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Presunto “mostro” rinviato a giudizio dal Tribunale di Agrigento

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Il palazzo di Giustizia di Agrigento

Il palazzo di Giustizia di Agrigento
Il giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Agrigento, Stefano Zammuto, ha rinviato a giudizio, per violenza sessuale, maltrattamenti e lesioni, un netturbino di 51 anni già arrestato il 10 gennaio del 2018 e poi scarcerato per decorrenza dei termini di custodia cautelare. L’uomo avrebbe picchiato a calci e pugni la figlia per stordirla e violentarla, spesso sotto minaccia di una pistola, e anche in presenza di tre nipoti in tenera età. Il giudice ha rinviato a giudizio anche la moglie e due cognati dell’imputato, che rispondono di favoreggiamento per avere mentito al pubblico ministero durante le indagini al fine di garantire l’impunità al 51enne. I quattro sono difesi dall’avvocato Davide Casà.

Droga e favoreggiamento, tre condanne al Tribunale di Sciacca

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Il palazzo di Giustizia a Sciacca

Il palazzo di Giustizia a Sciacca
Il Tribunale di Sciacca ha condannato Calogero Carlino, 46 anni, ad 1 anno e 4 mesi di reclusione per cessione di hashish e metadone a diversi assuntori. Sono stati inflitti, inoltre, 1 anno e 1 mese di reclusione ad Edoardo Dimino, 28 anni, imputato di cessione di hashish in cambio di 10 euro. Infine, 8 mesi sono stati inflitti ad Alberto Nicolosi, 48 anni, che avrebbe aiutato Carlino ad eludere le indagini.

Oltre 4 chili di hashish, arrestato un pescatore a Porto Empedocle

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A Porto Empedocle i poliziotti del locale Commissariato “Frontiera” hanno arrestato un pescatore di 45 anni, Michele Lo Negro, sorpreso in possesso di panetti di hashish per complessivi 4 chili e 290 grammi all’interno di un magazzino a Porto Empedocle. All’atto della perquisizione, sollecitata da sospetti investigativi, Lo Negro ha tentato di disfarsi di un grosso involucro di colore marrone lanciandolo sotto un’automobile parcheggiata. I poliziotti hanno recuperato l’involucro e hanno scoperto all’interno 5 panetti di hashish. Il resto della droga è stato scovato nel corso della perquisizione nell’automobile e nel magazzino di pertinenza del pescatore dove sono stati sequestrati altri 4 involucri simili. Lo Negro è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento e risponderà all’Autorità giudiziaria di detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio.

Al Tribunale di Agrigento per la prima volta un’Antiracket parte civile per induzione indebita

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da sinistra, Caponetti, Romano e Panebianco

da sinistra, Caponetti, Romano e Panebianco
Per la prima volta, ed è accaduto al Tribunale di Agrigento, è stata ammessa la costituzione di un’associazione antiracket come parte civile per il reato di induzione indebita. Lo scorso 29 novembre 2018 i Carabinieri del Comando provinciale di Agrigento hanno arrestato ai domiciliari Francesco Lisinicchia, 49 anni, di Naro, ex assessore comunale, per tentativo di indebita induzione a dare o promettere somme di denaro, allorchè, da assessore, avrebbe esercitato una serie di pressioni verso il titolare dell’impresa concessionaria del servizio di raccolta dei rifiuti, che lo ha denunciato, e ciò al fine di ottenere la promessa di stipula di un contratto di guardiania, per oltre 65mila euro all’anno, a favore di un compiacente istituto di vigilanza privata del palermitano. Ebbene, adesso il Tribunale di Agrigento ha ammesso la costituzione come parte civile non solo della presunta vittima del reato, l’imprenditore Giuseppe Romano e la sua azienda, la “Roma Costruzioni”, ma anche della Fai, la Federazione antiracket Coordinamento Sicilia, presieduta da Renzo Caponetti, che è anche dirigente nazionale Fai. Entrambe le costituzioni sono sostenute dall’avvocato Giuseppe Panebianco. Lo stesso Renzo Caponetti commenta: “Merita grande rilievo l’ammissione della costituzione di parte civile della FAI Coordinamento Antiracket Sicilia da parte del Tribunale di Agrigento, che ha accolto le motivazioni addotte in sede di costituzione dell’avvocato Panebianco relativamente all’ammissione di un reato che non può definirsi proprio degli scopi statutari dell’Associazione. Infatti è stato articolato e dimostrato dal Procuratore dell’associazione, l’avvocato Panebianco, che il reato di induzione indebita altro non è che una minaccia alla libertà d’impresa, tale da rendere più difficili le condizioni di lavoro di una azienda seria e motivata quale la Roma Costruzioni, persona offesa del reato di cui al capo di imputazione. L’accoglimento della tesi esposta è altamente innovativa, atteso che la FAI non si costituisce solo per i reati di estorsione ed usura, ampliando i propri scopi statutari anche in considerazione che già il Tribunale di Agrigento aveva accolto, sempre per la FAI, la costituzione per i reati di corruzione e concussione ed oggi per il reato di induzione indebita La FAI diventa sempre più un modello da seguire già collaudato da tempo, impegnata anche nella lotta ai reati dei colletti bianchi, sostenendo nelle aule di giustizia i propri associati”.

Il governo Musumeci sarà ricomposto entro l’estate

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Il presidente della Regione, Nello Musumeci, intervenendo a margine di un convegno a Palermo su trasporti e infrastrutture organizzato dalla Cisl, ha confermato l’intenzione di procedere ad un rimpasto della giunta di governo. Musumeci ha aggiunto: “Non è una novità ma da un anno ripetiamo la necessità di creare in Italia un soggetto moderato che possa interpretare una fascia di elettorato che non va più a votare, che non vuole stare con centrosinistra, sinistra e Movimento 5 Stelle. Credo che questo spazio elettorale si possa trovare alla sinistra di Salvini non a destra. Tuttavia dipenderà dalle condizioni, nel senso che dobbiamo mettere assieme quattro, cinque soggetti di sensibilità e cultura differenti per capire se si può arrivare alla nascita di questo nuovo soggetto, altrimenti si penserà, e nel mio partito prevale questa tesi, a creare un patto federativo con un soggetto già esistente”.

Chiesta condanna per Leo Sutera e tre presunti fiancheggiatori

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A Palermo, al palazzo di giustizia, la Procura antimafia, tramite la pubblico ministero Alessia Sinatra, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 20 anni di carcere, contestandogli la recidiva, a carico del boss Leo Sutera, 68 anni, di Sambuca di Sicilia, arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso lo scorso 29 ottobre, e 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno a carico di tre presunti fiancheggiatori dello stesso Leo Sutera, anche loro di Sambuca di Sicilia, Giuseppe Tabone, imprenditore di 53 anni, Maria Salvato, fioraia di 45 anni, e Vito Vaccaro, 57 anni. Il processo si svolge in abbreviato innanzi alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Marcella Ferrara. Sutera è attualmente recluso nel carcere di Secondigliano a Napoli.

Ad Agrigento per i diritti dei disabili (video interviste)

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Ad Agrigento un corteo di protesta contro l’asserito immobilismo del Distretto socio-sanitario. Gli interventi delle associazioni che si occupano dei disabili sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

Di Matteo “rimosso dai mandanti occulti” (video)

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Il magistrato Nino Di Matteo rimosso dal pool di indagine sui mandanti occulti della strage di Capaci per una “intervista di troppo”. I dettagli sull’accaduto.

De Raho e Di Matteo

Si infiamma l’inchiesta in corso sui presunti mandanti occulti della strage di Capaci contro il giudice Giovanni Falcone. Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha costituito due mesi addietro un apposito pool di indagine sulle “entità esterne nei delitti eccellenti di mafia”, e ha nominato come componenti i magistrati Franca Imbergamo, Francesco Del Bene, e Nino Di Matteo, colui che tra l’altro ha tanto contribuito all’istruzione del processo sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. Il pool è stato già impegnato in diverse riunioni di coordinamento con i procuratori di Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria e Firenze, che, a vario titolo, si occupano di tali indagini. Ebbene, adesso Nino Di Matteo non è più componente del pool. E perché? Perché il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, lo ha rimosso dall’incarico. E perché? Perché Nino Di Matteo, usando un’espressione tipica siciliana, ‘avrebbe parlato assai’. E quando, dove? E’ successo nel corso di un’intervista al giornalista Andrea Purgatori, già in onda su La 7, in occasione di una puntata di “Atlantide”. La rimozione di Nino Di Matteo determina il rientro del magistrato nel suo ruolo ordinario, ovvero sostituto alla Direzione nazionale antimafia. Il provvedimento di Cafiero de Raho è immediatamente esecutivo da ieri martedì ed è stato comunicato al Csm (il Consiglio superiore della magistratura), alla commissione competente per assegnazioni e revoche. Il dibattito non si annuncia rilassato. Sul tavolo, infatti, vi è la questione che da tempo spacca la magistratura, ossia le interviste ai pubblici ministeri. Da una parte vi è il procuratore Cafiero de Raho che contesta a Di Matteo “di – testualmente – avere interrotto il rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia impegnate nelle indagini sulle stragi. Ovvero, di avere risposto al conduttore della trasmissione, Andrea Purgatori, con analisi che ricalcano le piste di lavoro riaperte sulle stragi, su cui si sta discutendo in riunioni riservate”. Dall’altra parte invece vi sono altri secondo cui, nell’intervista incriminata, Nino Di Matteo si è riferito e ha citato solo particolari già noti e che inducono a sospettare presenze esterne sul teatro dell’attentato. E quali sono? Sono il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti. Poi un guanto con tracce di un dna femminile. Poi la scomparsa del diario di Giovanni Falcone da un computer al ministero della Giustizia. E poi l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage del 23 maggio 1992.

I voti ottenuti da ciascun candidato alle Europee in ogni Comune della provincia di Agrigento

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Nella pagina del sito del ministero dell’Interno su percentuali e voti alle Elezioni Europee 2019 ad Agrigento e Comuni della provincia, scegliete prima quale Comune visitare in basso a sinistra, e poi, a destra della pagina, per conoscere il numero dei voti ottenuti da ciascun candidato, cliccate sul nome del partito a destra del simbolo e compariranno i voti singoli.

Premio Racalmare Sciascia: i tre scrittori finalisti

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da sinistra Cristina Cassar Scalia, Roberto Alajmo, Evelina Santangelo

da sinistra Cristina Cassar Scalia, Roberto Alajmo, Evelina Santangelo
Un’edizione nel “segno della letteratura isolana”, così il Presidente della Giuria del Premio Letterario ” Sciascia – Racalmare”, Salvatore Ferlita, annuncia la terna degli scrittori finalisti dell’edizione 2019 del Premio.

Sono Evelina Santangelo, con il libro “Da un altro mondo”, Einaudi; Cristina Cassar Scalia, con “Sabbia nera”, Einaudi; Roberto Alajmo, con “L’estate del ‘78”, Sellerio. Un premio speciale, alla luce del trentennale della morte di Sciascia, verrà assegnato a Salvatore Silvano Nigro per “La funesta docilità”, Sellerio).

“Dopo l’edizione speciale dello scorso anno, che ha visto protagonista del premio la casa editrice Sellerio per i quarant’anni dell’Affaire Moro – spiega Salvatore Ferlita – quest’anno il Racalmare riparte a pieno regime nel segno della letteratura isolana: si tratta di una terna di sfondamento, selezionata dalla giuria tecnica con grande intelligenza critica. Sellerio torna alla ribalta, non solo con Alajmo ma anche con “La funesta docilità” di Salvatore Silvano Nigro, premio speciale di questa edizione anche per rimarcare il trentennale della morte di Sciascia, visto che il saggio in questione porta genialmente a compimento una intuizione del grande Racalmutese. Il marchio Einaudi compare due volte: ma si tratta di due scrittrici che afferiscono a progetti editoriali molto diversi. I libri dei tre autori finalisti passeranno al setaccio della giuria popolare e poi di quella tecnica: la sera del primo settembre, dopo lo scrutinio dei voti, verrà attribuito il riconoscimento finale”.

La giuria che ha scelto la terna dei finalisti è composta da: Giuseppe Airò, Anna Maria Apa, Mimmo Butera, Linda Criminisi, Dina Cutaia, Alessandra Marsala, Francesco Pillitteri, Daniela Spalanca, Giovanni Taglialavoro, Accursia Vitello, Giovanna Zaffuto. Segretaria Mariangela Terrana.

“A loro tutti, al presidente Salvatore Ferlita – dichiara il sindaco di Grotte Alfonso Provvidenza – va il mio sentito riconoscimento, unitamente a quello dell’Assessore alla Cultura Anna Todaro e di tutta l’Amministrazione, per l’appassionato impegno che hanno profuso. La scelta degli scrittori, fatta, come sottolineato dal presidente Ferlita, con “intelligenza critica”, preannuncia ancora una volta un’edizione di altissimo livello culturale del premio “Sciascia – Racalmare”, che occupa da sempre un posto prestigioso tra i più importanti premi letterari italiani”.

La cerimonia di consegna del premio, come già annunciato, avrà luogo il primo settembre alle 21 in piazza Municipio a Grotte. Il 31 agosto, alla stessa ora e nello stesso luogo, l’incontro con gli scrittori finalisti che converseranno con Salvatore Ferlita. Ma in cantiere vi sono anche altre iniziative collaterali che saranno successivamente comunicate.