati arrestati ai domiciliari S M, sono le iniziali del nome, 39 anni, di Porto Empedocle, ed M P, 37 anni, di Aragona, entrambi incensurati. La refurtiva, del valore di alcune centinaia di euro, è stata restituita agli aventi diritto. E le automobili sono state sequestrate. L’arresto è stato convalidato dal Tribunale, che poi ha restituito la libertà ai due indagati che risponderanno di furto aggravato in concorso.

6 luglio, I Carabinieri della Compagnia di Cammarata hanno compiuto un’intensa attività di controllo in vari comuni dell’area montana della provincia di Agrigento per contrastare reati di natura ambientale. Al setaccio sono state diverse officine auto-meccaniche ed autodemolitori. E’ stata sequestrata una discarica abusiva a Cianciana. Due responsabili di una impresa di autodemolizioni, P G, sono le iniziali del nome, 70 anni, e P D, 45 anni, sono stati denunciati perché avrebbero utilizzato uno dei loro terreni, di circa 400 metri quadri, come discarica abusiva. Nell’attività di controllo, infatti, i militari hanno rinvenuto nell’area, adesso sottoposta a sequestro, numerosi pezzi di autoveicoli interrati ed altri rifiuti di vario genere.

7 luglio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, ha rinviato a giudizio 20 dipendenti del Comune di Palma di Montechiaro imputati di assenteismo. La prima udienza del processo è in calendario il 29 ottobre. Altri 4 presunti “furbetti” hanno scelto di essere giudicati in abbreviato alla condizione che siano ascoltati alcuni testimoni che dovrebbero confermare che gli imputati si sarebbero allontanati dal posto di lavoro per ragioni d’ufficio. Il 18 settembre saranno ascoltati tali testimoni.

7 luglio, A Grotte lo scorso 10 aprile i Carabinieri della locale stazione hanno arrestato Vincenzo Milioto, 38 anni, di Racalmuto, per tentata rapina aggravata, porto e detenzione abusiva di pistola, e resistenza a pubblico ufficiale. A Grotte Milioto è entrato dentro un bar affollato di persone, ha minacciato la cassiera con una pistola e le ha intimato la consegna dell’incasso. Alcuni avventori lo hanno indotto alla fuga. Nel frattempo, i Carabinieri, allertati al 112, in poco tempo, e in collaborazione con i colleghi di Racalmuto, hanno sorpreso Vincenzo Milioto ad un posto di blocco attuato lungo corso Garibaldi a Racalmuto. Ebbene, adesso i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari un presunto complice di Milioto, che, in occasione della tentata rapina, avrebbe svolto il ruolo di “palo” accompagnando in automobile Milioto nei pressi del bar. Si tratta di Gianluca Taibi, 39 anni, di Racalmuto, la cui partecipazione all’episodio delittuoso sarebbe confermata dalle immagini di video-sorveglianza della zona ispezionate dai Carabinieri.

7 luglio, La Cassazione ha confermato, rendendole definitive, due condanne inflitte nell’ ambito dell’ inchiesta cosiddetta “Parcometro” ad Agrigento. Sconteranno 7 anni e 2 mesi di reclusione Pietro Capraro, 32 anni, e 6 anni e 8 mesi Vincenzo Cacciatore, 54 anni. I due avrebbero preteso il pagamento del pizzo da alcuni parcheggiatori abusivi a lavoro in città.

8 luglio, Domenica 8 luglio 2018. A Naro. Alle ore 7 del mattino. Telefonata al 112. Ai Carabinieri è segnalata una violenta lite nel centro cittadino. I militari della stazione di Naro e della Compagnia di Licata sono sul posto: bastoni e armi da taglio. Sangue ovunque. E un ferito: Constantin Pinau, 37 anni, originario della Romania, agricoltore, con una grave ferita alla testa, provocata da un violento colpo che gli è stato inferto con un corpo contundente. Il romeno muore poco dopo il ricovero all’ospedale di Canicattì. I Carabinieri ascoltano familiari e amici. Il sospetto si alimenta verso un altro romeno, anche lui domiciliato a Naro, e che spesso ha litigato con Pinau. Ricerche e posti di blocco. Il sospettato è intercettato nei pressi dell’ospedale “Sant’Elia” a Caltanissetta, in compagnia del figlio. Lui, Vasile Lupascu, 44 anni, bracciante agricolo, è condotto in caserma insieme al figlio di 18 anni. Sui vestiti dei due vi sono tracce di sangue. E sulla loro automobile è scoperta e sequestrata una grossa spranga ancora intrisa di sangue. Poco meno di tre ore dopo l’efferato delitto, i Carabinieri arrestano Vasile Lupascu, il figlio e la moglie di 38 anni, per omicidio volontario in concorso. Secondo quanto emerso dalle indagini, i tre si sono appostati a ridosso dell’abitazione di Constantin Pinau, lo hanno aggredito e hanno ferito anche la moglie della vittima. I tre romeni sono reclusi nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento. Forse il movente è legato a rancori tra le due famiglie risalenti nel tempo.

10 luglio, Il 14 settembre 2012, dopo il trasferimento in elisoccorso, è morta al Reparto Rianimazione dell’Ospedale Sant’Elia di Caltanissetta Viviana Meli, 29 anni, di Palma di Montechiaro, appena laureata, vittima di un incidente stradale il giorno precedente, il 13 settembre, lungo la statale 115, tra il Villaggio Mosè e Palma di Montechiaro, dove si sono scontrate una Mercedes e una Renault Twingo. Ebbene, adesso, ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice monocratico, Rosanna Croce, ha condannato a 8 mesi di reclusione, pena sospesa, Caterina Amico, 36 anni, la donna di Palma di Montechiaro al volante dell’auto con a bordo Viviana Meli, imputata di omicidio colposo allorchè la sua condotta di guida avrebbe provocato l’incidente stradale. I familiari di Viviana Meli si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Francesco Scopelliti, e beneficeranno del risarcimento del danno.

10 luglio, Il 10 maggio scorso, i poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle hanno arrestato Agostino Marrali, 21 anni, di Porto Empedocle. Il giovane è stato sorpreso a bordo della propria automobile in possesso di 5 panetti di hashish, per complessivi 500 grammi, e di due grammi di cocaina. Adesso Marrali, difeso dall’avvocato Salvatore Pennica, innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, e con il consenso della pubblico ministero, Paola Vetro, ha patteggiato la condanna a 2 anni e 4 mesi di reclusione.

10 luglio, Il Tribunale di Agrigento, accogliendo le tesi del difensore, l’avvocato Loretta Severino, ha assolto Vincenza Milioto, 53 anni, di Racalmuto, dal reato di esercizio arbitrario delle proprie ragioni, perchè si sarebbe procurata giustizia da sé, pur potendo ricorrere al giudice, forzando la serratura di accesso di un immobile a Canicattì di cui ha il legittimo possesso. Le due donne contro-parte, che hanno avanzato pretese sullo stesso immobile in ragione di varie evoluzioni giuridiche e notarili legate a un preliminare di vendita, pagheranno le spese di lite.

11 luglio, Intensa attività di controlli dei Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento nelle sale giochi e nei circoli della provincia, al fine di contrastare il fenomeno della ludopatia, a danno soprattutto dei minorenni, e degli apparecchi illegali. Sono stati circa 70 i circoli, i centri scommesse e le sale giochi controllate. Sono stati denunciati, a vario titolo, 10 tra gestori o presidenti di circoli, tra cui uno è stato denunciato perché all’interno della sala scommesse i militari hanno identificato due minori, intenti ad effettuare attività da gioco non consentite. E poi 6 sono risultati privi della prevista licenza di Pubblica Sicurezza. E 5 dei 10 denunciati non hanno esposto all’interno dei propri locali la tabella dei giochi proibiti. Non sono mancate, poi, le infrazioni di natura amministrativa. In tutta la provincia sono state elevate sanzioni per un ammontare complessivo di circa 250.000 euro. Sequestrate, infine, 2 intere sale scommesse, nonché 18 computer, terminali ed apparecchi da intrattenimento illeciti.

11 luglio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice monocratico, Giuseppe Miceli, ha condannato Giuseppe Quaranta, 51 anni, di Favara, collaboratore della giustizia nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna”, a 3 mesi di arresto e a 10mila euro di ammenda per abusivismo edilizio allorchè nella sua abitazione di campagna in contrada Petrusa, al confine fra Agrigento e Favara, ha costruito una piattaforma di calcestruzzo di 110 metri quadrati su cui avrebbe voluto erigere un’abitazione estiva. E’ stato condannato anche un operaio, Calogero Maglio, 50 anni, di Favara, a 2 mesi di arresto e 8.000 euro di sanzione pecuniaria. Inoltre, a carico dello stesso Giuseppe Quaranta la Procura di Catania ha chiesto al Tribunale la condanna a 4 anni e 2 mesi di reclusione per traffico di droga e abigeato nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Proelio”, che interessa e coinvolge indagati tra le province di Agrigento e Ragusa. In tale processo Quaranta è giudicato in abbreviato, e si avvale delle attenuanti speciali previste dalla legge per i collaboratori di giustizia.

12 luglio, A Licata i Carabinieri hanno arrestato 5 agricoltori perché si sarebbero allacciati abusivamente alla rete idrica pubblica. I 5 sono stati scoperti a termine delle opere di collegamento abusivo alla condotta pubblica, in contrada Canterlitti, nei pressi della statale 115.

12 luglio, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno sorpreso un minorenne originario della Romania, residente a Canicattì, alla guida di un’automobile ovviamente senza patente. Gli è stata elevata una maxi multa di 5mila euro, oltre il sequestro immediato del mezzo.

12 luglio, A Canicattì la Polizia ha colto un giovane romeno, residente a Canicattì, in possesso di due involucri contenenti hashish per 20 grammi, e poi, a casa sua, è stato sequestrato altro hashish. L E, sono le iniziali del nome, 31 anni, è stato denunciato.

12 luglio, Lo scorso 17 aprile la Procura della Repubblica di Agrigento, nel corso della requisitoria, ha rilevato la responsabilità del Comune di Agrigento, per omicidio colposo, perché non ha riparato la profonda buca stradale in via Cavaleri Magazzeni, ad Agrigento, tra San Leone e Cannatello, che intorno alle ore 18 del 30 dicembre 2013 ha provocato la morte di Chiara La Mendola, 24 anni di età. E il pubblico ministero, Calogero Montante, ha proposto la condanna ad 1 anno e 6 mesi di reclusione ciascuno a carico del dirigente dell’Ufficio tecnico comunale, Giuseppe Principato, 62 anni, e del funzionario, Gaspare Triassi, 53 anni, responsabile del servizio strade comunali. Adesso si è pronunciato il giudice monocratico del Tribunale, Giuseppe Miceli, che ha inflitto 1 anno di reclusione ciascuno a Principato e a Triassi, riconoscendoli responsabili di omicidio colposo. Inoltre, è stata sentenziata una provvisionale di risarcimento del danno, quindi un anticipo: 25 mila euro ciascuno ai genitori di Chiara, e 10 mila euro ciascuno ai fratelli Ignazio e Marco, tutti parte civile al processo tramite gli avvocati Diego Galluzzo e Giuseppe Arnone. Determinante al fine dell’esito del primo grado di giudizio è stata la perizia del consulente della Procura, il dottor Pietro Munzone, secondo cui la buca in strada è stata la causa dell’ incidente: se non vi fosse stata la buca, peraltro mimetizzata perché colma di acqua piovana, e in mancanza di alcun segnale di pericolo, la ragazza non sarebbe caduta dal suo scooter. E il 31 dicembre del 2013, il giorno dopo l’evento funesto, il parroco della chiesa di San Gregorio, a poca distanza dal luogo del sinistro mortale, don Enzo Sazio, affermò: “Quella buca era stata denunciata quattro mesi fa, durante un incontro in parrocchia tra gli abitanti della zona e l’Amministrazione comunale. Ma in quattro mesi nessuno ha fatto niente”. I difensori di Principato e Triassi, gli avvocati Giuseppe Scozzari e Antonino Manto, hanno opposto: “La buca non è stata la causa dell’incidente. E comunque, i funzionari comunali non ne hanno avuto contezza perchè non è stata segnalata”. A fronte di ciò, su iniziativa dell’avvocato Giuseppe Arnone, è stato ascoltato come testimone l’automobilista coinvolto nell’inchiesta e poi assolto, il quale ha dichiarato: “Mi sono accorto che Chiara La Mendola ha tentato in tutti i modi di mantenere l’equilibrio dello scooter alcune decine di metri dopo la buca. E’ fuor di dubbio che a provocare lo sbandamento e la caduta è stata la buca”.

13 luglio, Ad Agrigento la Polizia ha arrestato Abdallah Abubakar, 35 anni, originario della Guinea, e Lamin Darboe, 46 anni, originario del Gambia, sorpresi in flagranza di reato di detenzione di droga a fine di spaccio. Nel centro storico, in via Boccerie, nel corso della perquisizione domiciliare nell’abitazione dei due immigrati, grazie anche al fiuto del cane della Guardia di Finanza, sono stati scoperti e sequestrati un panetto di hashish di 100 grammi, un bilancino di precisione e un coltello a serramanico con la lama intrisa di sostanza presumibilmente stupefacente. E poi una scimitarra con la lama affilata artigianalmente. Ai due è stato contestato anche il reato di detenzione illegale di arma impropria. I due africani sono ristretti ai domiciliari.

13 luglio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, lo scorso 28 giugno la pubblico ministero, Gloria Andreoli, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 10 anni di carcere per tentato omicidio a carico di Gaetano Volpe, 51 anni, di Porto Empedocle, pescatore, giudicato in abbreviato. Il 13 aprile del 2017 Volpe avrebbe sparato contro un disoccupato di 31 anni, innanzi ad un bar, a Favara, in via Agrigento. Il 31enne è stato ferito solo di striscio all’addome. Ebbene, adesso il giudice per le udienze preliminari, Francesco Provenzano, condividendo le tesi dei difensori di Volpe, gli avvocati Rosario Fiore e Raimondo Tripodo, ha condannato Gaetano Volpe a 3 anni e 6 mesi di reclusione, non per tentato omicidio ma per minaccia aggravata dall’uso dell’arma, allorchè non avrebbe avuto intenzione di ucciderlo ma solo di intimorirlo.

14 luglio, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Simone Gennaro, 18 anni, di Canicattì, sorpreso in flagranza di reato di tentata estorsione e ricettazione. Gennaro è stato colto all’atto di ottenere da una donna del denaro in cambio della restituzione di un telefono cellulare appena rubato nell’abitazione di lei. Sul luogo dell’arresto i poliziotti hanno rivenuto un computer tablet, anch’esso rubato nella stessa abitazione. Il computer è stato restituito alla donna. Del cellulare, invece, non vi è, al momento, alcuna traccia. Gennaro è ristretto ai domiciliari.

14 luglio, A Ravanusa B G, sono le iniziali del nome, 48 anni, è evaso dagli arresti domiciliari a cui è stato sottoposto e si è reso irreperibile. Adesso, dopo circa un mese dal dileguamento, i Carabinieri della stazione di Ravanusa e della Compagnia di Licata, a conclusione di prolungate indagini, lo hanno sorpreso in un bosco in contrada “Monte Saraceno – Stornello”, nascosto in una baracca. Su disposizione dell’autorità giudiziaria, il ravanusano è stato trasferito nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento in aggravamento della misura cautelare.

14 luglio, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, coordinati da Francesco Sammartino, hanno denunciato a piede libero, per detenzione di droga a fine di spaccio, un agrigentino di 26 anni, F H, sono le iniziali del nome, sorpreso in possesso, nel corso di una perquisizione domiciliare nel centro cittadino, di 14 stecchette di hashish, di un bilancino di precisione e di circa 500 euro in contanti. Il tutto è stato sequestrato.

14 luglio, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, allarmati dalla segnalazione di un violento litigio in un’abitazione, sono intervenuti al Villaggio Mosè e hanno sorpreso un uomo di 34 anni intento a picchiare la moglie di 33 anni. E’ stato arrestato e ristretto ai domiciliari in un’altra residenza. Risponderà di maltrattamenti in famiglia e lesioni personali. Nel corso della colluttazione, un familiare della donna, nel tentativo di difenderla, ha subito la frattura di un braccio. La Polizia, precauzionalmente, ha sequestrato al 34enne tre armi legittimamente detenute, tra due rivoltelle e un fucile.

15 luglio, Ad Agrigento la notte dello scorso 18 giugno i Vigili del fuoco del comando provinciale intervennero al Villaggio Mosè a rimedio di un incendio in un appartamento in via Brancati. Un anziano di 81 anni, Pietro Umberto Favata, che sarebbe stato intento a cucinare, subì gravi ustioni ed è stato ricoverato prima ad Agrigento all’ospedale “San Giovanni di Dio” e poi al “Civico” a Palermo dove adesso è morto.

15 luglio, I Poliziotti del commissariato di Canicattì, in un casolare disabitato in contrada Buccheri, hanno scoperto e sequestrato un mini – arsenale composto da quasi 200 tra cartucce per fucili da caccia e per revolver e due aste poggiamano per fucili da caccia. Il ritrovamento segue il precedente dello scorso 29 giugno quando, all’interno di una grotta, sono state recuperate altre armi e munizioni. Indagini in corso.

16 luglio, I Carabinieri della Compagnia di Licata, impegnati in un posto di blocco lungo la statale 123, hanno intimato l’alt ad un ciclomotore. Il centauro ha invece proseguito la corsa, è stato inseguito e bloccato. Al giovane in sella sono stati chiesti i documenti e, all’improvviso, i due Carabinieri sono stati accerchiati da almeno 12 persone, tra familiari e amici del ragazzo. I militari sono stati aggrediti a calci e pugni. Nel frattempo sono intervenuti altri Carabinieri e molti degli aggressori si sono dileguati. Sono stati arrestati ai domiciliari il giovane alla guida del ciclomotore, Giuseppe Florio, 26 anni, il padre Angelo Florio, 55 anni, e gli zii, Michele e Gioacchino Florio, entrambi di 53 anni. Sono in corso indagini per identificare anche gli altri partecipi all’aggressione. Gli arrestati rispondono di resistenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale. I due Carabinieri aggrediti sono stati soccorsi all’ospedale di Licata con prognosi di 10 giorni ciascuno.

16 luglio, Ad Agrigento, nel centro cittadino, a Porta di Ponte, un nordafricano preda dei fumi dell’alcol è entrato in un bar e ha scagliato una bottiglia contro una giovane commessa banconista. Di quanto accaduto si è accorto il questore, Maurizio Auriemma, in transito nella zona, che è subito intervenuto, ha immobilizzato l’immigrato e lo ha consegnato ai poliziotti in servizio innanzi alla Prefettura. Lo straniero, di 30 anni, è stato denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento per resistenza a pubblico ufficiale e ubriachezza molesta.

16 luglio, A Porto Empedocle l’11 ottobre del 2014 un incidente sul lavoro ha provocato la morte dell’operaio Giuseppe Milizia, 48 anni, di Porto Empedocle, intento a pulire le caditoie sul tetto del centro commerciale “Le Rondini” in contrada Vincenzella a Porto Empedocle e precipitato nel vuoto. Adesso il Tribunale di Agrigento ha condannato a 9 mesi di reclusione, per omicidio colposo, l’imprenditore Giuseppe Burgio, 53 anni, titolare all’epoca del centro commerciale. E ha assolto un suo ex dipendente, Michele Pecorelli, 56 anni, difeso dall’avvocato Giuseppe Scozzari. A favore delle parti civili, tra la moglie, i figli, i genitori e i fratelli di Milizia che si sono costituiti parte civile tramite l’avvocato Tanja Castronovo, è stata disposta una provvisionale di anticipo del risarcimento del danno di 20mila euro.

16 luglio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato, a conclusione del giudizio abbreviato, ha assolto, “perchè il fatto non sussiste”, il sindaco di Ravanusa, Carmelo D’Angelo, difeso dall’avvocato Giuseppe Scozzari, imputato di falso e truffa aggravata a danno della Provincia di Agrigento perché tra il 2011 e il 2013, quando D’Angelo è stato consigliere provinciale, avrebbe simulato la sua assunzione fittizia alle dipendenze di un’azienda di impianti fotovoltaici al fine di ottenere i rimborsi che la legge in materia garantisce ai componenti di alcuni organismi elettivi, fra cui i consigli provinciali. Sono stati assolti anche i responsabili dell’azienda che avrebbero simulato l’assunzione di D’Angelo. Allo stesso Carmelo D’Angelo è stato contestato anche il trasferimento presunto fittizio della sua residenza a Palermo, che, tra il 2010 e il 2013, gli avrebbe consentito di incassare indebitamente circa 27 mila euro di rimborsi chilometrici.

16 luglio, La seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Luisa Turco, ha condannato a 7 anni di reclusione, e ad una provvisionale di risarcimento di 5mila euro, F G, sono le iniziali del nome, 34 anni, di Porto Empedocle, arrestato dai Carabinieri il 2 giugno del 2017 perché avrebbe aggredito, picchiato e violentato l’ex compagna in presenza della loro figlia. La pubblico ministero, Chiara Bisso, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna dell’imputato a 11 anni e 4 mesi di reclusione. L’ex compagna è parte civile tramite l’avvocato Daniela Posante.

18 luglio, Sulla spiaggia di Torre di Gaffe, tra Palma di Montechiaro e Licata, i Carabinieri hanno sorpreso, alle prime ore del mattino, un uomo, originario di Palma di Montechiaro, a lavoro con un escavatore. Il palmese è stato intento a dragare il fondo per ottenere un posto per la propria barca in occasione della stagione estiva. Lo scavatore ha danneggiato un breve tratto di spiaggia depositando fanghi ed altri materiali che, oltre a deturpare le bellezze paesaggistiche della zona, hanno sollevato il rischio di inquinamento ambientale. Il mezzo è stato sequestrato e il palmese è stato denunciato alla Procura della Repubblica di Agrigento per esecuzione di opere in assenza di autorizzazione, distruzione o deturpamento di bellezze naturali e per inquinamento ambientale.

18 luglio, Ad Agrigento, nella zona di Bonamorone, intorno alle ore 22:30, i poliziotti della Squadra Volanti, capitanati da Francesco Sammartino, hanno sorpreso Salvatore Camilleri, 21 anni, fuori casa, quando invece, essendo soggetto alla sorveglianza speciale, avrebbe dovuto rientrare a casa entro le ore 20. Camilleri, accortosi dei poliziotti, si è dileguato e si è scatenato un inseguimento. A difesa del 21enne sono intervenuti familiari e amici, che non hanno esitato a colpire a calci e a pugni i poliziotti. Due agenti hanno subito ferite. Sono stati arrestati ai domiciliari Maurizio Camilleri, 40 anni, padre di Salvatore, Calogero Modica, 35 anni, Alfonso Alongi, 22 anni, e Salvatore Salamone, 31 anni. Risponderanno di favoreggiamento personale, resistenza, violenza, minacce e lesioni a pubblico ufficiale. E poi sono stati denunciati a piede libero C. P, sono le iniziali del nome, di 35 anni, C. S, di 50 anni, e una donna di 28 anni, A. M, che ha danneggiato a calci l’automobile della Polizia. Successivamente, accompagnato dal difensore, l’avvocato Serena Gramaglia, si è consegnato in caserma ed è stato arrestato anche Salvatore Camilleri.

18 luglio, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno arrestato ai domiciliari Andrea Sottile, 19 anni, e hanno denunciato in stato di libertà un minorenne di 17 anni, S C, per il furto di un ciclomotore nel parcheggio innanzi al Centro commerciale di Villaseta. Il Tribunale di Agrigento ha convalidato l’arresto di Sottile, difeso dall’avvocato Salvatore Cusumano, lo ha scarcerato e gli ha imposto l’obbligo di firma tre volte alla settimana alla stazione dei Carabinieri di Villaseta.

18 luglio, Ad Agrigento gli agenti della Polizia Ferroviaria e la Guardia di Finanza hanno arrestato un migrante dalla Guinea, di 18 anni, Labe Diallo, ospite di una comunità d’accoglienza in città. Il giovane è stato sorpreso alla stazione, appena fuori dal treno proveniente da Palermo, in possesso di 2 panetti di hashish del peso complessivo di 200 grammi, fiutati dal cane antidroga della Finanza, e 60 euro in contanti.

18 luglio, Ad Agrigento i Carabinieri del Nucleo operativo e Radiomobile hanno denunciato per minacce aggravate un egiziano di 18 anni ospite di una comunità di accoglienza. Dopo avere ricevuto una telefonata al 112 per una lite tra immigrati in corso, i Carabinieri sono intervenuti nei locali della struttura, nel centro cittadino, e hanno sorpreso l’egiziano intento a minacciare, brandendo una bottiglia di vetro rotta, alcuni educatori. L’egiziano, richiedente asilo politico, è stato trasferito in un’altra struttura d’accoglienza.

19 luglio, In territorio di Ribera, lungo la strada provinciale verso la località balneare Seccagrande, in contrada Spataro, ignoti hanno forzato un cancello d’ingresso della sede del Consorzio di bonifica Agrigento 3, poi un altro ingresso interno, e poi hanno incendiato un’automobile Suv e parecchi attrezzi utilizzati per l’irrigazione degli agrumeti. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco del distaccamento di Sciacca e i Carabinieri della Tenenza di Ribera. Indagini in corso.

19 luglio, A Cattolica Eraclea i Carabinieri della locale stazione hanno arrestato una coppia di coniugi, V. A, sono le iniziali del nome, di 34 anni, ed S. G, 24 anni. Risponderanno di furto aggravato perché nella loro abitazione in via Trapani è stato scoperto un allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica.

20 luglio, I Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Licata hanno arrestato un uomo originario della Romania. Lui, nottetempo, è entrato dentro l’abitazione della sua ex compagna assente da casa, ha spaccato i mobili e ha devastato dappertutto. I rumori hanno allarmato i vicini che hanno telefonato al 112. I Carabinieri hanno sorpreso in flagranza di reato il romeno, M F, sono le iniziali del nome, 36 anni, il quale, non solo si è opposto ai Carabinieri ma, accortosi del rientro a casa della donna, ha iniziato a inveire contro di lei minacciandola di morte e tentando di colpirla. Adesso il romeno è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento e risponde di violazione di domicilio, danneggiamento aggravato, minacce, lesioni personali e resistenza a pubblico ufficiale.

20 luglio, Il 2 dicembre del 2015 è stato il giorno dell’operazione antimafia della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo cosiddetta “Icaro”. Sono stati arrestati 9 presunti esponenti di Cosa nostra agrigentini. E poi sono stati imposti 4 obblighi di dimora. Adesso, il pubblico ministero della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna di 10 dei 12 imputati al processo.
Chiesta l’assoluzione per Pasquale Schembri, 54 anni, di Montallegro.
Poi, ecco le richieste di condanna:
Antonino Abate, 32 anni, di Montevago, 20 anni di reclusione.
Carmelo Bruno, 50 anni, di Motta Santa Anastasia, 4 anni.
Vito Campisi, 48 anni, di Cattolica Eraclea, 8 anni. Roberto Carobene, 41 anni, di Motta Santa Anastasia, 4 anni.
Antonino Grimaldi, 58 anni, di Cattolica Eraclea, 20 anni.
Stefano Marrella, 62 anni, di Montallegro, 20 anni.
Vincenzo Marrella, 44 anni, di Montallegro, 16 anni.
Vincenzo Marrella, 63 anni, di Montallegro, 20 anni.
Gaspare Nilo Secolonovo, 50 anni, di Santa Margherita Belice, 6 anni solo per armi, e assoluzione per associazione mafiosa.
E Francesco Tortorici, 39 anni, di Montallegro, 16 anni.

20 luglio, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, ha condannato, su richiesta di patteggiamento, ad 1 anno di reclusione S G, sono le iniziali del nome, 19 anni, di Porto Empedocle, difeso dall’avvocato Davide Casà, imputato di atti sessuali con minorenne. S G avrebbe indotto una ragazzina di 12 anni a praticare autoerotismo, fotografandosi con il telefonino e inviando poi a lui le foto. E’ stata la madre della 12enne ad accorgersi di quanto sarebbe accaduto.

21 luglio, Il Tribunale di Sciacca ha condannato cinque imputati, di cui quattro originari della Romania, perché avrebbero istigato alla prostituzione e sfruttato a fine di lucro una giovane donna. Ian Florin Cretu, 29 anni, residente a Villafranca Sicula, è stato condannato a 7 anni e 6 mesi di carcere. I coniugi Bela Ioan Muresan, 29 anni, e Susanna Muresan, 26 anni, residenti ad Alessandria della Rocca, a 3 anni e 6 mesi ciascuno. Cosmin Dona Vasilica, 27 anni, a 3 anni di reclusione. Vito Corrao, 53 anni, di Burgio, a 3 anni di reclusione.

21 luglio, A Porto Empedocle un cittadino ha telefonato alla Polizia sabato scorso, 21 luglio, alla sera, poco dopo le ore 19: “Correte al porto, hanno sparato”. I poliziotti sono subito intervenuti sul posto. Angelo Marino, 30 anni, di Porto Empedocle, pescatore, appena rientrato al porto, è stato ferito ad una gamba da un proiettile sparato da una pistola calibro 7,65. A terra è stato raccolto il bossolo. Nessuna traccia dell’attentatore che, probabilmente, ha premeditato il suo gesto attendendo il bersaglio. Marino è stato soccorso in ospedale. Al “San Giovanni di Dio” i medici, nel corso di un intervento chirurgico, gli hanno rimosso il proiettile dalla gamba. Adesso la Polizia ha eseguito un decreto di fermo di indiziato di delitto, firmato dalla pubblico ministero Eliana Manno e dal procuratore Luigi Patronaggio, a carico di James Burgio, 26 anni, di Porto Empedocle. Poche ore prima l’agguato, a bordo del peschereccio “Riccardo Volpe” vi sarebbe stato un litigio verbale, per futili motivi, tra Angelo Marino e James Burgio, e lo stesso Burgio avrebbe minacciato così Angelo Marino: “Ma tu chi sei, con me non devi sbagliare, adesso me ne vado, ma ci vediamo a terra”. E James Burgio, appena giunto al molo Marino, mostrandosi ancora arrabbiato, avrebbe sparato un colpo di pistola contro di lui, ferendolo alla gamba destra. Poi avrebbe puntato la pistola contro Riccardo Volpe, 28 anni, di Realmonte, cugino di Angelo Marino, tentando di sparargli ma la pistola si sarebbe inceppata due volte. Poi sarebbe fuggito a bordo di un motociclo Yamaha Tmax. Angelo Marino, in ospedale, la sera di sabato 21 luglio è stato ascoltato dalla Polizia e ha dichiarato: “Non ho visto chi mi ha sparato, ma sono sicuro che sia stato James Burgio, che ho visto scappare subito dopo l’esplosione”. E poi Angelo Marino ha aggiunto: “Durante la festa del paese, Burgio è salito a bordo del peschereccio ‘Riccardo Volpe’, dove mi trovavo anche io. E ha infastidito le persone presenti. Io l’ho ripreso per portarlo alla calma. E lui mi ha minacciato: Ma tu chi sei, tu con me non devi sbagliare, adesso me ne vado ma ci vediamo a terra”. Le dichiarazioni di Angelo Marino sono state poi confermate anche da Riccardo Volpe, comandante e armatore del peschereccio “Riccardo Volpe”. Riccardo Volpe ha precisato di avere visto James Burgio sparare contro suo cugino Angelo Marino, e di avere puntato poi la pistola contro di lui, Volpe, premendo due volte il grilletto. Tutto ciò è stato confermato anche da altri testimoni, come la compagna di Angelo Marino, e il padre di Riccardo Volpe, che ha materialmente trasportato Angelo Marino in ospedale. James Burgio, accompagnato dai suoi difensori, gli avvocati Salvatore Pennica, Alfonso Neri e Rosario Fiore, si è costituito in Questura ad Agrigento al mattino di lunedì 23 luglio, innanzi al capo della Squadra Mobile, Giovanni Minardi.

22 luglio, Proseguono i controlli dei Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento per contrastare il fenomeno dei parcheggiatori abusivi a San Leone. Un marocchino, con precedenti di polizia, è stato sorpreso in via Nettuno a chiedere denaro ad un uomo che aveva appena parcheggiato la propria automobile. I militari, impegnati in un servizio di appostamento, hanno elevato all’abusivo una sanzione di 1.100 euro e gli hanno sequestrato 21 euro. Si tratta del quarto parcheggiatore abusivo multato dai Carabinieri durante le ultime settimane.

23 luglio, Ad Agrigento i Carabinieri hanno arrestato un tunisino di 28 anni, Ammahr Ahimen. In via Imera, è riuscito ad entrare nell’abitazione dell’ex convivente armato con due coltelli, e ha minacciato di morte la donna e la zia di lei. L’africano, poi rintracciato dai Carabinieri in Via delle Mura, è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento, e risponderà all’autorità giudiziaria dei reati di violazione di domicilio, rapina, atti persecutori e minacce.

24 luglio, A Porto Empedocle i Carabinieri della locale stazione, impegnati in un ordinario e ricorrente controllo contro il commercio abusivo, hanno arrestato D A, sono le iniziali del nome, 48 anni, sorpreso a vendere prodotti ittici senza alcuna autorizzazione lungo via Roma. I militari gli hanno inflitto multe per oltre 6.000 euro. Durante la compilazione dei relativi atti, il 48enne si è scagliato contro un carabiniere spintonandolo e ingiuriandolo. Adesso è ristretto ai domiciliari e all’autorità giudiziaria risponderà di resistenza e oltraggio a Pubblico Ufficiale.

25 luglio, I Carabinieri del Nucleo Radiomobile della Compagnia di Agrigento, impegnati in un servizio di contrasto a piromani e incendi, si sono imbattuti in un uomo che aveva appena appiccato le fiamme alle sterpaglie e ai rifiuti abbandonati sul ciglio della strada statale 122 in Contrada Petrusa. M G, sono le iniziali del nome, 35 anni, di Agrigento, è fuggito a bordo della propria automobile, è stato inseguito ed è stato bloccato in modo rocambolesco, perché la gazzella dei Carabinieri è stata costretta a tagliargli la strada. Nelle sue tasche i militari hanno scoperto due accendini e una confezione di fiammiferi. E dentro l’auto del materiale infiammabile. I Carabinieri hanno ammanettato il criminale e poi sono tornati indietro per spegnere le fiamme evitando che il fuoco si propagasse alle campagne e alle abitazioni circostanti. Il 35enne è stato ristretto ai domiciliari e all’autorità giudiziaria risponderà di tentato incendio doloso.

25 luglio, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Sciacca, Rosario Di Gioia, accogliendo quanto richiesto dal pubblico ministero, Carlo Boranga, ha rinviato a giudizio 8 dipendenti pubblici, quindi a carico dei cittadini contribuenti, del Comune di Cianciana. Sono imputati di assenteismo durante l’orario di lavoro in un periodo compreso tra maggio e giugno del 2017. Si tratta di Salvatore Campisi, 63 anni, Giuseppe Sanzeri, di 52, Domenico Piazza, di 66 anni, Salvatore Lo Monaco, di 63, Antonino Montalbano, di 61, Giovanni Battista Piazza, di 50, Maria Rosa Lo Bue, di 52, e Salvatore Re, 66 anni.

25 luglio, La sezione misure di prevenzione, del tribunale di Agrigento ha applicato a Leo Sutera, 70 anni, di Sambuca di Sicilia, la sorveglianza speciale di pubblica sicurezza con obbligo di soggiorno nel Comune di residenza per 5 anni, perché ritenuto socialmente pericoloso. Il Tribunale invece non ha ritenuto ricorrenti i presupposti per l’applicazione della misura patrimoniale della confisca dei beni di Leo Sutera, già arrestato e condannato nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Nuova Cupola” perché presunto esponente di vertice di Cosa Nostra agrigentina.

26 luglio, I Carabinieri della stazione di Cattolica Eraclea, in collaborazione con il comando Compagnia di Agrigento, hanno arrestato Ignazio Augello, 46 anni, di Cattolica Eraclea, operaio. Nel corso di una perquisizione domiciliare, Augello, con precedenti per droga, è stato sorpreso in possesso di 11 grammi di cocaina nascosti nelle cassette degli interruttori elettrici in un magazzino. Il cattolicese è ristretto ai domiciliari.

26 luglio, A Ribera i Carabinieri della locale Tenenza, avvalendosi del formidabile fiuto di un cane pastore tedesco di 8 anni, hanno sorpreso A G, sono le iniziali del nome, 37 anni, originario di Canicattì ma residente a Ribera, in possesso, nel corso di una perquisizione domiciliare e personale, di 3 panetti di hashish da 100 grammi ciascuno, per un valore di mercato di 1500 euro, nascosti sotto un muretto di pietra nel giardino, tra le piante. Il 37enne risponderà all’autorità giudiziaria di detenzione di droga a fine di spaccio.

26 luglio, A Grotte, in periferia, in contrada Fauma, nottetempo, ha subito un incendio un mini-escavatore noleggiato da un commerciante di Grotte da un’impresa di Agrigento. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco del distaccamento di Canicattì. Il commerciante grottese ha noleggiato il mezzo per compiere dei lavori di movimento terra. Indagini sono in corso ad opera dei Carabinieri.

26 luglio, Ad Aragona, in un supermercato, una coppia di turisti, entrambi di 45 anni, residenti in Belgio e con origini agrigentine, ha rubato alcuni prodotti estetici. I Carabinieri della locale stazione, coordinati dal maresciallo Paolo Scibetta, avvalendosi dei filmati delle telecamere di video-sorveglianza, hanno identificato la coppia e si sono recati a casa loro. La refurtiva è stata recuperata e restituita. I due coniugi sono stati denunciati a piede libero per furto aggravato.

26 luglio, Conclusa al Tribunale di Agrigento l’udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta sul “Borgo Scala dei Turchi”: 4 condanne e 8 rinvii a giudizio. Il Tribunale di Agrigento ha inflitto quattro condanne in primo grado perché il “Borgo Scala dei Turchi”, il villaggio residenziale di lusso da costruire a ridosso della rinomata spiaggia di marna bianca a Realmonte, sarebbe abusivo. A conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari, Francesco Provenzano, ha inflitto, per lottizzazione abusiva e violazione della normativa edilizia, 8 mesi di arresto e 14mila euro di ammenda ciascuno a Gaetano Caristia, 72 anni, presidente della società siracusana Co.Ma.Er titolare del progetto, ed a Sebastiano Comparato, 83 anni, legale rappresentante e socio maggioritario della stessa società. E poi Antonino Terrana, 60 anni, dirigente della Soprintendenza ai Beni culturali di Agrigento, e Giovanni Francesco Barraco, 57 anni, direttore dei lavori, sono stati condannati a 4 mesi di arresto e 4mila euro di ammenda ciascuno. E poi sono stati rinviati a giudizio, all’udienza del prossimo 5 novembre, innanzi al giudice Alessandro Quattrocchi, amministratori e tecnici comunali di Realmonte, e si tratta di Giuseppe Farruggia, 64 anni, ex sindaco, Giuseppe Vella, 58 anni, a capo del settore Urbanistica ed edilizia, e Cristoforo Giuseppe Sorrentino, 54 anni, funzionario dell’ Ufficio tecnico comunale e responsabile del procedimento della lottizzazione Comaer. E poi ancora Giovanni Farruggia, 61 anni, e Daniele Manfredi, 57 anni, direttori dei lavori della lottizzazione Comaer. E poi, tra i dirigenti alla Soprintendenza di Agrigento, Vincenzo Caruso, 62 anni, Agostino Friscia, 65 anni, e Vincenzo Carbone, 64 anni. A Realmonte la Comaer ha acquistato dei terreni per 60mila metri quadri in contrada Canalotto da un Istituto religioso di suore. E le suore li hanno ricevuti in dono dalle sorelle di un ricco medico defunto. E la società Comaer ha stipulato con il Comune di Realmonte una convenzione, nel 2008, con l’allora sindaco, l’ingegnere Giuseppe Farruggia. Secondo la Procura agrigentina, il progetto di costruzione del Borgo Scala dei Turchi è stato adottato non legittimamente, e sono quindi illegittime le concessioni edilizie successive. E la trasformazione del terreno, gravato da vincoli paesaggistici e archeologici, sarebbe stata eseguita in mancanza di titolo abilitativo. Ancora indietro nel tempo: tra agosto e settembre 2013 MareAmico di Claudio Lombardo scopre che a Scala dei Turchi sono state progettate 25 villette di lusso per proprietari vip. Il Comune di Realmonte, e il sindaco dell’epoca Piero Puccio, revocano in fretta e furia la delibera del 23 ottobre 2008 che ha approvato il piano di lottizzazione. Poi, l’assessore regionale a Territorio e Ambiente dell’epoca, Mariella Lo Bello, sguinzaglia i Commissari, che rilevano delle irregolarità, e la Regione ordina la sospensione dei lavori. E poi è stata la Soprintendenza ai Beni culturali e ambientali di Agrigento a sospendere le autorizzazioni di sua competenza concesse alla società di Siracusa, la Comaer. Adesso il processo.

26 luglio, La Compagnia della Guardia di Finanza di Sciacca, coordinata dalla locale Procura della Repubblica, ha eseguito due provvedimenti emessi dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sciacca. Si tratta del sequestro preventivo di uno yacht di oltre 21 metri e di una villa a Sciacca, in contrada Molara, per un valore complessivo di circa 300mila euro, di proprietà di un pluri-pregiudicato di Sciacca, deferito alla Procura per il reato di trasferimento fraudolento di valori. L’uomo, più volte condannato con sentenza definitiva per truffa, estorsione, appropriazione indebita, ricettazione e minaccia, al fine di sottrarsi all’applicazione delle misure di prevenzione patrimoniali si sarebbe avvalso di un prestanome a cui avrebbe intestato i beni il cui acquisto per lui sarebbe stato impossibile da giustificare con le risorse da reddito e patrimoniali ufficialmente dichiarate.

27 luglio, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno arrestato Roberto Onolfo, 26 anni, di Agrigento, inseguito da un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Tribunale di Agrigento lo scorso 9 maggio. Onolfo, gravato anche da un mandato di arresto europeo, lo scorso mese di febbraio è sfuggito agli arresti eseguiti dalla stessa Squadra Mobile nel corso dell’operazione cosiddetta “Switch On”, per associazione per delinquere finalizzata ai furti, rapine e ricettazione, e rapina pluriaggravata in concorso con altri correi già arrestati. Roberto Onolfo, arrestato al suo rientro nel territorio nazionale, è adesso recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

28 luglio, I Carabinieri della stazione di Raffadali hanno arrestato due stranieri, di 23 e di 22 anni, originari di Libia e Pakistan. Nel centro storico, i militari si sono accorti dei due sfreccianti ad elevata velocità a bordo di uno scooter nel tentativo di dileguarsi. E durante la corsa hanno gettato per terra una busta con all’interno mezzo etto di hashish, subito recuperato dai militari. Poi, al termine di un rocambolesco inseguimento nel centro di Raffadali, i Carabinieri hanno perquisito anche le loro abitazioni, sequestrando altri 3 grammi di hashish ed un bilancino di precisione, verosimilmente utilizzato per dividere la droga in dosi. I due, Muhammad Hanif Hussain, 23 anni, della Libia, e Abbas Muzzamil, 22 anni, del Pakistan, sono ristretti ai domiciliari e risponderanno all’Autorità giudiziaria di detenzione di droga a fine di spaccio. L’arresto è stato già convalidato dal Tribunale di Agrigento.

30 luglio, Lo scorso 20 luglio è accaduto un incidente stradale lungo la statale 115, in territorio di Siculiana, dove due automobili, una Lancia Y e una Fiat 500, si sono scontrate frontalmente. Due persone ferite, a bordo della Fiat 500, sono state soccorse all’ospedale “San Giovanni di Dio” di Agrigento. Nicola Marsala, 41 anni, di Ribera, commerciante, al volante della Lancia Y, è invece morto oggi, all’ospedale “Sant’Elia”, a Caltanissetta, dove è stato ricoverato in gravissime condizioni per traumi cranico e toracico, e la frattura delle gambe.

31 luglio, I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno arrestato un venditore ambulante di 26 anni, Accursio Marco, perché all’interno della sua abitazione lo hanno sorpreso in possesso di circa 120 grammi di marijuana nascosti in una pentola in cucina, e di un bilancino di precisione. I militari da alcuni giorni sono stati insospettiti da movimenti anomali di persone intorno all’abitazione del commerciante. Nella stessa casa è stato inoltre scoperto un allaccio abusivo alla rete elettrica. Accursio Marco risponderà all’Autorità giudiziaria di detenzione di droga a fine di spaccio e di furto aggravato di energia elettrica. L’arresto è stato convalidato dal Tribunale di Agrigento, e al venditore ambulante è stato imposto l’obbligo di presentazione giornaliero alla caserma dei Carabinieri.

31 luglio, Ad Agrigento, nel centro storico, in via Argento, un pensionato di 68 anni è stato minacciato di morte da due malviventi disarmati e travisati con un cappuccio, ed è stato costretto a consegnare loro il portafogli con dentro circa 400 euro. Indagano i Carabinieri, a cui l’anziano malcapitato si è rivolto.

31 luglio, A Licata i Carabinieri hanno eseguito un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale di Agrigento e hanno arrestato ai domiciliari un pensionato di 68 anni per atti persecutori nei confronti di una donna di 50 anni, anche lei di Licata. Il 68enne è stato già sottoposto alla misura del divieto di avvicinamento alla parte offesa ma non l’avrebbe adempiuta. E a Santa Margherita di Belice i Carabinieri hanno eseguito un altro provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale di Sciacca e hanno arrestato in carcere un uomo di 45 anni per maltrattamenti in famiglia nei confronti della propria convivente, che avrebbe subito in più circostanze violenze fisiche da parte di lui.

31 luglio, La sezione Misure di prevenzione del tribunale di Agrigento, su proposta del questore Auriemma, ha sequestrato beni per un valore approssimativo di 500mila euro ad Alfonso Zambito, 45 anni, di Porto Empedocle, già condannato con sentenza definitiva per il reato di usura. Sono stati sigillati 2 appartamenti, 4 locali commerciali e un terreno edificabile, tutti gravitanti nel Comune di Porto Empedocle. Le indagini a carico di Zambito, come per Terrazzino e Rampello, sono state sostenute dal personale dell’ufficio Misure di prevenzione patrimoniali della divisione Anticrimine della Questura di Agrigento diretta da Angela Spatola. E la proposta di applicazione della misura di prevenzione patrimoniale trae fondamento da quanto emerso nell’ambito dell’inchiesta anti-usura della Squadra Mobile agrigentina a Porto Empedocle cosiddetta “Easy money” (denaro facile), frutto anche delle dichiarazioni dell’ex sindaco Paolo Ferrara, e che ha provocato la condanna di otto usurai che avrebbero praticato tassi di interesse variabili tra il 120 per cento ed il 394 per cento all’anno. Alfonso Zambito è stato condannato, con patteggiamento della pena, nell’ambito della “Easy Money” e nel 2004 per i reati di associazione a delinquere e usura a seguito dell’operazione dei Carabinieri di Porto Empedocle cosiddetta “Anaconda”.

1 agosto, A San Giovanni Gemini, paese dell’entroterra montano in provincia di Agrigento, una famiglia ha adottato un bambino di colore appena nato. Il suo nome è Davide Mangiapane. Oggi ha 23 anni di età. A Lercara Friddi, in provincia di Palermo, Davide Mangiapane si è intrattenuto in un locale pubblico, un pub, come tanti altri giovani, per divertirsi. Davide, che ha lavorato nello stesso locale come ballerino, si imbatte in un altro ragazzo che gli strappa il cappellino dalla testa, lo colpisce con un pugno al volto, fratturandogli la mandibola, e gli grida: “Sporco negro, torna nel tuo paese. Vattene da qui. Non sei degno di stare con noi”. Poi in due lo hanno colpito ancora, calci e pugni, un pestaggio. E lui a terra, privo di sensi. Davide Mangiapane non ha denunciato l’aggressione, risalente allo scorso 21 luglio, sabato: ecco perché quanto accaduto è trapelato soltanto adesso che i Carabinieri, informati da alcuni cittadini di San Giovanni Gemini, hanno identificato e denunciato a piede libero, non ricorrendo la flagranza del reato, i due aggressori, tra cui un minorenne. Sono indagati di violenza e lesioni personali. Al momento non è contestata l’aggravante razzista, e il sindaco di Lercara Friddi, Luciano Marino, conferma e commenta: “Io conosco uno dei due aggressori del ragazzo italiano di colore, e posso assicurare che non è un razzista. Condanno senza se e senza ma l’aggressione al ballerino ma ribadisco che il razzismo non c’entra. Il fatto è legato più che altro all’alcol e all’ignoranza”. Nel frattempo Davide Mangiapane è stato ricoverato all’ospedale “Civico” a Palermo dove ha subito un impegnativo intervento nel reparto di chirurgia maxillo – facciale. La prognosi è di 30 giorni. A San Giovanni Gemini, i concittadini di Davide Mangiapane hanno realizzato un video come testimonianza di solidarietà. Si intitola: “Oggi anche io mi sento nero”.

2 agosto, La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, su proposta del questore, Maurizio Auriemma, ha emesso un decreto di confisca di numerosi beni immobili e rapporti finanziari di proprietà o nella disponibilità di Gaetano Marturana, 53 anni, di Canicattì, già condannato per il reato di usura nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Tie break”, (cravatta spezzata). La misura di prevenzione patrimoniale segue mirati accertamenti patrimoniali effettuati dal personale dell’Ufficio misure di prevenzione patrimoniali della Divisione anticrimine della Questura.

2 agosto, A Sciacca è divampato un incendio a danno del Grand Hotel delle Terme, chiuso da tempo. Sul posto sono intervenuti tempestivamente i Vigili del fuoco. I danni non sono ingenti. Il fuoco ha imperversato solo in due stanze al secondo piano della struttura. Indagano i Carabinieri. Alcuni testimoni si sarebbero accorti di un gruppetto di ragazzini intenti a scappare dalla struttura. Il Comune di Sciacca è impegnato a definire il piano di consistenza tecnica, ultimo adempimento necessario per accelerare il bando per la selezione del privato a cui affidare in gestione i beni delle Terme.

2 agosto, I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, capitanati da Giovanni Minardi, hanno arrestato due favaresi. Uno è Mario Rizzo, 32 anni, e l’altro è suo cognato, Gerlando Russotto, 29 anni. Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha risposto sì al procuratore Patronaggio, all’aggiunto Salvatore Vella, alle sostitute Simona Faga e Alessandra Russo, e ha firmato l’ordine di cattura. Mario Rizzo ha ricevuto il provvedimento in carcere perché già detenuto per altra causa. Russotto è stato ammanettato a Favara. E perché sono stati arrestati? Perché il 28 aprile del 2017 a Liegi in Belgio avrebbero partecipato al tentato omicidio di un ristoratore di Porto Empedocle, Saverio Sacco, 37 anni, titolare di un ristorante in terra fiamminga. E come Mario Rizzo e Gerlando Russotto sarebbero stati scoperti? Perchè, tra l’altro, così avrebbe raccontato una gola profonda che avrebbe scelto di collaborare con la Giustizia, svelando i dettagli sui tanti agguati sanguinari che da almeno due anni ricorrono tra Favara e il Belgio. Lo stesso neo pentito avrebbe puntato il dito anche verso il presunto terzo complice della missione di morte, poi fallita, contro Sacco: si tratta di Salvatore Prestia, 37 anni, di Porto Empedocle, già arrestato dalla Squadra Mobile di Agrigento il 15 luglio del 2017, eseguendo un mandato d’arresto europeo emesso dai giudici del Belgio per il tentato omicidio di Saverio Sacco. A Mario Rizzo e a Gerlando Russotto, oltre all’ipotesi di reato di tentato omicidio, derubricata dal Gip in lesioni personali aggravate, è contestata la detenzione illegale di armi clandestine. In particolare, la Squadra Mobile agrigentina lo scorso 29 maggio ha perquisito l’abitazione di Russotto a Favara e ha scoperto e sequestrato un fucile a pompa ed una pistola calibro 7 e 65, oltre numerose munizioni. E Russotto risponde anche di ricettazione perché il fucile a pompa è stato rubato lo scorso 8 gennaio alla Polizia Provinciale di Agrigento.

3 agosto, A Licata i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato un uomo di 42 anni. E’ recluso in carcere, e risponderà all’Autorità giudiziaria di sequestro di persona, maltrattamenti contro familiari e resistenza a pubblico ufficiale. I Carabinieri, allarmati al 112, sono intervenuti in un’abitazione a Piano Cannelle dove, attirati dalle grida, hanno liberato un’intera famiglia, composta da una donna ed un figlio minore, sottoposti a violenze fisiche e costretti in casa per tutta la notte dal marito della donna. Il 42enne ha reagito in modo violento contro i Carabinieri, poi si è barricato in casa, e poi, dopo alcune ore di dialogo e mediazione, è stato arrestato.

3 agosto, A Porto Empedocle, al cimitero, è stata profanata la tomba di Giorgio Carmina, padre dell’attuale sindaca, Ida Carmina. In particolare è stata danneggiata la foto del defunto, già ai vertici dirigenziali dell’ex Provincia di Agrigento. La sindaca Ida Carmina ha formalizzato una denuncia alla Polizia e commenta: “Potrebbe trattarsi anche di una casualità, ma le eventuali casualità sono ormai troppe. Io non sono un eroe, sono al servizio del mio paese e faccio quello che impone il mio dovere, non arretro, non giro la testa, non scendo a compromessi”. Ed il gruppo del Movimento 5 Stelle all’Assemblea Regionale esprime solidarietà a Ida Carmina e afferma: “Purtroppo non è la prima volta che ignoti delinquenti si scagliano contro la nostra Ida, perpetrando atti vili e insopportabili che provano a minarne la serenità. Alla nostra Ida e a tutti i cittadini onesti di Porto Empedocle giunga la nostra vicinanza e l’invito ad andare tranquillamente avanti nell’azione di risanamento della cosa pubblica. Il nostro auspicio è che gli organi inquirenti possano far luce e agire con fermezza sui responsabili di tali gesti”.

5 agosto, A Licata, in contrada Mollarella, un uomo con il volto travisato è irrotto in un lido balneare, ha puntato una pistola contro i dipendenti e ha ottenuto la consegna di alcune centinaia di euro di incasso. Poi si è diretto verso il gestore della struttura, verosimilmente in possesso di altro danaro contante, e gli ha sparato contro un colpo di pistola che non ha attinto la vittima. Un testimone ha telefonato al 112, e i Carabinieri della Compagnia di Licata si sono precipitati sul posto. Il rapinatore solitario nel frattempo è fuggito a piedi, inseguito dagli stessi dipendenti e poi dai Carabinieri che hanno raggiunto e ammanettato il fuggitivo. E’ stata sequestrata la pistola, con alcune cartucce, e i soldi appena rapinati sono stati restituiti. Orazio Giuseppe Sortino, 30 anni, di Licata, è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento e all’autorità giudiziaria risponderà di tentato omicidio, rapina a mano armata e porto abusivo di arma da fuoco.

5 agosto, Ad Agrigento, a San Leone, in piazzale Caratozzolo, parecchie persone, tra sei o sette, hanno aggredito un commerciante ambulante di cibo e bevande, e lo hanno violentemente picchiato, tra calci, pugni e anche una bottigliata in testa. Un altro commerciante intervenuto per placare l’aggressione è stato poi raggiunto al Viale Emporium e altrettanto picchiato. I poliziotti della Squadra Volanti, coordinati da Francesco Sammartino, hanno identificato quattro presunti aggressori. Contro di loro si procederà qualora i due commercianti, o anche uno solo di loro, formalizzerà una querela di parte.

6 agosto, In occasione del fine settimana trascorso si sono svolti dei Festival del cibo di strada tra Agrigento e Sciacca. I Carabinieri agrigentini e i colleghi del Nas, il Nucleo anti-sofistificazioni di Palermo, hanno compiuto dei controlli. Ad Agrigento, a San Leone, i militari hanno sequestrato circa 40 chili di carne in cattivo stato di conservazione, e hanno denunciato un uomo dell’Iran, 40 anni, titolare di uno stand per la preparazione del kebab. A Sciacca i Carabinieri hanno sequestrato circa 130 chili di creme per pasticceria, contenute in secchi in plastica, prive di tracciabilità e dell’elenco riportante le indicazioni obbligatorie previste per legge. Al titolare dello stand è stata inflitta una multa di 7.500 euro. Tale genere di controlli proseguiranno.

6 agosto, Sabato 21 luglio scorso Davide Mangiapane è stato insultato e aggredito innanzi ad un pub a Lercara Friddi in provincia di Palermo, dove spesso ha lavorato come ballerino. Lui, 23 anni, è un ragazzo di colore, africano ma adottato appena nato da una famiglia di San Giovanni Gemini. Due settimane dopo l’aggressione, i Carabinieri, informati di quanto accaduto da cittadini di San Giovanni Gemini in mancanza di denuncia da parte della vittima, hanno identificato e denunciato i due aggressori. Uno è minorenne, e l’altro adesso è stato arrestato ai domiciliari, con il braccialetto elettronico. Si tratta di Giuseppe Cascino, 29 anni, di Lercara Friddi. L’arrestato risponderà all’autorità giudiziaria di violenza e lesioni personali aggravate dall’odio razziale. Ed è un’aggravante che all’atto della denuncia non è stata contestata. Peraltro, il sindaco di Lercara, Luciano Marino, si è premurato a precisare di conoscere l’aggressore, di essere sicuro che “non si tratti di razzismo quanto invece di abuso di alcol e di ignoranza”. Davide Mangiapane è stato prima insultato e poi picchiato violentemente, nonostante fosse ormai a terra, privo di sensi, con la mandibola fratturata. E’ stato ricoverato all’ospedale “Civico” a Palermo dove ha subito un impegnativo intervento nel reparto di chirurgia maxillo – facciale. La prognosi è di oltre 40 giorni.Sono contenta ma anche dispiaciuta perchè non fa piacere vedere un ragazzo agli arresti. Ma è giusto che la legge faccia il suo corso. Davide è stato dimesso dall’ospedale da tre giorni ma ha problemi d’udito. Una situazione da rivedere. Non dovevano fare tutto questo a mio figlio”. L’inchiesta è coordinata dalla Procura della Repubblica di Termini Imerese, competente per territorio. L’ordinanza cautelare è stata eseguita dai Carabinieri, e il colonnello Luigi De Simone, comandante del gruppo Monreale, ricostruisce quanto accaduto così: “Davide Mangiapane è stato preso a calci e picchiato anche mentre era a terra, ferito. La lite è iniziata per futili motivi ed è sfociata in un vero e proprio accanimento nei confronti della vittima”.

7 agosto, I Carabinieri della Compagnia di Cammarata, in occasione di un posto di blocco stradale, hanno arrestato un uomo di San Giovanni Gemini, di 40 anni, sorpreso in possesso di alcuni grammi di marijuana ed hashish a bordo dell’auto, e poi di circa 100 grammi e altrettanti di hashish scoperti e sequestrati a casa sua, nascosti fuori dalle finestre, sul tetto dell’abitazione. Sequestrate inoltre numerose banconote, per un ammontare complessivo di circa 6mila euro, di cui l’uomo non ha fornito giustificazione sulla provenienza, ed un bilancino di precisione. Il 40enne è ristretto ai domiciliari in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto ad opera del Tribunale di Agrigento.

9 agosto, La sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, presieduta da Luisa Turco, ed a latere Giuseppe Miceli e Antonio Genna, dopo avere risposto no alla richiesta di sequestro, adesso ha risposto no anche alla richiesta di confisca, da parte della Questura di Agrigento e della Procura antimafia di Palermo, di 10 supermercati R7 in provincia di Agrigento di cui è titolare una società riconducibile alla famiglia Alongi di Aragona. I giudici, nel motivare il provvedimento di diniego, scrivono: “La disponibilità in capo alla famiglia Alongi di una società di così elevato rilievo economico appare molto sospetta, tuttavia al di là delle congetture non ci sono sufficienti elementi per disporne la confisca”. La richiesta di sequestro trae origine dalla presunta contiguità a Cosa Nostra dell’ottantenne Giovanni Alongi, di Aragona, condannato al maxi processo “Akragas” a 4 anni e 6 mesi per associazione mafiosa. Ancora più nel dettaglio, è stato chiesto il sequestro e poi la confisca della società Al.Ca. srl, costituita nel 2012, gestita dai figli di Alongi, e proprietaria di 10 supermercati R7. La famiglia Alongi è difesa dagli avvocati Daniela Posante, Antonino Gaziano e Vincenza Gaziano.

9 agosto, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, diretti da Francesco Sammartino, hanno denunciato per minacce aggravate e calunnia un migrante minorenne, di 17 anni, originario del Gambia, e ospite di un centro d’accoglienza della città. Il ragazzo si è presentato in Questura mostrando le braccia con ferite da taglio e asserendo che fosse stato ferito dai gestori e da altri ospiti del centro d’accoglienza. E’ stato condotto in ospedale, dove gli sono stati applicati dei punti di sutura. Nel frattempo dalle indagini è emerso che, in verità, nessuno dei gestori e degli ospiti del centro d’accoglienza avrebbe ferito il 17enne. E che sarebbe stato lui, rientrato a notte fonda, ad inveire contro tutti armato di coltello allorchè avrebbe ritenuto di avere subito il furto del proprio portafogli.

9 agosto, A Cianciana i Carabinieri hanno arrestato in carcere un uomo di 35 anni, C S sono le iniziali del nome, per atti persecutori a danno dell’ex moglie. Dopo alcuni episodi di minacce, la donna, preda di ansia e di angoscia, ha telefonato ai Carabinieri della stazione di Cianciana, che sono intervenuti sul posto e hanno sorpreso l’uomo nei pressi della casa della vittima. Il 35enne, inoltre, ha rivolto frasi intimidatorie contro la donna in presenza dei Carabinieri.

9 agosto, A Licata, in località Mollarella, ignoti avrebbero piazzato una bottiglietta incendiaria alla parete esterna di uno stabilimento balneare, e avrebbero appiccato il fuoco. I gestori si sono accorti delle fiamme e sono intervenuti tempestivamente con gli estintori. I danni sono lievi. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri. Si tratta dello stesso stabilimento che pochi giorni addietro ha subito una rocambolesca rapina, conclusasi con l’arresto del rapinatore.

9 agosto, A Casteltermini i Carabinieri hanno denunciato una donna di 37 anni allorchè, al culmine di un litigio con un vicino di casa, un pensionato di 60 anni, lo avrebbe minacciato brandendo un coltello di 22 centimetri. Il coltello è stato sequestrato dai militari giunti sul posto. La 37enne risponderà alla Procura di Agrigento di minacce aggravate.

9 agosto, I poliziotti del commissariato di Canicattì, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Isabella Amato, 31 anni, di Canicattì, già sottoposta alla misura della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno. Invero, la donna, a seguito di numerosi controlli domiciliari, non è stata trovata nella sua residenza nelle ore serali e notturne, come imposto dalla misura preventiva. Poiché si tratta di violazioni reiterate nel tempo, la 31enne è stata arrestata e ristretta ai domiciliari.

9 agosto, Ad Agrigento, nella frazione di Villaseta, come accertato dai Carabinieri nel corso di un sopralluogo, una sala giochi sarebbe stata trasformata in agenzia di scommesse illegale. In conseguenza di ciò, adesso il Comune di Agrigento ha imposto al locale il divieto di prosecuzione dell’attività, firmato dal dirigente di settore, Cosimo Antonica.

11 agosto, Lo scorso 13 aprile, al Comune di San Biagio Platani, il paese degli “Archi di Pasqua” in provincia di Agrigento, si è abbattuto l’accesso ispettivo antimafia. San Biagio Platani sconta quanto emerso dalle indagini sfociate lo scorso 22 gennaio nella maxi operazione cosiddetta “Montagna” che, tra l’altro, ha provocato l’arresto del sindaco, Santo Sabella. La commissione impegnata nell’accesso ispettivo al Municipio sanbiagese, nominata dal ministero degli Interni su sollecitazione della Prefettura di Agrigento, è composta dal vice prefetto Elisa Vaccaro, già a lavoro anche a Camastra, e poi dal comandante del Reparto operativo dei Carabinieri, il colonnello Rodrigo Micucci, e dal capitano delle Fiamme Gialle Luigi Carluccio, a capo della Compagnia della Guardia di Finanza di Sciacca. Il compito esplorativo dei commissari si è concluso adesso perché il Consiglio dei ministri, su proposta del ministro dell’interno Matteo Salvini, ha deciso per l’affidamento della gestione del Comune di San Biagio Platani, già sciolto per le dimissioni rassegnate da sindaco, giunta e consiglieri, ad una commissione straordinaria, in seguito all’accertamento di pesanti ingerenze da parte della criminalità organizzata.

11 agosto, I Carabinieri della Compagnia di Canicattì hanno arrestato Bichinet Pit Leonard, 26 anni, originario della Romania, bracciante agricolo, inseguito da un mandato di cattura europeo emesso dall’autorità giudiziaria romena per il reato di rapina commesso nel febbraio del 2014 e per il quale il 26enne dovrà scontare oltre 3 anni e mezzo di reclusione. I Carabinieri hanno identificato il romeno in occasione di un posto di blocco stradale. E’ stato trasferito nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

11 agosto, Ad Agrigento, a San Leone, i poliziotti della Squadra Volanti, capitanati da Francesco Sammartino, sono intervenuti in piazzale Caratozzolo, dove abitualmente sono in attività posteggiatori abusivi. I poliziotti hanno bloccato quattro tunisini, dai 25 ai 30 anni di età, sorpresi ad intascare denaro dai posteggianti. I quattro sono stati denunciati a piede libero perché senza documenti di riconoscimento, sono stati multati per poco meno di mille euro ciascuno, e gli è stato intimato l’allontanamento da piazzale Caratozzolo. Sequestrati inoltre circa 100 euro in monete.

13 agosto, Nella tarda mattinata di oggi, lungo la statale 189 Agrigento – Palermo, in territorio di Cammarata, si sono scontrati frontalmente un camion frigorifero e un’automobile. L’uomo al volante dell’auto, una Fiat Bravo, è morto. Si tratta di Nicolò Russotto, 59 anni, di Casteltermini.

14 agosto, I poliziotti del commissariato di Canicattì, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno arrestato ai domiciliari Angelo Sferrazza, 30 anni, ritenuto l’autore di una tentata rapina ad un distributore di benzina a Canicattì, lo scorso gennaio, armato di coltello e travisato. Il tentativo è fallito perché l’impiegato si è rifiutato di consegnare l’incasso. Le indagini della Polizia hanno condotto all’individuazione del presunto responsabile, e il Tribunale di Agrigento ha emesso la relativa ordinanza cautelare.

14 agosto, A Licata una famiglia di cinque persone ha creduto che fosse cicoria, o comunque una verdura commestibile, e si è cibata invece di un’erba selvatica velenosa. I cinque sono stati colti da malore, e si sono recati subito al pronto soccorso dell’ospedale “San Giacomo d’Altopasso” a Licata. La famiglia, tra cui una bambina di 5 anni, ha subito una grave intossicazione. I medici di Licata hanno contattato l’apposito Centro antiveleni per concordare un protocollo di cura.

14 agosto, A Montallegro, in provincia di Agrigento, un grosso sacco nero ricolmo di spazzatura è stato depositato innanzi all’ingresso dell’abitazione della sindaca, Rina Scalia. La sindaca ha presentato ai Carabinieri una denuncia contro ignoti. A Montallegro la raccolta differenziata porta a porta è di oltre il 70 per cento, nonostante le recenti difficoltà insorte per l’aggiudicazione della gara d’appalto ad una nuova impresa che è subentrata alla precedente.

14 agosto, Nell’elenco delle vittime del crollo del ponte Morandi a Genova vi sono due siciliani. Si tratta di Vincenzo Licata, 58 anni, originario di Grotte in provincia di Agrigento, sposato e padre di due figli, residente da tempo a Vicenza dove ha condotto un’impresa di autotrasporti.

16 agosto, Un bambino di 6 anni è morto oggi in ospedale dopo che ieri ha subito gravi ferite a causa di un incidente stradale a Menfi, in provincia di Agrigento, in contrada Terranova, nella zona del Lido Fiori. Nei pressi di un incrocio, due automobili si sono scontrate, e l’auto su cui ha viaggiato il bimbo insieme ai genitori è stata attraversata da un palo in ferro utilizzato come barriera laterale della carreggiata. I genitori sono lievemente feriti. Il bambino è stato trasferito in elisoccorso all’ospedale Civico di Palermo, dove è morto al mattino di oggi.

16 agosto, Ad Agrigento, nei pressi del Quadrivio Spinasanta, sotto il viadotto Scimè, a poca distanza dal palazzo di giustizia, i Carabinieri, allarmati al 112 da un residente, hanno scoperto in un boschetto, tra folta vegetazione, il cadavere di un uomo in avanzato stato di decomposizione. Si tratta, come svelato da alcuni effetti personali, di un immigrato dal Ghana, di 32 anni, regolarmente presente in Italia da due anni e a lavoro nella zona industriale di Agrigento, e del quale è stata presentata denuncia di scomparsa lo scorso 9 luglio. La Procura di Agrigento indaga e ha disposto l’autopsia alla ricerca della causa della morte.

16 agosto, Ad Agrigento, in piazzale Rosselli, alla stazione degli autobus, i Carabinieri hanno arrestato un minorenne di 17 anni immigrato dalla Nigeria sorpreso, appena fuori da un autobus proveniente da Palermo, in possesso di circa mezzo chilo di droga, tra hashish e marijuana. Il giovane immigrato, ospite di un centro d’accoglienza a Santa Elisabetta, è stato trasferito al carcere “Malaspina” a Palermo.

16 agosto, A Realmonte, nella zona del lido Rossello, i Carabinieri hanno denunciato un marocchino di 50 anni perché sorpreso in possesso di un coltello di 15 centimetri di genere vietato. Ed ancora a Realmonte, a Scala dei Turchi, un trentenne di Favara è stato segnalato alla Prefettura come consumatore di stupefacenti perché sorpreso in possesso di una modica quantità di cocaina.

16 agosto, A Licata i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari un operaio di 50 anni, sorpreso nella sua abitazione intento a picchiare a calci e pugni l’ex moglie, e anche la figlia intervenuta a difesa della madre. E’ stata l’ex moglie, esasperata dalle perduranti molestie, a telefonare nottetempo ai Carabinieri invocando il loro intervento. Le due donne hanno subito delle contusioni.

16 agosto, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno denunciato Vincenzo Mantione, 47 anni, e Giovanni Gatto, 38 anni, entrambi residenti a Canicattì. In una zona periferica cittadina i poliziotti hanno scoperto alcune automobili risultate rubate a Catania, e poi targhe alterate e altri materiali oggetto di furto. E all’interno di una casa rurale nello stesso luogo sono stati scoperti e sequestrati 44 grammi di cocaina e materiale utile per confezionare in dosi la droga. Mantione e Gatto sono stati arrestati perché colti nella flagranza del reato di ricettazione e detenzione a fini di spaccio di sostanze stupefacenti, e sono stati denunciati a piede libero per falsità materiale commessa da privati.

17 agosto, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno indagato e hanno identificato un uomo di 29 anni che a San Leone, lungo viale Viareggio, a bordo della sua automobile avrebbe investito due ragazzi in sella ad un ciclomotore. Il 29enne ha telefonato al 118, ha chiesto il soccorso, ha indicato la posizione esatta dell’incidente e poi è andato via. L’uomo è stato sanzionato per fuga dopo incidente. Non si configura infatti l’omissione di soccorso, perché il soccorso è stato prestato anche se l’investitore avrebbe dovuto attendere il sopraggiungere dell’ambulanza.

18 agosto, A Palma di Montechiaro la Polizia ha arrestato Angelo Castronovo, 61 anni, agricoltore, che all’autorità giudiziaria risponderà di detenzione illegale di arma da guerra e relativo munizionamento, detenzione illegale di munizionamento per arma comune da sparo, e ricettazione. Nel corso di una perquisizione domiciliare, i poliziotti del Commissariato di Palma hanno scoperto e sequestrato una pistola rubata e 65 cartucce di vario calibro, 6 infissi in alluminio ed un trattore, altrettanto oggetto di furto.

18 agosto, A Ribera ha subito un incendio l’automobile dell’assessore comunale a politiche sociali, sport e turismo, Francesco Montalbano, avvocato. L’auto è stata posteggiata in via Torricelli, e le fiamme hanno anche danneggiato l’auto a fianco, del fratello di Montalbano, Gaetano, ex presidente della Seus soccorso pubblico. Indagano i Carabinieri. E’ privilegiata l’ipotesi dolosa del fuoco.

19 agosto, A Favara la comunità ecclesiale che opera nella località cosiddetta “Muntagnè” è stata ferita da alcuni gravi atti vandalici a danno di statue sacre. In proposito l’arciprete di Favara, don Giuseppe D’Oriente, commenta: “Certamente gli autori di tali vili atti, oltre che squalificare se stessi e dimostrare i loro più bassi istinti e livelli culturali, offendono i sentimenti di tutta la comunità favarese che nutre un particolare rispetto e riverenza a tutto ciò che riguarda il sentire religioso. Non posso fare altro che esprimere la mia costernazione e quella di tutta la comunità cittadina di fronte a un simile atto. Mi auguro che gli autori di tale gesto possano prendere coscienza dell’insano atto compiuto e dell’offesa arrecata a tutta la comunità favarese”.

23 agosto, A Caltanissetta, all’ospedale “Sant’Elia”, è morta Sofia Tedesco, la ragazza di Agrigento di 16 anni di età che lo scorso 9 agosto è stata in sella allo scooter, condotto da un ragazzo di 17 anni, investito da un’automobile pirata al confine tra Agrigento e Favara, in contrada Crocca. Le forze dell’ordine sono alla ricerca dell’automobilista che non ha prestato soccorso e che, probabilmente, è stato al volante di una Fiat Punto. Sofia Tedesco, studentessa all’Istituto “Fermi” e appassionata di danza, è stata ricoverata in stato di coma con successiva morte cerebrale. I genitori, testimoniando coraggio e generosità, hanno autorizzato l’espianto e la donazione degli organi della figlia. L’intervento è stato compiuto dall’equipe dell’Ismett, coordinata dal primario Giancarlo Foresta e dal medico Rosalba Parla, referente delle donazioni. Nel corso dell’intervento sono stati prelevati fegato, reni e cornee.

25 agosto, Incidente stradale mortale lungo la statale 115, tra Ribera e Sciacca, nei pressi del ponte Verdura, dove, per cause in corso di accertamento, sono entrate in rotta di collisione tre automobili. Vita Gatto, 30 anni, originaria di Sciacca e residente a Caltabellotta, a bordo di una Lancia Lybra insieme al marito ed ai quattro figli piccoli, è morta sul colpo. Complessivamente sono cinque le persone ferite, a bordo anche delle altre due auto coinvolte nel sinistro, una Citroen C4 ed una Fiat Panda. Sul posto hanno lavorato 118, carabinieri, poliziotti, vigili del fuoco, insieme al sostituto procuratore Michele Marrone. L’Anas ha provvisoriamente chiuso al transito la carreggiata, in attesa del compimento dei soccorsi e della conclusione dei rilievi investigativi.

26 agosto, A Porto Empedocle i poliziotti del locale commissariato hanno arrestato Giuseppe Gangarossa, 50 anni, perché, in stato di ubriachezza, avrebbe importunato i passanti nella zona portuale, e poi si sarebbe scagliato contro i poliziotti intervenuti sul posto. Gangarossa risponderà all’autorità giudiziaria di resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale. E’ recluso in carcere e sarà giudicato per direttissima.

28 agosto, I Carabinieri del Centro Anticrimine Natura di Palermo e Agrigento, e le Guardie giurate del Wwf Sicilia, in occasione della tradizionale Fiera dell’agricoltura che si svolge a Ferragosto a Favara, hanno scoperto cinque postazioni abusive per la vendita di diversi esemplari di avifauna selvatica protetta, rinchiusi in gabbiette piccole o comunque in condizioni di grave sovraffollamento. I cinque venditori sono stati denunciati all’Autorità giudiziaria in stato di libertà. Tutti gli esemplari, e si tratta di cardellini, sono stati sequestrati. E’ stato così stroncato un mercato clandestino di uccelli protetti che, verosimilmente, sono stati catturati illecitamente nei giorni precedenti dai bracconieri attraverso attività vietate di uccellagione e prelievo in danno del patrimonio pubblico statale. I 29 cardellini sono stati restituiti alla natura. I cinque favaresi risponderanno ai magistrati del reato di ricettazione e di detenzione di animali in condizioni incompatibili.

28 agosto, I Carabinieri del Nucleo Radiomobile di Agrigento, nel corso di un controllo, hanno sorpreso a Fontanelle Carmelo Capraro, 73 anni, in flagranza del reato di evasione dagli arresti domiciliari a cui è sottoposto. Capraro è stato colto intento ad innaffiare alcune piante di un’aiuola lungo la strada. L’Autorità Giudiziaria ha già convalidato l’arresto, disponendo nuovamente gli arresti domiciliari.

29 agosto, A Petralia Sottana, in provincia di Palermo, i Carabinieri hanno arrestato un agrigentino di 37 anni. Si tratta di Fabio Bellanca, residente a Joppolo Giancaxio. L’uomo è indagato di estorsione perché, tra giugno ed agosto, avrebbe indotto una donna di 57 anni a versare denaro su vaglia postali e ricariche su postepay per circa 30mila euro. La stessa donna ha presentato denuncia ai Carabinieri perché esasperata dalle sempre più pressanti richieste di denaro ricevute dall’uomo, con relative minacce tanto da indurla a temere per la propria incolumità. Più nel dettaglio, Fabio Bellanca, con cui la donna ha inizialmente intrapreso un normale rapporto amichevole, avrebbe costretto la malcapitata a versare, attraverso 77 vaglia postali, la somma di 23.910 euro e ad effettuare in suo favore 22 ricariche postepay, pari a circa 2.736 euro. Il 37enne è recluso nel carcere “Burrafato” a Termini Imerese, ed è assistito dall’avvocato Daniele Re.

29 agosto, A Naro, ignoti, travisati, sono irrotti in una gioielleria del centro cittadino, in Corso Vittorio Emanuele, e hanno rapinato numerosi gioielli. Tra i malviventi e il titolare vi sarebbe stato un principio di colluttazione prima della fuga. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri della locale stazione. Indagini in corso.

29 agosto, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno sorpreso in flagranza del reato di evasione dagli arresti domiciliari padre e figlio, di 45 e di 25 anni, M C e G C sono le iniziali del nome dei due. Il Tribunale ha convalidato l’arresto, ancora ai domiciliari.

29 agosto, Incidente lungo la strada statale 189 Agrigento – Palermo. Luigi Tannorella, 48 anni, di Palma di Montechiaro, operaio della Girgenti Acque, al rientro dal turno di lavoro a bordo di una Fiat Panda della società che gestisce il servizio idrico in provincia, è morto schiantandosi contro un muro che costeggia la carreggiata, tra Casteltermini e Campofranco, poco prima della galleria di Passo Fonduto. Inutili sono stati i soccorsi del 118. Luigi Tannorella, conosciuto bonariamente a Palma di Montechiaro come il “gigante buono”, lavoratore stimato e apprezzato, sposato e padre di due figli, è morto sul colpo. Indagano i Carabinieri. Forse Tannorella è stato colto da un malore durante la guida.

30 agosto, A Favara i Carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato Emilio Nobile, 23 anni, sorpreso in movimenti anomali, come a volere eludere il controllo, a bordo di un’automobile, in possesso di un involucro prima trattenuto tra le gambe e poi gettato repentinamente a terra. Dentro sono stati scoperti circa 10 grammi di cocaina, risultata di ottima qualità, per un valore di mercato di alcune centinaia di euro. Risponderà di detenzione a fine di spaccio di stupefacenti e su disposizione della Procura della Repubblica di Agrigento è stato ristretto agli arresti domiciliari, in attesa dell’udienza di convalida.

31 agosto, A Canicattì i Carabinieri della locale Compagnia, nel corso di un servizio investigativo, hanno prima notato dei movimenti anomali nei pressi dell’abitazione di un trentenne canicattinese e poi, a seguito dell’irruzione e della perquisizione, hanno scoperto e sequestrato una piantagione di marijuana. La canapa indiana, appena essiccata, sarebbe stata pronta all’uso. Il sequestro ammonta a circa 2 chili e mezzo di sostanza stupefacente, per un valore di mercato di alcune centinaia di euro. E’ stato arrestato Filippo Cutaia, 30 anni, che risponderà all’autorità giudiziaria di coltivazione e detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. E’ stato ristretto ai domiciliari.

31 agosto, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Mobile di hanno sorpreso un marocchino di 43 anni, E D sono le iniziali del nome, intento a spacciare hashish nella zona dello stadio Esseneto. Sono stati sequestrati 60 grammi di sostanza stupefacente. L’africano è stato denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento.

31 agosto, Su iniziativa del Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento, alle redini del colonnello Giovanni Pellegrino, sono stati compiuti dei controlli contro l’abusivismo commerciale e i prodotti contraffatti a Porto Empedocle. Nel centro cittadino sono stati denunciati due senegalesi di 40 anni intenti a vendere numerose borse ed occhiali di varie marche contraffatti. Sono state sequestrate complessivamente oltre 50 borse e numerosi occhiali da sole. Inoltre, in due esercizi commerciali di abbigliamento gestiti da imprenditori cinesi sono state sanzionate varie irregolarità, tra cui la presenza di impianti di video-sorveglianza allestiti all’interno dei negozi senza la preventiva autorizzazione dell’Ispettorato del lavoro. Inoltre in uno dei due esercizi è stata scovata una lavoratrice “in nero” e sono state accertate violazioni inerenti la mancata concessione delle ferie e del riposo settimanale. Complessivamente sono state elevate multe per oltre 25.000 euro.

2 settembre, Ancora un’aggressione razzista è stata perpetrata in Sicilia, a Raffadali, in provincia di Agrigento, dove un ragazzo di 16 anni, originario della Tunisia, è stato picchiato, costringendolo al ricovero in ospedale con contusioni e ferite. Il tunisino da un anno è ospite di un locale centro d’accoglienza. Il responsabile del centro, Giovanni Mossuto, su Facebook ha scritto che il ragazzo prima ha ricevuto una sportellata da un minorenne e poi è stato picchiato con calci e pugni al grido di ‘torna nel tuo paese’.

2 settembre, Ad Agrigento, nella frazione di Montaperto, in un appezzamento di terreno sono stati tranciati una cinquantina di vitigni. Il titolare della coltivazione, un uomo di 39 anni, ha presentato una denuncia contro ignoti alla locale stazione dei Carabinieri. Sono in corso indagini alla ricerca dell’autore del grave danneggiamento, presumibilmente a sfondo intimidatorio.

4 settembre, A Licata un uomo e una donna hanno approfittato che un’altra donna fosse da sola in casa, anziana e vedova. Lui e lei, a volto scoperto, hanno bussato, la malcapitata ha domandato “chi è?”, e lui e lei avranno risposto cordialmente, usando un pretesto per presentarsi ed entrare dentro. E così è stato. La sventurata ha accolto lui e lei, ma già all’ingresso di casa lui e lei hanno manifestato subito le loro reali intenzioni. Hanno impugnato un’accetta, l’hanno brandita, e poi hanno minacciato la scalognata: “Muoviti, vai a prendere tutto il denaro che hai”. E la vecchietta, terrorizzata, ha obbedito. Ella ha raccolto i soldi custoditi tra le mura della sua abitazione, e li ha consegnati a lui e a lei, che li hanno contati, circa 100 euro, e poi, probabilmente mugugnando per il misero bottino, sono fuggiti. La disgraziata ha telefonato al 112, ai Carabinieri, e i militari della locale Compagnia, dalla caserma di via brigadiere Salvo D’Acquisto si sono precipitati a soccorrere la rapinata. Prima hanno compiuto un minuzioso sopralluogo, poi hanno ascoltato la pensionata, che ha descritto le sembianze della coppia di rapinatori, e poi anche altre testimonianze di vicini di casa. I Carabinieri hanno tracciato un identikit di lui e di lei, e le loro caratteristiche somatiche hanno alimentato il sospetto che si trattasse di due coniugi. I militari hanno infiammato i motori delle gazzelle rossonere e hanno marciato verso la dimora dei sospettati. Sono entrati dentro, senza usare alcun pretesto. E’ stato sufficiente che ordinassero: “Carabinieri, aprite”, e la porta gli è stata spalancata. La perquisizione è stata immediata, e, nascosta dietro una bicicletta, è stata trovata l’accetta, l’arma del delitto appena compiuto. A tal punto lui e lei si sono prima guardati in faccia, “e adesso?”, e poi hanno ammesso: “sì, siamo stati noi”. Lui e lei sono stati ammanettati e arrestati. Lui è un venditore ambulante di 60 anni, e le iniziali del suo nome sono M A, come “magnifico ambulante”. Lei è una casalinga di 52 anni, e le iniziali del suo nome sono B R, come “brava ragazza”. All’autorità giudiziaria risponderanno del reato di rapina aggravata. Da Licata sono stati trasferiti ad Agrigento, nel carcere “Pasquale Di Lorenzo”. L’accetta è stata sequestrata.

5 settembre, I Carabinieri di Agrigento hanno scoperto una maxi piantagione di marijuana a Canicattì. Una trentina di militari sono irrotti in un garage e hanno sorpreso un imprenditore agricolo di Canicattì, di 44 anni, intento a maneggiare un grosso quantitativo di marijuana già essiccata. E poi in un terreno adiacente hanno scoperto una maxi piantagione, tra 200 piante di marijuana, alte ben oltre due metri. Ammonta ad alcune centinaia di migliaia di euro il potenziale valore al dettaglio dello stupefacente sequestrato. L’uomo è stato ristretto agli arresti domiciliari. A breve saranno svolti i relativi esami di laboratorio per stabilire il livello di principio attivo della sostanza sequestrata.

5 settembre, Svolta nell’ambito delle indagini dei Carabinieri a seguito di una rapina perpetrata a Naro a danno di una gioielleria nel centro cittadino, dove due uomini, travisati da cappellini e occhiali da sole, sono irrotti e hanno arraffato oggetti preziosi per circa 2mila euro. La proprietaria ha tentato di reagire, anche con un morso sul braccio di uno dei malviventi, e lui l’ha violentemente colpita al volto con un pugno, provocandole delle ferite. I Carabinieri della Compagnia di Licata e della Stazione di Naro, tramite soprattutto un identikit frutto delle testimonianze acquisite, e avvalendosi delle immagini registrate da alcune telecamere di video-sorveglianza, hanno sospettato un uomo di 40 anni originario di Naro ma residente da tempo a Catania. Lo hanno rintracciato, e sul suo braccio hanno riscontrato il segno del morso. L’uomo, G C sono le iniziali del nome, 40 anni, ha ammesso le proprie responsabilità. All’autorità giudiziaria risponderà di rapina aggravata. Le indagini proseguono alla ricerca del complice.

5 settembre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Mobile hanno denunciato a piede libero per ricettazione un cittadino italiano ed un cittadino romeno, in quanto ritenuti responsabili di avere avuto la disponibilità di un telefono cellulare provento di rapina. Le indagini sono scattate a seguito di una rapina consumata ai danni di una donna ultranovantenne agrigentina nel novembre del 2017, nel corso della quale all’anziana vittima fu sottratto, tra l’altro, uno smartphone. Gli accertamenti esperiti hanno consentito di rintracciare il telefono cellulare e di identificare i due soggetti che ne avevano avuto la disponibilità.

6 settembre, A Licata la Polizia ha arrestato i coniugi Domenico Bulone, 56 anni, pescivendolo, e Anna Sacchetti, 52 anni. La coppia ha nascosto dentro la camera da letto della propria abitazione, in un rione popolare, una mini coltivazione di marijuana, e quasi tre tonnellate di droga in un ripostiglio. Più nel dettaglio, dentro la tenda termica di colore nero, ermeticamente chiusa con cerniera lampo e lucchetto, sono state scoperte quattro piante di marijuana dell’altezza di circa 40 centimetri, impiantate in altrettanti vasi di plastica. Nel ripostiglio, dentro una cassa in legno, munita di lucchetto, sono state scoperte quattro buste in cellophane trasparente contenenti rispettivamente 860, 110, 1020, 1000 chili per un totale di 2.990 chili di sostanza stupefacente verosimilmente marijuana, bilancini e materiali utili per il confezionamento delle dosi di droga. Marito e moglie sono ristretti ai domiciliari.

6 settembre, A Palma di Montechiaro, nel centro cittadino, in piazza Matteotti, una donna ha aggredito e strattonato un pensionato di 80 anni, rubandogli il portafogli contenente 800 euro in contanti. L’anziano ha telefonato subito al 112 raccontando quanto accadutogli. I Carabinieri della stazione di Palma di Montechiaro, subito intervenuti, hanno soccorso l’uomo con lievi ferite ed escoriazioni, e poi, grazie anche alle testimonianze acquisite ed alla visione delle telecamere di video-sorveglianza presenti in zona, hanno tracciato un identikit della donna e hanno sospettato di una trentenne originaria della Romania. Ad un posto di blocco, la donna, A L, sono le iniziali del nome, appena è stata riconosciuta ha tentato di fuggire. E’ stata inseguita e acciuffata. E’ reclusa in carcere ed ai magistrati risponderà di rapina.

7 settembre, Dopo 25 anni dal delitto, arrestato il presunto esecutore dell’omicidio dell’imprenditore di Cianciana Diego Passafiume. E’ l’ergastolano Filippo Sciara di Siculiana. Il 12 ottobre del 2004 si concluse in Cassazione il maxi processo antimafia “Akragas”, frutto delle dichiarazioni dei pentiti empedoclini Pasquale Salemi e Alfonso Falzone. E fu confermata, più o meno, la sentenza che il pomeriggio del 18 luglio del 2001 emisero i giudici della Corte d’Assise di Agrigento, all’epoca presieduta dall’attuale procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, con a fianco Luisa Turco: 20 ergastoli, e 20 condanne a complessivi 150 anni di carcere. Tra i condannati al carcere a vita vi fu anche Filippo Sciara, di Siculiana. Oggi lui ha 54 anni di età e a suo carico è contestata un’altra grave imputazione. Secondo i Carabinieri di Agrigento e i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo sarebbe stato Filippo Sciara l’esecutore materiale dell’omicidio di Diego Passafiume, di Cianciana, imprenditore nel settore del movimento terra, ucciso a 41 anni di età, il giorno del suo anniversario di matrimonio, il 22 agosto del 1993, a Cianciana. Passafiume, alla guida della propria automobile, fu bersaglio di tre fucilate al volto, sparate da un uomo, che poi fuggì con altri complici a bordo di un’automobile, poi scoperta in fiamme dai Carabinieri. Gli investigatori scavarono a fondo nell’ambito di lavoro di Passafiume, ed emerse che l’imprenditore non volle piegarsi alle regole imposte dalle cosche mafiose sulla spartizione dei sub appalti tra movimento terra e trasporto di inerti. L’inchiesta a carico di ignoti è stata prima archiviata, poi è stata resuscitata grazie anche ad alcune dichiarazioni rese da collaboratori della giustizia che, nel corso del tempo, sono state raccolte, riscontrate e incrociate con altri indizi. La svolta nelle indagini risale al luglio del 2017 quando i Carabinieri e la Procura antimafia, sospettando Filippo Sciara, hanno esibito le fotografie di lui ad alcuni parenti di Diego Passafiume, che assisterono alla sua uccisione. E Sciara è stato riconosciuto. Poi i pentiti Pasquale Salemi di Porto Empedocle, Maurizio Di Gati di Racalmuto, e Giuseppe Vaccaro di Sant’Angelo Muxaro, concordemente hanno affermato che l’omicidio di Diego Passafiume fu commesso nel contesto mafioso territoriale, in quanto lui è stato ritenuto un imprenditore “scomodo”, alternativo e concorrente alle dinamiche mafiose. A Filippo Sciara, detenuto, è stata notificata in carcere l’ordinanza di custodia cautelare emessa dal Tribunale di Palermo per il reato di omicidio premeditato, con l’aggravante di avere agevolato l’attività dell’associazione mafiosa Cosa Nostra.

8 settembre, A Canicattì i Carabinieri della locale Compagnia sono irrotti all’interno di un’abitazione nel centro cittadino, attualmente non in uso, e, anche avvalendosi di cani antidroga, hanno scoperto, nascosti tra divani e poltrone, una decina di sacchi di cellophane contenenti oltre due chili e mezzo di marijuana già essiccata, di ottima qualità, pronta per essere venduta e fruttare, al dettaglio, alcune migliaia di euro. Solo pochi giorni addietro, ancora a Canicattì i Carabinieri hanno sequestrato una maxi piantagione, con 200 piante di marijuana, alte oltre due metri. Indagini sono in corso alla ricerca dei possessori dello stupefacente.

10 settembre, Il ministro della Giustizia, Alfonso Bonafede, ha confermato, prorogandoli, i 41 bis imposti a carico di Giovanni Tarallo di Santa Elisabetta e Francesco Ribisi di Palma di Montechiaro, arrestati e condannati nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Nuova Cupola”. Il ministro del Movimento 5 Stelle ha inoltre applicato il 41 bis a Francesco Fragapane di Santa Elisabetta, Calogerino Giambrone di Cammarata, Pasquale Fanara di Favara, Giuseppe Nugara di San Biagio Platani, e Giuseppe Spoto di Bivona, tutti arrestati lo scorso gennaio nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Montagna”.

10 settembre, I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, in collaborazione con i colleghi del Nas, il Nucleo anti-sofisticazioni di Palermo, hanno intensificato i controlli all’interno di vari esercizi commerciali in diversi comuni della provincia. A Casteltermini sono stati sequestrati 120 chili di ricotta in un bar pasticceria del luogo, per un valore di mercato di oltre mille euro, per carenze relative alla tracciabilità del prodotto oltre che igieniche e sanitarie. Il titolare dell’esercizio commerciale è stato deferito alle autorità amministrative competenti ed a suo carico è stata elevata una contravvenzione di 1500 euro. E poi, a Porto Empedocle i Carabinieri hanno denunciato a piede libero il titolare di un ristorante e hanno sequestrato 50 chili di prodotti ittici, in cattivo stato di conservazione ma posti in vendita come prodotti freschi. Elevate anche sanzioni amministrative per violazione di norme igieniche e sanitarie per complessivi 6mila euro.

11 settembre, Ad Agrigento nella frazione agricola di Montaperto imperversano ancora gli attentati e le intimidazioni a sfondo agricolo. Infatti, alcuni giorni addietro sono stati tranciati circa 50 vitigni a danno di un imprenditore agricolo di 39 anni. E nel frattempo sono state tagliate decine di alberi di ulivo in un altro appezzamento di terreno. Indagano i Carabinieri della locale stazione, a cui è stata presentata formale denuncia, e che ultimamente hanno ricevuto numerose denuncie anche per furti di attrezzi agricoli.

12 settembre, Ad Agrigento, a Monserrato, in via Levanto, un’anziana di 78 anni, pensionata, è stata sorpresa durante il sonno dai rumori di un ladro, o di ladri, entrato o entrati dentro forzando un infisso e probabilmente ignorando che all’interno vi fosse la donna le cui urla hanno indotto alla fuga i malintenzionati. La sventurata ha telefonato al 113, e poi, a causa dello stress provocato da quanto accadutole, è stata soccorsa in ospedale. Indaga la Squadra Volanti della Polizia di Stato.

12 settembre, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle hanno denunciato due cinquantenni, uno di Agrigento e l’altro di Porto Empedocle. Risponderanno all’autorità giudiziaria, a vario titolo, di furto e di ricettazione. In una stazione di servizio, in territorio di Porto Empedocle, un sacerdote in pensione ha lasciato inavvertitamente il proprio borsello. Dopo 15 minuti circa se ne è ricordato, è ritornato sul posto ma non lo ha più trovato. Dunque ha telefonato al 113. Gli agenti si sono avvalsi soprattutto dei filmati registrati in zona dalle telecamere di video-sorveglianza.

12 settembre, Il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Sciacca, Alberto Davico, ha convalidato l’arresto ed ha disposto i domiciliari nel reparto di Psichiatria dell’ospedale “Giovanni Paolo secondo” a Sciacca di un uomo di 35 anni di Cianciana, C S sono le iniziali del nome, appena arrestato dai Carabinieri per stalking a danno dell’ex moglie. L’indagato è assistito dall’avvocato Vincenzo Castellano, che ha invocato, insieme alla Procura, l’attenuazione della misura cautelare, concessa dal giudice.

12 settembre, A Sciacca i poliziotti del locale Commissariato hanno denunciato in stato di libertà un pensionato di 77 anni. L’uomo avrebbe puntato due coltelli a serramanico contro la moglie e l’avrebbe minacciata di tagliarle la gola. L’episodio sarebbe accaduto al culmine di un litigio, l’ennesimo che coinvolgerebbe la coppia, evidentemente poco affiatata.

12 settembre, Nell’ambito delle attività di contrasto all’immigrazione clandestina, i poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato due cittadini extracomunitari responsabili del reato di reingresso illegale nel territorio dello Stato nonostante in precedenza fossero stati espulsi. Si tratta di A B, sono le iniziali del nome, 28 anni, del Marocco, e D A, 26 anni, della Tunisia, destinatari di provvedimenti di espulsione rispettivamente emessi nel 2014 e nel 2017. I due sono rientrati in territorio nazionale, senza autorizzazione, prima della scadenza del termine previsto dalla legge, attraverso la frontiera marittima di Lampedusa.

12 settembre, Ad Alessandria della Rocca, in provincia di Agrigento, nelle campagne, in contrada Chimmesi, un agricoltore di 72 anni, Liborio Plazza, è stato ucciso da colpi d’arma da fuoco. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri. Plazza è incensurato. Indagini sono in corso. Non è esclusa alcuna ipotesi. Sarebbe privilegiato il movente a sfondo privato.

12 settembre, Al quinto piano del palazzo di giustizia di Agrigento in via Mazzini vi è l’ufficio del Procuratore. E una busta è stata recapitata al Procuratore, Luigi Patronaggio. Da dentro è saltato fuori un proiettile da guerra e una lettera con minacce di morte. “Zecca, sei nel mirino” è stato scritto con un pennarello nero. E poi il simbolo di Gladio, una organizzazione paramilitare e parallela, con connotazioni politiche di estrema destra, che in Italia durante gli anni della guerra fredda ha operato clandestinamente a difesa del fronte atlantico contro lo spettro dell’invasione sovietica. La Procura di Caltanissetta, che è competente in tali casi, indaga, ed ha delegato Carabinieri e Polizia. Ed il procuratore di Caltanissetta, Amedeo Bertone, commenta: “C’è una spirale che si innesca quando si alzano i toni. Bisogna evitare di farlo perché c’è sempre in giro un pazzo che rischia di entrare in azione”. In Prefettura ad Agrigento si è riunito il comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica al fine di potenziare la tutela intorno al magistrato bersaglio della grave intimidazione. Luigi Patronaggio è stato recentemente alla ribalta della cronaca internazionale. E’ stato lui a firmare ed eseguire personalmente il decreto di ispezione a bordo della nave “Diciotti” ancorata a Catania. E’ stato lui a recarsi a Roma ad interrogare alcuni funzionari del ministero dell’Interno e poi ad iscrivere nel registro degli indagati il ministro Matteo Salvini e il capo di gabinetto Matteo Piantedosi per cinque ipotesi di reato legate alle gestione del caso “Diciotti”. E’ stato lui a trasmettere gli atti dell’inchiesta, come secondo prassi, alla Procura di Palermo affinchè fossero poi trasferiti al Tribunale dei ministri. Ciò nonostante Luigi Patronaggio ha mantenuto un basso profilo, come da sempre nel suo carattere: mai un commento e nessuna replica alla valanga di polemiche scatenata da quanto accaduto e alle dichiarazioni del ministro Salvini. Lui, Patronaggio, 60 anni di età e tre figli, lavora e si rapporta solo con i codici delle leggi che la Costituzione Repubblicana gli impone di applicare “in nome del popolo sovrano”. Nel suo bagaglio di esperienze vi sono le inchieste sull’omicidio di don Pino Puglisi, sui rapporti tra la mafia e Marcello Dell’Utri, la mancata perquisizione del covo di Riina e la trattativa Stato-mafia all’epoca delle stragi. Patronaggio è stato, come lui stesso si è definito, “un amico dell’ultima ora” di Falcone e Borsellino, perché lavorò insieme a loro negli ultimi anni di vita. Dal 1999, da presidente della Corte d’Assise di Agrigento, Patronaggio ha giudicato gli imputati del maxi processo “Akragas” alla mafia agrigentina. E ha sentenziato 21 ergastoli confermati poi in Cassazione. Numerosi e unanimi sono gli attestati di solidarietà a Luigi Patronaggio. Tra i tanti ecco l’intervento del ministro Salvini: “Solidarietà al Procuratore Patronaggio. In un Paese civile e democratico certe intimidazioni non possono essere né accettate né sottovalutate”.

13 settembre, I Carabinieri della Compagnia di Cammarata, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Investigativo del Comando Provinciale di Agrigento, hanno arrestato l’autore dell’omicidio ad Alessandria della Rocca di Liborio Plazza. Si tratta di Gioacchino Di Liberto, 84 anni, anche lui di Alessandria della Rocca, incensurato, proprietario di un terreno non lontano dalla proprietà della vittima. L’omicidio sarebbe scaturito al culmine di una spirale di dissidi legati a questioni di vicinato. Gioacchino Di Liberto ha confessato il delitto. Liborio Plazza, 72 anni, agricoltore, è stato ucciso colto al volante della sua automobile, una Fiat Panda bianca. E’ stato attinto al busto da due colpi di fucile caricato a pallettoni. Plazza è stato intento a lavorare nell’impresa agricola del figlio, in contrada Chimmesi. L’inchiesta è coordinata dalla Procura di Sciacca.

14 settembre, A Lampedusa, in località Cala Pisana, per cause in corso di accertamento, una donna di 40 anni alla guida di un ciclomotore, e con in sella il nipote di 14 anni, è scivolata in mare. Fortunatamente in tale frangente è transitata una pattuglia della locale Stazione dei Carabinieri. I due militari dell’Arma non hanno esitato un attimo. In particolare, uno dei due Carabinieri si è subito tuffato in acqua, soccorrendo a nuoto le due persone, e riuscendo, anche con l’aiuto del padre del minore nel frattempo intervenuto, a condurre a riva ed in salvo i due. Le operazioni di soccorso si sono concluse nel migliore dei modi, in quanto nessuno ha subito ferite ma solo tanto spavento per la donna ed il nipote.

14 settembre, A Siculiana i Carabinieri in servizio sono stati allarmati al telefono 112 da un passante. Si sono precipitati nella strada segnalata, in via Mangione, e hanno sorpreso un tunisino di 35 anni intento a picchiare la moglie. I militari hanno ammanettato l’esagitato. A N, sono le iniziali del nome dell’africano, risponderà all’autorità giudiziaria di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali. La donna ha subito lievi ferite. Il 35enne è stato ristretto agli arresti domiciliari.

14 settembre, Vandali e ladruncoli a lavoro nell’Agrigentino. A Menfi, in via Cavour, ignoti sono entrati nottetempo dentro l’asilo nido comunale forzando una finestra, hanno svuotato ovunque il contenuto degli estintori e hanno imbrattato mobili e suppellettili. E ad Agrigento, in via Acrone, altrettanti ignoti hanno forzato un ingresso, sono entrati dentro i locali della Provincia, e hanno rubato, dopo averli danneggiati, circa 400 euro dai distributori di snack e bevande.

17 settembre, A Sciacca durante il fine settimana appena trascorso i Carabinieri della locale Compagnia hanno sorpreso tre giovanissimi in possesso di 80 grammi di hashish e di coltelli intrisi della stessa sostanza stupefacente. I tre, di 15, 17 e 18 anni, sono stati denunciati a piede libero dai militari dell’Arma alla Procura della Repubblica di Sciacca ed alla Procura dei minorenni. Risponderanno di detenzione di sostanza stupefacente a fine di spaccio. Coltelli e droga sono stati sequestrati.

17 settembre, A Ribera i Carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato S L, sono le iniziali del nome, 60 anni, di Favara, inseguito da un provvedimento restrittivo emesso dal Tribunale di Sorveglianza di Palermo per scontare un anno di reclusione.
A Sciacca ancora i Carabinieri hanno arrestato una donna di 44 anni, S L sono le iniziali del nome, originaria della Slovacchia, per evasione dagli arresti domiciliari allorchè sorpresa alla guida di uno scooter.
Un’altra donna, A I, di 30 anni, è stata arrestata a Canicattì per evasione dagli arresti domiciliari allorchè sorpresa dai Carabinieri fuori dalla sua abitazione.

18 settembre, La seconda sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Luisa Turco, e con Giuseppe Miceli e Antonio Genna a latere, ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, Luigi Carbone, responsabile dell’ufficio recupero crediti dell’ex Banco di Sicilia, e Vincenzo Martorana, già vice direttore della filiale del Banco di Sicilia di Casteltermini. I due sono stati imputati di avere praticato tassi d’usura nei rapporti finanziari con una imprenditrice nel settore della ristorazione di Casteltermini, parte civile tramite l’avvocato Remo Tripodo. Carbone e Martorana sono assistiti invece dagli avvocati Nino Gaziano, Michele Pellitteri ed Enzo Caponnetto. Lo stesso Gaziano commenta: “Si conclude, dopo 30 anni, un lungo e travagliato iter giudiziario. Il mio assistito, Martorana, è dal 1991 in pensione ed è un ultra ottantenne”.

19 settembre, I Carabinieri hanno arrestato due persone per furto di energia elettrica tramite allacci abusivi dalla propria abitazione: un pensionato di 50 anni a Ravanusa, ed un operaio a Licata di 43 anni. E poi a Porto Empedocle è stato arrestato un uomo di 35 anni per furto d’acqua tramite allaccio abusivo della sua casa alla rete idrica pubblica. Per lo stesso reato sono stati denunciati un pensionato di 76 anni che abita a Villaseta, frazione di Agrigento, ed un uomo di 50 anni di Sambuca di Sicilia che avrebbe manomesso i sigilli al contatore idrico.

20 settembre, La Procura della Repubblica di Agrigento, tramite le sostitute procuratore, Simona Faga e Chiara Bisso, titolari dell’inchiesta coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella, ha notificato un avviso di garanzia al sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, già sindaco di Porto Empedocle, al dirigente del servizio Finanze al Comune di Porto Empedocle ed ai componenti dei collegi dei revisori dei conti in carica durante il periodo di contestazione dell’ipotesi di reato, ovvero false attestazioni sul patto di stabilità del Comune di Porto Empedocle. Lo stesso Firetto commenta: “Sono certo della trasparenza e correttezza del mio operato. Attenderò che si faccia assoluta chiarezza, nei tempi più brevi e nelle sedi opportune”. Più nel dettaglio dell’ipotesi di reato, si tratta della presunta falsa attestazione, quale sindaco e legale rappresentante dell’ente, del rispetto del patto di stabilità ad opera del Comune di Porto Empedocle con riferimento agli anni dal 2011 al 2014. In tale arco temporale, peraltro, i soldi erogati dall’Enel come misura compensativa per la costruzione del rigassificatore, poi non costruito, sarebbero stati utilizzati impropriamente per colmare i buchi del bilancio comunale. Firetto sarà interrogato dai magistrati lunedì prossimo 24 settembre.

20 settembre, La Corte d’Appello di Palermo, accogliendo le tesi difensive degli avvocati Alberto Polizzi, Marco Giglio, Luigi Troja e Gero Noto Millefiori, ha assolto gli imprenditori di Porto Empedocle, Biagio Abate, Salvatore Abate, Marcello Sguali e Salvatore Butera, accusati dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo di avere reso falsa testimonianza al fine di favorire alcuni pregiudicati empedoclini sotto processo per estorsione. In primo grado i quattro sono stati giudicati in abbreviato e condannati ad 1 anno e 4 mesi di reclusione ciascuno. Adesso invece, in Appello, è intervenuta l’assoluzione “perché il fatto non sussiste”. Gli avvocati difensori commentano: “Con la pronuncia della Corte d’Appello con la più ampia formula liberatoria, perché il fatto non sussiste, si mette la parola fine ad un vicenda ove gli imprenditori non meritavano affatto alcuna condanna, ma anzi meritavano considerazione e rispetto per il ruolo sociale e per aver sempre difeso i principi di diritto e legalità”.

20 settembre, La Procura della Repubblica di Agrigento è stata impegnata nella requisitoria al processo di primo grado nell’ambito dell’inchiesta su una presunta truffa al Servizio sanitario nazionale, e che ha provocato, nel 2013, il sequestro, ad opera dei Carabinieri del Nas, di una farmacia e di una parafarmacia a Porto Empedocle, e di un’altra parafarmacia ad Agrigento. Secondo i capi d’imputazione, le parafarmacie sarebbero state trasformate in farmacie, vendendo farmaci senza fustelle e con ricette in bianco firmate da medici compiacenti. La pubblico ministero Simona Faga ha chiesto 4 anni di reclusione per il farmacista Mario Terrana, 65 anni, di Porto Empedocle, ed 1 anno e 10 mesi di reclusione per Ninì Mirella Pace, 64 anni, moglie di Terrana. Poi 2 anni e 4 mesi per Cinzia Venturella, 35 anni, di Ribera, ed 1 anno e 4 mesi per Carmelinda Strazzeri, 37 anni, di Mazzarino, e sono entrambe farmaciste collaboratrici della farmacia di Terrana. Poi 2 anni e 6 mesi per Gino Montante, 71 anni, di Agrigento, 2 anni e 2 mesi per Andrea Savatteri, 66 anni, di Porto Empedocle, 1 anno e 6 mesi per Raffaele Sanzo, 57 anni, di Agrigento, e 2 anni e 2 mesi per Carmelo Amato, 67 anni, di Agrigento, tutti medici. E poi 1 anno e 6 mesi per Michele Alletto, 49 anni, di Agrigento, dipendente della farmacia di Terrana. E poi 8 mesi per Salvatore Cani, 53 anni, di Canicattì, addetto a un deposito di medicinali. A vario titolo rispondono di truffa, falso, ricettazione ed esercizio abusivo della professione. La pubblico ministero ha escluso l’associazione a delinquere.

20 settembre, Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, ha assolto Salvatore Liotta, 49 anni, di Sciacca, e Onofrio Costanza, 77 anni, di Favara, imputati di omicidio colposo a seguito della morte dell’operaio Domenico Fravolini, 61 anni, di Sciacca. Il 6 febbraio 2012, a Sciacca, in contrada Spagnolo, quasi al confine con Menfi, in una cava di pietrisco, Fravolini, intento a fabbricare mattoni forati, è morto precipitando dentro una vasca di acqua e calce. Il corpo di Fravolini, dipendente di una impresa edile, è stato recuperato dai Vigili del fuoco. Liotta è il presidente della cooperativa proprietaria della cava, mentre Costanza è il direttore dei lavori e responsabile del servizio di prevenzione e protezione all’interno della cava. I familiari della vittima sono parte civile. L’assoluzione è intervenuta allorchè secondo il giudice non vi sono sufficienti prove a sostegno del nesso di causalità tra la condotta dei due imputati e la morte dell’operaio.

20 settembre, I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno denunciato all’Autorità Giudiziaria tre uomini di 40 anni, tutti di Licata, sorpresi in possesso di un ingente carico di uva da tavola, di provenienza illecita, ad un posto di blocco in contrada “Conca Ginisi”. I militari dell’Arma, durante un servizio di prevenzione nelle aree rurali, hanno infatti notato due auto provenienti da una strada interpoderale, e considerata l’ora tarda ed il luogo poco trafficato, hanno deciso di procedere al controllo. Alla vista della pattuglia, il conducente di una delle due vetture, una Fiat Multipla, ha abbandonato il mezzo, cercando di fuggire a piedi, ma è stato inseguito e acciuffato. Gli altri due soggetti, a bordo di una seconda auto, si sono invece fermati. Dall’ispezione dei due automezzi è saltato fuori il carico di uva da tavola, del valore di alcune centinaia di euro e di ottima qualità, del peso complessivo di oltre sette quintali. I tre non hanno saputo fornire alcuna documentazione o giustificazione. Nel corso della perquisizione sono saltate fuori anche alcune cesoie, potenzialmente utilizzate per asportare l’uva.
Auto e uva sono state sequestrate.

20 settembre, La Procura della Repubblica di Agrigento ha chiesto al Tribunale il rinvio a giudizio di B.T, sono le iniziali del nome, 77 anni, di Camastra, già istruttore di tennis, imputato di atti sessuali con minorenne. L’udienza preliminare innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, è in calendario il prossimo 11 ottobre. La Procura contesta due ipotesi di atti sessuali con minorenne, tra il maggio e l’ottobre del 2014, quando due ragazzini di 13 e 15 anni, frequentanti la scuola di tennis presieduta da B.T, sarebbero stati adescati e indotti ad intrattenere dei rapporti sessuali con l’anziano, che sarebbe stato incastrato da alcune microspie piazzate dalla Polizia all’interno del circolo sportivo nell’ambito di altre indagini.

20 settembre, Il giudice monocratico del Tribunale di Sciacca ha condannato a 6 mesi di reclusione, pena sospesa, Pasquale Saladino, 60 anni, di Santa Margherita Belice. Saladino, già candidato a sindaco di Santa Margherita, nel dicembre del 2013 avrebbe danneggiato l’automobile di un suo parente. Il giudice Fabio Passalacqua ha condannato l’imputato anche al pagamento delle spese processuali e al risarcimento danni di 500 euro.

21 settembre, La giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Fulvia Veneziano, a fronte di una richiesta di condanna a 8 mesi di reclusione e 3mila euro di ammenda, ha assolto Gaetano Rizzo, 50 anni, di Favara, imputato di avere violato la legge in materia di diritto di autore trasmettendo nella sua sala giochi a Favara una partita di calcio utilizzando un abbonamento Sky abilitato solo per uso domestico. L’episodio risale al 2016. Il difensore di Rizzo, l’avvocato Luigi Troja, ha sostenuto che non vi fosse alcuna destinazione pubblica della visione e che nessuno degli avventori ha pagato alcunché.

21 settembre, Sono stati scarcerati dalla Casa circondariale “Pasquale Di Lorenzo” di Agrigento i sei pescatori tunisini arrestati il 30 agosto scorso a Lampedusa per traffico di migranti. Il tribunale del Riesame ha annullato l’ordinanza cautelare. Uno dei difensori, l’avvocato Salvatore Cusumano, afferma: “Non abbiamo ancora le motivazioni, ma sicuramente non sono stati riscontrati i gravi indizi di colpevolezza”. Gli altri pescatori sono difesi da Roberto Majorini, Giacomo La Russa e Leonardo Marino. Il peschereccio è ancora sotto sequestro, ma i legali annunciano un’istanza per ottenere l’annullamento anche di tale sequestro. Il comandante e l’equipaggio si sono sempre dichiarati innocenti: “Abbiamo soltanto prestato soccorso a un’imbarcazione in difficoltà”.

22 settembre, I Carabinieri della Compagnia di Canicattì hanno arrestato in carcere, in attesa della convalida, un ragazzo di 18 anni, G S sono le iniziali del nome. Il 18enne all’interno di un bar al Viale della Vittoria ha approfittato di un attimo di distrazione di un minorenne di 15 anni, intento a pagare il conto alla cassa, e gli ha strappato i soldi dalle mani fuggendo fuori dal locale. Il 15enne lo ha inseguito e poi ha desistito perchè G S lo ha minacciato con un coltello. Il minore ha telefonato al 112. I Carabinieri, giunti sul posto, hanno subito ascoltato alcune persone testimoni della rapina, hanno tracciato un identikit, e ad un posto di blocco in città hanno riconosciuto il responsabile. Dal suo giubbino è saltato fuori il coltello utilizzato per minacciare la vittima, lungo oltre dieci centimetri.

22 settembre, I poliziotti del commissariato di Canicattì, capitanati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno denunciato un 50enne di Palermo, indagato di associazione per delinquere finalizzata alla truffa aggravata allorché, in concorso con altre due persone al momento ignote, ha truffato un uomo di 60 anni di Canicattì, vendendogli delle pietre e un anello, di nessun valore, come diamanti e gioiello, e ottenendo da lui la consegna di 3.500 euro. Il 60enne ha poi riconosciuto nella foto in Commissariato il truffatore, già schedato per precedenti dello stesso genere.

24 settembre, Nelle campagne intorno a Grotte, in contrada Cannatone, sono stati esplosi colpi di fucile contro l’ingresso di un’abitazione rurale, di proprietà di un pensionato di Grotte, di 75 anni. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri. Verosimilmente è stato utilizzato un fucile calibro 12. Indagini in corso.

24 settembre, I Carabinieri sono stati impegnati in servizi di pattugliamento, volando anche in elicottero. Al setaccio sono state le campagne intorno a Ribera. E tra alberi d’ulivo e fichi d’india i militari dell’Arma si sono accorti di una distesa di piante verdi, che dall’alto sono apparse come le “Montagne verdi”, di Marcella Bella. “Bella, anzi belle sì, ma che sarà mai?”: ecco l’interrogativo dei Carabinieri. E’ così è stata organizzata prima a tavolino e poi è scattata l’irruzione nell’appezzamento di terreno. I militari della Tenenza di Ribera hanno imperversato in contrada Scirinda, in un vallone tra rocce e fitta vegetazione, e, marciando come Viet Cong, hanno scovato una maxi serra di marijuana. E sul posto hanno sorpreso un agricoltore di Ribera e la moglie. La coppia coltivatrice diretta di verdure stupefacenti è stata molto previdente. Infatti, la strada di accesso ai terreni è stata controllata da varie telecamere, probabilmente perché il proprietario fosse subito avvisato della presenza di ospiti poco graditi. E poi la maxi serra è stata dotata di impianto di ventilazione ed illuminazione. E all’interno i Carabinieri hanno contato oltre 150 piante di canapa indiana, alte più o meno tre metri, quasi tutte già fiorite e pronte ad essere raccolte ed essiccate, per un peso complessivo di circa una tonnellata, e un valore di mercato di alcune centinaia di migliaia di euro. Poco distante, i Carabinieri si sono imbattuti in un’altra serra, dove le piante sono state essiccate, e 40 chili di marijuana depositati e prossimi all’essiccamento. Lui, l’agricoltore, e le iniziali del suo nome sono C S, come “Cela so”, 59 anni di età, e lei, la moglie, e le iniziali del suo nome sono A S, come “Anch’io so”, 48 anni, sono stati arrestati. L’uomo è in carcere, e la donna ai domiciliari. All’Autorità giudiziaria risponderanno di coltivazione e detenzione di droga a fine di spaccio.

25 settembre, Il Tribunale di Agrigento ha scagionato il progettista e il direttore dei lavori del viadotto “Petrulla”, tra Licata e Ravanusa, crollato nel 2014. Lo scorso 6 marzo è stato restituito al transito, dopo 1.338 giorni di chiusura, il viadotto “Petrulla”. E’ stata pertanto recuperata la viabilità integrale lungo la statale 626 che collega Licata, Ravanusa, Campobello di Licata, Canicattì e i comuni dell’entroterra Nisseno. Il “Petrulla” è crollato il 7 luglio del 2014. Secondo i primi sommari rilievi, poi confermati nel corso dell’istruttoria, non avrebbe più retto una trave in cemento armato che sostiene l’impalcato di una delle 12 campate del ponte di 492 metri. Lo scorso 10 luglio, ad Agrigento, al palazzo di giustizia, innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Stefano Zammuto, la pubblico ministero, Elenia Manno, ha invocato il rinvio a giudizio dell’ingegnere Angelo Cammarata, 87 anni, di Caltanissetta, e la condanna, per disastro colposo, a 1 anno e 8 mesi a carico dell’ingegnere Stefano Orlando, giudicato in abbreviato e beneficiante dello sconto di un terzo della pena. Poi è stata la volta delle arringhe difensive, e l’avvocato Gerlando Vella, del Foro di Agrigento, difensore dell’ingegnere Cammarata, ha chiesto il non luogo a procedere per il suo assistito. E l’avvocato Luigi Tramontano, del Foro di Palermo, difensore dell’ingegnere Stefano Orlando, ha chiesto l’assoluzione. Nel corso della camera di consiglio, il giudice Zammuto ha condiviso le tesi degli avvocati Vella e Tramontano, ed ha disposto il non luogo a procedere per Cammarata e l’assoluzione di Orlando. La responsabilità di quanto accaduto, pertanto, è da ricercare altrove. L’inchiesta sul crollo del viadotto “Petrulla” è stata affidata all’ex sostituto procuratore di Agrigento, Carlo Cinque, che il 4 maggio 2017 ha notificato l’avviso di garanzia agli ingegneri Angelo Cammarata e Stefano Orlando. La costruzione del viadotto Petrulla, ad opera dell’impresa “Fratelli Costanzo SpA” di Misterbianco in provincia di Catania, risale ai primi anni 80. All’epoca l’ingegnere Cammarata è stato il progettista del viadotto, e l’ingegnere Orlando il direttore dei lavori. Angelo Cammarata è originario di Caltanissetta ma è da sempre residente a Catania. Dal 1979 ha prestato servizio nell’Ufficio Speciale per la Grande Viabilità in Sicilia, come ingegnere capo fino al 1986 e poi come primo dirigente tecnico fino al 1990.

26 settembre, A Roma, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Fabrizio Gentili, ha ratificato la richiesta di patteggiamento della condanna ad 1 anno e 6 mesi di reclusione, pena sospesa, da parte di Antonio Gerardo Plano, 50 anni, di Raffadali, assistito dall’avvocato Giuseppe Barba. Plano, nella qualità di responsabile del caveau della Banca di credito siciliano di Roma, nel maggio del 2016 si è appropriato di oltre 131 mila euro con la presunta complicità di un’amica che ha scelto di essere giudicata con il rito abbreviato.

26 settembre, I Carabinieri hanno sanzionato 8 esercenti commerciali, 5 a Favara e 3 a Porto Empedocle, sorpresi in possesso di abbonamenti per uso domestico, quindi privato, a piattaforme televisive la cui visione, invece, sarebbe stata esposta al pubblico presente in bar, sale giochi e pizzerie in occasione di eventi sportivi. Gli otto sono stati denunciati, in stato di libertà, alla Procura della Repubblica di Agrigento per violazione della normativa del diritto d’autore. Sono stati sequestrati anche dei decoder e delle smart card “pirata”. I controlli di tal genere proseguiranno.

26 settembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, accogliendo quanto richiesto dal procuratore aggiunto, Salvatore Vella, la giudice per le udienze preliminari, Luisa Turco, ha rinviato a giudizio il sindaco di Canicattì, Ettore Di Ventura, e il suo predecessore, Vincenzo Corbo, imputati di abuso d’ufficio perché, avallando il trasferimento di una dipendente, le avrebbero consentito di guadagnare un maggiore stipendio non dovuto costringendo una collega a un maggiore carico di lavoro nello stesso ufficio con la stessa retribuzione. L’ipotesi di reato trae origine da due nulla osta, firmati il 19 novembre del 2014 da Corbo e il 20 ottobre del 2016 da Di Ventura, per il trasferimento di una dipendente, con la qualifica di “funzionario avvocato” all’azienda “Ospedali riuniti Villa Sofia Cervello di Palermo” per due annualità. Così agendo avrebbero procurato alla dipendente trasferita un ingiusto vantaggio patrimoniale per lo stipendio superiore, e un danno ingiusto alla dipendente che restò nell’ufficio del Comune di Canicattì allorchè si è dovuta sobbarcare un maggiore carico di lavoro.

27 settembre, Ad Agrigento i Carabinieri hanno arrestato un uomo di 48 anni, Simone Castagna, sorpreso in casa, in piazza Ravanusella, in possesso di due piante di marijuana per complessivi 300 grammi. L’indagato è ristretto ai domiciliari in attesa della convalida dell’arresto, ed è assistito dall’avvocato Daniele Re.

27 settembre, I poliziotti del Commissariato di Canicattì hanno denunciato un uomo di 25 anni di Catania che, insieme a dei complici, avrebbe tentato un furto in un appartamento in contrada Reda, a Canicattì. I proprietari sono rientrati, i ladri sono scappati, il numero di targa della loro auto è stato annotato, la Polizia ha identificato l’auto noleggiata e ha denunciato il 25enne che risponderà anche di danneggiamento aggravato per avere forzato e rotto alcune persiane dell’abitazione.

27 settembre, I poliziotti del Commissariato “Frontiera” di Porto Empedocle e la Polizia Municipale hanno identificato la donna che lo scorso 11 settembre, al Viale Emporium, ad Agrigento, alla guida di un’automobile Fiat Punto ha investito uno scooter Piaggio Hexagon 250 provocando il ferimento di un maresciallo della Guardia di Finanza di 46 anni, e si è allontanata senza prestare soccorso. Si tratta di una donna di 50 anni di Porto Empedocle, che è stata denunciata per omissione di soccorso e anche per avere guidato la stessa automobile priva di copertura assicurativa.

27 settembre, I poliziotti del Commissariato di Porto Empedocle hanno arrestato Carmelo Tuzzolino, 32 anni, di Favara, per detenzione di arma clandestina, ricettazione e detenzione abusiva di armi. Nel corso di una perquisizione personale e domiciliare eseguita dagli agenti all’interno di un cassetto dell’armadio della camera da letto dell’abitazione di Tuzzolino, nascosto tra gli indumenti è stato scoperto un fucile a canne mozze sovrapposte, calibro 12, privo di marca e modello, con la matricola abrasa, avvolto con della pellicola trasparente. Dietro lo stesso mobile, custodite all’interno di un barattolo in plastica, sono state trovate 17 cartucce calibro 12, 16 delle quali non esplose. Inoltre, sotto il lavabo del vano cucina è stato rinvenuto un involucro contenente della sostanza stupefacente del tipo cocaina, del peso complessivo di grammi 0,22. Carmelo Tuzzolino è stato ristretto agli arresti domiciliari nella propria abitazione a Favara in contrada Molinella.

28 settembre, A Ribera, nel centro cittadino, una donna di 60 anni a piedi in strada è stata sorpresa alle spalle da un uomo che con destrezza le ha scippato la collana. L’anziana, in stato di choc, è stata soccorsa dai Carabinieri. Ha sporto denuncia contro ignoti. Il valore del gioiello ammonta a circa 300 euro. Indagini in corso.

28 settembre, Il Tribunale di Sciacca, nell’ambito dell’inchiesta antidroga cosiddetta “Street food”, ha condannato a 5 anni di reclusione, ed una multa di 24mila euro, Giuseppe Sanzone, 40 anni, di Menfi, giudicato in abbreviato. Il pubblico ministero, Michele Marrone, nel corso della requisitoria, ha invocato la condanna di Sanzone ad 8 anni di reclusione ed a 60mila euro di multa. Dalle indagini è emerso che la droga da spacciare spesso sarebbe stata nascosta tra gli indumenti intimi di ragazze minorenni.

28 settembre, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Daniele Re, il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha revocato gli arresti domiciliari e ha imposto l’obbligo di firma due volte alla settimana a carico di Simone Castagna, 48 anni, di Agrigento, sorpreso in possesso dai Carabinieri di due piante di marijuana per complessivi 300 grammi.

28 settembre, A Caltagirone, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, Luigi Cassaro, 49 anni, di Licata, è stato condannato a 30 anni di carcere per omicidio. Sparando con un revolver, il 23 agosto del 2017, Cassaro avrebbe ucciso Francesco Calcagno, 58 anni, all’interno della sua casa di campagna di Palagonia, nel Catanese. La Procura in requisitoria ha invocato la condanna all’ergastolo. Cassaro è stato incastrato da una telecamera sul luogo del delitto che ha registrato l’immagine del suo volto perché il cappello gli cadde prima della fuga. Determinanti, al fine della formazione della prova, sono state anche alcune impronte biologiche.

28 settembre, In Lombardia, in provincia di Brescia, lungo la strada provinciale 26, in territorio di Polpenazze del Garda, per cause ancora in corso d’accertamento si sono scontrati uno scooter e un’automobile. E’ morto l’uomo alla guida della moto, Gianluca Vasile, 39 anni, residente a Gavardo ma originario di Agrigento. Sul posto sono intervenuti prontamente i soccorsi. Gianluca Vasile è deceduto durante il trasporto in ospedale. L’automobilista, un 49enne, è illeso.

29 settembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Francesco Provenzano, ha rinviato a giudizio Massimiliano Spataro, 51 anni, di Realmonte, meccanico, imputato di omicidio stradale allorchè il 16 agosto del 2016, avrebbe frenato in ritardo mantenendo una condotta di guida presunta negligente, e avrebbe investito, provocandone la morte, Samuele Miceli, 8 anni, imprudentemente alla guida di un motorino, senza targa e senza casco, di proprietà del nonno, al confine tra Siculiana e Montallegro, in contrada Omomorto. La prima udienza del processo è in calendario il prossimo 6 dicembre.

1 ottobre, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Alessandro Quattrocchi, ha prosciolto, per intervenuta prescrizione dell’ipotesi di reato contestata, Antonio e Carmelo Ferraro, di 75 e 44 anni, di Favara, padre e figlio, imputati di tentata estorsione all’imprenditore agrigentino Sergio Vella, titolare di un’impresa che opera nel settore dei rifiuti. I Ferraro avrebbero minacciato Vella di morte qualora non avesse assunto il figlio al posto del padre. I due favaresi sono stati assistiti dall’avvocato Giuseppe Barba.

1 ottobre, A Grotte i Carabinieri, allarmati da una telefonata al 112, sono intervenuti in un’abitazione in contrada Altavilla teatro di un animato litigio tra un pensionato di 70 anni e la moglie. E’ stata la donna a rivolgersi ai Carabinieri segnalando la lite in corso con il marito. I militari hanno restituito ordine, hanno identificato l’uomo e la donna e poi, nel corso di un controllo, hanno scoperto in casa un fucile ed una pistola regolarmente denunciati, ed una pistola revolver calibro 25, di fabbricazione estera, risultata clandestina in quanto priva del numero di matricola. Il pensionato, M G sono le iniziali del nome, originario di Castrofilippo, è stato arrestato ai domiciliari per illegale detenzione di arma da fuoco clandestina. La pistola è stata sequestrata e sarà inviata agli specialisti dei Carabinieri del Ris, per verificarne la provenienza e se sia stata utilizzata in atti delittuosi.

1 ottobre, A Sciacca proseguono le indagini a seguito del rinvenimento di un fantoccio adagiato su di una panchina in piazza Marconi e di alcuni manifesti offensivi. Sono stati, in particolare, acquisiti i filmati degli impianti di video sorveglianza nella zona. Il fantoccio, che è stato sequestrato, contiene al viso la foto dell’ex senatore Nuccio Cusumano con la scritta sul petto: “Il padrone di Sciacca”. E i nove manifesti, altrettanto sequestrati, contengono offese verso lo stesso Cusumano, la sindaca Francesca Valenti e l’ex vice sindaco Filippo Bellanca.

1 ottobre, A Sambuca di Sicilia, in via Ragusa, l’accidentale ribaltamento di un trattore, in un appezzamento di terreno, ha provocato la morte del conducente del mezzo, Francesco Cacioppo, 79 anni, pensionato. Sul posto sono intervenuti i Carabinieri e i Vigili del fuoco che hanno utilizzato una gru per sollevare il cingolato e recuperare la salma.

1 ottobre, La sezione penale del Tribunale di Agrigento presieduta dal giudice Alfonso Malato ha condannato Gabriele Vapore, 36 anni, di Licata, a 2 anni di reclusione per estorsione a danno di un dipendente del bar dell’ospedale “San Giacomo d’Altopasso”, a Licata, dal quale avrebbe preteso dei soldi usando varie minacce.

1 ottobre, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Alessandro Quattrocchi, ha condannato ad 1 anno e 4 mesi di reclusione ciascuna le insegnanti Amalia Bonvissuto e Rosa Damanti, imputate di presunti maltrattamenti risalenti al 2012 quando le due hanno prestato servizio alla scuola dell’infanzia “Peritore” a Licata. La Procura di Agrigento ha invocato la condanna di Bonvissuto e Damanti a 2 anni e 6 mesi di reclusione e la trasmissione degli atti del processo all’Ufficio scolastico provinciale per eventuali atti di competenza. Il giudice non ha condiviso tale richiesta. Le due maestre sono state denunciate da un genitore allorchè avrebbero trattenuto in una stanza un bambino di 4 anni, affetto da deficit psichici, in un seggiolone per paraplegici senza alcun controllo.

2 ottobre, Svolta nelle indagini nell’ambito dell’inchiesta sull’omicidio dell’imprenditore agricolo Angelo Carità, 61 anni, ucciso a Licata il 2 aprile scorso, Pasquetta, e già condannato dalla Corte d’Assise di Agrigento alla pena dell’ergastolo, con isolamento diurno per un anno, per l’omicidio e l’occultamento del cadavere di Giovanni Brunetto, 60 anni, di Licata, anche lui imprenditore agricolo. Nel frattempo, Angelo Carità fu scarcerato per decorrenza dei termini in attesa del processo d’Appello. I Carabinieri del Comando Provinciale di Agrigento, coordinati dalla Procura della Repubblica, hanno eseguito un provvedimento di fermo di indiziato di delitto a carico di un uomo di Ravanusa, Orazio Rosario Cavallaro, 61 anni, ritenuto l’esecutore materiale del delitto. Le investigazioni dei Carabinieri si sono avvalse, tra l’altro, delle immagini registrate da telecamere di video-sorveglianza acquisite durante il sopralluogo nei pressi di via Palma a Licata dove è stato ucciso Angelo Carità. L’elemento indiziario determinante sono delle tracce di sangue riconducibili ad Angelo Carità che sono state rilevate dai Carabinieri del Ris su di un giubbotto sequestrato all’indagato durante una perquisizione. Dal filmato sono emerse le fasi concitate dell’agguato: il killer giunto a piedi, indossando un giubbotto, e che spara il colpo di grazia alla vittima. E poi anche un’automobile intenta sia a pedinare per un breve tratto di strada Angelo Carità, sia a transitare innanzi alla sua abitazione. Pertanto, il proprietario dell’automobile è stato ricercato, identificato e poi perquisito fino alla scoperta del giubbotto con le macchie di sangue. Orazio Rosario Cavallaro risponde di omicidio volontario e porto abusivo di arma da fuoco.

3 ottobre, La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Ragusa ha concluso un’inchiesta, cosiddetta “Diplomat”, contro una presunta associazione a delinquere finalizzata al conseguimento di diplomi di maturità facilitati dietro pagamento di somme di denaro. In particolare 3.500 euro a studente camuffati come “retta di partecipazione”. Le indagini, intraprese nel 2014, sono ruotate intorno ad un centro di istruzione privato, gestito da due coniugi, con sede a Ispica in provincia di Ragusa e a Rosolini in provincia di Siracusa. Gli stessi marito e moglie, entrambi dipendenti pubblici, per occuparsi del centro di istruzione si sarebbero spesso assentati dal posto di lavoro grazie alla compiacenza di medici che hanno firmato certificati per patologie inesistenti. Intercettazioni ambientali, telefoniche e telematiche, e servizi di appostamento, pedinamento e osservazione, hanno svelato che gli studenti coinvolti sono stati solo formalmente iscritti negli istituti paritari di Acireale in provincia di Catania, e di Licata e Canicattì in provincia di Agrigento, e si sono recati a scuola solo per la simulazione delle prove didattiche. Agli esami di maturità si sono presentati circa 100 studenti all’anno e, grazie a docenti compiacenti, sono stati più che agevolati nel superamento degli esami sia scritti che orali, tramite la concessione, tra l’altro, dell’uso del telefono cellulare e delle classiche “cartucciere”. Addirittura, nel corso dell’esame scritto di italiano, i titoli dei temi sono stati sviluppati da un pool di professori, opportunamente organizzato per la circostanza. E poi i temi sono stati distribuiti agli studenti con una e-mail oppure dai docenti interni. E per le prove scritte delle altre materie, gli studenti hanno ricevuto in sede di esame fogli con le soluzioni già indicate. È stato inoltre accertato che nessuno degli alunni ha mai sostenuto interrogazioni orali, contrariamente a quanto risulta dai registri scolastici. Nel corso delle perquisizioni sono stati sequestrati carteggi scolastici falsi, documenti extracontabili sugli incassi, denaro contante e titoli di credito per 511.000 euro, ritenuti essere il provento delle attività delittuose. La presunta associazione a delinquere, a lavoro sin dal 2007, avrebbe conseguito nel corso degli anni circa 2.100.000 euro di introiti illeciti eludendo fiscalmente le imposte dirette per 1.400.000 euro, l’iva, l’imposta sul valore aggiunto, per 215.000 euro, e l’irap, l’imposta regionale sulle attività produttive, per 1.120.000 euro. Complessivamente sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 80 persone di cui, oltre agli organizzatori, una settantina tra presidi, professori e personale di segreteria operanti tra Ispica, Rosolini, Licata, Canicattì e Acireale, per reati di truffa, falso, abuso di ufficio e rivelazione di segreti di ufficio. L’inchiesta “Diplomat” è stata trasferita successivamente alla Procura della Repubblica di Agrigento per competenza territoriale. E l’ufficio inquirente diretto da Luigi Patronaggio ha sequestrato ingenti somme di denaro a fine probatorio e 22 diplomi di scuola media superiore irregolarmente conseguiti nell’anno scolastico 2014/2015 da altrettanti soggetti.

3 ottobre, A Porto Palo di Menfi è approdato un gommone con a bordo alcuni migranti, verosimilmente di origine Tunisina. La pattuglia della Stazione dei Carabinieri di Menfi, impegnata in un servizio di prevenzione, è giunta immediatamente sul posto e ha trattenuto 5 migranti. Prima delle operazioni di identificazione, i soggetti sono stati sottoposti ai previsti accertamenti sanitari, e uno dei migranti, appena terminata la visita medica, ha tentato di fuggire nei corridoi dell’ospedale di Sciacca. E’ stato raggiunto e bloccato dai militari. E’ stato accertato che lui, G L, sono le iniziali del nome, 49 anni, è ricercato su tutto il territorio nazionale perché destinatario di un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Monza, in quanto responsabile del reato di evasione. Il tunisino adesso è in carcere a disposizione dell’autorità giudiziaria.

3 ottobre, A Campobello di Licata, il 9 agosto del 2015, un operaio di 40 anni, Antonio Lo Coco, impegnato nel sollevamento di una trave su di un cornicione, precipitò nel vuoto e morì sul colpo. Adesso il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Rosanna Croce, ha condannato a 7 mesi di reclusione Ignazio Imbruglia, 52 anni, ed ha assolto il fratello di lui, Tommaso Imbruglia, 48 anni. Imbruglia, in quanto dirigente dell’impresa e responsabile della sicurezza sul lavoro, risarcirà la moglie e i fratelli della vittima che si sono costituiti parte civile. Stabilita già una provvisionale, subito esecutiva, di 45mila euro.

5 ottobre, Ad Agrigento, a Villaseta, i Carabinieri hanno arrestato ai domiciliari un operaio di 42 anni, F P sono le iniziali del nome, già noto alle forze dell’ordine. I Carabinieri della Stazione di Villaseta, impegnati in un servizio di pattugliamento, sono stati allertati da una telefonata al 112: “Andate in via delle Pelagie, sentiamo urla da una casa”. I Carabinieri si sono precipitati sul posto e hanno sorpreso all’interno dell’abitazione l’uomo intento a colpire violentemente la moglie con calci e pugni al volto. All’autorità giudiziaria risponderà di maltrattamenti contro familiari e lesioni personali. La donna ha subito ferite al capo ed al volto.

5 ottobre, Nelle campagne intorno a Favara, in contrada Stefano, i Carabinieri sono intervenuti durante il giorno perché allarmati da una telefonata al 112 che ha segnalato strani rumori provenire da una villetta isolata. Quando i militari sono giunti sul posto hanno intercettato due uomini a bordo di un’automobile intenti ad allontanarsi. Uno è stato bloccato subito, e l’altro è fuggito a piedi ma si è consegnato lui stesso un paio d’ore dopo ai Carabinieri che hanno nel frattempo circondato la zona. Dall’automobile sono saltati fuori degli infissi di ottima qualità ed altri oggetti trafugati nonchè vari arnesi atti allo scasso, subito sequestrati. E’ stato arrestato ai domiciliari Michele Bellavia, 52 anni, ed è stato denunciato il fratello di 45 anni che si è costituito. Entrambi, di Favara, rispondono di furto in abitazione.

5 ottobre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice monocratico, Gianfranca Claudia Infantino, ha condannato a 12 anni di reclusione Giovanni Riggio, 28 anni, di Palermo, reo confesso dell’omicidio del meccanico Giuseppe Mattina, 41 anni, di Favara, ucciso il 5 maggio del 2017 nella sua officina in contrada San Benedetto ad Agrigento, utilizzando un coltello di 20 centimetri circa, con cui avrebbe colpito ripetutamente il meccanico e suo socio in affari. Al palermitano è stata contestata anche l’aggravante d’avere agito con crudeltà ma la giudice non l’ha riconosciuta e ha invece riconosciuto e concesso le attenuanti generiche. La pubblico ministero, Simona Faga, contestando l’aggravante della crudeltà, ha invocato la condanna dell’imputato a 30 anni di carcere. L’avvocato Marco Martorana, che assiste Riggio, ha chiesto l’assoluzione ritenendo che si sia trattato di legittima difesa.

5 ottobre, La Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Agrigento, su proposta del questore di Agrigento, Maurizio Auriemma, ha emesso un provvedimento di sequestro di due appezzamenti di terreno e di un’automobile, per un valore di alcune decine di migliaia di euro, a carico di Diego Grassadonia, 57 anni, di Cianciana, condannato in primo grado a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa. Le indagini e il sequestro sono stati opera del personale dell’ufficio Misure di prevenzione patrimoniali della Divisione polizia anticrimine della Questura di Agrigento. Diego Grassadonia è stato arrestato il 26 maggio del 2016, il giorno dell’operazione “Icaro”, condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento e coordinata dalla Procura antimafia di Palermo. Diego Grassadonia è ritenuto un elemento di rilievo del mandamento mafioso di Cianciana, erede dell’anziano Andrea Montalbano e del, nel frattempo defunto, Ciro Tornatore.

6 ottobre, Secondo la Corte dei Conti di Sicilia, il già sindaco di Porto Empedocle, Calogero Firetto, il già dirigente del settore finanze del Comune empedoclino, Salvatore Alesci, e il già segretario del Municipio di via Roma, Pietro Rizzo, non avrebbero truccato i bilanci del 2013 e del 2014, imputando poste di bilancio non correttamente, al fine di nascondere la violazione del patto di stabilità. I giudici contabili non sono intervenuti nel merito dei precedenti anni 2011 e 2012 allorchè ricorre la prescrizione. Invece, secondo la Procura della Repubblica, gli amministratori sarebbero responsabili penalmente di avere con artifizi contabili occultato lo sforamento del patto di stabilità tra il 2011 e il 2014, tanto che, come annunciato dallo stesso Firetto lo scorso 20 settembre, le sostitute procuratore di Agrigento, Simona Faga e Chiara Bisso, titolari dell’inchiesta coordinata dal procuratore Luigi Patronaggio e dall’aggiunto Salvatore Vella, hanno notificato un avviso di garanzia allo stesso Firetto, al dirigente Alesci ed ai componenti dei collegi dei revisori dei conti, Carmelo Presti, Francesco Coppa, Ennio Saeva, Ezio Veneziano, Rosetta Prato ed Enrico Fiannaca, in carica durante il periodo di contestazione dell’ipotesi di reato, ovvero false attestazioni sul patto di stabilità del Comune di Porto Empedocle. Ebbene, adesso che la Corte dei Conti ha escluso irregolarità nell’allestimento dei bilanci sotto indagine, è legittimo ipotizzare che anche la Procura di Agrigento, qualora dovesse condividere il verdetto dei giudici contabili, archivierà l’indagine penale già superata dall’esito dell’accertamento contabile. Peraltro, lo scorso 23 luglio la Corte dei Conti di Sicilia ha assolto ancora Firetto e Alesci dalla contestazione di danno all’Erario al Comune di Porto Empedocle allorchè, secondo la Procura della Corte dei Conti, 3 milioni e 900mila euro, chiesti dall’amministrazione empedoclina alla Cassa depositi e prestiti per liquidare i debiti di bilancio, sarebbero stati invece spesi per la spesa corrente, provocando poi – così si è ritenuto – il dissesto finanziario della cassa di via Roma. A seguito dell’appena intervenuta sentenza assolutoria ad opera della Corte dei Conti, il sindaco Firetto commenta: “Ero sereno e adesso questa conferma mi solleva ulteriormente perché mi consente di condividere con tutti la correttezza delle mie scelte. L’azione della Procura della Corte dei Conti era doverosa e ha permesso di chiarire molti aspetti su cui l’opinione pubblica era stata strumentalmente indotta ad una errata percezione dei fatti precedenti il dissesto”.

8 ottobre, Il primo agosto del 2014, ad Aragona, in via Elio Vittorini, nel centro abitato, una donna, una impiegata pubblica, a bordo di una Nissan Micra, ha investito 3 pedoni : un’anziana, una 50enne e un’altra donna di 46 anni. L’automobile ha sfiorato anche due ambulanti di prodotti ittici, padre e figlio. Le tre ferite, colte a camminare verso il furgone carico di pesce, sono state soccorse in Ospedale ad Agrigento. Una delle tre, Gesua Cipolla, 79 anni, è morta il successivo 11 agosto. Adesso il Tribunale di Agrigento ha condannato a 5 mesi di reclusione l’automobilista investitrice. Si tratta di Ivana Butera, 33 anni, alla quale la giudice monocratico Rosanna Croce ha sospeso la patente di guida per due anni e le ha imposto il risarcimento dei danni ai familiari della vittima parte civile tramite gli avvocati Daniela Posante, Simona Fulco e Sebastiano Bellanca.

8 ottobre, A Sciacca, al palazzo di giustizia, a conclusione del procedimento preliminare, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alberto Davico, ha rinviato a giudizio cinque imputati per presunte irregolarità nell’ambito di lavori, in contrada Torre Makauda, di sbancamento, movimento e consolidamento terra che avrebbero alterato il deflusso delle acque provocando una frana. Si tratta di Filippo e Giuseppe Vitello, di 70 e 33 anni di Grotte, che sono i committenti dei lavori, e di Antonino, Giuseppe e Giovanni Certa di 71, 44 e 46 anni, tutti di Sciacca, soci dell’impresa che ha eseguito le opere. Il Comune di Sciacca si è costituito parte civile insieme ad alcuni proprietari di immobili nella zona.

8 ottobre, Ancora danneggiamenti vandalici ad Agrigento. Dopo i vetri di automobili rotti a pietrate in via Garibaldi, Empedocle e via Dante, adesso sono state bersaglio altre due automobili posteggiate in via Porta di Mare, una Fiat Punto e una Fiat Panda. Da un’auto è stata rubata anche la radio. I proprietari hanno formalizzato denuncia contro ignoti. Indagini sono in corso.

8 ottobre, Ad Agrigento, nel centro storico, in via Gravano è crollata una palazzina di due piani fatiscente e disabitata da anni. L’area è stata transennata. Il Comune ha ordinato precauzionalmente lo sgombero di quattro abitazioni confinanti con l’immobile crollato.

9 ottobre, Ad Agrigento, nottetempo, intorno alle ore 2:30, i Carabinieri sono intervenuti in via Esseneto dove una donna nigeriana, seminuda, ha invocato aiuto a causa di un’aggressione appena subita da due connazionali della Nigeria. Anche i Carabinieri, appena giù dall’automobile, sono stati aggrediti dai due nigeriani a calci e pugni. I due africani sono stati immobilizzati e ammanettati. Uno ha 30 anni, e l’altro, di 26 anni, è pregiudicato per reati specifici. Entrambi hanno il permesso di soggiorno. Sono ristretti ai domiciliari per violenza e resistenza a pubblico ufficiale.
E altri due immigrati dalla Nigeria sono stati arrestati dai Carabinieri ad Agrigento. Appena si sono imbattuti nei militari in pattugliamento, i due nigeriani sono fuggiti tra i vicoli di Largo Tumminelli. Sono stati raggiunti e, dopo una violenta colluttazione, immobilizzati a terra. Nelle loro tasche i militari hanno rinvenuto alcune dosi di hashish che sono state subito sequestrate per essere distrutte. I due, uno di 19 e l’altro di 20 anni, sono stati ristretti ai domiciliari.

9 ottobre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, capitanati da Francesco Sammartino, hanno arrestato tre cittadini nigeriani ed uno gambiano, tutti diciottenni, perché ritenuti responsabili dei reati di danneggiamento aggravato, sequestro di persona, ed uno dei quattro anche del reato di resistenza a pubblico ufficiale. Gli immigrati, ospiti di una struttura di accoglienza del Villaggio Mosè, dopo avere danneggiato una porta dell’immobile, hanno trattenuto contro la loro volontà all’interno dei locali della struttura due operatrici. Gli arrestati sono ristretti nelle camere di sicurezza della Questura, in attesa dell’udienza di convalida.

10 ottobre, I Carabinieri della stazione di Raffadali hanno denunciato un giovanissimo ladro “seriale”. Si tratta di un ragazzino di 14 anni di Raffadali, incastrato soprattutto da numerosi filmati registrati da telecamere di video-sorveglianza, che hanno testimoniato quattro episodi di furto in due mesi. Il primo ad inizio agosto, ai danni di un negozio di telefonia di Raffadali, dove sono stati asportati vari telefoni cellulari per un valore di circa 5mila euro. Poi, un furto in abitazione dove sono stati arraffati denaro contante, circa un centinaio di euro, gioielli tra collane e un bracciale in oro, ed un telefono cellulare. Poi un altro furto in abitazione, sempre a Raffadali, in cui sono stati sottratti 7 pregiati cardellini del Venezuela (del valore stimato di circa mille euro) ed infine, un furto ai danni di un bar del centro, in cui sono stati rubati i soldi (circa 50 euro) contenuti nella cassa. Nel corso di una perquisizione domiciliare, i Carabinieri sono riusciti anche a recuperare gran parte della refurtiva ed a restituirla ai legittimi proprietari. A seguito di tale escalation di furti commessi, il Tribunale per i Minorenni di Palermo ha disposto nei confronti del giovane la misura cautelare del collocamento presso un’apposita comunità.

11 ottobre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice monocratico, Rosanna Croce, condividendo le tesi del difensore, l’avvocato Loretta Severino, ha assolto Michelangelo Salamone, 67 anni, di Casteltermini, dall’imputazione di avere violato gli obblighi di assistenza familiare non versando l’assegno di mantenimento, stabilito in sede di separazione, a favore della ex moglie. L’avvocato Severino ha dimostrato che Michelangelo Salamone è stato un esodato, una delle “vittime”, tra virgolette, della riforma Fornero, e per tale ragione non è stato più nella possibilità, per causa non volontaria come riconosciuto dal giudice, di pagare l’assegno mensile di 300 euro all’ex moglie.

11 ottobre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il giudice monocratico, Giuseppe Sciarrotta, ha condannato a 9 mesi di reclusione Roberto Picone, 43 anni, di Grotte, elettricista, imputato perché il 15 aprile del 2016 avrebbe violentemente picchiato a calci e pugni il padre in strada poiché si è ritenuto escluso dall’eredità. L’anziano e invalido genitore si è costituito parte civile tramite l’avvocato Gianfranco Pilato, e sarà risarcito dal figlio iniziando con una provvisionale di 2.000 euro.

11 ottobre, La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco, condividendo quanto proposto dalle pubblico ministero, Simona Faga e Alessandra Russo, ha archiviato il procedimento a carico di sette persone denunciate dall’avvocatessa agrigentina, Francesca Picone, a seguito di alcuni commenti su Facebook nel merito di un servizio giornalistico in onda a “Le Iene” su Italia 1, e che la Picone ha ritenuto diffamatori, molestatori e persecutori. I sette scagionati sono gli avvocati Salvatore Pennica, Giuseppe Arnone, Daniela Cipolla e Fabio Li Calsi, il giornalista Gerlando Cardinale, e poi l’ex consigliere comunale Giuseppe Di Rosa e Gaetano Gaglio. Nella proposta di archiviazione la Procura afferma di non avere ravvisato nelle condotte dei sette ex indagati alcuna valenza persecutoria, molesta o di minaccia. L’avvocato Pennica commenta su Facebook: “Il buon cavallo si vede a lunga corsa”.

12 ottobre, La Guardia di Finanza del Comando provinciale di Agrigento ha scoperto un’evasione fiscale di imposte di circa 800mila euro, da parte di soggetti economici proprietari di fabbricati destinati ad attività turistiche e commerciali nel porto turistico “Marina di Cala del Sole” a Licata.
Le indagini del Nucleo di polizia economica e finanziaria, nei confronti di società operanti all’interno della struttura portuale, hanno riguardato il corretto assolvimento dell’Imu dal 2013 al 2017. Ebbene, dai controlli incrociati con gli uffici del Comune di Licata, è emersa un’evasione dell’Imu per circa 800mila euro, nonché l’esistenza di 394 posti barca, dai 4 ai 70 metri, presenti nello specchio d’acqua antistante il porto, non censiti al catasto, e per i quali, ai fini della quantificazione dell’imposta evasa, provvederanno gli enti competenti. Le società che non hanno adempiuto ai previsti pagamenti saranno soggette anche ad una sanzione amministrativa del 30% dell’importo dovuto, nei casi in cui i ritardi nei pagamenti siano superiori ai 90 giorni. L’intervento della Guardia di finanza è stato di impulso anche alle attività di controllo del Comune che sarà sostenuto nella fase di accertamento e riscossione attraverso strette forme di collaborazione con le Fiamme Gialle.

13 ottobre, Lungo la statale 624, tra Palermo e Sciacca, ad un posto di blocco in contrada Misilbesi, i Carabinieri hanno arrestato un giovane di 20 anni di Sciacca. Nel corso dell’ispezione all’interno della sua automobile, i militari hanno scoperto nel vano della ruota di scorta due panetti di hashish del peso complessivo di oltre 150 grammi, di ottima qualità, per un valore di mercato di circa mille euro. C M, sono le iniziali del nome, è stato ristretto ai domiciliari. All’autorità giudiziaria risponderà di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

13 ottobre, Ad Agrigento i Carabinieri hanno arrestato un commerciante di 34 anni, C V sono le iniziali del nome, residente a Villaseta, già noto alle forze dell’ordine, perché, per parecchio tempo, avrebbe maltrattato l’ex moglie dopo la separazione. In un caso, l’uomo è stato colto in fragranza del reato dai Carabinieri allarmati al telefono 112 dalla stessa donna. I Carabinieri, raccolti diversi elementi di prova, hanno ristretto ai domiciliari il 34enne come disposto dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento su richiesta della Procura.

15 ottobre, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, in esecuzione di un’ordinanza emessa dal tribunale di Sorveglianza di Palermo, hanno arrestato Salvatore Migliore, 69 anni, di Canicattì, che sconterà, in regime di detenzione domiciliare, una condanna definitiva a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Migliore nel 2014 è stato arrestato per ricettazione e detenzione abusiva di armi clandestine allorchè sorpreso in possesso di un fucile calibro 12 e di 200 cartucce dello stesso calibro, e poi 2 pistole calibro 7,65 con matricola abrasa e 200 cartucce dello stesso calibro.

15 ottobre, I Carabinieri hanno effettuato oltre una decina di accessi ispettivi contro i furti di energia elettrica, in collaborazione con tecnici competenti. A Campobello di Licata è stato arrestato un bracciante agricolo romeno, C V, sono le iniziali del nome, 58 anni, per allaccio abusivo della propria abitazione alla rete elettrica. Così anche un altro romeno, di 31 anni, M C, domiciliato a Campobello di Licata. A Sambuca di Sicilia sono stati arrestati un marocchino di 58 anni, D K, ed un romeno di 29 anni, T B, anche loro sorpresi ad alimentare la propria abitazione di residenza con un allaccio abusivo alla rete elettrica. Risponderanno di furto aggravato.

15 ottobre, I Carabinieri della Compagnia di Licata e della Stazione di Ravanusa, al termine di una breve attività investigativa, sono irrotti all’interno di un’abitazione e hanno sorpreso moglie e marito, entrambi di 32 anni, in possesso di una mini piantagione artigianale di marijuana. Sul terrazzo della loro casa, nascoste da una rete metallica, sono state rinvenute varie piante di canapa indiana quasi pronte per essere raccolte. Ed in uno stanzino adiacente sono state sequestrate altre piante, già in fase di essiccazione, per un peso totale di circa mezzo chilo. I Carabinieri, inoltre, hanno provveduto a sequestrare tutto il materiale utile alla crescita della piantagione, come fitofarmaci, vasi e siringhe per iniettare reagenti chimici alle piante, circa 200 semi di cannabis e tre bilancini di precisione. G F e C L, sono le iniziali del nome dei due, sono ristretti agli arresti domiciliari.

15 ottobre, A Palma di Montechiaro i Carabinieri hanno compiuto un blitz all’interno dell’abitazione di un insospettabile pensionato, nel centro cittadino. Nel corso di una perquisizione, i militari hanno scoperto e sequestrato nel garage una pistola calibro 7.65 di fabbricazione estera ed oltre 130 cartucce dello stesso calibro, risultate illegalmente detenute da un pensionato di 78 anni. La pistola e le munizioni, risultate in ottimo stato di efficienza, sono state occultate in una busta di cellophane collocata tra un pneumatico ed un ammortizzatore, all’interno del garage dell’abitazione. Ulteriori accertamenti balistici saranno eseguiti dai militari del Ris di Messina. Il pensionato è ristretto ai domiciliari.

16 ottobre, A Porto Empedocle i poliziotti del locale Commissariato hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento cinque giovani tra cui un minorenne di 15 anni. All’autorità giudiziaria risponderanno di rissa, che si è scatenata a Piano Lanterna. Un ragazzo di 18 anni sarebbe stato colpito con una spranga dal 15enne, e ha subito un trauma cranico e la frattura di un braccio. E’ stato ricoverato in ospedale ad Agrigento. A colui che ha usato la spranga, probabilmente, sarà contestato anche il reato di lesioni.

16 ottobre, Il 14 settembre del 2015, a Santa Margherita Belice i Carabinieri hanno arrestato Luciano Saladino, 46 anni. I militari sono intervenuti nell’ abitazione di Saladino per sedare una lite in famiglia perché lo stesso Saladino, in stato di ubriachezza alcolica, ha tentato di aggredire i suoi familiari. In presenza dei Carabinieri, il margheritese si è scatenato ancora di più in escandescenze, e si è rivolto ai militari con frasi minacciose. Adesso il Tribunale di Sciacca lo ha giudicato per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, e lo ha condannato ad 1 anno e 4 mesi di reclusione.

17 ottobre, I Carabinieri hanno sospettato che un uomo di Favara di 39 anni, evaso da una comunità di Salemi, in provincia di Trapani, dove sconta una condanna a 5 anni di reclusione per una violenta aggressione a colpi di scalpello, si nascondesse a Favara. E il sospetto si è rivelato fondato. I militari della Tenenza di Favara hanno sorpreso il 39enne nei pressi della sua abitazione, lui ha tentato la fuga salendo sul tetto ma sul tetto si è imbattuto nei Carabinieri che hanno previsto bene di circondare il luogo anche schierandosi sul tetto. Il favarese non ha opposto alcuna resistenza ed è stato condotto in carcere.

18 ottobre, I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, della Compagnia di Licata e della Stazione di Naro, capitanati dal colonnello Giovanni Pellegrino, si sono resi protagonisti di uno dei più ingenti sequestri di sostanze stupefacenti in Sicilia. Nelle campagne di Naro, i militari, anche avvalendosi di un drone, hanno scoperto una maxi piantagione di marijuana. Il blitz è scattato nottetempo, con l’irruzione di una trentina di Carabinieri in un fondo agricolo. Sono state sequestrate oltre 30 tonnellate di marijuana, in parte già essiccata, confezionata e pronta ad essere smerciata nelle piazze dello spaccio della Sicilia. E altra parte ancora in fase di maturazione su oltre 10mila piante di canapa indiana nascoste tra gli alberi di cachi. Il valore di mercato della sostanza stupefacente sequestrata ammonta ad oltre 15 milioni di euro. Sono state arrestate tre persone: Carmelo Collana, 53 anni, originario di Campobello di Licata e dipendente del Comune di Canicattì, proprietario del fondo agricolo. E poi due presunti operai: Pietro e Vincenzo Martini, di 22 e 19 anni, di Belmonte Mezzagno, in provincia di Palermo. A Collana è contestato anche il possesso di una pistola da guerra calibro 9, in perfetto stato di efficienza, con oltre 50 cartucce dello stesso calibro. Il tutto, illegalmente detenuto, è stato posto sotto sequestro.

18 ottobre, La Cassazione ha confermato, rendendola definitiva, la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Palermo che ha condannato a 2 anni e 6 mesi di reclusione un ex militare della Guardia di Finanza, Graziano Bianco, 39 anni, di Licata, già in servizio alla Polizia giudiziaria della Procura di Gela, arrestato per concussione il 31 marzo del 2012. Il finanziere è stato incastrato da una telecamera nascosta che ha registrato la consegna di una tangente, una somma in denaro, da parte di un imprenditore di Licata. Lo stesso imprenditore sarebbe stato minacciato da Graziano Bianco, il quale avrebbe paventato di perseguirlo per reati connessi alla legge 488 se non avesse pagato. Graziano Bianco risarcirà anche il danno all’immagine delle Fiamme Gialle pagando 7mila euro.

18 ottobre, Ad Agrigento, al Villaggio Mosè, ignoti ladri hanno svaligiato un ristorante-pizzeria. Hanno tagliato la recinzione e i cavi dell’elettricità, poi hanno forzato una porta di ingresso, e poi hanno rubato i macchinari e le apparecchiature della cucina come affettatrici e impastatrici, arredi vari, e l’impianto internet. Il bottino ammonterebbe a diverse decine di migliaia di euro. I gestori del locale hanno formalizzato denuncia di furto, contro ignoti, alla stazione dei Carabinieri del Villaggio Mosè. Indagini in corso.

18 ottobre, A Palma di Montechiaro, nottetempo, i ladri hanno scassinato la saracinesca e l’ingresso di una gioielleria nel centro cittadino, in via Roma, e hanno rubato oggetti preziosi per un valore di almeno 20mila euro. Indagano Polizia e Carabinieri, che hanno compiuto congiuntamente i rilievi sul posto.

18 ottobre, Il Tribunale di Agrigento ha assolto l’avvocato agrigentino Giuseppe Arnone, imputato per uno striscione esposto nel 2015 contro alcuni esponenti delle Istituzioni giudiziarie. La Procura ha invocato invece la condanna a 2 mesi di arresto. Arnone si sarebbe rifiutato di togliere lo striscione e di recarsi in Questura per chiarimenti. In proposito, il difensore di Arnone, l’avvocato Daniela Principato, commenta: “In quell’occasione l’operato di Polizia e Magistratura è stato persecutorio ed illegale. Il mio assistito ha agito nel rispetto delle leggi, costituendo un abuso la pretesa verbale di togliere lo striscione ed un atto illegale pretendere che Arnone si recasse in Questura con ordini non scritti ma espressi a parole”.

18 ottobre, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Alessio Bonsangue, 36 anni, di Canicattì, sorpreso in flagranza del reato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Nel corso di una perquisizione nell’abitazione e nel garage di Bonsangue, sono stati scoperti e sequestrati 21 chili di marijuana. Il canicattinese è ristretto ai domiciliari.

19 ottobre, La giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Gianfranca Claudia Infantino, accogliendo le tesi del difensore, l’avvocato Daniela Posante, ha assolto Gioacchino Di Vincenzo, 59 anni, di Palma di Montechiaro, denunciato dalla Polizia il 21 marzo del 2016 per violazione della normativa che impone di conservare le armi con diligenza in modo da evitare pericoli. Gli agenti, nel corso di un controllo a seguito di una denuncia per minacce e lesioni, a casa di Di Vincenzo si accorsero di una pistola e di un fucile sopra l’armadio nonostante la presenza di altri familiari, compresa la figlia minorenne. L’avvocato Daniela Posante ha affermato: “Il nostro legislatore per i privati non ha previsto alcuna modalità di custodia delle armi. E le prescrizioni sussistono solo per chi esercita professionalmente attività in materia di armi o esplosivi. Per il privato cittadino è prevista soltanto la normale diligenza e prudenza, alla quale l’imputato si era attenuto. Le armi erano posizionate sopra l’armadio avvolte in una coperta e, peraltro, non è stato fatto alcun accertamento sulla loro efficienza”.

19 ottobre, Il 2 dicembre del 2015 è stato il giorno dell’operazione antimafia della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo cosiddetta “Icaro”. Sono stati arrestati 9 presunti esponenti di Cosa nostra agrigentini. E poi sono stati imposti 4 obblighi di dimora. Lo scorso 21 luglio, il pubblico ministero della Dda di Palermo, Claudio Camilleri, a conclusione della requisitoria, ha chiesto la condanna di 10 degli 11 imputati al processo e l’assoluzione per Pasquale Schembri, 54 anni, di Montallegro. Ebbene, adesso i giudici hanno condiviso le tesi della Procura, hanno assolto Pasquale Schembri e hanno condannato gli altri 10 imputati:
Antonino Abate, 32 anni, di Montevago, 16 anni di reclusione.
Carmelo Bruno, 50 anni, di Motta Santa Anastasia, 4 anni.
Vito Campisi, 48 anni, di Cattolica Eraclea, 10 mesi. Roberto Carobene, 41 anni, di Motta Santa Anastasia, 4 anni.
Antonino Grimaldi, 58 anni, di Cattolica Eraclea, 16 anni.
Stefano Marrella, 62 anni, di Montallegro, 20 anni. Vincenzo Marrella, 44 anni, di Montallegro, 16 anni. Vincenzo Marrella, 63 anni, di Montallegro, 20 anni. Gaspare Nilo Secolonovo, 50 anni, di Santa Margherita Belice, 5 anni e 6 mesi.
Francesco Tortorici, 39 anni, di Montallegro, 16 anni.

20 ottobre, I Carabinieri della Stazione di Ravanusa, a termine di apposite attività investigative, hanno compiuto un’ispezione all’interno di un’abitazione nel centro storico, inseguendo il sospetto di un allaccio abusivo alla rete elettrica. Dentro la casa si sono imbattuti in un bilancino di precisione ed alcuni oggetti notoriamente utilizzati per tagliare e confezionare le dosi di sostanze stupefacenti. Dunque, avvalendosi dei cani antidroga, i Carabinieri hanno poi rinvenuto alcuni grammi di marijuana, hashish e cocaina, e poi oltre 30mila euro in contanti, di cui il proprietario, un uomo di 55 anni, non ha giustificato la provenienza. E’ stato inoltre accertato l’allaccio abusivo alla rete elettrica pubblica. Il 55enne è stato arrestato. Il Tribunale ha convalidato l’arresto, e gli ha imposto l’obbligo di dimora.

22 ottobre, I Carabinieri a Raffadali hanno perquisito l’abitazione di un giovane immigrato originario della Nigeria, di 18 anni, e dietro un poster ad un muro è stato scoperto un foro nella parete da cui sono saltati fuori due panetti di marijuana per un peso complessivo di circa 250 grammi, per un valore di mercato di alcune migliaia di euro. Sono state sequestrate anche numerose banconote per oltre 500 euro, di cui il 18enne non ha fornito giustificazione. Il nigeriano è ristretto in carcere. Risponderà all’autorità giudiziaria di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

22 ottobre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno denunciato un infermiere di 56 anni, di Favara, che risponderà all’Autorità giudiziaria di maltrattamenti aggravati a danno di un disabile, di cui, invece, avrebbe dovuto prendersi cura. Nel quartiere Cannatello, teatro di quanto accaduto, è stata una donna, vicina di casa, ad accorgersi dal balcone delle violenze a danno del disabili ed a telefonare al 113. La Polizia è subito intervenuta sul posto, ed ha identificato e denunciato l’infermiere.

22 ottobre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il 15 luglio del 2015 la Giudice per le udienze preliminari del tribunale, Alessandra Vella, ha rinviato a giudizio tre imputati nell’ambito dell’inchiesta su presunti illeciti connessi alle attività dell’ ente di formazione Ecap di Agrigento. Si tratta dell’ex presidente, l’avvocato Ignazio Valenza, 54 anni, del maresciallo dei Carabinieri, Antonino Arnese, 51 anni, a capo del Nucleo Ispettorato del Lavoro di Agrigento, che risponde di concorso in corruzione perché Valenza gli avrebbe assunto un familiare in cambio di ispezioni sul lavoro blande, e poi Vincenzo Mangiavillano, 64 anni, maresciallo dei Carabinieri ed ex comandante della Sezione di Polizia giudiziaria alla Procura di Agrigento oggi in pensione, che risponde solo di rivelazione di segreto d’ufficio. Ebbene, adesso, nel corso della requisitoria al processo di primo grado, la pubblico ministero Chiara Bisso ha chiesto la condanna per corruzione a 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno a carico di Arnese e Valenza. Inoltre, a carico di Valenza sono stati chiesti altri 2 anni e 6 mesi di reclusione per calunnia a danno di una collega, accusata falsamente di violazioni amministrative nell’ambito delle attività dell’Ecap. Pertanto, la pena complessiva invocata per l’avvocato Valenza ammonta a 6 anni. E poi 2 anni sono stati chiesti per Vincenzo Mangiavillano, in riferimento all’avere rivelato ad Arnese l’esistenza di indagini a suo carico.

23 ottobre, I Carabinieri sono intervenuti in un condominio a Calamonaci, in provincia di Agrigento, su segnalazione di alcuni dissidi. Nell’appartamento, nel centro cittadino, i Carabinieri, insospettitisi dall’atteggiamento nervoso di un pensionato di 70 anni, gli hanno chiesto di esibire le armi che risulta legalmente detenere. E nel corso della perquisizione, dall’intercapedine di una parete è saltato fuori un fucile calibro 22 con più di 20 cartucce ed oltre 2 etti e mezzo di polvere da sparo, risultati invece illegalmente detenuti. L’anziano è stato denunciato a piede libero per illegale detenzione di munizioni ed arma da fuoco. Il fucile è sotto esame balistico ad opera dei Carabinieri del Ris.

23 ottobre, A Lampedusa i Carabinieri sono intervenuti in un’abitazione per sedare un alterco, segnalato al 112, tra marito e moglie. I militari si sono insospettiti dell’atteggiamento nervoso dell’uomo, di 30 anni. E hanno perquisito la casa. E tra le stoviglie della cucina, in due contenitori per biscotti nascosti tra alcuni piatti, hanno scoperto 5 panetti di hashish per oltre mezzo chilo di peso complessivo, con un valore di mercato di alcune migliaia di euro. E poi, negli armadietti della cucina sono state sequestrate numerose banconote, per un ammontare complessivo di quasi 1500 euro, di cui l’uomo, un pizzaiolo, non ha giustificato la provenienza. Il lampedusano è ristretto ai domiciliari.

24 ottobre, I Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno arrestato un commerciante ambulante di 23 anni sorpreso ad un posto di blocco lungo la strada statale 115 a bordo della propria automobile in possesso di 5 panetti di hashish, per mezzo chilo complessivo, nascosti sotto il sedile del conducente. Il 23enne risponderà all’autorità giudiziaria di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

24 ottobre, A Casteltermini i Carabinieri hanno arrestato un meccanico perché avrebbe allacciato abusivamente la sua autofficina alla rete elettrica pubblica. L’uomo, di 37 anni, risponderà di furto di energia elettrica. Il locale è stato inoltre sequestrato perché all’interno è stata rinvenuta una ingente quantità di rifiuti speciali.

24 ottobre, A Palma di Montechiaro la Polizia ha notificato due provvedimenti emessi dal Questore, Maurizio Auriemma, tramite cui è stata ordinata la cessazione dell’attività di serate danzanti e musicali effettuate in due esercizi pubblici. I provvedimenti sono stati adottati a seguito di ripetuti controlli e verifiche effettuati dalla Polizia che ha riscontrato la mancanza della licenza di Polizia necessaria per intraprendere l’attività imprenditoriale di pubblico spettacolo. Riscontrata inoltre l’assenza dei prescritti collaudi da parte della competente Commissione sui locali di Pubblico Spettacolo.

25 ottobre, A Licata la Polizia ha arrestato Antonino Tilocca, 48 anni, fabbro. All’interno della sua officina, in via Palma, i poliziotti hanno scoperto una piccola serra per la coltivazione di marijuana, e hanno sequestrato 8 chili di sostanza stupefacente, tra 11 piante di canapa indiana, 150 contenitori pieni di terriccio di cui 104 con ancora il fusto reciso alla base della pianta di marijuana, e poi 32 piante di marijuana in essiccazione.

25 ottobre, A Canicattì i poliziotti del locale Commissariato, coordinati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato ai domiciliari una donna di 50 anni, Rita Restio, allorchè ha allacciato abusivamente la propria abitazione alla rete elettrica ed alla rete idrica pubbliche. La donna risponderà all’Autorità giudiziaria anche di ricettazione, reato per il quale è stata denunciata, perché nella sua casa è stata riscontrata la presenza di un televisore provento di furto commesso alcuni giorni addietro.

26 ottobre, Brillante operazione di tutela ambientale ad opera dei Carabinieri agrigentini. Scoperte 12 discariche abusive. Cinque le persone denunciate. Sequestrate oltre 10 tonnellate di rifiuti di vario genere. Un’apposita task force è stata attivata nel contrasto al fenomeno dell’abbandono di rifiuti. Il Comando Provinciale dell’Arma, diretto dal colonnello Giovanni Pellegrino, ha schierato oltre 50 militari, supportati dal reparto speciale dei Carabinieri del Centro Anticrimine Natura. Ecco gli esiti: Agrigento, via Altieri, multa da 600 euro ad un trasgressore della differenziata. Discariche abusive di rifiuti di ogni genere indifferenziati sequestrate in via Caruso, lungo la strada statale 118, lungo la strada statale 189, a Villaseta in via Concordia discarica di 50 metri quadri, al Villaggio Mosé in via Giacinti discarica di 600 metri quadri con rifiuti anche pericolosi. E poi, a Porto Empedocle, 4 denunciati per trasporto illecito di rifiuti sorpresi in via Vittoria. Discarica sequestrata in località Cannelle, 600 metri quadri in area del demanio marittimo con una decina di tonnellate di rifiuti speciali. A Siculiana discariche sequestrate in località Garebici, 250 metri quadri anche con rifiuti pericolosi, e in località Cantamattino, 300 metri quadri anche con rifiuti pericolosi. A Realmonte discarica di 50 metri quadri in località Fauma. A Raffadali discarica di 500 metri quadri in contrada Rognosa, e denunciato il proprietario del fondo, un imprenditore di 59 anni. A Favara discarica di 4mila metri quadri in contrada Pioppo, ed in contrada San Benedetto multate 3 persone per abbandono di rifiuti. A Linosa discarica di 800 metri quadri in località Pozzolana con rottami di vetture, cumuli di inerti, contenitori in ferro ed in plastica.

26 ottobre, A Canicattì, in via Fasci Siciliani, un malvivente travisato e armato con una spranga, è irrotto in una tabaccheria ed ha rapinato l’incasso, circa mille euro. Sul posto, allarmati dal titolare, sono intervenuti i Carabinieri. Indagini sono in corso anche avvalendosi delle telecamere di video-sorveglianza in zona.

26 ottobre, A Porto Empedocle i Carabinieri hanno arrestato Andrea Palillo, 30 anni, inseguito da un mandato di arresto europeo emesso in Belgio per una rapina ed un furto in abitazione commessi in Belgio tra il novembre 2017 e il giugno 2018. Palillo è in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

26 ottobre, A Lampedusa i Carabinieri hanno arrestato un pensionato bergamasco, dimorante nell’isola, inseguito da un ordine di carcerazione emesso dalla Procura presso la Corte d’Appello di Brescia, per il reato di bancarotta fraudolenta. L’uomo, di 68 anni, sconterà una condanna ad oltre 3 anni di reclusione. E’ in carcere, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

27 ottobre, A Licata la Polizia e la Guardia di Finanza hanno arrestato Giuseppe Cammarata, 33 anni, di Licata, bracciante agricolo, perché tra le sue serre di piante e fiori ha coltivato anche marijuana, per complessivi 31 chili e 420 grammi, che sono stati sequestrati. Ancora più nel dettaglio, in una serra di circa 50 metri quadrati sono state scoperte 25 piante in piena fioritura di canapa indiana da poco recise, dall’altezza variabile compresa tra i 150 e i 180 centimetri, e poi solo fiori di marijuana già essiccati nascosti in altri posti della pertinenza agricola.

27 ottobre, Ad Agrigento ancora un’assoluzione, dopo le recenti due precedenti ad opera dei giudici Quattrocchi e Genna, a favore dell’avvocato Giuseppe Arnone. Il giudice Giuseppe Miceli ha assolto Arnone, querelato per diffamazione dal direttore del giornale “Grandangolo”, Franco Castaldo, a seguito di alcune dichiarazioni di Arnone contro lo stesso giornale e Franco Castaldo ritenute diffamatorie dal querelante. Il difensore di Arnone, l’avvocatessa Daniela Principato, commenta: “Attendiamo il deposito delle motivazioni per avviare il procedimento penale per calunnia e falsa testimonianza e chiedere il relativo risarcimento”.

27 ottobre, Lo scorso 24 ottobre, a Canicattì, in via Fasci Siciliani, un malvivente travisato e armato con delle forbici è irrotto in una tabaccheria ed ha rapinato l’incasso, circa mille euro. Sul posto, allarmati dal titolare, sono intervenuti i Carabinieri. Le indagini si sono avvalse anche delle telecamere di video-sorveglianza in zona, ed i militari hanno sottoposto a stato di fermo come indiziato di delitto un elettricista di 37 anni di Canicattì. L’uomo è in attesa dell’udienza di convalida dell’arresto.

27 ottobre, Ad Agrigento la Polizia ha compiuto dei controlli in sale giochi in collaborazione con la Guardia di Finanza e i funzionari dei Monopoli di Stato. Nel centro storico una sala giochi è stata chiusa perché con video-poker illegali che sono stati sequestrati, con relative sanzioni per parecchie decine di migliaia di euro inflitte ai proprietari.

27 ottobre, A Porto Empedocle i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato in un’abitazione 650 chili di cavi di rame, ed hanno arrestato Giuseppe Angarussa, 34 anni, e Roberto D’Amico, 29 anni, di Cattolica Eraclea. Una ragazza di 15 anni originaria della Romania, e residente a Cattolica, insieme ai due, è stata invece denunciata alla Procura dei minori. Angarussa e D’Amico, difesi dagli avvocati Davide Casà e Davide Santamaria, sono in attesa degli esiti dell’udienza di convalida dell’arresto.

27 ottobre, Ad Agrigento i Carabinieri hanno sorpreso a Fontanelle ed hanno arrestato Alfonso Manganello, 47 anni, di Palma di Montechiaro, resosi irreperibile dal settembre del 2013, quando evase dalla propria abitazione dove è stato detenuto agli arresti domiciliari. All’uomo è stato subito notificato un ordine di carcerazione emesso dalla Procura della Repubblica di Agrigento. Oltre al reato di evasione sconterà anche un anno di reclusione per furto in abitazione e indebito utilizzo di carte di credito.

28 ottobre, I Carabinieri, su iniziativa del Comando provinciale dell’Arma di Agrigento, diretto dal colonnello Giovanni Pellegrino, sono stati impegnati in un’ampia operazione di controllo del territorio nei Comuni agrigentini della Valle del Belice. Ecco gli esiti:
Una decina di sanzioni per violazioni del codice della strada, tra guida senza patente o per uso del telefono durante la guida.
A Santa Margherita Belice arrestato un imprenditore agricolo di 30 anni sorpreso in possesso di una pistolacalibro 9 semiautomatica, con il colpo in canna, illegalmente detenuta, ed oltre 10 cartucce dello stesso calibro.
A Santa Margherita Belice arrestato un uomo di 55 anni perché sorpreso in strada dopo essere evaso dagli arresti domiciliari.
A Sambuca di Sicilia arrestato un romeno di 48 anni, C V le iniziali del nome, che sconterà 6 anni di carcere per violenza sessuale commessa nel gennaio del 2011 a Sambuca.
A Montevago denunciato un disoccupato di 25 anni sorpreso in auto in possesso di 5 coltelli di genere vietato.

28 ottobre, I Carabinieri hanno compiuto una ventina di accessi ispettivi in altrettante abitazioni nell’Agrigentino contro i furti di acqua e di energia elettrica.
A Porto Empedocle è stata arrestata ai domiciliari una coppia di conviventi perché hanno rimosso i sigilli sul contatore rifornendosi gratuitamente di acqua.
A Licata è stato arrestato ai domiciliari un operaio di 40 anni che ha allacciato abusivamente la propria abitazione alla rete elettrica.
I tre risponderanno all’Autorità giudiziaria di furto aggravato.

28 ottobre, Un incidente durante una battuta di caccia è accaduto nelle campagne di Palma di Montechiaro, in contrada Daino, dove un bracciante agricolo, T V sono le iniziali del nome, 65 anni, è stato ferito all’addome ed è stato soccorso e sottoposto ad un intervento chirurgico all’ospedale “San Giacomo d’Altopasso” a Licata. Come accertato dai Carabinieri della Compagnia di Licata, il 65enne, a caccia insieme ad un gruppo di amici, è stato raggiunto da un colpo di fucile esploso accidentalmente da una ragazza di 19 anni, anche lei di Palma di Montechiaro. Il fucile è stato sequestrato, e la donna è stata denunciata a piede libero alla Procura della Repubblica di Agrigento per il reato di lesioni personali. Lei sarebbe scivolata improvvisamente nel terreno, e la caduta ha provocato l’esplosione accidentale del colpo in canna.

29 ottobre, I poliziotti della Squadra Volanti di Agrigento, capitanati da Francesco Sammartino, hanno denunciato tre giovanissimi ladri, che hanno rubato in un appartamento al Viale della Vittoria diversi oggetti preziosi per un valore di circa 30mila euro. I tre, di 14, 15 e 18 anni, sono entrati forzosamente dentro la casa, cogliendo di sorpresa due sedicenni all’interno che si sono rinchiusi in una stanza. L’allarme al 113 è stato lanciato alcune ore dopo, quando i proprietari dell’appartamento sono rientrati. La refurtiva, scoperta anche nelle abitazioni dei tre malviventi, è stata recuperata.

29 ottobre, I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno scoperto diverse violazioni del diritto d’autore, tra bar, pizzerie, sale giochi, circoli ricreativi, internet point e sale scommesse. E sono scattate, complessivamente, 8 denunce, tra 2 a Raffadali e 6 a Ribera. In modo ricorrente, i gestori o titolari, sebbene in possesso di abbonamento a piattaforme televisive per uso domestico, hanno utilizzato le proprie smart card private per diffondere la visione degli eventi sportivi al pubblico presente nell’esercizio.

29 ottobre, Leo Sutera, nato a Sambuca di Sicilia il 18 gennaio 1950, inteso “Il professore” perché diplomato e già insegnante al laboratorio di fisica dell’istituto tecnico industriale “Ettore Majorana” a Palermo, è stato inquisito, arrestato e condannato nell’ambito delle inchieste antimafia “Cupola”, nel 2002, e “Nuova Cupola” nel 2012. Tuttavia, secondo la Direzione distrettuale antimafia di Palermo, lui sarebbe ancora attivo e operativo, nel ruolo di capo di Cosa Nostra agrigentina e, ancora più nel dettaglio, come uomo di fiducia del superlatitante Matteo Messina Denaro. E i contatti con il capomafia di Castelvetrano sarebbero documentati anche da alcuni “pizzini”: emblematica è una fotografia agli atti giudiziari che ritrae Leo Sutera accovacciato in campagna a Sambuca intento a leggere, forse dei pizzini di Messina Denaro. Ecco perché la Procura di Palermo ha spiccato un ordine di fermo di indiziato di delitto a carico di Leo Sutera, e la Polizia lo ha eseguito. Sutera è indagato di associazione a delinquere di stampo mafioso, e il provvedimento del fermo si è reso necessario perché i cacciatori hanno temuto che la preda si rendesse irreperibile fiutando il pericolo. Tra i primi collaboratori della Giustizia a citare Leo Sutera è stato Giovanni Brusca, che ha raccontato che Leoluca Bagarella affidò a Sutera il compito di mantenere i legami con il territorio agrigentino e, in particolare, con Salvatore Di Gangi. E lo stesso Bagarella designò Sutera come il capo del mandamento di Sambuca di Sicilia che, infatti, comprende anche Sciacca, la città di Di Gangi. Ed anche Matteo Messina Denaro avrebbe confermato a Brusca i suoi ottimi rapporti con gli esponenti di Sambuca e con Leo Sutera che avrebbe aiutato Messina Denaro in occasione della faida di Partanna. Poi le indagini “Nuova Cupola” hanno svelato che, almeno una volta al mese, i vertici mafiosi da Palma di Montechiaro e Santa Elisabetta si sono recati nelle campagne di Sambuca di Sicilia dove, spesso, è stato notato aggirarsi anche Leo Sutera. Ed ancora, Sutera sarebbe stato da sempre fedelissimo di Bernardo Provenzano, come lo è stato il padre Leonardo Sutera, che ha pagato con la vita la sua fedeltà al boss di Corleone. Infatti, Leonardo Sutera salvò la vita a Provenzano quando si nascose a Sambuca, e alcuni boss emergenti di Santa Margherita avrebbero voluto ucciderlo. E poi, però uccisero Leonardo Sutera.

30 ottobre, I Carabinieri della Stazione di Ravanusa, al termine di un’intensa attività informativa e di osservazione, sono irrotti all’interno di un’abitazione nel centro storico, e hanno sorpreso un uomo di 29 anni, imbianchino, in possesso di una ventina di piante di canapa indiana ed oltre 2 etti di marijuana già essiccati e pronti per essere verosimilmente smerciati. Le piante sono state nascoste dentro un armadio, probabilmente per favorire il processo di maturazione. Il peso totale della sostanza stupefacente rinvenuta è stato stimato in circa 10 chili, per un valore di mercato di alcune migliaia di euro. I Carabinieri hanno inoltre sequestrato circa 2 etti di semi di cannabis, un bilancino di precisione, materiale vario usato per la coltivazione ed oltre 900 euro, presunto provento dell’attività di spaccio. Il 29enne è ristretto agli arresti domiciliari.

31 ottobre, Lo scorso 19 settembre la Procura della Repubblica di Agrigento è stata impegnata nella requisitoria al processo di primo grado nell’ambito dell’inchiesta su una presunta truffa al Servizio sanitario nazionale, che ha provocato, il 18 febbraio del 2013, il sequestro, ad opera dei Carabinieri del Nas, il Nucleo anti-sofisticazioni, di una farmacia e di una parafarmacia a Porto Empedocle, e di un’altra parafarmacia ad Agrigento. Secondo i capi d’imputazione, le parafarmacie sarebbero state trasformate in farmacie, vendendo farmaci senza fustelle e con ricette in bianco firmate da medici compiacenti. La pubblico ministero Simona Faga ha chiesto la condanna dei 10 imputati: 4 anni di reclusione per il farmacista Mario Terrana, 65 anni, di Porto Empedocle, ed 1 anno e 10 mesi di reclusione per Ninì Mirella Pace, 64 anni, moglie di Terrana. Poi 2 anni e 4 mesi per Cinzia Venturella, 35 anni, di Ribera, ed 1 anno e 4 mesi per Carmelinda Strazzeri, 37 anni, di Mazzarino, e sono entrambe farmaciste collaboratrici della farmacia di Terrana. Poi 2 anni e 6 mesi per Gino Montante, 71 anni, di Agrigento, 2 anni e 2 mesi per Andrea Savatteri, 66 anni, di Porto Empedocle, 1 anno e 6 mesi per Raffaele Sanzo, 57 anni, di Agrigento, e 2 anni e 2 mesi per Carmelo Amato, 67 anni, di Agrigento, tutti medici. E poi 1 anno e 6 mesi per Michele Alletto, 49 anni, di Agrigento, dipendente della farmacia di Terrana. E poi 8 mesi per Salvatore Cani, 53 anni, di Canicattì, addetto a un deposito di medicinali. A vario titolo rispondono di truffa, falso, ricettazione ed esercizio abusivo della professione. La pubblico ministero ha escluso come reato ricorrente l’associazione a delinquere, e ciò è stato condiviso adesso in sentenza dalla sezione penale del Tribunale, presieduta da Antonio Genna ed a latere Rosanna Croce e Vincenzo Ricotta, che ha condannato
Mario Terrana a 2 anni di reclusione,
Gino Montante ad 1 anno e 6 mesi,
Andrea Savatteri 1 anno e 2 mesi,
Carmelo Amato 1 anno e 2 mesi,
e i quattro beneficiano della sospensione condizionale della pena, e risarciranno il danno, da liquidarsi in sede civile, alle parti civili Azienda sanitaria provinciale di Agrigento ed Ordine provinciale dei Farmacisti di Agrigento.
Gli altri sei imputati, Ninì Mirella Pace, Cinzia Venturella, Carmelinda Strazzeri, Raffaele Sanzo, Michele Alletto e Salvatore Cani sono stati assolti. Nel collegio difensivo, tra gli altri, sono stati parte gli avvocati Salvatore Pennica, Angelo Nicotra, che ha assistito Raffaele Sanzo, e Angelo Farruggia, che ha assistito le parti civili Sammartino e Di Ganci, a cui però il giudice non ha riconosciuto il diritto al risarcimento del danno.

1 novembre, A Favara in via Belluno è stato cosparso di liquido infiammabile e poi incendiato il portone di casa dell’ex impiegato delle Poste che lo scorso febbraio si è appropriato di circa 450mila euro e da allora non vi è più alcuna traccia di lui. Indagini sono in corso ad opera dei Carabinieri della locale Tenenza.

2 novembre, A Palma di Montechiaro è morto il giorno dei Morti Ignazio Scopelliti, bracciante agricolo, 45 anni di età. Lui sarebbe scappato correndo dalla casa dei familiari della moglie, è stato inseguito e ucciso a colpi di pistola. Il cadavere ha insanguinato un tratto della via Palladio, nel centro urbano del paese del Gattopardo. Ignazio Scopelliti avrebbe litigato a casa dei suoceri, e non sarebbe stata la prima volta. Lui già da tempo non avrebbe esitato a maltrattare la moglie, Lucrezia Burgio, e i quattro figli. E ciò tanto che il difensore della donna, l’avvocato Santo Lucia, si è rivolto ai Carabinieri affinchè, in un modo o in un altro, si frenasse l’escalation di violenza che, invece, sarebbe stata risolta premendo il grilletto. La coppia non è stata ancora separata ma, in ragione dei rapporti tesi, è stata distante. E lui, Scopelliti, avrebbe più volte tentato molestamente di riallacciare la relazione con la Burgio, intransigente, invece, nella separazione. E il padre e il fratello di Lucrezia Burgio hanno altrettante volte denunciato ai Carabinieri il genero e cognato per molestie e violenze. E l’ultima denuncia risale alla sera di giovedì scorso. Poi venerdì mattina Scopelliti si è ripresentato a casa Burgio, manifestando scalmanato le proprie pretese. Il cognato, Raimondo Burgio, 35 anni, si sarebbe spazientito fatalmente, avrebbe impugnato una pistola e lo avrebbe ucciso. I Carabinieri e la sostituto procuratore di Agrigento, Emiliana Busto, hanno trascorso nove ore ad interrogare Raimondo Burgio e suo padre Salvatore, 72 anni, ed entrambi hanno negato responsabilità. Poi Raimondo sarebbe stato incastrato dalle immagini registrate da alcune telecamere di video-sorveglianza nella zona. Ed è stato sottoposto a fermo di indiziato di delitto, per omicidio volontario. Martedì prossimo si svolgerà l’udienza di convalida. Il suo difensore, l’avvocato Santo Lucia, è lo stesso della sorella, che non ne ha più bisogno. Salvatore Burgio, che avrebbe nascosto la verità pur essendone a conoscenza, è stato denunciato per favoreggiamento. L’arma del delitto è stata sequestrata: è una pistola semiautomatica calibro 9, legalmente detenuta da Raimondo Burgio.

3 novembre, Violenta ondata di maltempo anche nell’Agrigentino, dove un uomo e una donna da tempo residenti in Germania, a Francoforte, verosimilmente a Cammarata per un soggiorno in occasione delle festività dei Santi e dei Defunti, a bordo di un’automobile noleggiata sono stati investiti da una frana e sbalzati in un burrone profondo circa 30 metri, in contrada San Martino, a Cammarata. Le vittime sono Cosimo Fustaino, 54 anni, originario di Valledolmo, e la moglie, una tedesca di 47 anni.

5 novembre, I Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno denunciato in stato di libertà alla Procura della Repubblica di Sciacca due romeni, indagati per numerosi furto perpetrati a Ribera nelle abitazioni del lungomare Cristoforo Colombo a Seccagrande. Dalle villette depredate dai ladri sono stati rubate anche apparecchiature varie come tv color, trapani, asciugacapelli e arredi da cucina. Nell’abitazione dei due giovani romeni sono stati trovati oggetti di dubbia provenienza.

5 novembre, A Favara lo scorso 31 ottobre in via Belluno è stato cosparso di liquido infiammabile e poi incendiato il portone di casa dell’ex impiegato delle Poste di via Carlo Alberto che lo scorso febbraio si è appropriato di circa 450mila euro e da allora non vi è più alcuna traccia di lui. Ebbene adesso il fuoco è stato appiccato alla saracinesca di un garage di proprietà dello stesso uomo. Sul posto sono intervenuti i Vigili del fuoco. Indagini sono in corso ad opera dei Carabinieri della locale Tenenza.

5 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, la giudice per le udienze preliminari, Luisa Turco, ha condannato a 3 anni e 4 mesi di reclusione Vincenzo Tiranno, 37 anni, di Canicattì, imputato di due rapine perpetrate nel dicembre scorso a danno di una tabaccheria.

6 novembre, A Siculiana i Carabinieri, allarmati da una telefonata al 112 di segnalazione di rumori molesti nel centro storico, si sono precipitati sul posto, e hanno effettuato le necessarie verifiche nei confronti di alcuni cittadini, notando un certo nervosismo da parte di un pensionato, che è aumentato quando i Carabinieri hanno deciso di ispezionare la sua abitazione. E nell’intercapedine di un mobile è saltato fuori un fucile calibro 12 a canne mozze con matricola abrasa e varie cartucce dello stesso calibro, risultati illegalmente detenuti. Il pensionato è stato arrestato. Il Tribunale di Agrigento ha convalidato l’arresto ed ha imposto all’uomo l’obbligo di dimora nel comune di Siculiana. Il fucile è stato sequestrato e sarà inviato agli specialisti dei Carabinieri del Ris, per verificarne la provenienza e se sia stato utilizzato per compiere atti delittuosi.

7 novembre, Nel corso di alcuni servizi di pattugliamento in aree boschive effettuati dai Carabinieri forestali del nucleo Cites di Palermo, supportati dai militari della Tenenza di Ribera, è stato denunciato un operaio di 50 anni originario della provincia di Vicenza, sorpreso a cacciare, in località Bonsignore nel comune di Ribera, con mezzi non consentiti, nei confronti di specie particolarmente protette e di specie non cacciabili. I Carabinieri hanno sequestrato al malvivente un fucile, 5 richiami acustici a funzionamento elettromagnetico, varie cartucce calibro 12, nonché oltre 100 esemplari di avifauna abbattuti, appartenenti a specie protette.

7 novembre, Ad Agrigento, a San Leone, nottetempo, è stata visitata dai ladri una sala giochi-centro scommesse. E’ stato forzato un ingresso e sono stati rubati soldi in contanti. Il bottino ammonterebbe a circa 3mila euro, compresa una macchinetta cambia soldi contenente denaro. Indaga la Polizia.

8 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il Tribunale, presieduto da Giuseppe Miceli, ha condannato 5 dei 23 imputati al processo contro la cosiddetta presunta “cricca” di Lampedusa, che, tra il 2008 e il 2011, avrebbe pilotato appalti e lavori pubblici in cambio di tangenti. I giudici hanno riconosciuto il ricorrere del reato associativo, dunque l’associazione a delinquere, e hanno condannato l’ex capo dell’Ufficio tecnico comunale di Lampedusa, Giuseppe Gabriele, ad 8 anni e 10 mesi di reclusione, a fronte dei 17 anni di condanna chiesti dal procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella. Poi sono stati inflitti 7 anni e 9 mesi all’architetto Gioacchino Giancone, ex capo del settore Attività produttive del Comune. Poi 4 anni e 1 mese all’ex sindaco Bernardino De Rubeis, che già sconta da detenuto un’altra condanna per corruzione a quasi 7 anni. E poi l’imprenditore Leonardo Pellegrini è stato condannato a 2 anni solo per il reato di corruzione. Ed il funzionario dell’Ufficio tecnico comunale, Giovanni Sorrentino, è stato condannato ad 1 anno e 2 mesi di reclusione per abuso di ufficio e falso. Sono stati assolti, tra assoluzione e prescrizione, altri 18 imputati, tra tecnici, professionisti e imprenditori, tra i quali Calogero Pullara difeso dall’avvocato Angelo Nicotra.

9 novembre, Il Giudice di Pace di Agrigento, dottoressa Borgia, ha assolto l’avvocato Giuseppe Arnone, difeso dall’avvocato Daniela Principato, imputato di diffamazione a danno dell’avvocato Salvatore Patti, parte civile in giudizio. L’oggetto della diffamazione si riferisce ad un atto processuale interno ad una causa civile. Si tratta di una ricusazione. E il giudice ha riconosciuto ad Arnone la tutela della scriminante prevista dall’articolo 598 del Codice penale secondo cui “non sono punibili le offese contenute negli scritti presentati o nei discorsi pronunciati dalle parti o dai loro patrocinatori nei procedimenti dinanzi all’Autorità giudiziaria, ovvero dinanzi a un’Autorità amministrativa, quando le offese concernono l’oggetto della causa o del ricorso amministrativo”.

11 novembre, Brillante intervento dei Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile ad Agrigento. A San Leone, lungo Viale dei Giardini, ad un imprenditore è stato scippato lo zaino contenente l’incasso di alcune settimane nel proprio locale notturno, circa 60mila euro. Il rapinatore, un malvivente travisato con un cappuccio, è fuggito a piedi. Il malcapitato ha telefonato subito al 112, i Carabinieri sono intervenuti altrettanto subito ed hanno inseguito il bandito inducendolo, perché braccato, ad abbandonare in strada lo zaino. Il ladro si è dileguato, ma i soldi sono stati restituiti al derubato.

12 novembre, A Canicattì Vincenzo Tiranno, 37 anni, detenuto ai domiciliari a seguito di condanna per rapina, è evaso dai domiciliari, è entrato incappucciato in una tabaccheria del centro cittadino armato di coltello, ha minacciato il cassiere, ha arraffato tutti i soldi in cassa e poi è fuggito. Il titolare della tabaccheria ha telefonato al 112. Due gazzelle dei Carabinieri si sono precipitate sul posto, hanno subito ascoltato alcuni testimoni, hanno visionato le immagini registrate dalle telecamere del negozio, hanno tracciato un identikit e in un posto di blocco, appena 20 minuti dopo la rapina, è incappato Vincenzo Tiranno vestito esattamente come descritto nell’identikit. Dalle tasche del suo giubbotto sono saltati fuori i soldi in contanti rubati, circa 1150 euro. Adesso è recluso in carcere ed all’autorità giudiziaria risponderà di rapina a mano armata ed evasione.

12 novembre, La giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Luisa Turco, ha rinviato a giudizio l’imprenditore Marco Campione, 57 anni, di Agrigento, legale rappresentante di Girgenti Acque, e Giuseppe Giuffrida, 69 anni, di Gravina di Catania, dirigente tecnico di Girgenti Acque. L’oggetto della contesa processuale è lo sversamento di liquami in mare a San Leone nei pressi dello stabilimento balneare della Polizia di Stato, al Viale delle Dune, denunciato nel 2015 dall’associazione ambientalista MareAmico di Claudio Lombardo, con conseguente sequestro dell’area. Campione e Giuffrida sono difesi dall’avvocato Lillo Fiorello. Il Comune di Agrigento è parte civile tramite l’avvocato Insalaco.

13 novembre, I Carabinieri della Tenenza di Favara hanno arrestato Ignazio Sicilia, 43 anni, di Favara, sorvegliato speciale, ritenuto responsabile di avere appiccato il fuoco ad un ristorante a Favara, in piazza Cavour, durante la notte tra sabato e domenica. Le fiamme hanno danneggiato alcuni arredi. Non è stato necessario l’intervento dei Vigili del fuoco. A rimediare sono stati i proprietari del locale. Ad incastrare l’indagato sarebbero le immagini registrate da alcune telecamere di video-sorveglianza.

13 novembre, A Palermo la Corte d’Appello il 16 febbraio del 2015 ha emesso la sentenza al processo abbreviato nell’ambito dell’inchiesta antimafia nell’agrigentino “Nuova Cupola”, dal nome di battesimo del maxi blitz della Polizia il 26 giugno 2012, contro le presunte cosche di Agrigento, Palma di Montechiaro, Favara, Porto Empedocle, Siculiana, Raffadali, Santa Elisabetta, Casteltermini e Sambuca di Sicilia. Poi in Cassazione sono state impugnate alcune delle assoluzioni e delle condanne, e la Suprema Corte ha rinviato gli atti del processo ancora ai giudici di secondo grado. Ebbene, il 6 aprile del 2017 la Corte d’Appello di Palermo, a conclusione del secondo processo di secondo grado, ha emesso la sentenza: le assoluzioni sono state 2 e le condanne 11. Poi, ancora in Cassazione, il 27 marzo scorso 2018 altro “colpo di scena”, e altro, il secondo, rinvio alla Corte d’Appello, al fine di riscontrare o meno alcune aggravanti a carico di 9 imputati. Adesso, dunque, è stata emessa la terza sentenza della Corte d’Appello di Palermo innanzi a cui si è concluso il sesto processo della stessa serie. Le condanne inflitte, da 3 a 12 anni, sono state in parte ridotte rispetto alla seconda sentenza d’Appello perché in alcuni casi non sono state riconosciute le aggravanti oggetto del rinvio dalla Cassazione, come, ad esempio, il riciclaggio delle risorse economiche nell’associazione mafiosa.
A Leo Sutera, 68 anni, di Sambuca di Sicilia, è stata confermata la condanna a 3 anni di reclusione.
A Francesco Ribisi, 36 anni, di Palma di Montechiaro, sono stati inflitti 11 anni e 10 mesi di carcere.
A Giovanni Tarallo, 33 anni, di Santa Elisabetta, 12 anni.
Fabrizio Messina, 43 anni, di Porto Empedocle, è stato condannato a 4 anni ed è in stato di libertà perché la pena è stata già scontata.
Luca Cosentino, 42 anni, di Agrigento, 7 anni e 6 mesi.
Pietro Capraro, di Agrigento, nato nel 1979, 7 anni e 8 mesi.
Giuseppe Infantino, 37 anni, di Agrigento, 8 anni e 10 mesi.
Natale Bianchi, 41 anni, nato a Palermo, 8 anni e 6 mesi.
La posizione di Antonino Gagliano, di Siculiana, nato nel 1972, già condannato ad 8 anni, è stata stralciata e sarà giudicato prossimamente.

13 novembre, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha ratificato la pena del patteggiamento, a 4 anni di reclusione, proposta dai difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri, a carico di Vincenzo Filippazzo, 23 anni, di Porto Empedocle, arrestato lo scorso 13 aprile dalla Polizia perchè sorpreso in possesso, nella sua abitazione, di 32 panetti di hashish per un peso complessivo di 3 chili e 600 grammi, un fucile a pompa calibro 12, un fucile a canne mozze e 32 cartucce calibro 12.

13 novembre, Ad Agrigento, al Centro commerciale, lo scorso 17 luglio, il procuratore aggiunto di Agrigento, Salvatore Vella, a pranzo con una collaboratrice, è stato sorpreso da un uomo che, accortosi della presenza del magistrato, avrebbe esclamato: “A chistu pubblico ministero l’ama fari saltari in aria col tritolo”. Il giudice Vella si è rivolto subito ai Carabinieri che hanno identificato e denunciato il minacciatore. Si tratta di Fabio Bellanca, 37 anni, di Joppolo Giancaxio, già arrestato nel frattempo per estorsione a danno di una donna. Bellanca risponderà anche di minaccia grave e, in riferimento a tale reato, ha appena ricevuto l’avviso di conclusione delle indagini. E’ assistito dall’avvocato Daniele Re.

14 novembre, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha ratificato la pena del patteggiamento, a 4 anni di reclusione, proposta dai difensori, gli avvocati Salvatore Pennica e Alfonso Neri, a carico di Vincenzo Filippazzo, 23 anni, di Porto Empedocle, arrestato lo scorso 13 aprile dalla Polizia perchè sorpreso in possesso, nella sua abitazione, di 32 panetti di hashish per un peso complessivo di 3 chili e 600 grammi, un fucile a pompa calibro 12, un fucile a canne mozze e 32 cartucce calibro 12.

14 novembre, A conclusione di serrate indagini, coordinate dalla Procura di Agrigento tramite il procuratore Patronaggio e la sostituto Cecilia Bavarelli, la Squadra Mobile di Agrigento, capitanata dal commissario capo Giovanni Franco, ha arrestato due persone, originarie della Nigeria e dell’Egitto, indagate di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. I due presunti scafisti avrebbero trasportato, uno pilotando e l’altro gestendo la bussola, 40 extracomunitari a bordo di un gommone partito l’8 novembre dalla Libia. Due giorni dopo, a causa del motore in avaria, il gommone è stato in balia delle onde, poi è stato soccorso da un peschereccio che ha trasbordato tutti i migranti tranne uno che è annegato. I due arrestati sono Cleus Fada, nigeriano di 23 anni, e Ibrahim Muhammed Ridha, egiziano di 35 anni. Sono detenuti nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

14 novembre, A Canicattì la Polizia, allarmata da una telefonata al 113 da parte di alcuni vicini, è intervenuta in una villa disabitata, in contrada Tre Fontane, e ha sorpreso quattro malviventi travisati intenti a scassinare l’edificio. I banditi sono subito fuggiti dileguandosi e ad uno dei quattro, scavalcando un muretto, è caduta a terra una pistola, una calibro 9per21, con matricola abrasa, sequestrata e a breve sottoposta agli esami balistici.

14 novembre, Il Tribunale di Agrigento, con sentenza 848 del 2018, ha condannato il “Banco Popolare” a restituire 20mila euro che una coppia di Licata avrebbe pagato in più come interessi a fronte di una scopertura del loro conto corrente bancario. I coniugi si sono rivolti allo Sportello Tutela Credito per verificare se i costi del conto corrente, ritenuti elevati, fossero legittimi. Il presidente vicario dello stesso Sportello, Franco Pace, spiega: “I nostri esperti hanno rilevato la presenza di tassi ultralegali e commissioni di massimo scoperto non dovute”. La banca pagherà anche l’onorario all’ufficio legale.

15 novembre, Il 23 settembre del 2012 la Procura della Repubblica di Agrigento ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari a carico di 21 dipendenti del Comune di Camastra, indagati nell’ambito di una inchiesta per truffa e interruzione di pubblico servizio. Così come riscontrato dai Carabinieri della Compagnia di Licata, i dipendenti comunali periodicamente si sarebbero assentati dal loro posto di lavoro per alcune ore senza giustificato motivo. A ciascuno dei 21 indagati, poi rinviati a giudizio, è stato quantificato il danno economico provocato alle casse comunali. Adesso, al processo di primo grado, ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la giudice monocratico, Gianfranca Claudia Infantino, ha assolto i 21 imputati, parte dei quali già in pensione. In riferimento alle due ipotesi di reato contestate, “il fatto non sussiste” è stato riconosciuto in sentenza per l’interruzione di pubblico servizio, e la “tenuità del fatto” per la truffa. I 21 assolti sono Nazareno Bellomo, 61 anni, Nicola Costanza, 59, Giuseppe Bonvissuto, 58, Giuseppina Di Caro, 62, Giuseppe Onolfo, 64, Giuseppe Provenzani, 66, Maria Brunco, 61, Giuseppe Gaglio, 61, Colomba Onolfo, 61, Calogero Prato, 55, Anna Maria Scibetta, 68, Calogera Tesè, 68, Rosalba Di Caro, 54, Graziella Todaro, 56, Rosa Colomba Amato, 52, Maria Giovanna Di Miceli, 51, Maria Messina, 54, Calogero Gramaglia, 47, Franco Polizzi, 46, e Giuseppe Brunco, 58 anni. Le inchieste e i blitz anti-assenteismo imperversano da parecchi anni, tra casi più o meno eclatanti di furbetti: come non ricordare il dipendente pubblico in pantofole e pigiama che timbra il cartellino e poi rientra a casa. Tra i tanti, più recentemente, è stato alquanto rimbombante il caso di Cefalà Diana, in provincia di Palermo, dove, a seguito delle indagini dei Carabinieri, sono stati appena iscritti nel registro degli indagati 20 dipendenti pubblici, tra il Comune e il Coinres, il consorzio che si occupa della raccolta dei rifiuti. Gli inquisiti si sarebbero assentati dal lavoro per la spesa, per giocare alle slot machine o per custodire i propri animali. Le videocamere dei Carabinieri hanno registrato impiegati fuoriuscire ripetutamente dagli uffici comunali e altri con la moto ape diretti in campagna. E tutto ciò dopo avere timbrato il cartellino.

15 novembre, Ad Agrigento in via Gioeni due fucilate calibro 12 sono state sparate contro il portone d’ingresso dell’abitazione di un uomo di 40 anni. Un terzo colpo è stato sparato invece verso la camera da letto. Sul posto, per la raccolta dei bossoli e i rilievi di rito, sono giunti i poliziotti della Volanti e della Scientifica. Indagini sono in corso, anche avvalendosi delle immagini registrate dalle telecamere di video-sorveglianza.

15 novembre, La Cassazione ha confermato, rendendola definitiva, la sentenza emessa l’11 dicembre del 2014, a conclusione del giudizio abbreviato, dal Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, a 2 anni e 6 mesi di carcere a carico di Alessandro Manzone, 27 anni, di Siculiana, imputato di omicidio colposo plurimo e lesioni per l’incidente che la notte tra il 12 e il 13 agosto 2012 ha provocato la morte di Giuseppe Piparo e Cristian Russo, tutti e due di 15 anni di età. I due studenti, al rientro da una festa in una villetta a Maddalusa, hanno imboccato la strada statale 640 in direzione Villaseta quando l’automobile Alfa Romeo 147 di Manzone ha travolto 3 ciclomotori con a bordo altrettante coppie di ragazzi. Piparo e Russo, insieme sullo scooter, sono deceduti. Altri 4 hanno subito ferite.

15 novembre, La Corte d’Appello di Palermo, ribaltando la sentenza di condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Agrigento, ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, Walter Bosco, 41 anni, di Favara e residente ad Agrigento, Antonio Sanfilippo, 24 anni, di Favara, e Alessandro Sguali, 44 anni, di Agrigento, difesi dall’avvocato Giuseppe Barba. Il 10 novembre del 2015 i tre furono arrestati dalla Squadra Mobile per rapina aggravata in concorso ed estorsione aggravata in concorso in riferimento alla vendita e poi al furto di un motociclo.

15 novembre, Ad Agrigento verosimilmente una banda di ladri, e non “lupi solitari”, ha “visitato” nottetempo, forzando una finestra, l’Agenzia delle Entrate, in via Mazzini, e, dopo avere rovistato dappertutto, ha rubato attrezzature varie, soprattutto computer, per circa 3mila euro. Indagano i Carabinieri, destinatari di una denuncia contro ignoti.

15 novembre, Il giudice monocratico del tribunale di Agrigento, Giuseppe Genna, ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, Gaetano Meli, 36 anni, di Favara, arrestato lo scorso 24 luglio perché sorpreso ad incendiare sterpaglie e rifiuti lungo la statale 122, nei pressi di contrada Petrusa, ad Agrigento.

15 novembre, A Canicattì i poliziotti del locale Commissariato, diretto dal vice Questore, Cesare Castelli, in collaborazione con la Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato G S, sono le iniziali del nome, 33 anni, sorpreso, nel corso di una perquisizione domiciliare, in possesso di due involucri contenenti sostanza stupefacente del tipo marijuana, per un peso complessivo di 79,7 grammi. Il canicattinese è ristretto ai domiciliari.

15 novembre, I poliziotti del Commissariato di Canicattì, coordinati dal vice questore, Cesare Castelli, hanno arrestato Ioan Alexandu Mitrea, 29 anni, originario della Romania, inseguito da un ordine di arresto spiccato dalla Procura di Roma. Il romeno sconterà 4 anni e 7 mesi di carcere, con sentenza definitiva, per detenzione a fine di spaccio di cocaina.

17 novembre, La Squadra Mobile di Agrigento ha individuato e denunciato all’Autorità Giudiziaria il presunto autore dei colpi d’arma da fuoco esplosi la notte tra giovedì e venerdì ad Agrigento in via Gioeni contro l’abitazione di un agrigentino di 40 anni. Si tratta di un altrettanto agrigentino di 35 anni. La Squadra Mobile, in collaborazione con la Procura, avrebbe raccolto rilevanti elementi indiziari a carico del denunciato. Nel corso delle perquisizioni sono state scoperte varie armi legalmente detenute dal denunciato che saranno sottoposte agli accertamenti balistici. All’uomo sono contestati i reati di tentato omicidio, danneggiamento aggravato e porto abusivo di arma da fuoco.

17 novembre, I Carabinieri del Nucleo operativo della Compagnia di Agrigento, nel corso di un servizio di osservazione svolto a Favara, hanno sorpreso fuori dalla sua abitazione un giovane di 25 anni attualmente sottoposto alla detenzione domiciliare, gli hanno contestato il reato di evasione e hanno eseguito una perquisizione all’interno del suo domicilio. Ebbene, Antonino Loria, 25 anni, è stato arrestato ai domiciliari perché sorpreso in possesso di una mini serra artigianale con 14 piante di marijuana, per oltre 700 grammi di stupefacente, con tanto di lampade e ventilatore, e poi fitofarmaci e terriccio. Il tutto è stato sequestrato. Il 25enne risponderà anche di furto perché ha allacciato abusivamente la propria abitazione alla rete elettrica pubblica.

17 novembre, I Carabinieri della Stazione di Ravanusa, dopo diverse attività di indagine, sono irrotti all’interno di un’abitazione nel centro del paese, e hanno sorpreso un’intera famiglia, marito, moglie e due figli, appassionati di botanica e di verde tanto da avere allestito dentro casa una serra artigianale di marijuana. In uno scantinato sono state scoperte 5 piante quasi pronte per essere raccolte ed in uno stanzino adiacente altra sostanza, già in fase di essiccazione, per un totale di oltre mezzo chilo di marijuana, con un valore di mercato di alcune centinaia di euro. Sono stati sequestrati anche fitofarmaci e luci riscaldanti, oltre 200 semi di canapa indiana. I quattro sono ristretti ai domiciliari e risponderanno anche di furto aggravato perché hanno allacciato abusivamente la propria abitazione alla rete elettrica pubblica.

17 novembre, A Realmonte, nottetempo, intorno alle ore 2, sono stati esplosi 4 colpi di pistola contro l’automobile, una Fiat Panda, della moglie del sindaco, Calogero Zicari, posteggiata all’interno di una villetta in una zona periferica. Il sindaco Zicari ha formalizzato denuncia contro ignoti alla stazione dei Carabinieri di Realmonte, e poi ha incontrato il prefetto Dario Caputo e il questore Maurizio Auriemma. Calogero Zicari commenta: “Sono tranquillo, in questi tre anni e mezzo non ho mai ricevuto minacce, né altro. Non ho la più pallida idea su chi possa essere stato o su cosa abbia determinato questo inquietante episodio. Spetterà alle indagini dei Carabinieri accertarlo”.

17 novembre, A Catania, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero Valentina Sincero, nell’ambito dell’inchiesta antidroga cosiddetta “Proelio”, che ha interessato e coinvolto anche la provincia agrigentina, ha chiesto la condanna a 20 anni e 6 mesi di reclusione a carico di Francesco Fragapane, 38 anni, di Santa Elisabetta, giudicato in abbreviato e attualmente detenuto nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Montagna”. Fragapane sarebbe stato tra i promotori di un’organizzazione impegnata nel traffico di cocaina tra più province siciliane. La requisitoria della pubblico ministero proseguirà il 17 dicembre relativamente agli altri imputati agrigentini, che sono Roberto Lampasona, 41 anni, di Santa Elisabetta, Girolamo Campione, 40 anni, di Burgio, e Antonino Mangione, 38 anni, di Raffadali.

17 novembre, La giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Alessandra Vella, ha convalidato l’arresto di Davide Schembri, 44 anni, di Agrigento, e gli ha imposto i domiciliari con il braccialetto elettronico. Schembri, ex responsabile dell’agenzia Goldbet, è inquisito nell’ambito della maxi inchiesta cosiddetta “Galassia”, della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria, che ipotizza un business, coordinato dalla ‘Ndrangheta’, di scommesse on line clandestine in tutta Italia, alimentate attraverso piattaforme virtuali con sede all’estero. Davide Schembri, difeso dagli avvocati Daniela Posante e Valentina Castellucci, nel corso dell’interrogatorio di convalida ed in riferimento ai suoi presunti rapporti con l’indagato calabrese Danilo Iannì, 26 anni, ha affermato: “Ho solo dato una mano a quel ragazzo perché me lo aveva chiesto un amico, cercai di dargli dei consigli per avviare un’attività nel settore delle scommesse. Con lui non c’è mai stato un rapporto commerciale”. La giudice Vella, secondo cui Schembri avrebbe avuto un ruolo in tale business ma non avrebbe favorito l’Ndrangheta, ha trasmesso gli atti al tribunale di Reggio Calabria dopo la convalida per rogatoria. I domiciliari sono stati concessi perché la giudice non ha riconosciuto l’aggravante di avere favorito l’associazione a delinquere.

17 novembre, A Favara lo scorso primo novembre in via Belluno è stato cosparso di liquido infiammabile e poi incendiato il portone di casa dell’ex impiegato delle Poste che lo scorso febbraio si è appropriato di circa 450mila euro e da allora non vi è più alcuna traccia di lui. Poi, il 5 novembre, il fuoco è stato appiccato alla saracinesca di un garage di proprietà dello stesso uomo. Adesso, ancora a Favara, in via Carlo Alberto, nei pressi di piazza della Vittoria, è stato cosparso di liquido infiammabile ed è stato appiccato il fuoco al Postamat dell’ufficio postale “Favara 2”. Si tratta dello stesso ufficio postale dove ha lavorato l’impiegato autore dell’appropriazione indebita. Peraltro, il 30 dicembre scorso, ancora lo stesso ufficio postale è stato vittima di una rocambolesca rapina con spaccata: tre banditi a volto coperto a bordo di un fuoristrada, una Suzuki Vitara rubata, hanno sfondato l’ingresso e hanno rubato circa 110mila euro. Indagini sono in corso.

19 novembre, Il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, ha notificato una certificazione antimafia interdittiva alla società Girgenti Acque, titolare del contratto di gestione del servizio idrico e fognario in 27 Comuni della provincia di Agrigento compreso il capoluogo. Il provvedimento, che conta 36 pagine, è frutto di ulteriori indagini della Dia, la Direzione investigativa antimafia di Agrigento, capitanata da Roberto Cilona, da cui sarebbero emersi nuovi elementi indiziari o probatori tali da superare le due precedenti positive certificazioni antimafia. L’interdittiva determina la revoca degli affidamenti, il blocco delle gare in corso e l’affidamento della gestione acque e dei depuratori ad un commissario. Girgenti Acque è attualmente sotto indagine nell’ambito di una inchiesta della Procura della Repubblica di Agrigento che coinvolge 73 persone tra cui l’ex prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, che ha ottenuto il trasferimento ad altro incarico quando nel gennaio scorso la Procura capitanata da Luigi Patronaggio ha prorogato i termini delle indagini anche a suo carico. In riferimento a tale inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dalle sostitute procuratore, Alessandra Russo e Paola Vetro, sono in attesa della notifica dell’avviso di conclusione delle indagini preliminari, o della richiesta di archiviazione, a meno di una ulteriore proroga dei termini di indagine, parlamentari ed ex parlamentari, amministratori, dirigenti pubblici, giornalisti, avvocati ed esponenti di varie istituzioni, che sarebbero ruotati intorno ad un presunto variegato sistema di scambio di favori e benefici. Il prefetto di Agrigento, Nicola Diomede, ha concesso a Girgenti Acque la seconda delle due certificazioni positive, nell’agosto del 2015, e la prima, precedente, fu firmata dalla prefetto Francesca Ferrandino. Il presidente del Consiglio di amministrazione di Girgenti Acque, l’imprenditore Marco Campione, al momento ha ritenuto opportuno non commentare il provvedimento. Campione consulta i propri avvocati, e si limita ad un laconico: “E’ cominciato un altro calvario”. A favore di Girgenti Acque e di Marco Campione, in precedenza, non sono intervenute solo le due certificazioni antimafia liberatorie, nel 2012 e nel 2015, ma anche il no del Tribunale di Agrigento alla proposta della misura di prevenzione personale e patrimoniale a carico dell’imprenditore. Tuttavia, il prefetto di Agrigento, Dario Caputo, nel motivare l’interdittiva antimafia appena emessa, spiega e scrive: “Nel pieno rispetto della competenza e dell’autonoma valutazione della magistratura nel merito della decisione, l’impossibilità di provare la responsabilità in sede penale non preclude affatto, all’autorità preposta all’ordine pubblico, la valutazione dei medesimi fatti sul differente piano della prevenzione e della difesa sociale, qualora, esaminato il quadro complessivo, gli elementi acquisiti siano rivelatori del rischio concreto di condizionamento dell’impresa da parte della criminalità organizzata”.

20 novembre, I poliziotti dello Sco, il Servizio centrale operativo, e delle Squadre Mobili di Palermo e di Agrigento, coordinati dalla Procura antimafia di Palermo, hanno arrestato in carcere Leo Sutera, 68 anni, di Sambuca di Sicilia, presunto capo di Cosa Nostra agrigentina, già detenuto perché arrestato lo scorso 28 ottobre. E poi tre indagati di Sambuca di Sicilia: Giuseppe Tabone, 53 anni, imprenditore, Maria Salvato, 45 anni, fioraia, e Vito Vaccaro, 57 anni. A Sutera è contestato il reato di associazione a delinquere di tipo mafioso. Tabone, Salvato e Vaccaro rispondono invece di favoreggiamento personale aggravato dall’avere agevolato l’attività di Cosa Nostra agrigentina. Nella gestione delle dinamiche associative mafiose, soprattutto tra appalti e opere pubbliche, Leo Sutera si sarebbe avvalso dell’apporto degli altri tre indagati, ritenuti particolarmente attivi nel coadiuvare il capomafia, aiutandolo ad eludere le indagini, e salvaguardandone gli spostamenti e la comunicazione. Ancora più nel dettaglio, Giuseppe Tabone e Maria Salvato avrebbero costantemente informato Leo Sutera dell’esistenza di telecamere e di possibili attività investigative nei suoi confronti. E Vito Vaccaro avrebbe reso a disposizione di Sutera mezzi e risorse, tra cui un immobile da destinare ad incontri riservati. Vaccaro avrebbe inoltre bonificato da eventuali microspie l’automobile utilizzata per accompagnare negli spostamenti Leo Sutera, e gli avrebbe offerto copertura prima, durante e dopo un incontro riservato.

20 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, innanzi alla sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Turco, la pubblico ministero della Procura antimafia di Palermo, Alessia Sinatra, ha chiesto quattro condanne nell’ambito dell’inchiesta antimafia a Camastra cosiddetta “Vultur”. In particolare, 24 anni di carcere per il presunto capomafia del paese, Rosario Meli, 70 anni, e poi 18 anni per il figlio, Vincenzo Meli, 48 anni, 15 anni per Calogero Piombo, 67 anni, di Camastra, tabaccaio, e 20 anni per il boss di Canicattì Vincenzo Di Caro, 72 anni. La Sinatra ha inoltre chiesto la confisca dell’agenzia onoranze funebri che sarebbe stata gestita con metodi mafiosi dalla famiglia Meli.

20 novembre, A Canicattì i Carabinieri della locale Compagnia, ad un posto di blocco, hanno arrestato Isabella Amato, 31 anni, già sorvegliata speciale, sorpresa in possesso, nel suo marsupio, di 6 dosi di eroina per complessivi 7 grammi ed oltre 100 euro in contanti, sequestrati poiché ritenuti frutto di illecita attività. La donna è stata ristretta ai domiciliari e risponderà non solo di detenzione di droga a fine di spaccio ma anche di violazione della sorveglianza speciale.

20 novembre, E’ morto, vittima di un aneurisma, Calogerino Giambrone, 56 anni, nativo di Alessandria della Rocca ma residente a Cammarata, inquisito nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Montagna”.

20 novembre, A Palermo, al palazzo di giustizia, in Corte d’Appello, il procuratore generale ha chiesto la condanna a 14 anni di carcere a carico di Raimondo Bonfanti, 32 anni, di Palma di Montechiaro, imputato di concorso nell’omicidio di Nicolò Amato, ucciso a Palma di Montechiaro il 22 aprile del 2011. Si tratta del secondo processo d’Appello dopo il rinvio dalla Cassazione che ha annullato i 16 anni inflitti a Raimondo Bonfanti ritenendolo non l’esecutore materiale del delitto, ed escludendo l’aggravante dei futili motivi alla base dell’accaduto.

22 novembre, A Canicattì i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato un romeno di 25 anni. Lui, con un coltello in pugno, incappucciato parzialmente, è entrato dentro una tabaccheria del centro cittadino, ha minacciato il cassiere, i gestori del negozio hanno reagito, e lui è fuggito a mani vuote. I Carabinieri, allarmati al 112, sono giunti sul posto, hanno raccolto testimonianze e visionato le telecamere di video-sorveglianza: ad un posto di blocco il malvivente è stato riconosciuto vestito come secondo identikit. Il romeno è recluso in carcere e risponderà all’Autorità giudiziaria di tentata rapina a mano armata.

22 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la Procura ha chiesto la condanna a 2 mesi di reclusione e 300 euro di multa ciascuno a carico del titolare di una parruccheria a Canicattì e della sua assistente, imputati di lesioni personali aggravate allorchè nel 2011, applicando una tintura di biondo ai capelli di una ragazza di 17 anni, le avrebbero provocato gravi bruciature alla testa tanto che i capelli, nella zona oggetto dell’applicazione, non le sono più ricresciuti, inducendola in stato depressivo. La ragazza vittima delle lesioni si è costituita parte civile ed è assistita dall’avvocato Carmen Augello, e ha chiesto un risarcimento danni di 100 mila euro. Il processo si celebra innanzi al giudice monocratico Antonio Genna.

23 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Turco ha emesso la sentenza nell’ambito dell’inchiesta antimafia a Camastra cosiddetta “Vultur”. In particolare, 17 anni e 6 mesi di carcere sono stati inflitti al presunto capomafia del paese, Rosario Meli, 70 anni, e poi 14 anni e 6 mesi al figlio, Vincenzo Meli, 48 anni, e 13 anni e 6 mesi a Calogero Piombo, 67 anni, di Camastra, tabaccaio. E poi al boss di Canicattì Vincenzo Di Caro, 72 anni, sono stati inflitti 22 anni che assorbono comprendendoli i precedenti 14 anni subiti al processo “Alta Mafia”. Il Tribunale ha inoltre confiscato l’agenzia di onoranze funebri che sarebbe stata gestita con metodi mafiosi dalla famiglia Meli. Ancora il Tribunale ha escluso che la condotta della famiglia Meli abbia pregiudicato il libero esercizio del diritto di voto a Camastra. Tale circostanza è di rilievo, a fronte dello scioglimento del Comune di Camastra per infiltrazioni criminali disposto lo scorso aprile.

23 novembre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Mobile hanno denunciato per detenzione illegale di armi e munizioni un uomo di 83 anni, A V sono le iniziali del nome, sorpreso, nel corso di una perquisizione domiciliare, in possesso di un revolver, perfettamente funzionante e pronto all’uso, e diverse munizioni. Il tutto, detenuto illegalmente, è stato sequestrato e sarà sottoposto ai rituali accertamenti balistici.

24 novembre, I Carabinieri della Tenenza di Favara hanno arrestato Antonino Mangione, 38 anni, di Agrigento, già noto alle forze dell’ordine. Risponderà all’Autorità Giudiziaria di truffa aggravata perché, con un assegno falso, avrebbe truffato una gioielleria del centro cittadino a Favara, acquistando, con lo stesso assegno falso, vari monili ed un orologio di pregio per un valore di oltre 8mila euro. I Carabinieri si sono accorti della presenza di Mangione all’interno della gioielleria, e, in ragione dei suoi trascorsi, lo hanno atteso fuori dal locale. Appena fuori, i militari lo hanno identificato e gli hanno chiesto di esibire i preziosi acquistati. Al gioielliere è stato chiesto come avesse pagato, e l’assegno è stato subito verificato, risultando falso. Antonino Mangione è stato accompagnato agli arresti domiciliari.

24 novembre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno arrestato ai domiciliari Mario Lo Zito, 46 anni, sorpreso, nel corso di una perquisizione domiciliare, in possesso di 93 grammi di cocaina, divisi in 7 involucri, nascosti in una cantina, per un valore di mercato di circa 9mila euro.

24 novembre, Tra Agrigento e Porto Empedocle, in contrada Fauma, ignoti malviventi hanno rubato ingenti quantità di cavi di rame e quadri elettrici all’interno di alcuni magazzini di proprietà dell’imprenditore Salvatore Moncada. Il danno ammonterebbe ad alcune migliaia di euro. Indagano i Carabinieri.

24 novembre, Un operaio originario di Santa Margherita Belice, in provincia di Agrigento, è morto in Inghilterra a causa delle gravi ferite subite a seguito di un’aggressione a Manchester. La vittima è Peppino Di Corrado, 50 anni, trovato disteso a terra in un parco pubblico e morto in ospedale dopo alcuni giorni di agonia. Gli investigatori sono alla ricerca di un uomo ripreso dalle telecamere di video-sorveglianza nei pressi del luogo del ritrovamento della vittima. Peppino Di Corrado viveva a Manchester con la sua compagna ed era padre di un bimbo di 15 mesi. La notizia della morte è giunta a Santa Margherita Belice, dove vivono tre sue sorelle e dove l’uomo era ancora molto conosciuto.

26 novembre, Ad Agrigento la Polizia di Stato, in collaborazione con militari della Guardia di Finanza, ha sottoposto a stato di fermo di indiziato di delitto sei egiziani, ritenuti responsabili del reato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina. Nel corso della serrata attività investigativa condotta dalla Squadra Mobile di Agrigento, in collaborazione con militari della Brigata della Guardia di Finanza di Lampedusa e coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, sono stati raccolti diversi elementi indiziari a carico dei sei egiziani, tutti di età compresa tra i 23 e i 38 anni, che avrebbero trasportato illegalmente 68 migranti dalla Libia verso l’Italia, approdando a Lampedusa la notte dello scorso 23 novembre. Dall’inizio dell’anno sono 22 le persone arrestate dalla Squadra Mobile agrigentina per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina e 34 quelle arrestate per reingresso illegale, di cui 11 in esecuzione di provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria.

26 novembre, Ad Agrigento, alla stazione ferroviaria centrale, appena fuori dal treno proveniente da Palermo, è stata arrestata dai poliziotti della Squadra Mobile una donna agrigentina di 50 anni, A M V, sono le iniziali del nome, sorpresa in possesso di un panetto di hashish, tre dosi di eroina e tre flaconcini di metadone. L’arresto è stato già convalidato dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento che ha imposto all’indagata l’obbligo di dimora ad Agrigento.

26 novembre, A Licata i Carabinieri della locale Compagnia hanno arrestato ai domiciliari Angelo Vella, 54 anni, perché avrebbe maltrattato e picchiato l’anziana madre, di 77 anni, costringendola al ricovero in ospedale, al “San Giacomo d’Altopasso”, per la frattura di un arto e diversi ematomi. I Carabinieri, allarmati dal 112 dai vicini di casa, sono intervenuti nell’abitazione di Vella e lo hanno sorpreso in flagranza di reato. La donna è stata subito soccorsa.

28 novembre, La Corte d’Appello di Palermo ha confermato la sentenza emessa dal Tribunale di Sciacca il 21 aprile del 2015 che ha assolto Pietro Perzia, 70 anni, di Alessandria della Rocca, imputato nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Alisciannira”, e difeso dall’avvocato Serafino Mazzotta. In primo grado, il pubblico ministero della Direzione distrettuale antimafia di Palermo, Giuseppe Fici, invocò a carico di Perzia la condanna a 12 anni di reclusione.

28 novembre, A Ribera, in contrada Piana Grande, in zona di campagna e isolata, i Carabinieri hanno arrestato Davide Casà, 31 anni di Sciacca, già noto alle forze dell’ordine, sorpreso a rubare, durante il giorno, all’interno di una villetta approfittando della momentanea assenza del proprietario che, invece, è rientrato nel frattempo ed ha subito telefonato al 112. I Carabinieri hanno circondato l’immobile e hanno arrestato il 31enne attualmente ristretto ai domiciliari.

28 novembre, Ad Agrigento nel centro storico i Carabinieri hanno sottoposto a controllo un giovane di 22 anni originario del Gambia, dall’evidente atteggiamento nervoso e sospetto. Dalle sue tasche è saltato fuori un involucro contenente oltre 80 grammi di hashish, per un valore di mercato di alcune centinaia di euro, e circa 60 euro in contanti, sequestrati perché ritenuti frutto dell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti.

28 novembre, A Licata i Carabinieri hanno arrestato un ragazzo di 16 anni inseguito da un ordine di arresto con collocamento in comunità emesso dal Tribunale per i minorenni di Palermo. Il minorenne risponderà di rapina aggravata perché sarebbe l’autore di una violenta rapina in strada, a Licata, a danno di un’anziana di 86 anni, colta a passeggio durante il giorno lo scorso 4 settembre, a cui avrebbe strappato dal collo una collana d’oro. Nell’ambito delle indagini condotte dai Carabinieri, determinanti sono state le immagini registrate dalle telecamere di video-sorveglianza nella zona.

28 novembre, Una donna di 79 anni di Alessandria della Rocca, Maria Castellano, è stata arrestata ai domiciliari dopo avere gettato dell’acido sul volto di un impiegato del supermercato in piazza Generale Dalla Chiesa, ad Alessandria. E’ ancora ignoto il perché dell’aggressione. L’uomo, di 49 anni, è stato soccorso e trasportato in elicottero al reparto Gravi Ustioni dell’ospedale Civico a Palermo. La prognosi è riservata. L’anziana, che risponderà all’Autorità giudiziaria, di lesioni personali gravissime, è stata arrestata dopo pochi minuti dai Carabinieri grazie alle testimonianze di alcuni clienti del supermercato e alle immagini delle telecamere di videosorveglianza presenti all’interno dell’esercizio commerciale.

28 novembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la seconda sezione penale del Tribunale, presieduta da Giuseppe Miceli, ha assolto, “perché il fatto non sussiste”, i 31 imputati rinviati a giudizio il 13 giugno del 2014, quasi tutti di Licata, nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta Totem, contro un presunto business di scommesse illegali. Il 13 marzo del 2013 sono stati emessi 9 provvedimenti cautelari. La Guardia di Finanza e la Procura di Agrigento hanno indagato su una presunta associazione a delinquere che avrebbe distribuito presso gestori di esercizi pubblici apparecchi del tipo “ totem” che, collegandosi a siti internet privi di concessione, consentono il gioco d’azzardo e le scommesse clandestine, evadendo, tra l’altro, a tassazione ingenti somme di denaro. I reati contestati sono associazione per delinquere, scommesse clandestine ed esercizio abusivo del gioco d’azzardo. A carico dei 31, la maggior parte dei quali sono stati assistiti dall’avvocato Salvatore Pennica, la pubblico ministero, Antonella Pandolfi, ha invocato sentenza di condanna.

29 novembre, I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato ai domiciliari Francesco Lisinicchia, 49 anni, di Naro, ex assessore comunale con delega a urbanistica, edilizia pubblica e privata, rifiuti e servizio idrico. Lisinicchia è indagato di tentativo di indebita induzione a dare o promettere somme di denaro. Secondo quanto emerso dall’inchiesta, coordinata dalla Procura della Repubblica di Agrigento, Francesco Lisinicchia, nella qualità di assessore, avrebbe esercitato una serie di pressioni verso il titolare dell’impresa concessionaria del servizio di raccolta dei rifiuti, che lo ha denunciato, e ciò al fine di ottenere la promessa di stipula di un contratto di guardiania, per oltre 65mila euro all’anno, a favore di un compiacente istituto di vigilanza privata del palermitano. Tali presunte pressioni, finalizzate alla firma del contratto, sarebbero consistite in velate minacce di provvedimenti sanzionatori a fronte di generiche e fantomatiche inadempienze nell’assolvimento del servizio di raccolta, nonchè allusioni a possibili danneggiamenti dei mastelli destinati alla raccolta differenziata. Il sindaco di Naro, Calogero Cremona, precisa che l’assessore Lisinicchia, oggi arrestato, non è più assessore essendogli già stato revocato l’incarico 20 giorni addietro, il 9 novembre scorso, perché egli aveva manifestato divergenze politiche rispetto ai componenti della maggioranza consiliare che sostiene l’attuale amministrazione.

30 novembre, All’alba di oggi è scattata una maxi operazione antidroga della Polizia di Stato. Sono 14 le misure cautelari emesse dal giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Palermo ed eseguite dagli agenti della squadra mobile di Palermo e dai colleghi delle Questure di Agrigento, Reggio Calabria e Siracusa. L’inchiesta, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, ha svelato un traffico di cocaina. La droga, acquistata in Calabria, sarebbe stata smistata, tramite pusher, anche in provincia di Agrigento, approdando sull’isola di Lampedusa. I poliziotti hanno accertato che lo smercio dello stupefacente nelle varie province è stato garantito da una cerchia di corrieri, di professione commercianti ambulanti, che, per il loro mestiere, raggiungono i mercati rionali senza sollevare sospetto. La caratura criminale dell’associazione, che ha trattato anche hashish e marijuana, è provata da una articolata suddivisione dei ruoli tra i componenti: solo ad alcuni è stata delegata la comunicazione con i referenti delle singole province di destinazione della merce. Gli agrigentini destinatari di misure cautelari sono Davide Licata, 32 anni, in carcere, Salvatore Capraro, 29 anni, in carcere, Calogero Vignera, 35 anni, ai domiciliari, e poi obbligo di dimora per Angelo Cardella, 46 anni.

30 novembre, Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Antonio Genna, ha assolto l’avvocato agrigentino, Giuseppe Arnone, dall’imputazione di diffamazione scaturita da una querela del defunto deputato regionale, Giacomo Di Benedetto, mantenuta poi dalla moglie. Arnone, difeso dall’avvocato Daniela Principato, commenta: “Si tratta della quinta assoluzione consecutiva in soli due mesi. Mi pare che adesso un pezzo di storia politica della sinistra agrigentina sia stata perfettamente ricostruita dai Giudici, e penso di pubblicare queste sentenze, perchè tutti sappiano cos’è stato tale sistema politico in provincia di Agrigento”.

4 dicembre, A Palma di Montechiaro sono stati sparati 5 colpi di pistola calibro 9 contro l’automobile e un furgoncino, posteggiati sotto l’abitazione, di un commerciante di 50 anni che si occupa di onoranze funebri. L’uomo ha sporto denuncia contro ignoti. Indagini in corso.

4 dicembre, A Racalmuto, nel centro storico, in vicolo Di Vita, due donne, forse romene, hanno bussato alla porta di una pensionata di 89 anni, e quando lei ha aperto loro le hanno intimato minacciosamente di consegnare i gioielli. L’anziana, impaurita, si è spogliata della collana, il bracciale e la fede del marito defunto, adesso nelle mani delle due criminali. Indagini in corso ad opera dei Carabinieri.

4 dicembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, la Procura ha chiesto al Tribunale di condannare a 5 anni di reclusione Giuseppe Migliore, 27 anni, di Canicattì, arrestato lo scorso 10 marzo in flagranza di reato di rapina a danno del supermercato Fortè a Canicattì e, poco prima, anche della tentata rapina al supermercato “Euromarket”. Migliore, interrogato in sede di garanzia, ha ammesso le sue responsabilità.

4 dicembre, Ad Agrigento, nel centro storico, in via Pirandello, in un locale si è scatenata una violenta rissa a colpi di bottiglie di vetro tra almeno 5 immigrati nordafricani. La colluttazione ha provocato anche dei danni strutturali al negozio. Due ragazze ventenni si sono rinchiuse impaurite nel bagno e hanno telefonato al 113. Prima che giungesse la Polizia i rissanti si sono dileguati. Indagini in corso.

5 dicembre, Lungo la strada statale tra Canicattì e Campobello di Licata, una giovane di 21 anni di Porto Empedocle, Jasmin Bono, a cammino sul ciglio della strada intorno alla mezzanotte, è stata travolta e uccisa da un’automobile. Il conducente non si è accorto della donna. Inutili sono stati i soccorsi. La 21enne avrebbe sofferto di gravi problemi psichici, e si sarebbe allontana dal reparto di psichiatria dell’ospedale “Barone Lombardo” a Canicattì. Lo scorso 8 novembre la ragazza avrebbe tentato il suicidio a Licata. Il conducente, un uomo di 43 anni di Canicattì, prima si è allontanato, e poi è ritornato indietro raccontando quanto accaduto ai Carabinieri. Risponderà di omicidio stradale e omissione di soccorso.

5 dicembre, I Carabinieri della Stazione di Racalmuto, a seguito di una perquisizione domiciliare, hanno arrestato un meccanico di 54 anni, sorpreso in possesso, nascosta in un armadio sotto degli indumenti, di una pistola revolver calibro 38 di fabbricazione estera ed oltre 40 cartucce dello stesso calibro. Pistola e munizioni, efficienti, illegalmente detenute, sono state sequestrate e saranno sottoposte ai rituali esami balistici. Il 54enne è ristretto ai domiciliari.

5 dicembre, I Carabinieri hanno compiuto un controllo straordinario del territorio tra Ribera e la Valle del Belice. Ecco gli esiti:
12 sanzioni per violazione del codice della strada.
Una donna di 49 anni di Sciacca denunciata per guida in stato di ebbrezza.
A Sambuca di Sicilia denunciato e arrestato un giovane di 26 anni perché si è rifiutato, in escandescenze, di sottoporsi all’alcol test. Risponderà di resistenza a pubblico ufficiale e gli è stata ritirata la patente di guida.
A Sambuca di Sicilia arrestato ai domiciliari un venditore ambulante di 35 anni per il reato di evasione contestato dal Tribunale di Sorveglianza.
A Montevago arrestato ai domiciliari un uomo di 31 anni per un precedente di guida in stato di ebbrezza. A Ribera arrestati ai domiciliari un uomo di 32 anni residente a Sciacca e una donna di 28 anni perché sono evasi dagli arresti domiciliari.
A Ribera arrestato ai domiciliari un uomo di 28 anni per un precedente di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

5 dicembre, Incidente stradale mortale lungo la statale 115, nei pressi di Siculiana, al chilometro 166, in direzione Agrigento. Si sono scontrati un camion e un furgone della “Tnt”, entrambi nella stessa carreggiata. E’ morto sul colpo il conducente del furgone, Angelo Corbo, 29 anni, di Canicattì. Il camion, carico di paletti di cemento, sarebbe stato in sosta sul margine della strada. E il furgone gli è piombato addosso. Inutili i soccorsi ad opera del 118. Sul posto hanno lavorato Vigili del fuoco e Carabinieri, oltre il personale Anas che ha deviato provvisoriamente il transito.

5 dicembre, I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno scoperto una piantagione di marijuana mimetizzata tra una coltivazione di zucchine, in contrada Fiumevecchio. Sul posto è stato subito rintracciato il proprietario, in compagnia di un bracciante agricolo. Sono state contate circa 70 piante di canapa indiana, del peso complessivo di oltre 15 chili, che, una volta essiccata, sarebbe stata pronta ad essere smerciata fruttando alcune migliaia di euro. L’arresto dei due è stato convalidato dal Tribunale di Agrigento. Al bracciante sono stati imposti gli arresti domiciliari. Al proprietario del fondo l’obbligo di dimora nel comune di Licata.

5 dicembre, Ad Agrigento prosegue l’azione di contrasto ad opera dei Carabinieri al fenomeno degli abbandoni incontrollati di rifiuti sul territorio. A Villaseta, su segnalazione di un carabiniere libero dal servizio poco prima transitato nei pressi dell’area in questione, è scattata un’ispezione su un appezzamento di terreno in contrada Fondacazzo, di proprietà di un imprenditore agrigentino di 66 anni. E’ stata scoperta una discarica abusiva, tra rifiuti solidi urbani, rifiuti speciali ed anche materiali di risulta derivanti da attività edile. L’area, estesa circa 1000 metri quadri, è stata sequestrata in attesa delle opere di bonifica. La posizione del proprietario del fondo è adesso al vaglio degli inquirenti, in relazione all’ipotesi di reato di gestione di rifiuti non autorizzata.

6 dicembre, La Procura della Repubblica di Agrigento ha notificato un avviso di conclusione indagini, firmato dall’aggiunto Salvatore Vella e dalla sostituto Chiara Bisso, al sindaco di Naro, Calogero Cremona. A Cremona si contesta di essersi avvalso, lo scorso 24 ottobre, di un operaio comunale per rimuovere alcuni detriti alluvionali nella sua casa in campagna. E di avere sostituito a spese del Comune la ruota di un bobcat, di proprietà del Comune, che si sarebbe danneggiata durante le stesse opere di pulizia. L’avviso di conclusione indagini è stato notificato anche all’operaio, Antonino Cristi, 48 anni, dipendente dell’azienda che si occupa del servizio di nettezza urbana.

6 dicembre, A Palma di Montechiaro i Carabinieri hanno arrestato Gaspare Calafato, 44 anni, originario di Palma, residente a Paliano in provincia di Frosinone nel Lazio, ricercato da 20 anni dall’autorità giudiziaria tedesca per reati in materia di illecita detenzione di sostanze stupefacenti. I Carabinieri si sono insospettiti a seguito dei movimenti anomali di alcuni conoscenti di Calafato, hanno compiuto numerosi servizi di osservazione, e poi, in borghese, hanno iniziato a pedinare un’automobile con a bordo una persona molto somigliante al ricercato, risultato poi essere al controllo Gaspare Calafato.

6 dicembre, Ad Agrigento, nel centro storico, i Carabinieri della locale Compagnia, dopo avere notato e indagato strani movimenti in zona, sono irrotti all’interno di un Bed and breakfast, ed hanno scoperto e sequestrato 4 chili di hashish confezionati in panetti, un coltello intriso di hashish ed un bilancino di precisione. Arrestati tre giovani agrigentini, uno di 26 anni, Andrea Gueli, uno di 20 anni, Amedeo Alex Ricci, e un’altra di 17 anni. Un panetto di marijuana del peso di un etto è stato sequestrato nella casa di uno dei tre.

7 dicembre, I Carabinieri sono stati impegnati in controlli serrati tra Licata e dintorni. Numerose sono state le sanzioni per violazioni al codice della strada, in particolare per uso del telefonino alla guida e per omesso utilizzo delle cinture di sicurezza. Poi a Ravanusa arrestato un uomo di 39 anni, sfuggito ad un posto di blocco, e che poi, raggiunto e bloccato, si è scatenato in escandescenze contro i militari.
A Ravanusa arrestato un bracciante agricolo di 38 anni che sconterà 1 anno e 10 mesi di reclusione per associazione a delinquere ed altro.
A Licata arrestato un marocchino di 34 anni inseguito da un ordine di carcerazione del Tribunale di La Spezia per scontare 3 mesi di reclusione per il reato di lesioni.
A Camastra arrestato un uomo di 56 anni di Canicattì inseguito da un ordine di cattura ai domiciliari per maltrattamenti contro familiari.
A Palma di Montechiaro arrestato un uomo di 50 anni sorpreso a passeggio dopo essere evaso dagli arresti domiciliari.

7 dicembre, I Carabinieri della Compagnia di Sciacca hanno sottoposto a controllo un giovane di 20 anni nel centro storico, colto in atteggiamento sospetto al sopraggiungere della pattuglia e appena giù da un pullman proveniente da Palermo. Ebbene, nel corso della perquisizione è stato scoperto e sequestrato un panetto di hashish da 100 grammi nascosto sotto gli indumenti intimi, e per un valore di mercato di alcune centinaia di euro. E’ stato ammanettato. Risponderà all’autorità giudiziaria di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti.

7 dicembre, Ad Agrigento, in contrada San Benedetto, nella zona crocevia del labile confine con Favara ed Aragona, si è scatenato un violento incendio, a danno di numerose balle di plastica, nel piazzale antistante un capannone industriale adibito ad attività di stoccaggio, imballaggio e smaltimento di materiale plastico. Si tratta dell’ex impresa Progeo, già succube di altri gravi incendi, a cui è nel frattempo subentrata un’altra impresa, la “Ekot”. Lavoro intenso per i Vigili del fuoco e per le forze dell’ordine, tra Carabinieri e Polizia, impegnate nelle indagini.

7 dicembre, Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, lo scorso 29 giugno la pubblico ministero, Alessandra Russo, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 5 anni di reclusione, con interdizione dai pubblici uffici, a carico dell’avvocato Francesca Picone, imputata di estorsione e tentata estorsione. E ad 1 anno e 8 mesi di reclusione a carico della di lei sorella, Concetta Picone, consulente fiscale di un patronato. Il processo, che ruota intorno a presunte pretese estorsive a danno di clienti disabili, si svolge in abbreviato innanzi al giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Alfonso Malato. E adesso il giudice Malato ha condannato a 4 anni l’avvocato Francesca Picone, e ad 1 anno e 8 mesi la sorella Concetta. Il giudice ha inoltre disposto il pagamento di una provvisionale di risarcimento danni di 10mila euro ciascuno a carico delle due imputate, ed al pagamento delle spese processuali per 2500 euro.
La Procura di Agrigento commenta: “Il lavoro dei Carabinieri di Realmonte e l’attento operato dei sostituti Alessandro Macaluso e Alessandra Russo hanno consentito di ottenere giustizia per le vittime, tutti soggetti svantaggiati, delle due imputate condannate per estorsione e tentata estorsione”.
I difensori delle sorelle Picone, gli avvocati Angelo Farruggia e Annalisa Russello, ricorreranno in Appello.
L’avvocato Angelo Farruggia commenta: “Le sentenze non si commentano. Si rispettano, e se non si condividono si impugnano. Noi non la condividiamo assolutamente e la impugneremo. Lamentiamo un clima mediatico che, fin dall’inizio, riteniamo abbia turbato il sereno svolgimento del processo. Basta dire che è stato consentito che la sentenza venisse emessa con uno striscione appeso fuori dal tribunale in cui si attaccava l’imputata. Ma il tema sarà affrontato nei tempi e nelle sedi opportune”.
Le parti civili sono state rappresentate dagli avvocati Salvatore Pennica, Giuseppe Arnone, Gisella Spataro e Arnaldo Faro.
L’avvocato Salvatore Pennica commenta: “In questo processo le associazioni dei disabili non si sono costituite parte civile: i disabili sono destinati ad essere soli se non hanno dietro una famiglia”.
L’avvocato Giuseppe Arnone commenta: “Questa sentenza rappresenta una pagina importantissima, stiamo iniziando a colpire i responsabili anche del mio ingiusto arresto. Ma adesso devono essere colpiti in modo ancora più duro gli inquirenti che hanno consentito che trascorressero quasi sette anni dalla estorsione denunciata dalla prima vittima, il cieco di Realmonte, Schembri. E adesso il Ministro della Giustizia e la Procura di Caltanissetta devono mettere sotto torchio l’operato di tali inquirenti che a mio avviso hanno insabbiato totalmente la denuncia dei Carabinieri contro i complici delle imputate odierne. Il Giudice Malato ha scritto oggi una pagina importantissima, ma è solo la prima pagina di un libro che è ancora tutto da scrivere”.

8 dicembre, Proseguono gli accessi ispettivi ad opera dei Carabinieri di Agrigento, in collaborazione con i tecnici Enel, contro il furto di energia elettrica, e che nell’anno 2018 hanno sortito la denuncia di 40 persone di cui 25 in stato di arresto. Da ultimo, i Carabinieri ad Agrigento, nel centro storico, hanno arrestato un uomo di 33 anni per allaccio abusivo della propria abitazione alla rete elettrica pubblica. E così è stato anche per un pensionato di 62 anni residente a Santo Stefano di Quisquina, e per un romeno di 42 anni, bracciante agricolo, domiciliato a Sambuca di Sicilia.

10 dicembre, I Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento, durante il fine settimana, hanno compiuto numerose ispezioni a prevenzione e repressione del fenomeno dei “furbetti” delle pay tv. Le attività di controllo si sono svolte in una trentina di locali, tra sale giochi, pizzerie, circoli, internet point, bar e sale scommesse. Sono scattate 10 denunce per la violazione della normativa sul diritto d’autore. In particolare, a Favara sono state denunciate all’Autorità Giudiziaria 5 persone, tra cui il titolare di un bar ed i gestori di un circolo privato nel centro cittadino.
A Sciacca sono stati denunciati il titolare ed il gestore di un bar nonché il proprietario di una sala scommesse.
A Casteltermini sono stati denunciati il presidente ed un responsabile di un circolo privato, nel centro del paese.

11 dicembre, Si susseguono telefonate anonime e scritti altrettanto anonimi, finanche sui muri, su presunti responsabili nell’ambito dell’inchiesta su Jessica Lattuca, la donna di 27 anni di Favara di cui non vi è traccia dallo scorso 12 agosto. Da ultimo, una seconda scritta anonima è comparsa su di un muro che costeggia una strada nei pressi di Naro. Come in occasione della prima scritta murale, risalente allo scorso 25 ottobre, in contrada Crocca a Favara, anche adesso è stata usata della vernice rossa spray. Sul contenuto di quanto è stato scritto sono in corso indagini e accertamenti da parte dei Carabinieri.

11 dicembre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti hanno arrestato l’agrigentino Salvatore Avarello, 44 anni, e il calabrese Luca Chiera, 36 anni, sorpresi a rubare vari infissi all’interno dell’ex Istituto scolastico “Ipia Fermi” di Agrigento, in via Mattarella, ad Agrigento bassa. I due, difesi dall’avvocato Fabio Inglima Modica, risponderanno di furto aggravato.

11 dicembre, A Palermo, al palazzo di giustizia, la Corte d’Appello, a fronte della richiesta di 14 anni da parte del procuratore generale, ha inflitto 12 anni e 2 mesi di carcere a carico di Raimondo Bonfanti, 32 anni, di Palma di Montechiaro, imputato di concorso nell’omicidio di Nicolò Amato, ucciso a Palma di Montechiaro il 22 aprile del 2011. Si tratta del secondo processo d’Appello dopo il rinvio dalla Cassazione che ha annullato i 16 anni inflitti a Raimondo Bonfanti ritenendolo non l’esecutore materiale del delitto, ed escludendo l’aggravante dei futili motivi alla base dell’accaduto.

12 dicembre, La sezione per il riesame dei provvedimenti restrittivi della libertà personale e dei sequestri del Tribunale di Palermo, in accoglimento dell’appello cautelare proposto dagli avvocati Alessandro Baio e Matteo Scarlata, ha disposto il totale dissequestro dei beni personali del signor Pasquale Di Silvestro, direttore tecnico della discarica per rifiuti speciali non pericolosi gestita dalla A&G s.r.l. sita nel comune di Camastra. Di Silvestro ha svolto tale qualifica dal mese di gennaio 2015 sino al sequestro dell’impianto avvenuto nel mese di gennaio 2017. Alla base delle motivazioni dell’ordinanza del dissequestro vi è la dimostrata insussistenza del fumus commissi delicti per l’ipotesi del delitto di traffico illecito di rifiuti già punito dall’art. 260 del Testo Unico Ambientale relativo ad alcuni lotti di rifiuti smaltiti a Camastra negli anni di direzione tecnica dello stesso Di Silvestro. Il Tribunale, in particolare, ha accertato che dall’esame dei verbali analitici acquisiti agli atti è emersa la conferibilità dei rifiuti nella discarica di Camastra. Anche dal contenuto delle intercettazioni, delle quali la difesa ha fornito nei propri scritti difensivi l’interpretazione poi accolta dai giudici dell’Appello, è emerso che Pasquale Di Silvestro non ha posto in essere alcuna forma di pressione nei confronti dei laboratori incaricati di svolgere le analisi, ma semmai dei meri rilievi di natura tecnica sulla correttezza delle analisi svolte. Il provvedimento del Tribunale ha, dunque, ritenuto carente la dimostrazione dell’esistenza, durante la gestione del Di Silvestro, della condotta illecita ipotizzata di conferimento in discarica di rifiuti non consentiti. Altro aspetto preso in considerazione dall’ordinanza è la positiva dimostrazione della legittima provenienza dei beni di Pasquale Di Silvestro oggetto di sequestro, sia con riferimento agli immobili che alle movimentazioni bancarie, e dunque l’insussistenza di qualsiasi sospetto di profitto illecito.

14 dicembre, Il Tribunale di Palermo ha convalidato l’arresto di Accursio Maggiore, 32 anni, e Fortunato Rizzo, 47 anni, entrambi di Menfi, arrestati dai Carabinieri perché sorpresi a bordo di un’automobile, al rientro da Palermo, in possesso di 3 panetti di hashish del peso complessivo di circa 300 grammi, e di 2 grammi e mezzo di cocaina. Accogliendo le istanze dei difensori dei due menfitani, il giudice ha applicato loro una misura meno afflittiva degli arresti domiciliari: l’obbligo di dimora a Menfi. Il prossimo 9 gennaio saranno giudicati in abbreviato.

14 dicembre, La sezione penale del Tribunale di Agrigento, presieduta da Alfonso Malato, ha condannato a 4 anni di reclusione Vito Florio, 72 anni, di Licata, imputato di violenza sessuale e tentata violenza sessuale, allorchè avrebbe costretto una ragazzina affetta da problemi psichici ad intrattenere rapporti sessuali con lui, e avrebbe tentato lo stesso con un’altra ragazzina, di 12 anni, che però è riuscita ad opporsi con calci e pugni. I presunti reati risalgono al periodo compreso tra il 2014 e il 2016. Il racconto delle ragazze alla madre ha determinato le indagini. Le vittime sono parte civile tramite gli avvocati Angelo Benvenuto e Giuseppe Sorriso. La pubblico ministero, Emiliana Busto, ha invocato la condanna a 7 anni di reclusione.

14 dicembre, I Carabinieri hanno arrestato Calogero Siragusa, 79 anni, di Campobello di Licata. Siragusa, armato con una pistola, avrebbe inseguito con l’automobile il proprio genero e, dopo averlo raggiunto, lo avrebbe colpito con un bastone. Nel corso della colluttazione, la pistola, con matricola abrasa, gli è caduta dalla tasca. I legali di Siragusa, gli avvocati Calogero Meli e Antonio Bordonaro, ricorreranno al Tribunale del Riesame.

14 dicembre, I Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno arrestato un uomo di 50 anni originario della Tunisia e regolarmente soggiornante in Italia. E’ stato sorpreso in possesso di un chilo di hashish e di 50 grammi di cocaina nascosti all’interno del vano motore della sua automobile, controllata ad un posto di blocco. Il tunisino è recluso nel carcere di Sciacca.

14 dicembre, A Favara nottetempo in via Ancona ignoti hanno verosimilmente gettato del liquido infiammabile e hanno appiccato il fuoco al portone d’ingresso all’abitazione di un imprenditore di 37 anni. Danni lievi. Indagano i Carabinieri della locale Tenenza.

14 dicembre, A Raffadali, nel centro cittadino, in via Inglima, è esplosa una bombola che alimentava una stufa a gas, deflagrando con un forte boato nell’intera zona, tra vetri rotti e frantumi in volo dei due apparecchi. L’uomo, di 56 anni, all’interno dell’abitazione, ha tempestivamente afferrato la stufa in fiamme gettandola giù in strada. Sul posto, a ripristino delle condizioni di sicurezza, sono intervenuti i Vigili del fuoco.

17 dicembre, I Carabinieri agrigentini sono stati impegnati in un serrato controllo del territorio, tra prevenzione e contrasto della criminalità. Ecco gli esiti: elevate alcune sanzioni per violazione al codice della strada, ed in particolare per uso del telefonino alla guida e per omesso utilizzo delle cinture di sicurezza.
Ad Agrigento arrestato ai domiciliari ad un posto di blocco un operaio di 34 anni inseguito da un ordine di arresto del Tribunale di Agrigento per il reato di maltrattamenti contro familiari.
Ad Agrigento denunciato un commerciante di 46 anni perché sorpreso ad un posto di blocco ubriaco alla guida. A Favara arrestato ai domiciliari un bracciante agricolo di 47 anni residente nella provincia di Messina e destinatario di un ordine di arresto del Tribunale di Sorveglianza di Bologna per violazione degli obblighi di assistenza familiare.
A Favara arrestato ai domiciliari un commerciante di 57 anni di Favara per il reato di violazione degli obblighi inerenti alla sorveglianza speciale di pubblica sicurezza.
A Favara, nel corso di una perquisizione domiciliare nell’abitazione di un parrucchiere di 37 anni, i Carabinieri hanno scoperto e sequestrato 12 piante di marijuana. L’uomo è stato denunciato.
A Realmonte arrestato un operaio marocchino di 19 anni sorpreso in possesso di un panetto di hashish del peso di oltre un etto, e di materiale utile per tagliare e confezionare le dosi di stupefacente.

17 dicembre, A Ravanusa è stato tentato un furto all’interno dell’abitazione di una pensionata di 80 anni, in via Ariosto. E poi, verosimilmente lo stesso malvivente scappato a mani vuote dal primo tentativo, è entrato nell’abitazione di un’altra anziana di 79 anni, l’ha strattonata, ha rubato una banconota da 50 euro poggiata su un mobile, e si è dileguato. Indagano I Carabinieri.

17 dicembre, Ad Agrigento la Polizia ha denunciato un uomo di 40 anni per minacce aggravate perché avrebbe inveito contro una coppia brandendo un fucile da sub e tirandogli contro delle pietre che hanno ferito, lievemente, la donna alla testa. Ancora ad Agrigento il Tribunale ha imposto ad un altro 40enne il divieto di avvicinamento a delle persone che lo stesso avrebbe tentato di investire con l’automobile, lanciando inoltre contro loro sassi e minacce sui social.

17 dicembre, Ad Agrigento i poliziotti del Commissariato di Canicattì, capitanati dal vice Questore, Cesare Castelli, hanno arrestato il latitante Majdi Bouaicha, 25 anni, immigrato dalla Tunisia, inseguito, dal maggio scorso, da un ordine di arresto del Tribunale di Como per detenzione a fine di spaccio di droga. Il tunisino ha tentato la fuga avvalendosi della collaborazione di un connazionale. E’ scappato da una finestra, salendo sul tetto e poi nascondendosi, ma è stato cercato e trovato dalla Polizia che ha denunciato il connazionale per favoreggiamento.

17 dicembre, Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Marco Gaeta, ha rinviato a giudizio l’ex sindaco di San Biagio Platani, Santo Sabella, 53 anni, inquisito nell’ambito dell’inchiesta antimafia cosiddetta “Montagna” allorchè si sarebbe reso a disposizione del presunto capomafia del paese, Giuseppe Nugara, nella concessione di appalti in cambio del sostegno elettorale. Sabella, che si è dimesso da sindaco e il Comune è stato sciolto per infiltrazioni criminali lo scorso 11 agosto, risponde di concorso esterno all’associazione mafiosa. La prima udienza è in calendario il 18 febbraio innanzi al tribunale di Agrigento.

17 dicembre, Il 2 dicembre del 2015 è stato il giorno dell’operazione antimafia della Squadra mobile di Agrigento e della Direzione distrettuale antimafia di Palermo cosiddetta “Icaro”. Sono stati arrestati 9 indagati su complessivi 34 tra Santa Margherita Belice, Montevago, Ribera, Cattolica Eraclea, Cianciana, Montallegro, Sambuca di Sicilia, Porto Empedocle, Favara e Agrigento. Il 21 luglio del 2017 si è concluso il giudizio abbreviato in primo grado. E il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Roberto Riggio, ha sentenziato 12 condanne e 10 assoluzioni. Adesso, in Corte d’Appello, la Procura Generale ha invocato 14 condanne. In particolare, è stata chiesta la conferma della condanna in primo grado subita dai 12 condannati in primo grado:
14 anni e 8 mesi per Antonino Iacono inteso “Ninu u giardinisi”, 61 anni, residente nella frazione di Giardina Gallotti ad Agrigento.
14 anni e 8 mesi per il presunto capo della famiglia mafiosa di Porto Empedocle, Francesco Messina, 60 anni, zio del boss Gerlandino Messina.
10 anni per Rocco D’Aloisio, 46 anni, di Sambuca di Sicilia.
8 anni e 8 mesi per Tommaso Baroncelli, 40 anni, di Santa Margherita Belice.
10 anni e 8 mesi per Mauro Capizzi, 47 anni, di Ribera.
14 anni per Pietro Campo, 65 anni, di Santa Margherita Belice.
10 anni per Francesco Capizzi, inteso “il milanese”, 50 anni, di Porto Empedocle.
10 anni per Francesco Tarantino inteso “Paolo”, 29 anni, di Agrigento e residente a Porto Empedocle.
10 anni e 4 mesi per Giacomo La Sala, 47 anni, di Santa Margherita Belice.
10 anni per Santo Interrante, 34 anni, di Santa Margherita Belice.
3 anni e 4 mesi per Emanuele Riggio, 45 anni, di Monreale.
E poi è stata chiesta la condanna ad 8 anni di reclusione ciascuno per due imputati assolti in primo grado: Giuseppe Lo Pilato, 47 anni, di Giardina Gallotti ad Agrigento, e Leonardo Marrella, 41 anni, di Montallegro.

17 dicembre, A Palermo, al palazzo di giustizia, la pubblico ministero Valentina Sincero, ha chiesto la condanna a 8 anni e 4 mesi di reclusione ciascuno a carico di Roberto Lampasona, 41 anni, di Santa Elisabetta, e di Antonino Mangione, 38 anni, di Raffadali, imputati e giudicati in abbreviato nell’ambito dell’inchiesta “Proelio”, su un presunto traffico di droga e su episodi di abigeato sponsorizzato da Cosa nostra tra le province di Agrigento e Ragusa.

18 dicembre, Alla stazione ferroviaria di Canicattì la Polizia Ferroviaria ha denunciato tre ladri sorpresi a svuotare il serbatoio di carburante di uno dei mezzi delle Ferrovie. Si tratta di tre romeni residenti a Palma di Montechiaro. Alla Procura di Agrigento risponderanno di tentato furto in concorso. E’ stata sequestrata l’automobile dei tre, una Volkswagen Passat, un tubo in gomma e diverse taniche. I tre romeni hanno tentato di scappare ma sono stati accerchiati e bloccati dalla Polizia.

18 dicembre, E’ stato rintracciato in Francia Salvatore Aleo, l’agrigentino di 27 anni emigrato a Londra per lavoro e del quale non vi è stata più alcuna traccia dallo scorso 6 dicembre. La famiglia conferma: “Sì, Salvo è stato ritrovato in Francia, e sta bene. Siamo felicissimi. Ringraziamo chi ha deciso di sostenerci, grazie davvero”.

19 dicembre, Incidente domestico mortale ad Agrigento, in un’abitazione nel centro cittadino, dove una donna di 72 anni, Francesca Marchica, impegnata in lavori casalinghi, è caduta da una scala. L’anziana è stata soccorsa e trasportata in ospedale. E’ stata sottoposta ad un intervento chirurgico. Poi è deceduta.

19 dicembre, La Procura di Agrigento, tramite il procuratore Luigi Patronaggio e la sostituto Simona Faga, ha chiesto il rinvio a giudizio di quattro imputati di una presunta violenza sessuale di gruppo commessa ad Aragona il 13 maggio del 2015 a danno di una ragazzina di 12 anni. Si tratta di Bogdan Petru Corcoz, 22 anni, originario dalla Romania e residente ad Aragona, Vasile Lucian Isache, 25 anni, anche lui immigrato dalla Romania e residente ad Aragona, Costantin Cosmin Babiuc Pavel, 24 anni, romeno, e Riccardo Fonte, 60 anni, di Caltanissetta. La ragazza, che è parte civile tramite l’avvocato Daniela Posante, ha raccontato di essere stata trascinata con violenza in un vicolo dove sarebbe stata costretta ad abbassarsi i pantaloni subendo violenza, a turno, dai quattro imputati, alcuni dei quali ad Aragona perché gestori delle giostre di un luna park.

19 dicembre, A Menfi i Carabinieri, animati dal sospetto generato da un movimento anomalo di persone intorno ad un’abitazione, sono irrotti all’interno e hanno arrestato un sorvegliato speciale di 44 anni, in flagranza di reato di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti allorchè colto in possesso di 25 grammi di marijuana, un paio di grammi di hashish e un grammo di cocaina, oltre ad un bilancino di precisione. Il menfitano è ristretto ai domiciliari.

19 dicembre, A Ribera i Carabinieri della locale Tenenza hanno sottoposto a controllo un egiziano di 26 anni sorpreso in atteggiamento sospetto e guardingo nel centro storico. Nel corso della perquisizione gli sono state sequestrate diverse stecche di hashish, alcune dosi di eroina ed un coltello a serramanico nella tasche del giubbotto. Inoltre, nel domicilio dello straniero è stato scoperto e sequestrato un panetto di hashish, il tutto per complessivi 100 grammi circa di droga. L’egiziano, peraltro senza regolare permesso di soggiorno, è stato arrestato.

19 dicembre, Il Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento, diretto dal colonnello Giovanni Pellegrino, ha predisposto un serrato controllo del territorio di Favara. I militari della Compagnia di Agrigento e della Tenenza di Favara hanno identificato un centinaio di persone e oltre 150 veicoli. Tra l’altro, è stata scoperta un’autorimessa abusivamente adibita a salone di barbiere senza alcuna autorizzazione. L’improvvisato barbiere, di 30 anni, è stato denunciato, e poi arrestato per furto aggravato perché si è allacciato abusivamente alle rete elettrica pubblica. E’ stata arrestata anche una donna, una casalinga di 57 anni, per allaccio abusivo alla rete pubblica di un appartamento dove i Carabinieri sono intervenuti per sedare una lite condominiale. Inoltre, nella zona industriale di Favara i Carabinieri, in collaborazione con i colleghi del Nucleo Tutela Lavoro, nell’ambito di attività ispettive a riscontro del rispetto della normativa a tutela dei lavoratori, hanno denunciato e multato per circa 9mila euro i titolari di due aziende che hanno installato sistemi di video sorveglianza dei lavoratori non preventivamente autorizzati. In un’altra azienda di distribuzione alimentare è stato anche scovato un lavoratore in nero.

20 dicembre, I Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno denunciato a piede libero alla Procura di Agrigento, per ricettazione, cinque indagati originari della Romania, tra cui una donna, nella cui abitazione sono stati scoperti numerosi oggetti provento di furto, soprattutto a danno di scuole di Ribera, tra le “Navarro” e la “Don Bosco”, compiuti nel corso degli ultimi due mesi. Ad un posto di blocco, dentro l’automobile di un romeno di 30 anni è stato scoperto nascosto un computer. E’ scattata la perquisizione domiciliare, e in un sottoscala sono stati scoperti altri oggetti informatici e attrezzature varie per circa 10.000 euro.

20 dicembre, Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Volanti, capitanati da Francesco Sammartino, hanno arrestato Salvatore Pitrone, 34 anni. All’interno del suo ciclomotore, posteggiato in una strada cittadina, è stato scoperto nascosto sotto la sella un chilo di hashish diviso in 10 panetti da 100 grammi ciascuno. Il 34enne è ristretto ai domiciliari.

20 dicembre, A Cammarata i Carabinieri del Nucleo operativo e radiomobile della locale Compagnia, allarmati da alcuni vicini di casa, hanno arrestato, in flagranza di reato, un giovane di 24 anni ritenuto responsabile di maltrattamenti in famiglia, reiterati nel tempo, a danno dei propri genitori. Il 24enne è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento.

20 dicembre, A Sciacca, al palazzo di giustizia, a conclusione del giudizio abbreviato, il giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Rosario Di Gioia, ha assolto dall’imputazione di tentato omicidio e sequestro di persona a danno dell’anziano padre, Alessandro La Torre, 45 anni, di Sciacca, riconosciuto come del tutto incapace di intendere e di volere al momento di quanto accaduto, risalente al 20 ottobre del 2017 quando Polizia e Carabinieri arrestarono La Torre per avere aggredito e ferito il padre, Giuseppe La Torre, già sindaco di Sciacca, trovato sul pavimento in una pozza di sangue. La Torre è difeso dall’avvocato Stefano Scaduto.

20 dicembre, Il pomeriggio di venerdì 18 agosto del 2017 a Licata è stato ucciso a colpi di pistola Giacinto Marzullo, 52 anni, agricoltore e muratore. E’ stato arrestato il presunto omicida. Si tratta di Giuseppe Volpe, 20 anni, nipote di Giacinto Marzullo. Secondo quanto emerso dalle indagini, la sorella di Marzullo e il figlio di lei Giuseppe hanno incontrato Marzullo innanzi alla sua casa in campagna per discutere di questioni economiche risalenti nel tempo e mai del tutto risolte. Giacinto Marzullo avrebbe accusato la sorella di essersi appropriata dei soldi del loro anziano padre, una pensione di 2mila euro al mese, e anche dei soldi ereditati da una zia, circa 150mila euro, di cui lei, Domenica Marzullo, sarebbe stata badante. Al culmine dell’ennesima discussione, l’alterco è degenerato: Giuseppe Volpe avrebbe impugnato una pistola automatica calibro 9, regolarmente detenuta per l’utilizzo a fini sportivi, e ha sparato. Lo zio ha tentato di scappare lungo una stradina campagnola, ma è stato inseguito e ucciso. Adesso il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, a conclusione del giudizio abbreviato, ha condannato Giuseppe Volpe a 16 anni di carcere.

20 dicembre, Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, accogliendo quanto richiesto dal procuratore aggiunto Salvatore Vella e dalla sostituto Antonella Pandolfi, ha sottoposto a sequestro il castello “Colonna” a Joppolo Giancaxio, adibito a struttura ricettiva, di intrattenimento e ristorazione, gestita dalla società del sindaco di Agrigento Calogero Firetto e del fratello Mirko. Il provvedimento è stato eseguito dai Carabinieri. Nell’ambito dell’inchiesta si contestano, a carico dei Firetto, che hanno ricevuto l’avviso di garanzia, delle variazioni edilizie in assenza di titoli e permessi di costruire. Le indagini sono in evoluzione: la Procura infatti configura il concorso nel presunto reato con ignoti. Alcuni giorni addietro, il castello “Colonna” è stato teatro del matrimonio dell’ex sindaco di Catania, Enzo Bianco, in presenza, come testimoni, dell’ex premier Gentiloni e dell’ex ministro Delrio. Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, commenta: “La mia esposizione pubblica quale sindaco di Agrigento sta procurando pesantissime ripercussioni a me e alla mia famiglia, con una sequenza di fascicoli aperti, fino al sequestro di una struttura di famiglia della quale non mi sono mai occupato. Sono certo che in tempi velocissimi la giustizia chiarirà ogni cosa”.

21 dicembre, Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Francesco Provenzano, ha rinviato a giudizio il capo reparto di una nota azienda operante all’interno di un centro commerciale di Agrigento. E’ imputato di violenza sessuale aggravata dall’abuso di autorità. Si tratta di un agrigentino che avrebbe manifestato attenzioni anche morbose nei confronti di una commessa con mansioni inferiori, con contratto di lavoro a tempo determinato in scadenza, rinnovabile, secondo le presunte intenzioni del capo reparto, qualora la commessa si fosse prestata a palpeggiamenti ed anche ad eventuali rapporti sessuali. L’uomo avrebbe tempestato la donna con messaggi a sfondo sessuale, e l’avrebbe ripetutamente importunata con palpeggiamenti delle parti intime anche in presenza di colleghi di lavoro e di estranei. Prima udienza il 6 marzo.

21 dicembre, A Sciacca, al palazzo di giustizia, la giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Antonella Tesoriere, a conclusione del giudizio abbreviato ha assolto Pietro Bono, 64 anni, di Menfi, imputato di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Skorpion fish”. I pubblici ministeri Geri Ferrara e Claudia Ferrari hanno invece invocato la condanna del menfitano a 6 anni di reclusione. Pietro Bono è stato difeso dall’avvocato Accursio Gagliano.

21 dicembre, Il Tribunale di Agrigento ha condannato a 5 mesi di reclusione Calogero Falzone, 33 anni, di Porto Empedocle, imputato di resistenza a pubblico ufficiale e lesioni aggravate. Il 33enne in stato di ubriachezza avrebbe molestato gli avventori di un bar e poi si sarebbe scagliato contro i poliziotti lanciando contro loro anche un mastello per la raccolta differenziata. Falzone è difeso dall’avvocato Gianfranco Pilato.

24 dicembre, A Favara, in Piazza della Vittoria, un bandito, travisato con un passamontagna e armato di pistola, ha minacciato il titolare di un distributore di carburanti, un uomo di 40 anni, e gli ha rapinato l’incasso. Poi si è dileguato a piedi. Forse ad attenderlo vi è stato un altro complice a bordo di un automezzo. Indagano i Carabinieri.

24 dicembre, I Carabinieri della Compagnia di Licata hanno perquisito l’abitazione di un giovane di 23 anni, e hanno scoperto e sequestrato all’interno di una vetrinetta del vano cucina 12 stecche di hashish del peso di circa 25 grammi, per un valore di mercato di alcune centinaia di euro. Il 23enne risponderà all’Autorità giudiziaria di detenzione a fine di spaccio di sostanze stupefacenti.

24 dicembre, I Vigili del fuoco hanno lavorato oltre 24 ore nella zona industriale agrigentina, in territorio di Aragona, dove un incendio è divampato all’interno del capannone dell’azienda “Flexo Bags srl”, che si occupa di recupero e preparazione per il riciclaggio dei rifiuti solidi urbani, industriali e biomasse. In poco tempo le fiamme hanno aggredito una parte del fabbricato, carbonizzando cumuli di carta e cartone, e minacciando di estendersi ad altre aziende confinanti. Lo scorso 7 dicembre, ancora in territorio di Aragona, un altro incendio ha divorato decine di balle di rifiuti plastici, già stoccati, all’interno di un’altra azienda di smaltimento, la “Ekot”. Indagano Carabinieri e Polizia.

24 dicembre, I Carabinieri della Stazione di Porto Empedocle hanno denunciato a piede libero un uomo di 40 anni, originario di Padova. Si tratterebbe del balordo che durante la notte di Natale, nel centro cittadino, tra via Roma e via Lincoln, ha danneggiato a colpi di spranga una ventina di automobili posteggiate in strada, distruggendo lunotti e parabrezza. Risponderà all’Autorità giudiziaria di porto abusivo di arma e danneggiamento aggravato. Il denunciato è stato identificato tramite i filmati dei sistemi di video sorveglianza pubblici e privati nella zona.

24 dicembre, Accogliendo le istanze del difensore, l’avvocato Salvatore Cusumano, il Tribunale di sorveglianza di Caltanissetta ha concesso uno sconto di 207 giorni a Gaetano Licata, 35 anni, di Agrigento Villaseta, condannato a 10 anni di reclusione per associazione mafiosa e detenuto dal 26 giugno del 2012, il giorno dell’operazione antimafia della Polizia cosiddetta “Nuova Cupola”. La difesa ha sostenuto e argomentato che le condizioni di detenzione di Gaetano Licata sono state contrarie ai principi di umanità sanciti dall’articolo 3 della Convenzione europea dei diritti dell’uomo. La cella di Licata, nel carcere di Agrigento, sarebbe stata di spazio inferiore ai 3 metri quadrati in media per detenuto, e dunque lo stato di detenzione è stato inumano e degradante.

28 dicembre, Ad Agrigento, in via Manzoni, un uomo di 25 anni in strada è stato colpito, verosimilmente in modo accidentale, dai pallini esplosi da un fucile ad aria compressa. Il 25enne è stato soccorso e trasportato in ospedale, dove gli sono state diagnosticate ferite ad un braccio guaribili in 10 giorni. I poliziotti della Squadra Volanti, intervenuti sul posto, sono alla ricerca del balordo che probabilmente avrà armeggiato maldestramente con il fucile per recondite ragioni della mente.

28 dicembre, Al confine tra Agrigento Villaggio Mosè e Favara, in contrada Esa Chimento, verosimilmente una banda di ladri ha atteso che i proprietari di un’abitazione fuoriuscissero per entrare, tagliando finanche le inferriate a protezione di una finestra, e rubare di tutto, tra oggetti preziosi e contanti per circa 3mila euro. Il titolare, un impiegato di 50 anni, rientrato in casa, si è rivolto ai Carabinieri. Indagini in corso.

29 dicembre, A Palma di Montechiaro, nel centro storico, all’interno di un edificio diroccato e disabitato da tempo, è stato scoperto cadavere un uomo apparentemente di mezza età. La morte risalirebbe ad alcuni giorni addietro. La Procura della Repubblica di Agrigento ha disposto l’autopsia per accertare le cause del decesso. I Carabinieri sono impegnati nel riconoscimento della vittima.

29 dicembre, Ad Agrigento, a San Leone, al lungomare, lo scorso 28 marzo è stato scoperto morto all’interno della sua automobile un operaio di Siculiana, Giuseppe Siracusa, 58 anni. Ad accorgersi del cadavere è stato un amico con il quale Siracusa avrebbe avuto un appuntamento. Ebbene, adesso la Procura della Repubblica di Agrigento ha disposto la riesumazione della salma e l’autopsia. Indagini più approfondite sono dunque in corso.

29 dicembre, I Carabinieri della Tenenza di Ribera hanno arrestato per ricettazione e furto tre romeni, due di 20 anni e uno di 17 anni. Il valore della refurtiva recuperata ammonta complessivamente a svariate migliaia di euro. I tre stranieri, tutti domiciliati a Ribera, sono stati controllati ad un posto di blocco in contrada Castellana. Nel portabagagli della loro automobile sono stati scoperti e sequestrati flex, motoseghe e attrezzature agricole varie di provenienza furtiva. Anche l’automobile è risultata rubata alcuni giorni addietro a Ribera.

30 dicembre, Ad Agrigento, nella frazione di Montaperto, un pensionato di 78 anni, Girolamo Gibilaro, residente al Villaggio Peruzzo, impegnato in lavori agricoli in un terreno, è stato travolto dalla propria motozappa. Le ferite si sono rivelate fatali. Il soccorso del 118, allarmato dai familiari che sono accorsi dopo il mancato rientro a casa di Gibilaro, si è rivelato inutile. Sul posto hanno lavorato Vigili del fuoco e Carabinieri.

31 dicembre, Incidente stradale mortale nottetempo nell’Agrigentino, lungo la strada provinciale 70, in territorio di Sambuca di Sicilia, in contrada Gulfa, dove, per cause in corso di accertamento da parte dei Carabinieri, ad Alessio Airò, 30 anni, di Siculiana, è sfuggito il controllo della propria motocicletta, una Ducati, ed è caduto violentemente sull’asfalto. Airò è stato parte di un gruppo di persone in moto che lo hanno subito soccorso e trasportato, purtroppo inutilmente, all’ospedale di Sciacca.

31 dicembre, La Procura della Repubblica di Agrigento indaga per omicidio a carico di ignoti e ha disposto l’autopsia sul cadavere di Calogero Allegro, l’uomo di 64 anni scoperto morto sabato scorso, 29 dicembre, a Palma di Montechiaro, in un casolare diroccato in via Alcantara, con una profonda ferita alla testa, probabilmente provocata da un oggetto contundente.

31 dicembre, Una tragedia si è consumata nottetempo a Canicattì, all’interno della locale Compagnia dei Carabinieri, dove il carabiniere Giuseppe Terrana, padre di quattro figli, si è suicidato. Terrana, residente a Sommatino, è stato un militare apprezzato e ben voluto da tutti i colleghi, sempre distintosi per le doti umane e professionali.

Angelo Ruoppolo

Articolo precedenteE’ morto Lillo Ciaccio, fondatore della banca del cordone ombelicale di Sciacca (video intervista ad Enzo Di Natali)
Articolo successivoLa Regione e la sfida del 2019
Giornalista professionista, di Agrigento. Nel febbraio 1999 l’esordio televisivo con Teleacras. Dal 24 aprile 2012 è direttore responsabile del Tg dell’emittente agrigentina. Numerose le finestre radio – televisive nazionali in cui Angelo Ruoppolo è stato ospite. Solo per citarne alcune: Trio Medusa su Radio DeeJay, La vita in diretta su Rai 1, Rai 3 per Blob Best, Rai 1 con Tutti pazzi per la tele, Barbareschi shock su La 7, Rai Radio 2 con Le colonne d’Ercole, con Radio DeeJay per Ciao Belli, su Rai 3 con Mi manda Rai 3, con Rai 2 in Coast to coast, con Rai 2 in Gli sbandati, ancora con Rai 2 in Viaggio nell'Italia del Giro, con Striscia la notizia su Canale 5, con Radio 105 nello Zoo di Radio 105 e Rebus su Rai 3. Più volte è stato presente e citato nelle home page dei siti di Repubblica e di Live Sicilia. Il sosia di Ruoppolo, Angelo Joppolo, alias Alessandro Pappacoda, è stato il protagonista della fortunata e gettonata rubrica “Camera Zhen”, in onda su Teleacras, e del film natalizio “Gratta e scappa”, con una “prima” affollatissima al Cine Astor di Agrigento. I suoi video su youtube contano al giugno 2023 quasi 30 milioni di visualizzazioni complessive. Gli sono stati assegnati diversi premi tra cui: "Sipario d'Oro", "Alessio Di Giovanni", "Mimosa d'Oro", "Pippo Montalbano". Indirizzo mail: angeloruoppolo@virgilio.it

Exit mobile version