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Pd Sicilia, scissione e auspici

Anche in Sicilia si tenta di gettare acqua sul fuoco di una sempre più probabile scissione nel Partito Democratico. Gli esponenti della sinistra Dem nell’Isola assumono una posizione di attesa, confidando nella ricucitura dello strappo, consapevoli che nessuna delle parti in causa ne trarrebbe giovamento. In giunta regionale, l’assessore Bruno Marziano è allineato nel gruppo nazionale di Massimo D’Alema, e, nelle more delle mediazioni in corso a Roma, commenta: “Io sono come coloro che sono sospesi. Spero ancora che non si consumi questa tragedia per la sinistra italiana. Se si consumerà, cercherò di capire la cosa migliore da fare. Io ho 64 anni ma mi sto ponendo il problema per quella schiera di giovani che sono nel partito. Speriamo ancora. Certo, la scissione sarebbe voluta da Renzi ma sarà compiuta dall’anti-Renzi. E io non sono tra quelli che pensano che noi non dovremmo risponderne.” Altro esponente di rilievo della Sinistra Dem in Sicilia è il deputato nazionale ed ex presidente della Regione Sicilia, Angelo Capodicasa, che spesso ha votato contro il governo Renzi, tra la “Buona scuola” e lo “Sblocca Italia”. Anche Capodicasa, come Marziano, è aggrappato all’auspicio della ricomposizione, e chiosa: “Si tratta ancora. Speriamo che gli ultimi tentativi vadano in porto.” Più agguerriti sono invece i deputati regionali di riferimento della Minoranza del Partito Democratico, Mariella Maggio e Pino Apprendi, che hanno diffuso un documento congiunto tramite cui criticano Renzi per non avere risposto alle istanze della Minoranza e di perseguire solo una logica di rivincita per mantenere personali posizioni di potere. E Maggio e Apprendi aggiungono: “In queste ore anche in Sicilia attendiamo da Renzi un segnale che possa evitare questa dolorosa separazione.” Nel frattempo, a pochi mesi dalle elezioni amministrative per la città di Palermo, si è consolidato un fronte di oltre 250 “ribelli”. Si tratta, come è stata già battezzata, della “fronda dem” che ha deciso di non accettare il diktat di Leoluca Orlando che rifiuta il simbolo del Partito Democratico, e che ha deciso di non appoggiare la sua candidatura a sindaco.

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