Altri particolari tra le motivazioni della sentenza al processo “Trattativa”: “Il dialogo avviato dai Carabinieri del Ros galvanizzò la mafia e propiziò le stragi del ‘93”.
Dalle oltre tremila pagine delle motivazioni alla sentenza assolutoria emessa al processo d’Appello sulla presunta trattativa tra Stato e mafia all’epoca delle stragi del ’92 e del ’93, emergono altri dettagli destinati ad alimentare ancora di più il già vivace dibattito intorno a quanto hanno scritto i giudici della Corte d’Assise d’Appello di Palermo, ovvero il presidente Angelo Pellino, e, a suo latere, Vittorio Anania. Si tratta dell’effetto della trattativa sulle stragi del ’93: un rischio mal calcolato. In estrema sintesi: il dialogo “improvvido” avviato dai Carabinieri del Ros con la mafia avrebbe determinato, più o meno indirettamente, le stragi di Roma, Firenze e Milano. E i giudici d’Assise scrivono: “Il dialogo avviato con la mafia per bloccare le stragi e per strumentalizzare la spaccatura tra gli stragisti di Riina e i moderati di Provenzano, e ciò a favore di Provenzano, comportava un grave rischio: quello di galvanizzare – come in effetti poi è accaduto – la corrente stragista di Riina, rafforzandone il convincimento che la strategia di attacco frontale allo Stato fosse la strada più sicura per strappare concessioni o costringere lo Stato ad abbassare l’intensità dell’azione repressiva e ammorbidire sul versante carcerario il trattamento dei detenuti mafiosi”. E poi ancora si legge che: “la richiesta del dialogo da parte di autorevoli rappresentanti dello Stato ben poteva essere interpretata come una manifestazione di debolezza dello Stato e un segno tangibile di cedimento al clima di violenza e di intimidazione mafiosa, con il rischio conseguente di un ulteriore innalzamento della tensione e del livello dello scontro già in atto, propiziando nuove stragi o delitti eclatanti. Ciò non significa – né comporta – che i Carabinieri del Ros avessero accettato quel rischio, perché il suo avveramento non solo non era voluto, ma era l’esatto contrario degli obiettivi prefissati dai Carabinieri. Quello fu comunque un calcolo sbagliato e un’imperdonabile negligenza e superficialità, ma anche supponenza nel valutare le conseguenze di un’iniziativa che richiedeva un’assunzione di responsabilità politica che esulava completamente dall’ambito delle loro competenze come Carabinieri. Fu un calcolo sciagurato” – concludono i giudici. A Firenze, in via dei Georgofili, sono morti l’intera famiglia Nencioni, con le due bambine di 8 anni e 50 giorni, e il giovane studente Dario Capolicchio. A Milano, in via Palestro, sono morti i Vigili del fuoco Carlo La Catena, Sergio Pasotto e Stefano Picerno, il Vigile urbano Alessandro Ferrari, e Driss Moussafir, un migrante raggiunto da un pezzo di lamiera mentre dormiva su una panchina dei giardini pubblici.