In Sicilia occorrono altri vent’anni per ritornare al periodo pre-crisi. Impietoso il report appena pubblicato da Cisl e Diste Consulting. I dettagli.
Il sindacato Cisl, in collaborazione con Diste Consulting, ha appena pubblicato “Zoom Sicilia”, un report sullo stato di salute della Sicilia. E l’esito è impietoso, tanto che il lavoro è stato intitolato “La marcia del gambero”: indietro tutta, o, ancora peggio, un passo avanti e due indietro. Alcuni esempi: in Sicilia la crisi, tra il 2008 e il 2014, ha bruciato 160mila posti di lavoro, ovvero quanti tutti i residenti di Trapani più Enna più Caltanissetta. E dei 160mila espulsi dal mercato solo un quarto, quindi circa 40mila, sono stati riassorbiti nei quattro anni successivi. All’appello mancano, e sarebbero da recuperare, gli altri 120mila. E gli analisti commentano: “La Sicilia è ancora intrappolata sul fondo del ciclo recessivo esploso nel 2008”. Dunque, in termini più semplici, la nave è colata a picco nel 2008 e da 10 anni ancora non è riuscita a risalire a galla. Un passo avanti e due indietro, altro esempio: in Sicilia vi sono numeri da record di start-up innovative, ossia nuove iniziative imprenditoriali giovanili fondate su altrettanto nuove attività, e, al tempo stesso, la Sicilia è ancora in fondo alla classifica d’Italia per imprese capaci di saldare le fatture nei termini di legge. E poi, nel 2007 il tasso di disoccupazione è stato del 12,9%, e adesso è al 21,5%. E se ai disoccupati censiti, che sono 370mila, si sommano le persone che vorrebbero lavorare ma non ricercano il lavoro perché scoraggiate o per altre ragioni, il numero dei disoccupati aumenta a 900/950mila, e il tasso cosiddetto di mancata partecipazione al mercato del lavoro raggiunge il 40,7%. E poi, altro indicatore, il Pil, il Prodotto interno lordo: dal 2007 ad oggi sono stati persi per strada 12,9% di punti Pil. Nel 2006 il prodotto per abitante è stato più basso del 33% della media nazionale, e oggi rasentiamo il 40%. Secondo il ritmo di crescita degli ultimi quattro anni, servirebbero come minimo altri venti anni per tornare al punto di partenza. Non a caso il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha recentemente profetizzato: “Sì, la Sicilia “diventerà bellissima’ ma almeno tra venti anni”. Come canta Lucio Dalla: “Telefona tra vent’anni, io adesso non so cosa dirti”. Ed a commento del Report Zoom Sicilia di Cisl e Diste – Consulting interviene il vice presidente della Regione e assessore all’Economia, Gaetano Armao, e le sue parole sono: “La Sicilia è una Regione sostanzialmente abbandonata dallo Stato, e questo almeno da 10 anni. E’ una Regione in cui lo Stato non fa gli investimenti che dovrebbe ed è evidente che, di fronte a una crisi generale e all’idea che si possano risolvere i problemi del Mezzogiorno con il reddito di cittadinanza e non con investimenti, infrastrutture e attrazione di imprese, i numeri non possono che essere negativi. Semplificare e attrarre investimenti può far crescere di più la Sicilia. Con questo tasso di crescita torneremo a come eravamo nel 2007 solo nel 2030 e questo è inaccettabile. Non possiamo spiegare ai nostri figli che fino al 2030 qui non ce n’è per nessuno” – conclude Armao. E sì, telefona tra vent’anni, io adesso non so cosa dirti…