Ad Agrigento Direzione distrettuale antimafia di Palermo e la Procura della Repubblica di Agrigento si sono incontrate. Una stretta di mano e una discussione si è svolta nel palazzo di giustizia, in via Mazzini, negli uffici della magistratura inquirente. L’ipotesi avanzata dal procuratore, Luigi Patronaggio, che gli sbarchi “fantasma” di migranti sulle coste agrigentine siano pericolosi perché fuori controllo e quindi facile occasione di infiltrazione criminale, non è stata sottovalutata. Ecco perché da Palermo verso Agrigento hanno viaggiato i magistrati della Direzione antimafia che ha competenza anche su immigrazione e terrorismo. Il procuratore aggiunto Paolo Guido, e poi i sostituti Claudio Camilleri, Geri Ferrara e Alessia Sinatra, si sono confrontati con i colleghi agrigentini, e hanno tracciato un piano d’azione per ottimizzare le rispettive attività di indagine e di prevenzione. Nel frattempo, Carabinieri, Polizia e Guardia di Finanza sono subito intervenuti a Realmonte, in località “Le Pergole” dove sono approdati una quarantina di migranti. E le Fiamme Gialle hanno intercettato in mare il peschereccio utilizzato per la traversata, una barca di circa 12 metri, navigante verso sud, con a bordo il presunto scafista, un tunisino, che è stato arrestato perché sarebbe stato lui a traghettare fino alla spiaggia di Realmonte i migranti. Il tunisino non ha opposto resistenza all’arresto ma, prima di essere ammanettato, ha buttato in acqua il suo telefonino gps, probabilmente per cancellare indizi e tracce compromettenti. E ancora nel frattempo, a Lampedusa 24 extracomunitari sono giunti su un’imbarcazione e sono stati subito trattenuti. E altri 84, originari della Tunisia, sono stati invece sorpresi già sulla terraferma, appena sbarcati in località Cala Madonna, dove è stata scoperta anche la loro barca. Poi, a Linosa, è stato intercettato un tunisino a piedi, verosimilmente accompagnato clandestinamente da un peschereccio. Tutti sono ospiti del Centro d’accoglienza, adesso Hotspot, in contrada Imbriacola.