I tempi della Giustizia: si è concluso dopo 15 anni il procedimento giudiziario su presunte irregolarità commesse dall’ex ministro agrigentino, Enrico La Loggia, in occasione della ristrutturazione di una villetta a Scopello, nel Trapanese. La Corte d’Appello di Palermo, dopo ben due processi distinti ma comprendenti lo stesso oggetto del contendere, ha prosciolto i proprietari dell’abitazione e i progettisti. La Loggia è stato sotto processo insieme alla moglie Maria Elena Woodrow, al progettista Vittorio Giorgianni e a Francesca Usticano, responsabile dell’ufficio tecnico del comune di Castellammare del Golfo, per i lavori di ristrutturazione della costruzione in località Cala dell’Ovo. Nel 2003 la casa fu sequestrata per abusivismo. Gli avvocati Roberto Tricoli, Gigi Rubino e Luigi Miceli hanno dimostrato che non sono stati compiuti illeciti in difformità alle concessioni. Gli stessi difensori commentano: “Siamo soddisfatti dell’esito della vicenda giudiziaria. Ci rammarichiamo che siano passati 15 anni per accertare una circostanza assolutamente ovvia ossia la regolarità urbanistica ed edilizia dell’opera da realizzare”.
Funesto evento, 13enne si suicida impiccandosi
Un triste evento luttuoso ha funestato il territorio agrigentino e nisseno. Una ragazzina di 13 anni si è suicidata impiccandosi nelle campagne tra Cammarata e Mussomeli, al confine tra le province di Agrigento e Caltanissetta. Al momento sono ignote le ragioni del gesto. Forse, così si ipotizza, non si sarebbe rassegnata ad una malattia che ha colpito la sorella maggiore. La 13enne frequentava l’ultimo anno della scuola media “Da Vinci” di Mussomeli, viveva nella casa di campagna con i genitori, proprietari di un’azienda agricola in contrada Soria, nel territorio di Cammarata. Sull’episodio indagano i Carabinieri della Compagnia di Cammarata. Del caso è stata informata la Procura della Repubblica di Agrigento.
L’Omelia di Montenegro, i rifiuti, e l’intervento di Hamel
Nel corso dell’Omelia del Venerdì Santo, a termine della processione, l’arcivescovo di Agrigento, il cardinale Franco Montenegro, si è soffermato anche sulla, e contro, pratica incivile di gettare i rifiuti in strada. Il testo integrale dell’Omelia del cardinale Montenegro è pubblicato sul sito internet di Teleacras.com.
E in proposito, è intervenuto l’assessore comunale all’Ambiente di Agrigento, Nello Hamel, che sulla sua pagina Facebook ha scritto: “Ieri notte nell’Omelia di monsignor Franco è stato lanciato il messaggio dell’importanza ed ineludibilità della raccolta differenziata. Ed è stato espresso il rammarico per il comportamento di quei cittadini che, abbandonando l’immondizia per le strade, fanno un grande male alla comunità ed a loro stessi. Un messaggio semplice, ma concreto e incisivo: speriamo che l’appello accorato del nostro Vescovo scuota le coscienze degli incivili e faccia cessare questo inaccettabile fenomeno di inciviltà. Buona Pasqua a tutti”.
Agrigento, successo per “Il Mostro” (galleria foto)
Ha riscosso successo di pubblico, partecipazione e consensi ad Agrigento, al teatro Posta Vecchia, la rappresentazione teatrale de “Il mostro”, da parte dell’associazione culturale TeatrAnima di Agrigento, inspirato da “Ferite a morte” di Serena Dandini, pubblicato da Rizzoli nel 2013. La rappresentazione, con la regia di Salvatore Di Salvo, ha registrato il tutto esaurito in entrambe le rappresentazioni ed ha avuto un riscontro positivo della critica oltre che del pubblico presente in sala. Da un ipotetico aldilà, otto attrici, otto donne, hanno raccontato il proprio assassinio per mano di un uomo. Lo specchiarsi dei racconti, che ha determinato nelle protagoniste la presa di coscienza delle proprie fragilità, delle proprie insicurezze e dell’unico loro errore, cioè l’aver sottovalutato segnali inequivocabili provenienti da un amore malato, ha commosso ed emozionato tutto il pubblico presente in sala, colpito oltre che dalla profondità dei testi, tratti da fatti di cronaca realmente accaduti, anche per le scelte della regia volte a sottolinearli, quali musiche, luci e movimenti scenici. Sul palco Ida Agnello, Rita Balistreri, Giulia Castro, Antonella Danile, Alessia Di Santo, Zaira Picone, Consilia Quaranta, Giusi Urso, Giacom Tortorici, Claudia Frenda, e Federica Piazza, di appena 13 anni. E inoltre, l’esibizione in un tango appassionato e doloroso di Celsa Vetro e Massimiliano Vassallo, e l’introduzione della psicoterapeuta Paola Caruso. Le foto sono di Diego Romeo.
Il Psi di Agrigento su strada e binario Ag-Pa
Il Partito Socialista di Agrigento, tramite i dirigenti Sabrina Turano e Giovanni Palillo, interviene in riferimento ai ricorrenti e costanti gravi disagi nell’attraversamento della strada Agrigento – Palermo. La Federazione del Psi di Agrigento afferma: “A seguito delle tante lamentele degli utenti della strada a scorrimento veloce Agrigento-Palermo, esprimiamo forte disappunto per i lavori che procedono con notevole lentezza. Infatti il percorso della Palermo-Lercara oltre ad avere molte criticità sul piano progettuale, impedisce il flusso turistico che con la stagione primaverile dovrebbe facilitare l’avvicinamento alle bellezze culturali ed alla Valle dei Templi il cui richiamo è forte in Europa. I numerosi semafori sul tragitto scoraggiano infatti gli automobilisti, provocando danni all’economia della provincia di Agrigento. A ciò si aggiunge il mancato finanziamento del secondo binario tra Roccapalumba fino ad Agrigento, che allunga a due ore il tempo di percorrenza dell’intero tratto. Appare infatti assurdo che dopo che è stato istituito il collegamento Berlino-Palermo si impedisca ad Agrigento di essere ben collegata con il capoluogo dell’isola sia attraverso il collegamento stradale che su quello ferroviario. Si chiede quindi ad i parlamentari agrigentini di essere incisivi sul piano regionale e nazionale per colmare tali gravi lacune senza il superamento delle quali Agrigento continua a restare fuori dai circuiti economici-turistici della nostra isola”.
“Agrigento Cambia” su approvazione piano Tari 2018
Il gruppo consiliare di “Agrigento Cambia” interviene a seguito dell’approvazione del piano tariffario dei rifiuti 2018 approvato in Consiglio comunale. Il capogruppo, Pietro Vitellaro, afferma: “Nel 2015 ci siamo presentati con il nostro movimento in campagna elettorale affermando con forza che avremmo avviato la raccolta differenziata in città e, nonostante le diverse difficoltà, ci stiamo riuscendo abbassando anche i costi e quindi le bollette. La nostra città, inoltre, aveva un grave problema di soprannumero degli operatori ecologici. Ciò perché per anni trasversalmente la politica aveva scaricato sui cittadini agrigentini il costo di politiche clientelari che avevano portato il numero complessivo degli operatori a 168 per 60.000 abitanti. Tutto ciò ha comportato negli anni un’esplosione dei costi del servizio e quindi una Tari sempre più pesante da scaricare sulle famiglie e soprattutto sugli operatori economici. Si è arrivati all’assurdo di inviare ai due campeggi della città bollette da 70.000 euro fino 148.000 euro. Abbiamo ridotto di 48 unità il numero degli operatori ecologici senza che nessuno perdesse il lavoro. Oggi, è sotto gli occhi di tutti, abbiamo avviato la raccolta differenziata su tutto il territorio e questo ci ha subito consentito di ridurre i costi di conferimento in discarica e di individuare 1.200 evasori”.
Agrigento e differenziata, Firetto: “Una storia di civiltà”. (Spataro video intervista)
Il sindaco di Agrigento, in occasione dell’approvazione in Consiglio comunale del piano tariffario dei rifiuti per il 2018, che riduce la tassa a carico dei cittadini, ribadisce, come già in conferenza stampa, le ragioni positive di tale piano proposto dalla giunta. Firetto afferma: “E’ una storia di civiltà, una storia vera: la racconteremo negli anni che verranno. C’era una volta un sistema di smaltimento dei rifiuti costosissimo per i cittadini. Questo sistema era ormai insostenibile anche per l’ambiente. Tutto cominciò nel 2015. Fu allora che si parlò di futuro e di raccolta differenziata. Tante erano le difficoltà e numerosi gli ostacoli. Si cominciò con alcuni passi importanti. C’era, a quel tempo, un esubero di operatori ecologici che gravava sulle famiglie e sulle aziende: 168 dipendenti per meno di 60 mila abitanti. Furono ridotti di 48 unità, senza che nessuno di loro si trovasse senza occupazione. Poi si prese il coraggio a due mani e si disse addio ai cassonetti e allo smaltimento in discarica. Si cominciò in via sperimentale in un quartiere e poi si estese il cambiamento a tutta la città. Era il 2018. I costi si ridussero in poco tempo e furono scoperti, nelle prime settimane dall’avvio, 1.200 evasori. Via via se ne scoprirono tanti altri e il costo del servizio che gravava su ogni famiglia di contribuenti si ridusse ulteriormente. Nelle case i bambini insegnavano agli adulti come differenziare nel modo migliore. Erano loro a mostrare ai genitori di quanta plastica, cartone e vetro fosse composta la spazzatura, che prima di allora finiva in discarica e che invece, grazie alla raccolta differenziata, divenivano materiali riciclabili. Gli adulti li ascoltavano, gli anziani seguivano i loro consigli per non sbagliare a differenziare. In breve tutta la città imparò a salvaguardare l’ambiente e a chiedersi come fosse possibile in passato vivere in una città con i cassonetti ricolmi di rifiuti. Perfino i più lenti ad abituarsi si adeguarono. A poco a poco tutti furono capaci di differenziare. Non è una favoletta o una realtà impossibile. Senza retorica, questa è una storia vera, storia di questi giorni, di cui protagonisti principali sono proprio i bambini, perché è a loro che appartiene il futuro, il futuro di Agrigento e di un mondo migliore. Andiamo avanti”.
Alla Provincia di Agrigento a lavoro un altro revisore dei conti
Il dottor Mario Fontanazza è stato scelto quale nuovo componente del Collegio dei Revisori dei Conti della Provincia di Agrigento. A tale scelta si è pervenuti con un’estrazione attraverso una procedura informatica effettuata pubblicamente in presenza del commissario, Alberto Di Pisa, e del segretario generale Giuseppe Vella. Alla selezione a componente del collegio sono stati ammessi 140 candidati. Al nuovo componente sarà corrisposto un compenso annuo di 12mila euro, oltre il rimborso delle spese di viaggio. La nomina del nuovo componente si è resa necessaria a seguito delle dimissioni del componente dell’organo di revisione Francesco Marcone. Attualmente sono parte del Collegio dei Revisori il presidente Alfredo Batticani e il dottor Francesco Di Giacomo. La legge regionale 17 dell’11 agosto 2016 prevede che i revisori dei conti degli enti locali siano scelti mediante estrazione a sorte tra i professionisti residenti in Sicilia, iscritti nel registro dei revisori legali, nonché tra gli iscritti all’ordine dei dottori commercialisti e degli esperti contabili, che abbiano richiesto di partecipare alla procedura di scelta dell’organo di revisione dell’ente.
Venerdì Santo, l’omelia integrale del cardinale Montenegro
Il messaggio integrale dell’arcivescovo Francesco Montenegro a conclusione della processione del Venerdì Santo 30 marzo 2018 ad Agrigento.
“Gesù, ricordati di me…” (Lc 23,42), sì, mio Signore, è questa la richiesta di un tuo compagno di condanna, appeso al legno, proprio come te. Anche l’altro – che Luca definisce malfattore come il primo – ti è accanto, morente, ma questi non si vergogna di unirsi alla derisione e all’insulto dei capi e della soldataglia: “Non sei tu il Cristo? Salva te stesso e noi!” (39). Il “buon ladrone”, che invece crede nella tua innocenza – ladro fino alla fine – ti ruba la misericordia e il Regno e tu gli dici: “Oggi sarai con me nel paradiso” (43).
Penso Gesù, che la sua non sia stata la richiesta di un semplice ricordo, quanto un’implorazione a potersi sentire uno dei tuoi. Rinnega così per te una vita di rapine e di violenza e chiede timidamente, con un ultimo filo di voce, di esserti vicino. Questo ci incoraggia, perché anche quando sembra di essere alla scadenza dei tempi supplementari di una partita è possibile ancora vincere. Come è stato per lui.
In questa notte particolare, mi chiedo: E noi agrigentini, Gesù, ci siamo decisi a giocare seriamente la nostra partita? Il nostro territorio e la nostra Città, si sono decise a scalare la classifica del bene comune?! So bene che non sempre la palla può finire in rete, potrebbe anche colpire i pali o il loro incrocio, tuttavia questo non può essere un motivo per non provarci. Il non scendere in campo sarebbe disastroso: infatti l’immobilismo facile, comodo e colpevole paralizza, fa registrare continue decadenze, porta sempre più in basso. Dobbiamo convincerci che, tra il male comune, che a torto si dice sia mezzo gaudio, e il bene comune, non ci sono vie di mezzo. Dire: non mi interessa, non è affare mio, è una colpa. L’hai detto tu: «Chi non è con me è contro di me» (Mt 12,30; Lc 11,23).
Stasera, contemplandoti con la mia gente, ho l’impressione di cogliere nel tuo corpo crocifisso, i riflessi di violenza che solcano la superficie e l’intimità di questa terra. Venticinque anni fa, San Giovanni Paolo II, visitando la nostra città e diocesi, oltre a parlare degli eventi accaduti in antecedenza, ma che ancora dopo circa cinquant’anni non si sono conclusi perché tante ferite restano aperte, la frana del 1966 e il terremoto del Belìce del 1968, si è riferito all’attualità di allora e ci ha parlato di crisi sociale e della “piaga della disoccupazione”; dell’esasperazione dell’individualismo; della pratica sistematica della diffidenza, che volta le spalle alla cultura d’iniziativa e d’impresa; del clientelismo, che corrompe e inquina la democrazia; e condannava, con assoluta fermezza, la “cultura della mafia, che è una cultura di morte, profondamente disumana, antievangelica, nemica della dignità delle persone e della convivenza civile”. E ha implorato concordia per questa nostra terra: “una concordia senza morti, senza assassinati, senza paure, senza minacce, senza vittime” (Giovanni Paolo II, Discorsi, omelie, messaggi, Agrigento 8-9 maggio 1993).
Sono parole che restano attuali come se, da allora, fosse cambiato poco. Certo, le nostre strade non sono più bagnate di sangue come nei tempi passati, ma si continua a togliere vita. La crisi sociale continua a segnarci: ai problemi ricordati se ne sono accumulati altri, penosamente irrisolti, sfiorati solo nelle buone intenzioni di convegni, tavoli di lavoro, interviste ma, rimasti insoluti. I centri storici di questo territorio continuano a cadere a pezzi, anziché essere fonte di aggregazione sociale, generatori di cultura e occasione per la creazione di nuovi posti di lavoro, come avviene in centri lontani e vicini a noi. L’acqua e il suo ciclo (distribuzione, depurazione) più che un diritto di tutti rischia di diventare un lusso di pochi. Il nostro territorio è ferito da scempi e da abusivismo, il conto salato che ci tocca pagare sono gli smottamenti, le frane, gli scivolamenti a valle di costoni, il rischio crollo di case, ponti, strade e anche di antiche e splendide opere come la nostra Cattedrale. Che dire poi di quella emergenza trascurata per molti anni da tutti: politici, tecnici, burocrati, cittadini, e che ora è insistentemente alla ribalta: i rifiuti urbani. Per troppo tempo abbiamo fatto affidamento sul-le discariche creando bombe ecologiche a orologeria. È vero che la responsabilità può essere addossata ai disservizi. Ma a un segno di civiltà come la raccolta differenziata si contrappongono i vergognosi cumuli abusivi di rifiuti indifferenziati in diverse parti del territorio e della città. Quella fila di sacchetti di immondizia che costeggiano le nostre strade non la creano di sicuro nemici immaginari, ma l’irresponsabilità di chi non ama la sua città e questa terra, i suoi concittadini e conterranei. Ci si sente liberi di gettare la qualunque per strada, senza pensare agli altri che la abitano e che hanno il diritto di vivere nell’ordine e con dignità. Però tutti pretendiamo una città pulita. Probabilmente anche chi getta il sacchetto per strada.
Gesù: distruggiamo con la nostra incuria e indifferenza il territorio, che dovrebbe essere fonte della nostra ricchezza, e poi piangiamo perché i figli di questa terra sono costretti a emigrare. Mi pare di risentire un tuo monito: “Figlie di Gerusalemme, non piangete su di me, ma piangete su voi stesse e sui vostri figli” (Lc 23, 28).
A proposito di figli, tu sai bene che i giovani sono il vero pianto di questa terra. Loro fuggono, perché costretti dallo scippo che subiscono di futuro e di speranza. Cade, per esempio, come tegola sulla loro testa, e diventa un ulteriore motivo ad andarsene, la continua instabilità del Polo Universitario. Chiuderà? Resterà? Sì? No? È un’agonia infinita, ma la sua morte sembra avvicinarsi sempre più. A pagare il prezzo di tanta e grave situazione generale sono soprattutto i giovani. Perché dovrebbero rimanere? Su quali prospettive future possono contare? Quali incentivi hanno per costituire giovani famiglie?
Gesù ti imploro: ricordati di noi. Ricordati di questa terra tanto bella quanto triste. Non è giusto che rimanga inchiodata nelle code delle classifiche per vivibilità e salubrità. Tu l’hai pensata bella, ricca e ingegnosa.
Il disagio dilaga, e non si può girare la faccia dall’altro lato. Anche da noi c’é il bullismo e il cyberbullismo, spesso velato, che non lascia indenni i nostri ragazzi. Te ne accenno stasera, perché alcune volte sembra di avere gli occhi chiusi, o meglio fingiamo di non vedere e angelicamente noi adulti affermiamo che, dalle nostre parti, nei nostri paesi, certe cose non succedono. Ma come si fa a non vedere – penso soprattutto ai genitori – i nostri adolescenti, poco più che bambini, “posteggiati” in luoghi delle città con la bottiglia o lo spinello in mano sino a notte inoltrata? Gesù, ancora una volta, ricordati di noi.
Signore, non dirmi però che vedo solo nero e sono pessimista. Qualche volte gli altri me lo dicono. Se ti parlo così è perché, in tali situazioni che ci vedono negativamente responsabili, non ci passa per la testa che tu, in questa maniera, continui a essere inchiodato sul legno. Ma mi metto dalla parte del buon ladrone che ha visto giusto e ti dico che il mio cuore si dilata di gioia al ricordo di Maria Chiara Mangiacavallo, giovane donna coraggiosa di Sciacca (morta nel 2015 a 30 anni) che, nell’ora della brutta malattia e del dolore, ha stupito tutti scegliendo (sono sue parole) che la tua passione si sovrapponesse alla sua, vivendo fino all’ultimo istante la beatitudine della semplicità e della piccolezza. Prima tu non appartenevi al suo mondo, ma una volta che vi siete incontrati ha cambiato vita. Alla sua amicizia affido i giovani e alla sua preghiera il prossimo Sinodo.
Sai, credo davvero che, in questa terra possa vincere la giustizia e si possa vivere la legalità come ci insegna Rosario Livatino. Giovanni Paolo II lo preconizzò «martire della giustizia e indirettamente della fede». Allora, significa che si può vivere per il bene comune.
Voglio ringraziarti anche per la tanta gente operosa, generosa, coraggiosa, onesta, impegnata, giovane e meno giovane, che incontro nel mio ministero. A volte resto sorpreso per la loro fedeltà quotidiana a te e alla vita, e in loro leggo la tua fedeltà e la tua vita. Sono davvero tanti, e sono di questa terra. Grazie e… ricordati di noi.
Guardiamo perciò il crocifisso. Della sofferenza degli uomini, del dolore della creazione ferita, del nostro territorio violentato tutti sentiamoci responsabili. Ricordate?! Cinque anni fa Papa Francesco a Lampedusa disse: «La cultura del benessere, che ci porta a pensare a noi stessi, ci rende insensibili alle grida degli altri, ci fa vivere in bolle di sapone, che sono belle, ma non sono nulla, sono l’illusione del futile, del provvisorio, che porta all’indifferenza verso gli altri, anzi porta alla globalizzazione dell’indifferenza. La sofferenza dell’altro, ci riguarda, ci interessa, è affare nostro!». Gettiamo perciò lungo le pieghe e le piaghe della storia di questa nostra terra semi di speranza. Cristo è risorto. Lui non vuole che la morte trionfi. Con Lui, neppure noi!
Maria, tu che ai piedi della croce stavi ritta: tribolata, ma non schiacciata; sconvolta, ma non disperata; colpita, ma non uccisa; insegnaci a portare nella vita i patimenti e la morte di Gesù, Tuo figlio, perché, come i nostri mandorli, la sua vita fiorisca in noi, riempendo i nostri cuori dei colori della risurrezione. Amen.
Il Belice e gli Architetti (video interviste)
Ad Agrigento l’Ordine degli Architetti ha presentato il convegno sul tema: “I luoghi colpiti dal sisma del 1968 nel territorio Belicino della provincia di Agrigento. Analisi e proposte degli Architetti”, che si svolgerà sabato 7 aprile, al teatro Sant’Alessandro a Santa Margherita Belice. L’iniziativa è organizzata dall’Ordine degli Architetti della provincia di Agrigento e dalla Fondazione Architetti nel Mediterraneo, ed è inserita nel programma del 50° anniversario del terremoto del Belice del 1968.
Le interviste sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.