La Cassazione ha depositato le motivazioni della sentenza definitiva di condanna dell’ex senatore e sottosegretario trapanese, Antonio D’Alì. I dettagli.
Lo scorso 13 dicembre 2022 la Cassazione ha reso definitiva la sentenza di condanna a 6 anni di carcere a carico dell’ex senatore ed ex Sottosegretario agli Interni di Forza Italia, Antonio D’Alì, imputato di concorso esterno in associazione mafiosa, in rapporti consolidati con i Messina Denaro, padre Francesco e figlio Matteo. Ebbene adesso la sezione della Cassazione, presieduta da Stefano Morini, ha depositato le motivazioni del verdetto. E tra le 24 pagine tra l’altro si legge: “D’Alì ha contribuito al sostegno di Cosa Nostra mettendo a disposizione le proprie risorse economiche e, successivamente, il proprio ruolo istituzionale di Senatore della Repubblica e di Sottosegretario di Stato presso il Ministero dell’Interno, avendo ottenuto sostegno elettorale dai primi anni ’90 e avendo intrattenuto, a fronte del richiesto appoggio, rapporti diretti o mediati con esponenti di spicco dell’associazione, tra i quali Matteo Messina Denaro, Vincenzo Virga, Francesco Pace, Antonino Birrittella e Tommaso Coppola”. E poi la Cassazione, che ha rigettato il ricorso presentato dal difensore di D’Alì, l’avvocato Fabrizio Merluzzi, aggiunge: “D’Alì ha concluso nel 2001 (dopo una invero già ventennale disponibilità verso il sodalizio mafioso) un patto (l’ennesimo) politico/mafioso con Cosa Nostra in forza del quale il sodalizio gli ha garantito l’appoggio elettorale che ha consentito all’imputato di essere nuovamente eletto al Senato ottenendo l’incarico di Sottosegretario. Non risulta che il D’Alì abbia mai reciso i propri rapporti con l’organizzazione mafiosa e abbia mai revocato la propria disponibilità ad agire in favore del sodalizio o di soggetti con esso collusi”. E poi la Cassazione cita alcuni capi d’accusa: “D’Alì ha ceduto un terreno di sua proprietà a Francesco Geraci (prestanome di Salvatore Riina, e su espresso mandato di Matteo Messina Denaro), restituendo il prezzo ricevuto attraverso la materiale dazione di somme in contanti a componenti dell’associazione criminale, con ciò contribuendo sia all’intestazione fittizia del terreno a soggetti mafiosi, sia al riciclaggio delle somme versate quale pagamento del prezzo. E poi è intervenuto ripetutamente presso organi istituzionali e uffici pubblici per ostacolare o inibire le iniziative a sostegno di imprese sequestrate o confiscate alla mafia, tra cui la “Calcestruzzi Ericina” s.r.I., con ciò contribuendo all’espansione economica e al controllo del mercato del calcestruzzo da parte di imprese riferibili ad esponenti mafiosi. E’ intervenuto, su sollecitazione di esponenti mafiosi, nel procedimento amministrativo relativo ad appalti, lavori pubblici e finanziamenti, con ciò contribuendo a rafforzare il controllo delle attività economiche da parte di Cosa Nostra che su tale sostegno faceva affidamento nell’operare le proprie scelte imprenditoriali criminali, come con la formazione della commissione di gara per l’aggiudicazione dell’appalto per la costruzione della funivia di Erice, la valutazione di congruità del canone di locazione della caserma dei Carabinieri di San Vito Lo Capo, l’erogazione dei finanziamenti relativi al patto territoriale Trapani nord, e le forniture per la messa in sicurezza del porto di Castellammare del Golfo”.