L’Aica e il prestito di 10 milioni di euro dalla Regione: al momento solo cinque Comuni hanno aderito. Il presidente Provvidenza scrive ai sindaci inadempienti. Rischio tracollo.
Soprattutto l’informativa antimafia e l’inchiesta giudiziaria sono state la “Waterloo” della società privata Girgenti Acque. E non a caso l’indagine della Procura della Repubblica di Agrigento, avviata al tempo di Renato Di Natale procuratore e Ignazio Fonzo aggiunto, è stata intitolata “Waterloo”, alludendo alla disfatta napoleonica. Marco Campione come Napoleone Bonaparte e la sua celebre frase pronunciata a Waterloo: “Lasciatemi perdere”. Ebbene adesso si profilerebbe una seconda “Waterloo”, un tracollo finanziario dell’Aica, l’Azienda idrica dei Comuni agrigentini che ha assunto le redini della gestione del servizio idrico nella provincia agrigentina il primo agosto scorso, ereditando da Girgenti Acque una montagna di debiti. E tra lo stop a Girgenti Acque e l’avvento dell’azienda pubblica Aica vi è stata la gestione commissariale. E anche i commissari prefettizi più volte, tra la primavera e l’estate del 2021, prospettarono il collasso finanziario in mancanza di interventi a rimedio. Quando l’Aica si è insediata, la Regione le ha concesso un prestito di 10 milioni di euro per lubrificare la partenza. Si tratta di denaro che i Comuni associati all’Aica avrebbero dovuto restituire, con relativi interessi, in 5 anni, dopo l’ok dei consigli comunali. Ebbene il prestito al momento non è servito a nulla, perché solo 5 Comuni agrigentini si sono associati all’Aica caricandosi la restituzione della propria quota parte del prestito: Campobello di Licata, Castrofilippo, Grotte, Lucca Sicula e Sant’Angelo Muxaro, per 549mila e 77 euro a fronte del prestito di 10 milioni. Ecco perché incombe lo spettro del tracollo finanziario.