Il Tribunale di Agrigento ha disposto il giudizio immediato a carico di Silvana Sfortuna, la donna di Palma di Montechiaro che ha sfregiato con l’acido l’ex marito e lo ha calunniato.
Il giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Agrigento, Iacopo Mazzullo, condividendo quanto proposto dal procuratore Giovanni Di Leo e dal sostituto Maria Cifalinò, ritenendo evidenti le prove di colpevolezza, ha scavalcato il filtro dell’udienza preliminare e ha disposto il giudizio immediato a carico di Silvana Sfortuna, 50 anni, di Palma di Montechiaro, che lo scorso 29 dicembre, interrogata in carcere dopo l’arresto, ha ammesso e confessato: “Sì, ho lanciato io l’acido contro il mio ex marito e l’ho sfregiato. Poi ho simulato di essere stata io la vittima”. L’ex marito è Saro Gioacchino Morgana, 48 anni, di Palma di Montechiaro, ricoverato lo scorso 5 dicembre all’ospedale “Cannizzaro” a Catania per gravi ustioni da acido. Lei ha accusato lui di essere stato lui ad aggredire lei con l’acido, e che lui, nel corso della colluttazione con lei, si è ustionato anche lui. Morgana è stato arrestato e piantonato in ospedale, e il 15 dicembre il Tribunale ha confermato la misura della custodia cautelare in carcere contestandogli il reato di lesioni personali gravissime. Poi il 28 dicembre l’inchiesta ha subito una inversione di marcia a “U”. Infatti, i poliziotti del commissariato di Palma di Montechiaro e della Squadra Mobile di Agrigento, lanciati dalla Procura, hanno arrestato e trasferito in carcere Silvana Sfortuna, contestandole i reati di calunnia e deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso con l’aggravante della premeditazione. L’articolo 368 del codice penale descrive così il reato di calunnia: “Chiunque incolpa di un reato taluno che egli sa innocente, ovvero simula a carico di lui le tracce di un reato, è punito con la reclusione da due a venti anni secondo le aggravanti”. E la donna, denunciandolo, avrebbe calunniato l’ex marito, avendolo lei aggredito lanciandogli addosso sostanza corrosiva. A Saro Gioacchino Morgana, con ordinanza del Tribunale di Agrigento, è stata restituita la libertà. Dalle indagini che hanno determinato la svolta investigativa è emerso, tra l’altro, che la borraccia usata per contenere l’acido è stata acquistata dalla stessa Silvana Sfortuna in un negozio gestito da cinesi. Altrettanto determinanti sono state alcune intercettazioni. Prima udienza il 9 maggio innanzi ai giudici della prima sezione penale presieduta da Alfonso Malato. Il difensore della donna, l’avvocato Giuseppe Vinciguerra, ha facoltà di scegliere il giudizio abbreviato. L’ex marito si costituirà parte civile tramite l’avvocato Calogero Sferrazza. Dopo essere stata dimessa dall’ospedale “San Giovanni di Dio” ad Agrigento con 20 giorni di prognosi, Silvana Sfortuna, intervistata da una troupe de “La vita in diretta” in onda sulla Rai, ha raccontato: “Quello che mi è successo è una cosa che spero e mi auguro non succeda mai a nessuno perchè ho passato l’inferno. Quel giorno mi sono recata a casa per recuperare uno zainetto di mia figlia, e avevo avvertito mio marito con dei messaggi, e lui gentilmente mi ha detto ‘sì, non ti preoccupare, te lo faccio trovare’. Ho sottovalutato mio marito perchè non immaginavo che mi poteva fare un agguato del genere. Mi sono presa lo zainetto e vicino c’era la bottiglietta e poi ho capito cosa era: pronta, con il tappo aperto, era programmato, secondo me. Ha incominciato a spruzzarmela addosso e a dire ‘ti sfregio tutta’. Ho avuto la forza con la mano di capovolgere la bottiglia verso di lui che ha iniziato ad urlare, si teneva la faccia, e io sono riuscita a scappare. Ho avuto paura di morire, ma mi sono fatta forza per mia figlia”.