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Un’arma micidiale tra Favara e Castrofilippo (video e intervista)

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I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento, diretti da Giovanni Minardi, hanno rinvenuto, nelle campagne tra Castrofilippo e Favara, e sequestrato un fucile mitragliatore kalashnikov AK47 con il caricatore e numerosi proiettili inesplosi. Si tratta di un’arma da guerra a raffica. Il ritrovamento è frutto di alcune segnalazioni alla Polizia su strani movimenti nella zona da parte di persone sconosciute. ll kalashnikov è stato abilmente occultato sottoterra, all’interno di un sacco nero. Il fucile sarà adesso analizzato dalla Polizia Scientifica alla ricerca di eventuali tracce di Dna per risalire all’identità di coloro che lo hanno nascosto e per riscontrare se il mitragliatore è stato già utilizzato per compiere atti delittuosi, non solo in Italia ma anche all’estero. Un’apposita inchiesta è stata avviata dalla Procura antimafia di Palermo e dalla Procura di Agrigento.

In proposito un’intervista a Giovanni Minardi è in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

“Palma e Petralia da archiviare” (video)

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Il depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio. La Procura di Messina ritiene da archiviare l’inchiesta a carico dei magistrati Palma e Petralia.


Secondo la Procura della Repubblica di Messina, l’inchiesta, sollecitata dalla Procura di Caltanissetta, a carico dei magistrati Carmelo Petralia e Annamaria Palma, è da archiviare. Quale inchiesta? Si tratta dell’inchiesta sul depistaggio delle indagini dopo la strage di via D’Amelio contro il giudice Paolo Borsellino e la sua scorta. Petralia e Palma, all’epoca componenti del pool indagante diretto dal defunto Giovanni Tinebra, sono indagati per concorso in calunnia aggravato dall’avere favorito Cosa Nostra e dalla circostanza che dalle presunte calunnie sono derivate condanne superiori ai 20 anni di carcere.

Palma, Tinebra, Petralia
Per la stessa ipotesi di reato sono attualmente sotto processo a Caltanissetta tre poliziotti, il funzionario Mario Bo, ex capo del gruppo d’indagine “Falcone – Borsellino”, e gli ispettori in pensione Fabrizio Mattei e Michele Ribaudo, che si occuparono della tutela di tre falsi pentiti, Vincenzo Scarantino, Francesco Andriotta e Calogero Pulci. I tre poliziotti sono imputati di avere suggerito ai tre falsi collaboratori la versione da fornire agli inquirenti e i nomi da indicare quali responsabili della strage. La falsa verità, a cui tanti anni i giudici hanno creduto, è costata la condanna all’ergastolo a sette innocenti. Poi tale falsa verità è stata picconata e distrutta dalle rivelazioni del collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza. L’ex killer di Brancaccio si è accusato della strage e ha ricostruito quanto accaduto realmente. I sette ingiustamente condannati sono stati scarcerati e adesso sono parte offesa dei reati contestati dalle Procure di Caltanissetta e di Messina. I loro nomi: Cosimo Vernengo, Gaetano La Mattina, Gaetano Murana, Gaetano Scotto, Giuseppe Urso, Natale Gambino e il defunto Salvatore Profeta. Carmelo Petralia oggi è Procuratore aggiunto a Catania. Annamaria Palma è Avvocato generale a Palermo. Entrambi, ascoltati in dibattimento a Caltanissetta, hanno respinto le accuse di depistaggio, negando di avere “preparato” (tra virgolette) il pentito Scarantino, e hanno sottolineato che a coordinare le indagini sulla strage del 19 luglio 1992 sono stati altri magistrati. Perché la Procura di Messina, capitanata dal procuratore Maurizio De Lucia e dall’aggiunto Vito Di Giorgio, invoca dal giudice per le indagini del Tribunale l’archiviazione delle indagini, in corso da meno di un anno, a carico di Petralia e Palma? Perché – ecco la risposta – anche se emergono alcune anomalie, non vi sono profili di rilevanza penale. Annamaria Palma, innanzi ai magistrati di Caltanissetta, tra l’altro e in lacrime si è difesa così: “Io a questo Stato ho regalato il 50% della mia salute, oltre all’affetto che mi ha fatto perdere di mio figlio, per avere poi che cosa? Per essere indagata ingiustamente. Mi scuso, ma questa cosa non la tollero, soprattutto perché mi trovo nelle condizioni di dovere essere attaccata dai familiari del giudice Borsellino che io ho adorato. Non la tollero perché profondamente ingiusta”.

“Villa Sikania”, oltre un centinaio al sit-in a Siculiana. Anziana esasperata si sfoga col sindaco

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A Siculiana oltre un centinaio di persone hanno partecipato al sit-in organizzato in via Libertà dall’Amministrazione comunale presieduta dal sindaco Leonardo Lauricella e dal Consiglio comunale. Nel corso della manifestazione è stata ribadita unanime la richiesta di chiusura del centro d’accoglienza per migranti nell’ex “Villa Sikania”, recentemente teatro anche di fughe di migranti che hanno sollevato e alimentato non poche tensioni tra i residenti della “Città degli Sposi”. In occasione di un’apposita seduta straordinaria del Consiglio comunale, svoltasi nel pomeriggio di ieri giovedì, è stato redatto un documento ufficiale tramite cui è stato rilanciato l’obiettivo dello stop al centro d’accoglienza oltre al risarcimento dei danni da parte dello Stato. A tal fine, il sindaco Lauricella, al microfono del Videogiornale di Teleacras in onda oggi, ha confermato che intraprenderà le adeguate azioni legali. A margine della manifestazione, un’anziana ha espresso in modo alquanto concitato il proprio no al centro d’accoglienza, avvicinandosi al sindaco e battendo i pugni sul parabrezza dell’automobile usata da Lauricella per coordinare il sit-in. La donna abita a poca distanza dalla struttura adibita all’accoglienza dei migranti, e ha “gridato” l’esasperazione che ciò le comporta. Per rasserenarla sono intervenuti gli agenti delle forze dell’ordine presenti sul posto. Il video sarà in onda domani sabato al Videogiornale di Teleacras.

Coronavirus: in Sicilia solo un nuovo contagio e nessun decesso.

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Questo il quadro riepilogativo della situazione nell’Isola, aggiornato alle ore 15 di oggi, in merito all’emergenza Coronavirus, così come comunicato dalla Regione Siciliana all’Unità di crisi nazionale.
Dall’inizio dei controlli, i tamponi effettuati sono stati 160.639 (+2.771 rispetto a ieri), su 136.155 persone: di queste sono risultate positive 3.448 (+1), mentre attualmente sono ancora contagiate 872 (-7), 2.300 sono guarite (+8) e 276 decedute (0).
Degli attuali 872 positivi, 60 pazienti (-3) sono ricoverati – di cui 6 in terapia intensiva (0) – mentre 812 (-4) sono in isolamento domiciliare.

Questa la divisione degli attuali positivi nelle varie province:

Agrigento, 32 (0 ricoverati, 108 guariti e 1 deceduto); Caltanissetta, 13 (2, 152, 11); Catania, 402 (22, 570, 100); Enna, 8 (0, 388, 29); Messina, 126 (20, 382, 57); Palermo, 262 (15, 281, 37); Ragusa, 11 (0, 79, 7); Siracusa, 2 (1, 220, 29); Trapani, 16 (0, 120, 5).

Si raccomanda di attenersi scrupolosamente alle indicazioni fornite dal ministero della Salute per contenere la diffusione del virus. Per ulteriori approfondimenti visitare il sito dedicato www.siciliacoronavirus.it o chiamare il numero verde 800.45.87.87.

Scala dei Turchi, il sindaco Zicari: “Il divieto di balneazione è solo per la zona a rischio frana”

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“La Scala dei Turchi interdetta è solo quella della zona sotto sequestro, a ridosso del costone. Tutto il resto è perfettamente balneabile”. Il sindaco di Realmonte, Calogero Zicari e un gruppo di imprenditori locali che hanno investito nei dintorni del sito hanno organizzato questo pomeriggio una conferenza stampa per sgomberare il campo da notizie non corrette, sulla fruizione dell’area costiera. E l’incontro con i giornalisti si è tenuto prima sul belvedere lungo la strada provinciale, per poi spostarsi sulla spiaggia, fino alla zona off limits. “L’ordinanza che impone il divieto di balneazione non riguarda ovviamente tutta la costa, ma solo il tratto ai piedi della zona tra l’altro recintata e posta sotto sequestro. Quindi tutti al mare a Scala dei Turchi, da Punta Grande fino alla zona adiacente quella delimitata.

Rispettando le norme di sicurezza per il Covid-19 – sottolinea il sindaco Zicari – il nostro mare, la nostra spiaggia sono fruibili come sempre”.

 

 

 

 

“Passepartout”: Dda chiede il processo per deputata, assistente parlamentare e un boss

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Giusy Occhionero e Antonello Nicosia

Per i pubblici ministeri della Dda Francesca Dessì e Geri Ferrara i sei indagati dell’operazione “Passepartout” devono essere rinviati a giudizio. Si tratta dell’inchiesta che ha svelato un presunto intreccio fra la famiglia mafiosa di Sciacca e una parte della politica. L’udienza preliminare, davanti al gup di Palermo Fabio Pilato, è stata fissata per il prossimo 9 settembre. Fra i principali imputati figura Antonello Nicosia, 48 anni, di Agrigento, assistente parlamentare della deputata di Italia Viva, Giusi Occhionero, accusato di associazione mafiosa. Secondo gli inquirenti Nicosia sarebbe stato il braccio destro del capomafia Accursio Di Mino, tornato libero dopo due condanne per mafia. Insieme avrebbero gestito affari e persino progettato un omicidio. A Nicosia si contesta di avere strumentalizzato la sua funzione di collaboratore parlamentare per accedere in alcune carceri siciliane, venire a contatto con boss e trasmettere all’esterno i messaggi che servivano alla gestione della famiglia mafiosa.

Insieme a Nicosia e Dimino è coinvolta nella vicenda anche la parlamentare Occhionero, accusata di falso con l’aggravante di avere agevolato l’associazione mafiosa.
La deputata, in particolare, avrebbe dichiarato falsamente, in diverse attestazioni indirizzate alle case circondariali di Agrigento, Sciacca e Palermo che, nel dicembre del 2018, Nicosia “prestava una collaborazione professionale diretta, stabile e continuativa”. Dinanzi al Gup sono anche i fratelli Paolo e Luigi Ciaccio, 33 anni e Massimiliano Mandracchia, 47 anni, accusati di favoreggiamento personale con l’aggravante dell’avere agevolato l’associazione mafiosa. I tre avrebbero messo a disposizione locali di propria proprietà e utenze telefoniche per aiutare Nicosia, Dimino e altri associati a eludere le investigazioni e trasmettere messaggi. Nicosia e Dimino si trovano in carcere dal 4 novembre, giorno in cui è scattata l’operazione.

Giusy Occhionero e Antonello Nicosia

Incidente mortale sulla Ss 121 vicino Misilmeri

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Altra croce lungo la Palermo – Agrigento, la cosiddetta “Strada della morte”. Calogero Lo Monte è la vittima del grave incidente mortale avvenuto al mattino di oggi nei pressi di Misilmeri. L’impatto, nelle vicinanze di un distributore di carburante, ha coinvolto tre mezzi.

Calogero Lo Monte, 74 anni, originario di Campofelice di Fitalia ma residente a Villabate, è deceduto dopo che il suo Fiat Fiorino si è schiantato contro un altro mezzo sullo scorrimento veloce della statale 121.

Per estrarre dalle lamiere il corpo dell’uomo è stato necessario l’intervento dei Vigili del Fuoco. Anche i sanitari del 118 sono giunti sul luogo dell’incidente ma ogni tentativo di rianimazione è stato inutile.

L’incidente ha causato anche il ferimento, non grave, di altre tre persone.

“Villa Sikania”, il sindaco Lauricella sulla manifestazione a Siculiana (video intervista)

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Il sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella

Il sindaco di Siculiana, Leonardo Lauricella
La questione centro d’accoglienza per migranti nell’ex Villa Sikania a Siculiana: oggi venerdì 5 giugno dalle ore 18 in poi manifestazione popolare in via Libertà. In proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista al sindaco Leonardo Lauricella.

Agrigento, lo “stato di salute” della nettezza urbana

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Nello Hamel

Nello Hamel
Agrigento e nettezza urbana: lo stato di salute del servizio. In proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista all’assessore all’Ecologia, Nello Hamel.

Provincia Agrigento, prorogato incarico Di Pisa fino a 31 gennaio 2021

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Alberto Di Pisa

Alberto Di Pisa
La Regione Siciliana ha prorogato fino al 31 gennaio 2021 l’incarico di Commissario della Provincia di Agrigento ad Alberto Di Pisa. Il provvedimento è firmato dal presidente Musumeci e dall’assessore regionale agli Enti locali Bernadette Grasso. Il decreto di nomina è stato adottato a seguito dell’entrata in vigore della legge regionale numero 11 del 21 maggio 2020 che prevede il rinvio delle elezioni dei vertici delle Province entro 60 giorni dalla proclamazione degli eletti nei Comuni interessati dalle Amministrative 2020. Il dottor Di Pisa è stato nominato per la prima volta commissario ad Agrigento il 31 gennaio 2018. Da allora è stato riconfermato altre quattro volte.