Tra Catania, Messina, Trapani e Rimini, i Carabinieri del Comando Provinciale di Catania, delegati dalla Procura Distrettuale di Catania, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare e sequestro preventivo nei confronti di 46 persone, ritenute responsabili, a vario titolo, dei reati di associazione di stampo mafioso, “associazione finalizzata al traffico illecito di stupefacenti”, “detenzione e spaccio di stupefacenti”, “estorsione” aggravata dal metodo mafioso, “lesioni” aggravate dal metodo mafioso.
Il clan “Brunetto” composto dalla famiglia “Santapaola-Ercolano”, legato a “Cosa nostra” catanese, dominante nel territorio di Giarre, Mascali, Fiumefreddo di Sicilia, Castiglione di Sicilia, è stato disgregato dopo accurate indagini condotte, durante gli anni 2017-2018, dai Carabinieri del Comando di Giarre che sono riusciti a inquadrare e definire le posizioni di vertice e i ruoli degli indagati.
Gli arrestati sono stati rinchiusi nelle case circondariali di Catania, Messina, Siracusa, Caltanissetta, Agrigento, eccetto 6 coinvolti già detenuti per altre cause e 2 indagati sono agli arresti domiciliari
Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 15 di ieri, in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 135.261 (+2.012 rispetto a ieri), su 118.208 persone: di queste sono risultate positive 3.427 (+4), mentre attualmente sono ancora contagiate 1.433 (-20), 1.724 sono guarite (+23) e 270 decedute (+1). Degli attuali 1.433 positivi, 98 pazienti (-2) sono ricoverati – di cui 9 in terapia intensiva (0) – mentre 1.335 (-18) sono in isolamento domiciliare.
Questi i casi di Coronavirus riscontrati nelle varie province dell’Isola, aggiornati alle ore 15 di ieri, così come segnalati dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province: Agrigento, 38 (0 ricoverati, 102 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 19 (4, 142, 11); Catania, 610 (30, 362, 98); Enna, 67 (5, 325, 29); Messina, 286 (30, 221, 56); Palermo, 341 (26, 201, 34); Ragusa, 28 (0, 62, 7); Siracusa, 30 (3, 189, 29); Trapani, 14 (0, 120, 5).
Lo comunica la presidenza della Regione Siciliana.
Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal Ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.
Intesa Sanpaolo ha donato a l’Asp – per gli ospedali di Agrigento e Sciacca –
una somma – da 1.493.280 euro – per coprire i costi sostenuti per i 6 posti letto di terapia intensiva (ventilatori polmonari e monitor multi-parametrici) per l’ospedale “San Giovanni di Do” e per i 10 posti sempre di terapia intensiva per l’ospedale “Giovanni Paolo II” di Sciacca. A donare è stata l’Intesa Sanpaolo che ha stipulato un protocollo – per l’adozione di misure a sostegno delle azioni del Governo a fronte dell’emergenza Coronavirus – con il dipartimento della Protezione civile e il commissario straordinario per il contrasto e il contenimento dell’epidemia da Covid-19. Il beneficiario ultimo della donazione è l’azienda sanitaria provinciale di Agrigento.
Nel 2018 quando i carabinieri del Nas effettuarono un controllo all’Ospedale San Giovanni di dio ed in particolare nel reparto di Chirurgia vascolare venne fuori che era necessario effettuare dei lavori nella sala operatoria. Adesso, c’è stata l’aggiudicazione definitiva per realizzare la nuova sala operatoria . Verrà realizzata dalla Rti Arli Srl/Cenacolo Costruzioni Scarl che ha proposto la migliore offerta 679.974,36 euro al netto del ribasso del 27,40 per cento, oltre oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso, e quindi per l’importo netto contrattuale di 728.859,89 oltre Iva.
Il consigliere comunale di Agrigento Marco Vullo interviene dopo aver constatato personalmente lo stato di degrado e di abbandono in cui versa la zona di Contrada Cugno Vela nella frazione di Villaseta ad Agrigento chiedendo all’Amministrazione Firetto di attivarsi subito con la scerbatura e la pulizia della zona, ormai ridotta ai minimi termini e ridare un decoro che oggi non esiste.
“Devo intervenire ancora una volta documentando con delle foto lo stato di degrado di Cugno Vella che a causa dell’incuria,del degrado può diventare un focolaio infettivo per gli abitanti del quartiere.
Come documentato dalle foto, la mancata pulizia ha fatto sì che nel giro di poco tempo, l’erbacce sono diventate un problema sanitario per i cittadini,anche perché la zona è densamente abitata.
Invito il Sindaco Firetto e l’Assessore all’ecologia Hamel ad intervenire celermente attraverso le ditte per un intervento straordinario di pulizia e di decoro che non può e non deve aspettare.
Il quartiere di Villaseta come tanti altri quartieri satellite della città necessitano di un intervento massiccio di scerbatura e di disinfestazione per evitare pericoli sanitari e di contagio per i cittadini e le loro famiglie.
Tornerò fra qualche giorno a fare una verifica dei luoghi,sperando che l’amministrazione non perda ulteriore tempo per garantire i livelli minimi di vivibilità e di sicurezza conclude Marco Vullo.“
“Le associazioni di utenti e consumatori della provincia di Agrigento CITTADINANZATTIVA e UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI, danno voce ai cittadini\utenti del Comune di Casteltermini che lamentano da tempo precarie condizioni di fruibilità dei servizi postali, poiché l’ Ufficio preposto è ormai da tempo paragonabile ad un cantiere aperto.
Premesso che risulta pressochè impossibile contattare telefonicamente e a mezzo fax la direzione provinciale di Poste Italiane alla quale, ancora prima di un comunicato stampa, le scriventi associazioni, come sono in uso fare sul piano della forma avrebbero voluto inoltrare una richiesta d’incontro.
I cittadini ed utenti di Casteltermini, con particolare riguardo per gli anziani, che hanno necessità di usufruire dei servizi allo sportello, si trovano a poter accedere – due persone per volta, causa pandemia – nel container provvisorio ormai divenuto quasi definivo , allestito per la ricezione del pubblico, nel solo orario antimeridiano, dalle 8,20 alle 13,35, tranne il sabato, dove è stata predisposta una chiusura anticipata di un’ora.
Gli utenti in turno in attesa, oltre a creare potenziali assembramenti, si trovano a dovere sopportare le intemperie e l’incuria della zona adiacente gli uffici, causa la presenza di materiale edile, che denota lavori non eseguiti del tutto con evidenti fattori di pericolosità per l’utenza circostante, soprattutto per i bambini.
Del caso, le associazioni CITTADINANZATTIVA e UNIONE NAZIONALE CONSUMATORI hanno già interessato il Comune di Casteltermini, sollecitando gli organismi preposti ad intervenire al fine di segnalare a Poste Italiane il prolungato disservizio, nonché intimare contestualmente l’immediata bonifica dell’area interessata e completare i lavori di ristrutturazione degli uffici, che procedono a rilento. Si chiede altresì il ripristino del consueto orario lavorativo degli uffici (8,20 – 19,05), in modo da diluire l’utenza ed evitare assembramenti. Tutto ciò, in ossequio alle normative vigenti, per prevenire rischi da contagio di Covid 19
Auspichiamo che il Comune di Casteltermini e Poste Italiane si adoperino con urgenza affinchè risolvano tale problematica.”
Ha destato molta sensazione l’avvistamento di un grosso squalo, di almeno cinque metri nel mare antistante Lampedusa. Ad accorgersene sono stati alcuni pescatori usciti in mare per una battuta di pesca. Sono riusciti a riprendere l’evento che hanno poi condiviso con gli amici sui social
La Regione Siciliana accelera l’iter per la messa in sicurezza di Licata, dove, a partire dal 2016 le violente alluvioni che si sono abbattute hanno tragicamente messo a nudo tutta la fragilità di una parte di quel centro abitato, finito letteralmente sott’acqua, con danni e panico tra la popolazione per l’esondazione del fiume Salso che sfocia a mare proprio a ridosso dell’abitato.
“Dobbiamo lavorare per non farci più trovare impreparati – ha riferito il governatore – e abbiamo il dovere di tutelare al massimo l’incolumità degli abitanti. Bisogna, quindi, accelerare la realizzazione di tutte le opere necessarie a raggiungere tale scopo, impiegando fino in fondo le risorse a disposizione”.
Alla riunione hanno preso parte una delegazione del Comune di Licata, guidata dal sindaco Giuseppe Galanti, il direttore dell’Ufficio contro il dissesto idrogeologico Maurizio Croce e il capo della Protezione civile della presidenza della Regione Siciliana, Calogero Foti. Proprio quest’ultimo dipartimento, come è emerso dalla riunione, ha già impegnato tredici dei trenta milioni di euro stanziati dalla Regione.
Per la messa in sicurezza di Licata sono in corso gli studi propedeutici alla progettazione esecutiva della sistemazione idraulica del tratto più pericoloso del fiume, mentre sono state aggiudicate le gare e si stanno per consegnare i lavori per mettere in sicurezza le località Plaja, Fondachello, Colonne e Nicolizia, ormai largamente antropizzate. Si tratta di primi interventi urgenti per scongiurare, nell’immediato, nuovi pericoli per tali aree. Musumeci, anche nella sua qualità di commissario di governo, ha inoltre assicurato tempi rapidi da parte della Struttura anti dissesto per il consolidamento del costone sovrastante la via Marconi.
Ancora una volta il Tribunale Amministrativo Palermitano, chiamato a pronunciarsi su un ricorso avente ad oggetto un’indennità risarcitoria richiesta dal Dipartimento regionale dei Beni culturali e dell’Identità Siciliana per il presunto danno arrecato al paesaggio, nel Comune di Agrigento, frazione di San leone, a seguito dell’edificazione di opere abusive, ha condiviso le argomentazioni proposte dall’Avv. Michele Cimino e dell’Avv. Troja coadiuvati dal Dott. Oscar Di Rosa e dalla Dott.ssa Giulia Seminara.
È stata considerata illegittima la sanzione ex art. 167 del D.Lgs. n.42/2004 irrogata dal Dipartimento regionale dei beni culturali e dell’identità siciliana al proprietario di un immobile a San Leone.
Il Tar Sicilia-Palermo, con sentenza breve del 20 maggio 2020, ha accolto la tesi del ricorrente, e ha annullato il provvedimento emesso dall’Amministrazione Regionale con cui si contestava una presunta violazione del vincolo paesaggistico, confermando un orientamento ormai granitico sul punto. La pronuncia del T.A.R. Palermo ha infatti ritenuto fondata la censura, proposta in via principale dallo Studio legale Cimino & partners, con cui è stata dedotta la sopravvenienza del vincolo paesaggistico rispetto a quello archeologico. E pertanto l’illegittimità della sanzione ex art. 167 D.lgs. 42/04.
Il collegio giudicante ha infatti statuito che alla luce dell’art. 1 della l. 24 novembre 1981 n. 689, nessuno possa essere assoggettato a sanzioni amministrative se non in forza di una legge che sia entrata in vigore prima della commissione della violazione, che, in ipotesi di vincolo apposto successivamente alla costruzione abusiva, esclude “l’irrogazione di sanzioni amministrative pecuniarie, discendenti dalla norme disciplinanti lo stesso, a carico dell’autore dell’abuso edilizio”.
Il TAR Palermo, con dovizia di particolari pronunciandosi anche in merito alle memorie depositate e non condivise dall’Avvocatura di Stato ha poi ricostruito la normativa vincolistica concernente la Valle dei Templi di Agrigento, giungendo alla conclusione che la zona B della valle dei Templi di Agrigento di cui al decreto Gui-Mancini del 1968 doveva presumersi non gravata da alcun vincolo paesaggistico ex lege (che viceversa era stato verosimilmente introdotto ex novo e con effetti ex nunc dalla l. n. 431 del 1985).
L’Avv. Giorgio Troja sul punto dichiara: “questa sentenza, che si aggiunge alle già tante pronunce emanate in tal senso dal TAR Palermo, evidenzia una situazione tanto attuale quanto preoccupante in cui versano molti abitanti di Agrigento, proprietari di edifici costruiti tra la fine degli anni ‘70 e inizi anni ’80, che ancora oggi forse per mancata conoscenza dell’orientamento giurisprudenziale in materia e delle ragioni giuridiche a sostegno dell’illegittimità dei provvedimenti dell’Amministrazione preferiscono far fronte alle sanzioni comminate dall’Assessorato, piuttosto che impugnare i provvedimenti.
I giudici amministrativi, sposando la tesi difensiva, hanno così statuito che l’immobile, realizzato negli anni 70 in Zona B del D.M. “Gui-Mancini”, non potesse essere oggetto di alcun provvedimento sanzionatorio, essendo stato apposto solo successivamente il vincolo paesaggistico (L.431/1985) alle preesistenti zone di interesse archeologico, annullando la sanzione pecuniaria e scongiurando il pagamento della sanzione da parte del ricorrente.