Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Elisabetta Stampacchia, accogliendo quanto richiesto dal pubblico ministero della Procura antimafia, Claudio Camilleri, ha rinviato a giudizio Giuseppe Gallo, 51 anni, e Vincenzo Mendola, 50 anni, entrambi di Agrigento. I due imputati, che hanno nominato come difensori gli avvocati Daniela Posante e Salvatore Pennica, non hanno scelto riti alternativi. La prima udienza, innanzi ai giudici della seconda sezione penale presieduta da Wilma Angela Mazzara, è in calendario l’11 maggio. Gallo e Mendola si sarebbero rivolti al collaborante di Raffadali, Antonino Mangione, e alla moglie, e con minacce e l’offerta di 5mila euro li avrebbero invitati a ritrattare le accuse di abusi sessuali a danno della moglie di Mangione contro il presunto boss di Agrigento, Antonio Massimino. Le loro parole sarebbero state: “Ascolta, Antonio Massimino è mio fratello. Devi andare subito a ritirare la denuncia e devi fare uscire la notizia sul giornale che ti sei inventato tutto e che sei pazzo”. Mangione ha sostenuto che Massimino avrebbe abusato di sua moglie come rappresaglia allorchè lui, Mangione, non avrebbe saldato un debito con un commerciante presunto amico di Massimino. Tali accuse sono state ritenute del tutto insussistenti dai giudici a processo.