L’inchiesta “Eden 5”, terra bruciata intorno a Matteo Messina Denaro, sostenuta dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo e dai Carabinieri del Ros, avrebbe confermato il ruolo del presunto boss agrigentino, Leo Sutera, di Sambuca di Sicilia, che nelle campagne di Sambuca avrebbe allestito e condotto una sorta di luogo di concentramento e di smistamento di messaggi e di interessi di Matteo Messina Denaro. Un gruppo di agricoltori e di pastori sarebbe stato impegnato a bonificare la zona degli incontri, e poi i visitatori sarebbero stati scortati fino a destinazione, verso l’uomo “filtro”, Leo Sutera, conosciuto come “Il professore”. Ecco perché il primo aprile 2016 i militari del Ros e del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato 7 persone e ne hanno denunciate altre 18 in occasione del blitz battezzato “Triokola”, dall’antico nome di Caltabellotta dove sono state avviate le indagini. Poi, il 16 aprile successivo il Tribunale del Riesame di Palermo ha annullato l’ordinanza di custodia cautelare e ha restituito la libertà a Gaspare Ciaccio, 32 anni, e a Luigi Alberto La Sala, 32 anni, entrambi di Sambuca di Sicilia, e a Salvatore e Andrea La Puma, 69 e 41 anni, padre e figlio, anche loro di Sambuca. E poi il 20 aprile è stato annullato l’ordine di custodia a carico di altri due sambucesi, il barbiere Massimo Tarantino, 44 anni, e Vincenzo Buscemi, 63 anni, operaio forestale di Sambuca di Sicilia. E i giudici del Riesame hanno motivato le scarcerazioni, che non sono state impugnate dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo, e, tra l’altro, hanno scritto: “I coinvolti nelle indagini si sono limitati a fare da accompagnatori ma non partecipavano agli incontri. Lo svolgimento di alcune commissioni, anche se costituiscono reato, su incarico di appartenenti ad un gruppo mafioso, è insufficiente a sostenere l’accusa di far parte di un’associazione mafiosa, essendo necessari, per la sussistenza, dei gravi indizi di colpevolezza in ordine al delitto di cui all’articolo 416 bis, elementi non equivoci dello stabile inserimento del soggetto nella struttura organizzativa dell’associazione e la consapevolezza del medesimo di agire nell’ambito e per la realizzazione dei fini dell’associazione.” Dunque, adesso la Direzione distrettuale antimafia di Palermo ha chiesto il giudizio solo per 3 dei 7 arrestati il primo aprile 2016: Giuseppe Genova, inteso Salvatore, 51 anni, presunto capomafia di Burgio, e poi per i sambucesi Andrea La Puma, presunto uomo di fiducia di Leo Sutera, e suo figlio, Salvatore La Puma.