Il Tribunale di Palermo ha condannato Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede, presunti fiancheggiatori e vivandieri di Matteo Messina Denaro. I dettagli.
Lo scorso 7 giugno la Procura di Palermo, ritenendo ricorrente l’evidenza della prova e scavalcando il filtro dell’udienza preliminare, ha disposto il giudizio immediato, subito condiviso dal Tribunale, a carico di Emanuele Bonafede, 50 anni, terzo dei Bonafede arrestati dai Carabinieri, e di sua moglie Lorena Ninfa Lanceri, 48 anni, con il nome in codice “Diletta”, entrambi di Campobello di Mazara, detenuti dallo scorso 16 marzo e imputati di avere protetto e favorito la latitanza di Matteo Messina Denaro, soprattutto ospitandolo a casa loro per il pranzo e per la cena, adoperandosi, come vedette, affinchè lui entrasse e uscisse indisturbato. La coppia (lei imputata di associazione mafiosa e lui di favoreggiamento aggravato e procurata inosservanza di pena) ha scelto di essere giudicata in abbreviato. E lo scorso 17 novembre, il pubblico ministero, Piero Padova, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 6 anni di reclusione per lui e a 12 anni per lei. Ebbene adesso il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Palermo, Stefania Brambille, ha condannato Lorena Lanceri a 13 anni e 4 mesi di reclusione, ed Emanuele Bonafede a 6 anni e 8 mesi di prigione. Come sono stati incastrati Lorena Lanceri ed Emanuele Bonafede, e come la persona sotto il nome in codice di “Diletta” è stata poi scoperta essere Lorena Lanceri? E’ stata utile la testimonianza di una delle pazienti colleghe di chemioterapia, e perciò amica, di Messina Denaro nella clinica “La Maddalena” a Palermo. Lei è stata ascoltata dai Carabinieri il 18 gennaio, due giorni dopo l’arresto del boss. E ha raccontato: “Messina Denaro, da me conosciuto come Andrea Bonafede, mi ha detto di avere una storia con una ragazza di nome ‘Diletta’. Poi lui, Messina Denaro, tramite messaggio vocale, mi ha fatto parlare con tale ‘Diletta’. E nel messaggio lui mi ha detto: ‘Ah, c’è ‘Diletta’ che ha il covid. Gliel’ho passato io. Si sta curando. Stiamo qua a casa assieme e ‘Diletta’ ti saluta. Anzi ora te la passo per messaggio’. E quindi segue l’audio, il messaggio vocale, che ‘Diletta’ mi ha inviato, e mi dice: “Io sono qua con la creatura. Quello che mi sta facendo passare. Non solo mi ha trasmesso il covid. Però alla fine per lo meno mi fa ridere perché è simpatico”. Ebbene, durante la registrazione dei messaggi vocali, che sono inviati tutti dal telefono di Messina Denaro, ‘Diletta’ riceve una telefonata. I Carabinieri sentono lo squillo e ‘Diletta’ che risponde. L’analisi delle celle telefoniche svela l’identità di ‘Diletta’. Nell’istante in cui i messaggi vocali sono registrati, il telefonino di ‘Diletta’, che è con Messina Denaro, e il telefonino di Messina Denaro, agganciano le stesse celle. I due sono insieme. E quindi ‘Diletta’ è Lorena Lanceri, perché suo è il telefonino sotto analisi. Nel capo d’imputazione a carico dei due tra l’altro si legge: “Messina Denaro sarebbe andato abitualmente a pranzo e a cena nell’appartamento dei due. I coniugi avrebbero quindi fornito al boss prolungata assistenza finalizzata al soddisfacimento delle sue esigenze personali e al mantenimento dello stato di latitanza. A testimonianza di ciò vi è anche una foto che ritrae Messina Denaro a casa della coppia seduto con tra le mani un bicchiere da cognac e un sigaro. Lorena Lanceri, inoltre, era inserita nel circuito di comunicazioni che ha consentito all’ex latitante di mantenere contatti con alcune persone a lui particolarmente care”. E tra altre prove raccolte dai Carabinieri vi sono anche dei video che testimonierebbero la frequentazione della casa dei due coniugi da parte di Messina Denaro. I video si riferiscono al periodo compreso dalle ore 20:51 del 7 gennaio 2023 alle ore 21:12 del 23 gennaio. Ebbene, dai filmati emerge che il capomafia è andato quasi ogni giorno, fino alla domenica prima del suo arresto, nell’abitazione dei Bonafede, in via Mare 89, a ora di pranzo e di cena, e si è trattenuto per numerose ore. I video hanno inoltre registrato la presenza dell’automobile del latitante, la “Giulietta” Alfa Romeo, posteggiata nei pressi della casa di Emanuele Bonafede e Lorena Lanceri. Tutto ciò ha smentito ciò che marito e moglie hanno raccontato ai Carabinieri recandosi loro in caserma dopo l’arresto di Messina Denaro: “Abbiamo conosciuto il latitante, ignorando la sua vera identità: ci è stato presentato da un parente come un medico in pensione di nome Francesco Salsi. Con quest’uomo avevamo una frequentazione sporadica”. Bonafede e Lanceri avrebbero conosciuto Messina Denaro almeno dal 2017, anno in cui il boss è stato padrino di cresima al figlio dei Bonafede. E regalò alla coppia 6.300 euro per comprare al ragazzo un Rolex. L’orologio è stato trovato in casa dei Bonafede: è stato comprato l’11 gennaio 2017 alla gioielleria “Matranga” di Palermo.