Un pericoloso cartello di ‘facilitatori’ del traffico internazionale di migranti, collegato con gruppi criminali in Turchia e Grecia, è stato smantellato dalla Polizia che ha eseguito il fermo di 19 indagati emesso dalla Procura distrettuale di Catania. Il provvedimento, che ipotizza il reato di associazione per delinquere finalizzata al favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, è stato eseguito a Bari, Milano, Torino e Ventimiglia. La complessa indagine ha svelato “un necessario anello di congiunzione” in Italia con “gruppi criminali attivi in Grecia e Turchia, che avrebbero agevolato i migranti nel percorso verso la meta privilegiata, Francia e Nord Europa, attraverso la ‘rotta orientale’ che attraversa Afghanistan, Pakistan, Iran, Turchia, Grecia e Italia”.
Incendio doloso in comunità recupero da droga, morto prete
A Riposto, in provincia di Catania, un incendio, che gli investigatori ritengono di natura dolosa, è stato appiccato la notte scorsa alla sede della comunità di recupero per tossicodipendenti ‘Tenda di San Camillo’, sulla strada statale 116. Tra le fiamme è morto il responsabile della struttura, padre Leonardo Grasso, di 78 anni. Sul posto sono intervenuti i vigili del fuoco che hanno spento il rogo. Indagano i carabinieri della compagnia di Giarre e della Sezione investigazioni scientifiche del comando provinciale dell’Arma.
Omicidio Contrino, chiesti 24 anni per Galiano
Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, innanzi alla Corte d’Assise presieduta da Alfonso Malato, la pubblico ministero, Chiara Bisso, 24 anni di reclusione a carico di Vincenzo Galiano, 80 anni, di Favara, che il 2 luglio del 2019, a Favara, in contrada Caltafaraci, in via Felice da Sambuca, nei pressi del collegio di Maria, al culmine di un litigio, ha ucciso sparandogli dei colpi di pistola calibro 38 un uomo di 73 anni, Baldassare Contrino. La Procura ha contestato a Galiano la premeditazione, e gli ha concesso uno sconto di pena in ragione dell’attenuante dell’età, delle condizioni di salute e del corretto comportamento processuale.
Covid 19, deceduto un anziano licatese. Nella cittadina marinara salgono a cinque i deceduti
L’Asp di Agrigento ha reso noto che un anziano licatese, risultato positivo al Covid 19, è deceduto. La persona in questione aveva delle patologie pregresse che, evidentemente, il Coronavirus ha aggravato.
Nel bollettino sulla pandemia in provincia, diffuso stamattina, per quanto riguarda Licata, l’Asp scrive che attualmente i positivi sono 62 ed i guariti 128. Cinque i deceduti.
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Covid 19, a Racalmuto, altri due nuovi casi
L’Asp agrigentina ha comunicato, al sindaco di Racalmuto, Maniglia, due nuovi casi di contagio da COVID-19 e 4 guarigioni. I nuovi casi non risultano ancora censiti in piattaforma e si rimane in attesa dei casi non ancora ufficializzati.
“Per la prima volta – dice il primo cittadino – il numero di guarigione supera quello degli attuali positivi che scendono a 18. Questo dato ci conforta perchè registra una tendenza al decremento dei contagi grazie anche all’impegno dei nostri concittadini e delle misure di contenimento dettate dalle Ordinanze Sindacali”.
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Il Covid 19 si porta via Bernardo Triolo, ex segretario generale del comune di Sciacca
C’è una nuovo decesso per Covid-19 in provincia di Agrigento. Il primo a Montevago. Non ce l’ha fatta Bernardo Triolo, 56 anni, segretario generale del Comune di Marsala, e per un breve periodo, anche segretario generale al Comune di Sciacca.
Triolo aveva contratto il virus giorni fa, ed era ricoverato al reparto di Rianimazione dell’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca. Non hanno dato l’esito sperato le sacche di plasma iperimmune, con cui i medici fino all’ultimo, hanno tentato di strapparlo alla morte.
“Servire Agrigento”, ritardi esiti tamponi e rifiuti non ritirati
Il movimento “Servire Agrigento” segnala ritardi nella comunicazione degli esiti dei tamponi ed il mancato ritiro dei rifiuti speciali dei soggetti in quarantena. Raoul Passarello e Giuseppe Sortino spiegano: “Sono centinaia i lavoratori della provincia di Agrigento intrappolati a casa da settimane nell’attesa del responso di un tampone o di una visita che non arriva anche, in taluni casi, per mancanza dei dispositivi di sicurezza. Ai ritardi di comunicazione e supporto si associa la mancanza di ritiro dei rifiuti speciali prodotti da soggetti postivi al Covid e in quarantena obbligatoria che in alcuni Comuni, come Canicattì, supera i dieci giorni. Chiediamo all’Azienda Sanitaria Provinciale di Agrigento di attivarsi con estrema urgenza nei confronti dell’impresa incaricata affinché si garantisca un corretto e puntuale ritiro dei rifiuti ponendo fine ai disagi di quanti si trovano a vivere una situazione di per sé insostenibile. Al contempo, sul fronte dell’attività di processazione dei tamponi occorre garantire tempi certi, chiarezza sui numeri e celerità nelle comunicazioni. L’attesa per le risposte alimenta angoscia e ulteriori perdite economiche soprattutto per i lavoratori non tutelati per l’assenza dal lavoro”.