Notte di sbarchi, quella appena trascorsa, a Lampedusa. Sedici i barchini, con a bordo oltre 260 tunisini, che sono stati recuperati dalle motovedette o che sono riusciti ad arrivare direttamente sulla spiaggia della Guitgia o a Cala Madonna. Un gruppetto di migranti, subito dopo l’approdo sulla terraferma, è stato addirittura intercettato e bloccato lungo via Roma: il corso principale dell’isola. I barchini erano composti da un minimo di 7 persone ad un massimo di 25. Fra gli sbarcati anche molti minorenni. Tutti i migranti sono stati portati all’hotspot di contrada Imbriacola dove ci sono poco meno di 700 persone. Dalla struttura d’accoglienza dovrebbero essere trasferiti, sulla nave quarantena Azzurra che è ancora in rada di Lampedusa, un altro centinaio di extracomunitari per i quali ieri sera è arrivato l’esito – negativo – ai tamponi anti-Coronavirus. Ieri, sull’isola, si erano registrati tre sbarchi per un totale di 51 tunisini.
Fin dalle prime ore del mattino oltre cinquanta volontari tra adulti e bambini si sono dati appuntamento ai margini della pineta di Eraclea Minoa per procedere alla pulizia della spiaggia e del tratto di bosco che si affaccia sul mare. Oltre 30 i sacchi raccolti, e a farla da padrone è la solita plastica, ma anche una grandissima quantità di fazzolettini di carta, bottiglie e lattine. Scoperto dai bambini anche un cumulo di grandissime dimensioni di rifiuti accatastati, composto da cassette di plastica e di legno, vecchie biciclette trasformate in mezzi di traino di vendita ambulante in spiaggia, resti di
pannocchie e di altre cibarie. Il cumulo era la discarica permanente di alcuni venditori ambulanti, ma anche di molti turisti che villeggiano in tenda abusivamente nel bosco, lasciando a fine permanenza cataste di rifiuti. Allertati i vigili urbani di Cattolica Eralea che hanno subito raggiunto il luogo. Sul posto sono giunti anche i carabinieri, il demanio marittimo e la locale Capitaneria di Porto; tutti hanno avviato le procedure di competenza per ripristinare il luogo e procedere a maggiori controlli che possano prevenire la trasformazione di un luogo d’ineguagliabile bellezza in un deposito di rifiuti.
“Ciò che ancora oggi molta gente non ha compreso è che non si può godere di un luogo così bello, di un mare incontaminato e di un incredibile parte di bosco miracolosamente sfuggito all’erosione costiera, per poi abbandonare in ambiente tutto quanto si è consumato in vacanza – dichiara Fabio Galluzzo presidente di Marevivo Sicilia – in anni d’impegno diretto ci dispiace moltissimo vedere che purtroppo ci sia ancora tanto disinteresse e tanta mancanza di rispetto, nonostante gli appelli che giungono da ogni parte del mondo sulla necessità di cambiare i nostri comportamenti e di salvaguardare l’ambiente”. Raccolti oltre 30 sacchi di rifiuti, composti da plastica, carta, vetro, polistirolo e ingombranti vari per un peso stimato di una tonnellata. Anche per questa raccolta le quantità e la tipologia di quanto rinvenuto nel corso della giornata ecologica sarà trasferito nella banca dati dell’App “Clean Swell” di Ocean Conservancy sviluppata in collaborazione con Marevivo Onlus e che permette di catalogare i rifiuti raccolti e integrare la ricerca e la conoscenza per trovare misure di conservazione e di riduzione delle forme di degrado e inquinamento.
Un magazzino stracolmo di marijuana è stato trovato dai carabinieri della compagnia di Licata in un’abitazione ed è subito scattato l’arresto per G. M. con l’accusa di detenzione ai fini di spaccio di stupefacenti. I controlli dei carabinieri – per prevenire e reprimere lo spaccio di stupefacenti – vanno naturalmentre avanti senza alcuna tregua. Ed è in questo contesto che l’attenzione dei militari della compagnia di Licata è stata attirata dall’atteggiamento sospetto di un licatese, G. M., già noto alle forze dell’ordine. S’è deciso di effettuare una perquisizione domiciliare ed effettivamente i carabinieri ci avevano visto giusto. All’interno di quella residenza, c’era – stando all’accusa formalizzata – una camera ricolma di sacchi di plastica trasparente e tre scatoloni, oltre a diversi barattoli di vetro, tutti pieni di marijuana in parte già confezionata. Una volta terminata la perquisizione, i militari hanno sequestrato ben 104 chili di “erba” e altri 4 chili di semi di marijuana, oltre agli oggetti utili al confezionamento dello stupefacente.
Se ad Agrigento i treni scarseggiano, a Trapani attendono una svolta. “Tra poche settimane sarà passato un anno. Un anno esatto dall’invio delle carte al Ministero dell’Ambiente per ottenere un parere sulla ristrutturazione della ferrovia Trapani-Alcamo via Milo, chiusa dal 2013. La Sicilia occidentale e l’intera Regione attendono infatti un cenno da Roma dal 24 settembre 2019. Nel frattempo, un’infrastruttura strategica giace immobile ormai da quasi un decennio, pur essendo già disponibili fondi e progetto per il ripristino della tratta. Sino a ieri mattina abbiamo manifestato tutto il nostro disappunto e chiesto una rapida svolta. Se così non sarà, dovremo prenderne atto e il prossimo 24 settembre, allora, festeggeremo amaramente questo anno di attesa del parere. Andremo in piazza al fianco del territorio trapanese, penalizzato da una burocrazia sorda e dall’assenza di una linea ferroviaria all’altezza”.
Lo rende noto l’assessore alle Infrastrutture della Regione Siciliana Marco Falcone, a proposito del progetto di riapertura della diramazione via Milo della ferrovia Trapani-Alcamo. “Già lo scorso giugno – aggiunge Falcone – avevamo chiesto al ministro Sergio Costa un intervento straordinario per sbloccare l’iter sulla verifica di non assoggettabilità a Via, consentendo così a Rfi di mandare in gara i lavori da 144 milioni di euro cui si aggiungono i 60 milioni per l’elettrificazione della tratta. Purtroppo però, malgrado gli sforzi finanziari e progettuali di Rfi e del Governo Musumeci, il territorio rimane mutilato. Lanciamo un nuovo appello al Ministero – conclude Falcone – affinché si ponga subito fine a questa snervante stasi”.
Gero Acquisto, Segreterio provinciale Uil Agrigento è impegnato in questi giorni in “consultazioni”con i candidati sindaco della città dei Templi. Incontri per fare il punto della situazione sui problemi che attanagliano la comunità agrigentina.
“Il mio appello ai candidati sindaco di Agrigento è stato già accolto da Marco Zambuto e Franco Miccichè. Li ho incontrati ed ho potuto constatare che entrambi si dicono pronti a mettersi subito al lavoro, se eletti, per far svoltare una volta e per tutte la città dei Templi. La qualità della vita deve migliorare, bisogna battersi affinché i nostri giovani non vadano più via, bisogna creare tutta una serie di interventi per creare nuovi posti di lavoro. Sbloccare, immediatamente, il Piano regolare generale, portare a compimento il piano di recupero del centro storico. Aiutare il commercio che con la Pandemia in atto e la conseguente assenza dei turisti stranieri rischia di collassare in autunno. Non c’è più tempo da perdere, rimboccarsi le maniche e mettersi subito al lavoro dovrà essere più che un impegno da parte del nuovo sindaco. Sia Zambuto che Miccichè si sono detti pronti a coinvolgere fin da subito il sindacato e gli ordini professionali. Mi attendo che anche gli altri candidati sindaco, a cominciare dall’uscente Lillo Firetto possano incontrarmi. Io non ho lanciato un appello, ho voluto lanciare un grido di dolore che solo con tanto duro lavoro, potrà diventare un grido di speranza per salvare questa splendida terra.
I militari del comando provinciale della Guardia di finanza di Agrigento hanno dato esecuzione a Sciacca a 10 decreti di sequestro preventivo di altrettante discariche abusive di rifiuti speciali, estese per un’area di oltre 20.000 metri quadrati. I provvedimenti di sequestro sono stati adottati dall’ufficio del gip del tribunale di Sciacca, Antonino Cucinella, su richiesta del sostituto procuratore Michele Marrone. Ad eseguirli gli uomini delle Fiamme gialle di Sciacca. Le discariche sono state individuate in vari punti del territorio di Sciacca: nelle contrade Tabasi, Timpi Russi, Bordea e Santa Maria. In quelle aree vi erano stati sversati ingenti quantitativi di rifiuti speciali, costituiti principalmente da sfabbricidi derivanti dall’attività edile. I militari, nel corso delle indagini coordinate dalla Procura della Repubblica di Sciacca, hanno anche individuato un laghetto artificiale, oggi del tutto sommerso dai rifiuti. L’operazione fa seguito ad analoghe attività svolte nei mesi precedenti, sempre dalla Guardia di finanza che hanno sottoposto a sequestro altre tre aree adibite a discariche abusive per oltre 10.000 metri quadrati, denunciando alla Procura i relativi responsabili.
Dopo la tragedia urge fare chiarezza e tutelare anche l’ambiente. La Guardia costiera di Lampedusa ha diffidato il comandante del peschereccio “Valeria III”: “Si proceda al recupero della barca per evitare sversamenti in mare”. Non sarà semplice, né tantomeno sarà un’operazione da poter realizzare nel giro di qualche ora, ma il peschereccio “Valeria III” non deve inquinare e deve ritornare a galla. Anche perché dovrà essere sottoposto ad accertamenti tecnici per stabilire cosa abbia determinato, ad un miglio e mezzo da Capo Ponente, il naufragio che è costato la vita a Giovanni Bono, pescatore di 59 anni. Ieri, a Lampedusa, è stata giornata di lutto cittadino, con tanto di bandiere – quelle del Municipio – a mezz’asta. Sulla tragedia, la Procura della Repubblica di Agrigento – con a capo il procuratore Luigi Patronaggio – ha aperto un fascicolo d’inchiesta, a carico di ignoti per le ipotesi di reato di naufragio ed omicidio colposo. Oltre agli accertamenti tecnici sul peschereccio – sull’isola si parla di una falla apertasi all’improvviso nello scafo -, la Procura ha disposto l’esame esterno della salma del pescatore cinquantanovenne.
Il presidente della terza sezione del Tar di Palermo, Maria Cristina Quiligotti, ha accolto l’istanza cautelare presentata dal Governo e ha sospeso l’esecutività del decreto del presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, che prevede la chiusura degli hotspot e dei centri di accoglienza per migranti presenti sull’isola. La camera di consiglio è stata fissata per il 17 settembre prossimo. Per il Tar di Palermo “le misure adottate con il provvedimento impugnato non possono ritenersi rientranti nell’ambito dell’esercizio dei poteri delegati dall’autorità del Governo centrale, in mancanza delle predette necessarie previe direttive in materia”. E il “Soggetto Attuatore delle misure emergenziali connesse allo stato di emergenza dichiarato dal Consiglio dei Ministri” per il Covid-19 “opera sulla base di specifiche direttive impartite dal Capo del Dipartimento della protezione civile”. “Le misure adottate con l’impugnato provvedimento – scrive il Tar – sembrano esorbitare dall’ambito dei poteri attribuiti alle Regioni”, anche se “disposte con la dichiarata finalità di tutela della salute in conseguenza del dilagare dell’epidemia da Covid-19 sul territorio regionale”. Anche perché, rileva il giudice amministrativo, “involvono e impattano in modo decisivo sull’organizzazione e la gestione del fenomeno migratorio nel territorio italiano, che rientra pacificamente nell’ambito della competenza esclusiva dello Stato” e, “peraltro, sono certamente idonee a produrre effetti rilevanti anche nelle altre regioni e, quindi, sull’intero territorio nazionale, nel quale dovrebbero essere trasferiti, nell’arco delle 48 ore decorrenti dalla pubblicazione dell’ordinanza, i migranti allo stato ospitati negli hotspot e nei centri di accoglienza insistenti sul territorio regionale”. ”Ennesima vergogna italiana, governo e ‘giustizia’ spalancano porti e porte ai clandestini. Dalla Lega massimo sostegno a Musumeci e ai siciliani. Tutti i nostri sindaci e governatori sono mobilitati per evitare qualsiasi nuovo arrivo di clandestini che ormai non sono più solo un problema economico e sociale ma anche sanitario”. Lo dice, secondo quanto riporta l’Adnkronos, il leader della Lega Matteo Salvini dopo la decisione del Tar di Palermo sull’ordinanza Musumeci.
Sono 50 i nuovi casi di contagio da Covid 19 in Sicilia, nessuno dei quali tra migranti. Agrigento e provincia non sono contemplati in questo “bollettino”. Il dato, come sempre, è fornito dal Ministero della Salute. I ricoverati con sintomi sono 62, mentre resta ancora stabile il numero dei pazienti ricoverati in terapia intensiva (10). Anche in isolamento restano sempre 947 persone per un totale di 1019 attuali positivi per un totale di casi, dall’inizio della pandemia, di 4.174. Sono stati eseguiti 4.072 tamponi che portano il totale a quasi 337.800. Resta fermo a 286 il totale delle vittime dell’epidemia nell’isola, senza nessun nuovo decesso nell’ultima settimana. Per quanto riguarda le province, a Palermo si registrano 17 nuovi positivi, quindi 16 a Catania, 7 di questi sono provenienti da paesi esteri, 7 a Messina, di questi cinque sono tornati dalla Sardegna, 3 a Ragusa, di questi due di ritorno da Malta e 7 a Siracusa.
Disagi idrici in 9 Comuni dell’Agrigentino. Un guasto lungo condotta ha provocato l’interruzione dell’acquedotto Fanaco. Lo rende noto la gestione commissariale del servizio idrico integrato che è stata, a sua volta, allertata da Siciliacque Spa. A secco sono Ravanusa, Canicattì, Campobello di Licata e Casteltermini. Per lo stesso motivo risulta minore la fornitura idrica nei Comuni alimentati dal partitore di Aragona: Agrigento (zona San Michele, Fontanelle, via Unità d’Italia); Aragona; Comitini; Porto Empedocle (zone Bellavista e Caliato); Favara e le utenze Voltano. Ma non è finita. Risulta sensibilmente ridotta – rendono noto sempre i commissari della Girgenti Acque – la fornitura idrica in arrivo al punto di consegna serbatoio “Forche” del Comune di Agrigento, a servizio dei seguenti serbatoi: Giardini; Rupe; Itria; Madonna delle Rocche; Viale della Vittoria; Forche; Cozzo Mosè e Poggio Muscello. Le turnazioni idriche in programma per domani, 28 agosto, e per sabato subiranno degli slittamenti. La distribuzione tornerà regolare non appena Siciliacque, società di sovrambito, avrà ripristinato la fornitura idrica ai Comuni, normalizzandosi nel rispetto dei necessari tempi tecnici.