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Mafia, assolto Mario Ciancio

Assolto dall’imputazione di concorso esterno alla mafia l’editore catanese Mario Ciancio. Le tesi della Procura. Il commento dei difensori e dell’Assostampa.

L’editore catanese Mario Ciancio Sanfilippo, 91 anni, è stato assolto dal Tribunale di Catania, presieduto da Roberto Passalacqua. Imputazione: concorso esterno in associazione mafiosa. Formula: “Perchè il fatto non sussiste”. Si conclude in primo grado un mastodontico procedimento giudiziario, tra istanze di archiviazione, di rinvio a giudizio, di proscioglimento e di ricorsi. Oltre 60 faldoni processuali e 27 udienze prima della sentenza. Nel frattempo a Mario Ciancio sono stati sequestrati beni per 150 milioni di euro, che poi la Cassazione gli ha restituito. Uno dei suoi difensori, l’avvocato Carmelo Peluso, dopo avere incassato la sentenza assolutoria commenta: “Dopo tanti anni di processo possiamo dire che la verità ha trionfato. Il Tribunale ha messo la parola fine a una brutta vicenda nella quale, certamente, una persona di grande spicco e di grande rilevanza a Catania è stata coinvolta. Posso dire soltanto che il processo è stato il frutto di un percorso particolare, attento, e di un contraddittorio sempre leale e corretto con i rappresentanti della Procura di Catania”. E l’altro difensore di Ciancio, l’avvocato Francesco Colotti, dello studio di Giulia Bongiorno, esulta: “E’ una delle sentenze più belle dal punto di vista professionale, e mi sono commosso per il risultato, ma anche al pensiero che con questa sentenza viene restituita la dignità a Mario Ciancio Sanfilippo, e questo è l’obiettivo più importante”. La scalata di Mario Ciancio, tra i “più potenti di Sicilia”, inizia nel 1976 quando eredita dallo zio Domenico Sanfilippo il quotidiano “La Sicilia”, poi battezza le tv locali “Antenna Sicilia” e “Telecolor”, poi compra quote di emittenti radio e quotidiani nazionali e locali, come il “Giornale di Sicilia”, “Gazzetta del Sud” e “La Gazzetta del Mezzogiorno”. E’ stato presidente della Fieg (Federazione italiana editori giornali) e vice presidente dell’Ansa. I pubblici ministeri, Antonino Fanara e Agata Santonocito, a conclusione della requisitoria hanno invocato la condanna di Ciancio a 12 anni di carcere e la confisca dei beni, perchè già dagli anni ’70 avrebbe intrattenuto rapporti di utilità reciproche con la mafia di Giuseppe Calderone, componente della Commissione regionale di Cosa nostra, e poi di Benedetto “Nitto” Santapaola. La Procura etnea tra l’altro gli ha contestato anche la mancata pubblicazione su “La Sicilia” del necrologio di Beppe Montana, il commissario di Polizia agrigentino ucciso dalla mafia a Palermo il 25 luglio 1985, e poi, invece, la pubblicazione su “La Sicilia” di una lettera di Enzo Ercolano, nipote di Santapaola, diffusa nonostante lui fosse ristretto al 41 bis. E poi la visita di Giuseppe Ercolano, cognato di Santapaola, alla redazione de “La Sicilia” per pretendere spiegazioni da un giornalista colpevole di averlo etichettato come “mafioso”. Nel corso del dibattimento sono stati ascoltati numerosi collaboratori di giustizia. Francesco Di Carlo, ex boss di Altofonte, ha definito Ciancio “un pezzo grosso, con le mani in pasta come Vito Ciancimino”. Giuseppe Catalano, ex del clan Laudani, ha raccontato: “Nel marzo del 1993 Mario Ciancio subì un furto in casa. Intervenne direttamente Aldo Ercolano, nipote prediletto di Santapaola, che minacciò: ‘Ciancio non si deve toccare più’, e gli fece restituire la refurtiva”. Giuseppe Ferone, uomo di Calderone e killer di Carmela Minniti, moglie di Nitto Santapaola, ha risposto ai magistrati: “Mario Ciancio è n’amicu, ci si po parrari”. Nel giudizio si sono costituite quattro parti civili: i fratelli del commissario Beppe Montana, l’Ordine dei giornalisti di Sicilia, l’associazione “Libera” e il Comune di Catania. Assostampa Sicilia e Assostampa Catania hanno diffuso una nota in cui si legge: “Si conclude una vicenda giudiziaria che l’Associazione siciliana della stampa, insieme alla sezione provinciale di Catania, ha seguito con grande attenzione sin dall’inizio. L’auspicio del sindacato unitario dei giornalisti è che l’assoluzione dell’editore del quotidiano La Sicilia, Mario Ciancio Sanfilippo, possa ridare serenità occupazionale a decine di giornalisti e lavoratori impegnati nelle redazioni del gruppo editoriale”.

Angelo Ruoppolo
Angelo Ruoppolohttps://www.teleacras.it
Giornalista professionista, di Agrigento. Nel febbraio 1999 l’esordio televisivo con Teleacras. Dal 24 aprile 2012 è direttore responsabile del Tg dell’emittente agrigentina. Numerose le finestre radio – televisive nazionali in cui Angelo Ruoppolo è stato ospite. Solo per citarne alcune: Trio Medusa su Radio DeeJay, La vita in diretta su Rai 1, Rai 3 per Blob Best, Rai 1 con Tutti pazzi per la tele, Barbareschi shock su La 7, Rai Radio 2 con Le colonne d’Ercole, con Radio DeeJay per Ciao Belli, su Rai 3 con Mi manda Rai 3, con Rai 2 in Coast to coast, con Rai 2 in Gli sbandati, ancora con Rai 2 in Viaggio nell'Italia del Giro, con Striscia la notizia su Canale 5, con Radio 105 nello Zoo di Radio 105 e Rebus su Rai 3. Più volte è stato presente e citato nelle home page dei siti di Repubblica e di Live Sicilia. Il sosia di Ruoppolo, Angelo Joppolo, alias Alessandro Pappacoda, è stato il protagonista della fortunata e gettonata rubrica “Camera Zhen”, in onda su Teleacras, e del film natalizio “Gratta e scappa”, con una “prima” affollatissima al Cine Astor di Agrigento. I suoi video su youtube contano al giugno 2023 quasi 30 milioni di visualizzazioni complessive. Gli sono stati assegnati diversi premi tra cui: "Sipario d'Oro", "Alessio Di Giovanni", "Mimosa d'Oro", "Pippo Montalbano". Indirizzo mail: angeloruoppolo@virgilio.it
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