Home Cultura L’invincibilità della donna: la lezione senza tempo di Luigi Pirandello

L’invincibilità della donna: la lezione senza tempo di Luigi Pirandello

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In un’epoca in cui il tema della violenza sulle donne è argomento principe di tutti i mass media, in un mondo in cui non si può certamente dire che manchi una “sensibilizzazione sul tema”, in un contesto socio culturale in cui proliferano associazioni no profit, gruppi di sostegno, telefoni aiuto, e quant’altro ci consenta l’evoluzione e il progresso, affrontare il tema della fragilità della donna, della naturale propensione dell’uomo ad esercitare su di essa la sua presunta superiorità, è sicuramente impresa ardua e molto coraggiosa.
Se ci si sofferma poi sulla predominante attitudine dell’uomo a manipolare la fragilità femminile per un preciso scopo finale si rischia davvero di diventare impopolari.
E se si indagasse sulla necessità della donna di esistere prima all’esterno, attraverso un preciso ruolo riconosciuto dalla società, per avere la possibilità di esistere nella sua vera interiorità e per vedere riconosciuta la sua stessa essenza, si griderebbe al più bieco maschilismo.
La donna oggi è forte, molto forte, vive una condizione di massima emancipazione, ha raggiunto posti di potere, ha dimostrato di saper fare tutto, la mamma, la moglie, l’amante, la manager, di essere sempre “adeguata”, al punto da disorientare il sesso forte, da renderlo insicuro, da esasperare il naturale infantilismo che lo contraddistingue.
In un’ epoca in cui gli uomini si ritrovano sempre più “Peter pan” e meno “machi”, la donna appare invece sempre più indipendente, più autonoma, “invincibile”, eppure…
Eppure ogni giorno la cronaca racconta fatti di violenza fisica e psicologica sulla donna, episodi di continua sottomissione della stessa al potere maschile .
Ma allora, la donna è ancora fragile?
La donna è anche fragile, forte e fragile insieme, questo si sa, vittima ma anche complice .
Se per esprimere le svariate caratteristiche della condizione femminile in un’epoca come la nostra, che prolifera di “opinionisti” e difetta di pensatori, si utilizza il canale comunicativo più nobile ed immediato, il teatro ,e si sceglie un testo tra i più difficili e delicati del nostro concittadino premio Nobel, come “Vestire gli ignudi”, l’impresa da ardua diventa audace. Ma lode al coraggio.
Qualunque artista si avvicini ad un testo di Pirandello, sia un regista o un attore, o un semplice lettore – condizione di certo non meno impegnativa – credo rimanga immediatamente colpito dalla sua grande attualità, malgrado spesso sia trascorso quasi un secolo dalla stesura.
È anche vero, però, che chi decida di mettere in scena un’opera come “Vestire gli ignudi”, qualora non optasse per un’asettica e fedelissima “rappresentazione “ del testo originale ma voglia ulteriormente contestualizzare la storia e i personaggi, non potrebbe mai lasciarla immune dagli influssi del suo vissuto, del suo modo di essere e di pensare, del suo modo di intendere il teatro, della funzione salvifica che ogni artista vorrebbe venisse riconosciuta a tale forma suprema d’arte, in un mondo in cui i reality show la fanno da padrone.
Forse è proprio questo il senso ed il fine di un adattamento teatrale.
Ed è molto originale e innovativo l’adattamento teatrale di Gaetano Aronica.
Non rimane pedissequamente fedeli al testo, ma è fedele allo scrittore, al punto da farlo rivivere in scena (nei panni di uno straordinario Andrea Tidona) a dirigere e controllare in prima persona le proprie creature.
Operazione molto difficile, quella di affrontare con delicatezza e profondità il tema di una donna come Ersilia, in un mondo come quello odierno .
Ecco quindi che il ruolo di Ersilia per la fragilità e la sottomissione che esprime diventa più che mai attuale pur in un mondo di donne “invincibili”.
E invero anche Ersilia riesce, seppur per poco, a manipolare la realtà con furbizia e malizia ed emerge cosi l’aspetto della donna che aguzza l’ingegno per sopravvivere, l’aspetto di una donna moderna che prova e riesce sottrarsi ai giochi di chi le ruota intorno seppur sacrificando la propria vita.
Una donna che oggi si sa difendere.
È inevitabile in clima pirandelliano concludere con una domanda, che è anche una constatazione: se fosse anche questa una maschera? Un “ruolo” nuovo della donna? Se fosse la società di oggi ad imporci di essere perfette, brave in tutto, in una sola parola “invincibili”? Forse sarebbe solo una nuova prigione.

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