La maggior parte dei Comuni aderenti all’Aica, l’Associazione idrica dei Comuni agrigentini, non ha ancora approvato i piani di rientro e, di conseguenza, non ha reso il proprio ok all’erogazione del prestito della Regione di 10 milioni di euro che i Comuni restituiranno a rate in 5 anni. Ancora di conseguenza, l’Aica batte cassa, e circa 300 lavoratori sono in attesa dello stipendio. Ecco perché i dirigenti Cgil del settore, Franco Gangemi, Filippo Munda, e il segretario generale Alfonso Buscemi affermano: “Il presidente Musumeci deve metterci la faccia in prima persona, assieme a tutta la deputazione regionale e ai membri del governo agrigentini, i quali devono attivarsi da subito per l’unica soluzione possibile nell’immediato che è solo quella da noi prospettata, ovvero l’emanazione di una legge regionale ad hoc, snella e subito applicabile. Ci riserviamo di dichiarare lo stato di agitazione dei lavoratori o di proclamare lo sciopero. Esortiamo i sindaci a fare tutto quanto è nelle loro competenze al fine di non prestare il fianco a quanti potrebbero avere interessi a fare fallire il tentativo di Aica per una gestione pubblica del servizio idrico”.