Ad Agrigento all’ospedale “San Giovanni di Dio” in conclusione oggi la due giorni del confronto specialistico sul tema: “La fisica nella clinica e nella ricerca per l’oncologia medica”. L’iniziativa è organizzata dalla Federazione nazionale degli Ordini dei chimici e dei fisici, e dall’Aifm, l’Associazione italiana fisica medica, in collaborazione con l’Azienda sanitaria provinciale di Agrigento.
Le interviste sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.
Ad Agrigento al Museo archeologico “Griffo” si è svolto un incontro con Alexandra Richardson, curatrice della mostra di Alfonso Siracusa Orlando, “The Hardcastle Project”, di cui è stato presentato il catalogo. La pubblicazione è firmata da Rita Ferlisi e Dario Orphèe La Mendola, e rappresenta un ulteriore contributo di conoscenza e di riconoscenza al mecenate inglese Alexander Hardcastle. La mostra, promossa dal Parco della Valle dei Templi, già inaugurata, è visitabile a Villa Aurea fino a domani domenica 23 giugno.
Le interviste sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha scarcerato ed ha restituito la libertà al consigliere comunale di Licata, Giuseppe Scozzari, 47 anni, sottoposto a stato di fermo di indiziato di delitto mercoledì scorso 19 giugno nell’ambito dell’inchiesta antimafia dei Carabinieri cosiddetta “Assedio”. Il giudice Zammuto non ha convalidato il fermo ritenendo che è provato che Scozzari abbia chiesto e ottenuto voti dal capomafia Angelo Occhipinti, ma non emerge in modo chiaro una contropartita che possa avere rafforzato Cosa Nostra. Scozzari, che si è dimesso dalla carica di consigliere ieri dopo l’interrogatorio, è anche responsabile dell’ufficio tecnico dell’ospedale San Giacomo d’Altopasso a Licata, è difeso dall’avvocato Angelo Balsamo, ed è indagato di concorso esterno in associazione mafiosa. Nel frattempo, il Gip Zammuto ha convalidato tutti gli altri fermi, in carcere, e soltanto Raimondo Semprevivo ai domiciliari.
E’ stata costituita “Sicilia Unita”, un’associazione culturale che si prefigura di formare la nuova classe dirigente siciliana aggregando – si legge in una nota stampa – coloro che hanno a cuore l’identità e il benessere della Sicilia, sulla base di un patto tra anime politiche del centrodestra. Il presidente è Antonio Piazza, già coordinatore regionale di Gioventù Nazionale, che è il movimento giovanile di Fratelli d’Italia. E il segretario è Salvatore Gattuso, già componente dell’Assemblea Regionale di Diventerà Bellissima. I promotori di “Sicilia Unita” aggiungono: “Quest’associazione sarà un laboratorio politico in vista del futuro, dove tutti ci confronteremo costantemente su come e cosa fare per cambiare la nostra terra. Lavoreremo parallelamente ai nostri rispettivi partiti e li aiuteremo a proporre nuove idee, nuovi progetti, che vengano dal mondo dell’associazionismo, dai territori e da chi, indifferentemente dal proprio colore politico, voglia fare qualcosa di realmente utile per la nostra amata terra di Sicilia”.
Il Garante siciliano dei diritti dei detenuti, Giovanni Fiandaca, ha risposto alla lettera sulla situazione carceraria in Sicilia che Antonello Nicosia, direttore dell’Osservatorio internazionale per i diritti umani, come pubblicato ieri, ha inviato al presidente della Regione, Nello Musumeci, chiedendogli un incontro urgente. Anche il testo integrale della lettera di Fiandaca, come della lettera di Nicosia, è pubblicato sul sito internet di Teleacras.com. In sintesi, Giovanni Fiandaca afferma: “Chi riveste un incarico pubblico sa di essere esposto a critiche, e queste devono essere accolte specie quando sono fondate e perseguono un intento costruttivo. Ma questo non è il caso della lettera divulgata attraverso la stampa dal dottor Antonello Nicosia, con la quale vengono segnalate al Presidente della Regione Musumeci criticità presenti nella situazione carceraria siciliana, e ne vengono attribuite le cause anche ad un presunto inefficace funzionamento dell’Ufficio del Garante regionale dei diritti dei detenuti. In realtà, il dottor Nicosia ha mostrato un atteggiamento polemico nei confronti dell’Ufficio del Garante anche in precedenti occasioni, e ciò sempre sulla base di giudizi superficiali e di valutazioni non supportate da una effettiva conoscenza delle attività realmente svolte da tale Ufficio e puntualmente documentate nelle relazioni annuali indirizzate all’Assemblea Regionale Siciliana”.
Ecco la lettera di Fiandaca:
OGGETTO: risposta al dott. Antonino Nicosia .
Al Presidente della Regione
On. Sebastiano Musumeci
Palazzo d’Orleans
Piazza Indipendenza, 21
90129 Palermo
Chi riveste un incarico pubblico sa di essere esposto a critiche, e queste devono essere
accolte specie quando sono fondate e perseguono un intento costruttivo. Ma questo non è il caso
della lettera divulgata attraverso la stampa dal dott. Antonino Nicosia, con la quale vengono
segnalate al Presidente della Regione Musumeci criticità presenti nella situazione carceraria
siciliana, e ne vengono attribuite le cause anche ad un presunto inefficace funzionamento
dell’Ufficio del Garante regionale dei diritti dei detenuti.
In realtà, il predetto dott. Nicosia ha mostrato un atteggiamento polemico nei confronti
dell’Ufficio del Garante anche in precedenti occasioni, e ciò sempre sulla base di giudizi
superficiali e di valutazioni non supportate da una effettiva conoscenza delle attività realmente
svolte da tale Ufficio e puntualmente documentate nelle relazioni annuali indirizzate
all’Assemblea Regionale Siciliana. Piuttosto che sollevare critiche ingiustificatamente offensive,
il dott. Nicosia farebbe bene a documentarsi recandosi presso l’Ufficio del Garante e constatando
di persona la quantità e la qualità di lavoro che vi si svolge.
Se il dott. Nicosia avesse reale conoscenza della situazione delle carceri in Sicilia, si
renderebbe conto che le criticità cui egli allude sono state più volte segnalate agli organi istituzionali competenti, a cominciare dal DAP, da parte sia dei direttori degli istituti di pena
interessati, sia di questo Garante. Ma purtroppo, a causa di una cronica insufficienza di risorse
economiche destinate al mondo carcerario, nonché dei noti tempi lunghi della burocrazia, non
pochi interventi migliorativi si attendono da anni. E, d’altra parte, non si può dire che a
migliorare la situazione complessiva abbiano sinora dato un contributo rilevante le visite alle
carceri che il dott. Nicosia asserisce d’aver compiuto insieme ad un parlamentare nazionale,
enfatizzandone la valenza di toccasana di ogni problema!
Il punto decisivo non è costituito dalla quantità giornaliera di eventuale presenza del
Garante nei ventitré istituti penitenziari siciliani per adulti (cui vanno aggiunti i quattro minorili),
dislocati nelle diverse province. Anche se il Garante girasse come una trottola percorrendo in
lungo e in largo la Sicilia tutti i giorni, non per questo verrebbero a soluzione i nodi della vita
carceraria, che hanno una genesi pluricausale e che ben trascendono – come il dott. Nicosia
dovrebbe ben sapere – i limitati poteri normativamente attribuiti ai Garanti territoriali: si tratta
infatti non già di poteri di disposizione, bensì soltanto di poteri di segnalazione e sollecitazione
da esercitare nei confronti o degli organi amministrativi direttamente competenti in materia
carceraria, o delle autorità politico-istituzionali regionali a vario titolo interpellabili in vista della
tutela dei diritti fondamentali dei soggetti reclusi.
Considerata la appassionata ipersensibilità del dott. Nicosia per i problemi e le esigenze
dell’universo carcerario, non può non sorprendere, infine, il fatto che egli non manifesti alcuna
preoccupazione per la riscrittura normativa dell’istituto del Garante che, su iniziativa del
Movimento Cinque Stelle, è stata votata all’ARS appena qualche giorno fa, precisamente il 19
giugno: si tratta infatti di una riforma che, se fosse definitivamente varata ed entrasse in vigore,
depotenzierebbe a monte l’efficacia dell’Ufficio del Garante e, per di più, ne accentuerebbe il
collegamento con le contingenti maggioranze politico-governative, così minacciandone
l’autonomia e indipendenza di istituzione di garanzia.
Inviterei, pertanto, il dott. Nicosia a documentarsi adeguatamente anche in merito a
questa brutta riforma; e, quanto ai rilievi offensivi contenuti nella sua precitata lettera, mi riservo
in ogni caso di adire le competenti autorità giudiziarie.
Filippo PercontiIl deputato nazionale del Movimento 5 Stelle, l’agrigentino, originario di Bivona, Filippo Perconti, ha presentato un’interrogazione parlamentare alla Camera affinchè sia risolta una ingiustificata diversità di trattamento delle vittime di mafia rispetto alle vittime del terrorismo, chiedendo quali iniziative risolutive saranno adottate, affinché si giunga ad una equiparazione tra le diverse vittime, fornendo risposte celeri alle vittime della criminalità e alle loro famiglie. Giuseppe CiminnisiIn proposito interviene Giuseppe Ciminnisi, presidente dell’associazione “I cittadini contro le mafie”, che ringrazia l’onorevole Perconti e afferma: “Quella dell’equiparazione tra vittime del dovere, vittime del terrorismo e vittime di mafia è una questione che va avanti da molti anni senza che si sia mai arrivati a eliminare una lacuna che divide le vittime in vittime di serie A e vittime di serie B. Vogliamo sperare che questo Governo voglia risolvere una annosa questione che ci mortifica in quanto cittadini italiani che hanno pagato con la vita dei propri cari la barbarie di chi all’uso della ragione e all’esercizio del diritto contrappone la forza dell’arroganza e l’uso della violenza”.
Adesso sono due le vittime dell’esplosione della bombola di gas lo scorso 5 giugno a Gela al mercato in via Madonna del Rosario. Dopo Tiziana Nicastro, 42 anni, di Gela, all’ospedale “Civico” di Palermo è morta anche Giuseppa Scilio, 64 anni, una casalinga che è stata in fila, innanzi al furgoncino ambulante, per comprare pollo arrosto e patatine, ed è stata investita dalle fiamme del gas e dall’olio della friggitrice, subendo ustioni sul 60% della superficie corporea. La notizia della morte di Giuseppa Scilio si è diffusa mentre sono stati in corso i funerali di Tiziana Nicastro, per i quali il sindaco di Gela, Lucio Greco, ha proclamato il lutto cittadino.
Il Tribunale per i reati dei Ministri di Catania ha archiviato l’inchiesta sulla Sea Watch del gennaio scorso, nel cui ambito è stato indagato il vicepremier e ministro dell’Interno Matteo Salvini, che commenta: “Non fu sequestro ma semplicemente richiesta di ordine e regole? Bene! Prendo atto della decisione del Tribunale. Processi e indagini non mi fanno paura, ma sono felice che anche la magistratura confermi che si possono chiudere i porti alle navi pirata. Continuerò a difendere i confini”. Il Tribunale dei ministri di Catania, accogliendo quanto richiesto dalla Procura Etnea, ha archiviato anche le posizioni del premier Giuseppe Conte, del vice premier e ministro Lavoro e Sviluppo economico, Luigi Di Maio, e del ministro alle Infrastrutture, Danilo Toninelli, sotto imputazione con Salvini per lo stesso caso Sea Watch del gennaio scorso. Il Tribunale dei ministri di Catania avrebbe deciso di archiviare perchè la nave olandese Sea Watch è entrata in Italia in maniera unilaterale e senza le necessarie autorizzazioni della Guardia Costiera. Si tratta di un caso differente dal caso della nave della Guardia Costiera “Diciotti”, una nave militare italiana: in tale caso è stata infatti chiesta l’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini, negata dal Senato.
Calogero PisanoIl capo di gabinetto vicario dell’Assessorato regionale a turismo, sporto e spettacolo, e dirigente nazionale di Fratelli d’Italia, Calogero Pisano, interviene nel merito della condizione finanziaria del Comune di Agrigento, e, in prospettiva alle elezioni amministrative del giugno 2020, afferma: “Per rilanciare Agrigento oggi più che mai è indispensabile fare fronte comune. Per questo Fratelli d’Italia propone un tavolo che metta insieme tutte le forze sane della città, aperto a tutti quelli che ci stanno, realtà politiche, sociali ed imprenditoriali, senza verticismi ed al di là di interessi personali o di partito, che si carichi la responsabilità di scrivere un programma efficiente e capace di salvare la città dall’inevitabile baratro del dissesto finanziario. Alle prossime elezioni comunali Fratelli d’Italia intende essere soggetto catalizzatore di una vasta coalizione che possa presentarsi forte e compatta davanti agli elettori”.
L’avvocato Girolamo RubinoDue fratelli di Ribera, imprenditori agricoli, di 39 e 38 anni, P V e P P, sono le iniziali dei nomi, sono titolari di una società agricola che conduce a Calamonaci una florida attività di coltivazione e di produzione di pere. I due fratelli riberesi hanno bussato alla porta degli avvocati Girolamo Rubino e Rosario De Marco Capizzi perché l’assessorato regionale all’Energia ha autorizzato la società Eeb ad installare un potente impianto eolico tra i territori di Calamonaci e Bivona, disponendo l’espropriazione per pubblica utilità. In particolare, nei terreni dei due fratelli di Ribera sarebbe stata costruita una sottostazione nella quale incamerare l’energia prodotta dall’impianto eolico. Gli avvocati Rubino e De Marco Capizzi hanno presentato un ricorso al Tar chiedendo l’annullamento del decreto della Via, la valutazione di impatto ambientale, e l’annullamento dell’autorizzazione a procedere alla installazione dell’impianto eolico. Gli avvocati Rubino e De Marco Capizzi hanno sottolineato che l’assessorato Territorio ed Ambiente ha omesso di verificare l’impatto ambientale dell’impianto eolico, in riferimento alle caratteristiche ambientali dei terreni interessati, tra Calamonaci e Bivona. Il Tar Sicilia, condividendo le censure degli avvocati Rubino e De Marco Capizzi, ha accolto il ricorso e ha sospeso gli effetti dei provvedimenti impugnati. E così è stato confermato anche dal Consiglio di giustizia amministrativa, a cui la società Eeb, titolare del progetto dell’impianto eolico, ha presentato ricorso in Appello. Pertanto, nelle more di una pronuncia di merito da parte del Giudice amministrativo, non avrà luogo l’immissione in possesso dei terreni dei fratelli riberesi, che potranno pertanto proseguire la produzione di pere.