Il Tribunale di Agrigento ha condannato a 5 mesi di reclusione, per evasione dagli arresti domiciliari, Mario Lo Zito, 46 anni, di Agrigento. Lo Zito, giudicato in abbreviato, è stato arrestato lo scorso 22 novembre perché sorpreso in possesso di quasi 100 grammi di cocaina nascosti in una cantina di pertinenza.
Agrigentino condannato per evasione dai domiciliari
Turbamento di funzioni religiose, veneziano sotto processo ad Agrigento
Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, innanzi al giudice monocratico del Tribunale, Giuseppe Sciarrotta, è imputato un turista veneziano di 56 anni il quale risponde al giudice di avere, il 26 marzo del 2017, interrotto una messa a Lampedusa, urlando contro il sacerdote e invocando l’intervento dei Carabinieri. Il reato contestato è turbamento di funzioni religiose, con pena prevista fino a 2 anni di reclusione. Il veneziano si sarebbe agitato per il modo di lettura del vangelo.
Presunto “mostro” rinviato a giudizio dal Tribunale di Agrigento
Droga e favoreggiamento, tre condanne al Tribunale di Sciacca
Oltre 4 chili di hashish, arrestato un pescatore a Porto Empedocle
A Porto Empedocle i poliziotti del locale Commissariato “Frontiera” hanno arrestato un pescatore di 45 anni, Michele Lo Negro, sorpreso in possesso di panetti di hashish per complessivi 4 chili e 290 grammi all’interno di un magazzino a Porto Empedocle. All’atto della perquisizione, sollecitata da sospetti investigativi, Lo Negro ha tentato di disfarsi di un grosso involucro di colore marrone lanciandolo sotto un’automobile parcheggiata. I poliziotti hanno recuperato l’involucro e hanno scoperto all’interno 5 panetti di hashish. Il resto della droga è stato scovato nel corso della perquisizione nell’automobile e nel magazzino di pertinenza del pescatore dove sono stati sequestrati altri 4 involucri simili. Lo Negro è recluso nel carcere “Pasquale Di Lorenzo” ad Agrigento e risponderà all’Autorità giudiziaria di detenzione di sostanze stupefacenti a fine di spaccio.
Al Tribunale di Agrigento per la prima volta un’Antiracket parte civile per induzione indebita
Il governo Musumeci sarà ricomposto entro l’estate
Il presidente della Regione, Nello Musumeci, intervenendo a margine di un convegno a Palermo su trasporti e infrastrutture organizzato dalla Cisl, ha confermato l’intenzione di procedere ad un rimpasto della giunta di governo. Musumeci ha aggiunto: “Non è una novità ma da un anno ripetiamo la necessità di creare in Italia un soggetto moderato che possa interpretare una fascia di elettorato che non va più a votare, che non vuole stare con centrosinistra, sinistra e Movimento 5 Stelle. Credo che questo spazio elettorale si possa trovare alla sinistra di Salvini non a destra. Tuttavia dipenderà dalle condizioni, nel senso che dobbiamo mettere assieme quattro, cinque soggetti di sensibilità e cultura differenti per capire se si può arrivare alla nascita di questo nuovo soggetto, altrimenti si penserà, e nel mio partito prevale questa tesi, a creare un patto federativo con un soggetto già esistente”.
Chiesta condanna per Leo Sutera e tre presunti fiancheggiatori
A Palermo, al palazzo di giustizia, la Procura antimafia, tramite la pubblico ministero Alessia Sinatra, a conclusione della requisitoria, ha invocato la condanna a 20 anni di carcere, contestandogli la recidiva, a carico del boss Leo Sutera, 68 anni, di Sambuca di Sicilia, arrestato per associazione a delinquere di stampo mafioso lo scorso 29 ottobre, e 3 anni e 6 mesi di reclusione ciascuno a carico di tre presunti fiancheggiatori dello stesso Leo Sutera, anche loro di Sambuca di Sicilia, Giuseppe Tabone, imprenditore di 53 anni, Maria Salvato, fioraia di 45 anni, e Vito Vaccaro, 57 anni. Il processo si svolge in abbreviato innanzi alla giudice per le udienze preliminari del Tribunale, Marcella Ferrara. Sutera è attualmente recluso nel carcere di Secondigliano a Napoli.
Di Matteo “rimosso dai mandanti occulti” (video)
Il magistrato Nino Di Matteo rimosso dal pool di indagine sui mandanti occulti della strage di Capaci per una “intervista di troppo”. I dettagli sull’accaduto.
Si infiamma l’inchiesta in corso sui presunti mandanti occulti della strage di Capaci contro il giudice Giovanni Falcone. Il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, ha costituito due mesi addietro un apposito pool di indagine sulle “entità esterne nei delitti eccellenti di mafia”, e ha nominato come componenti i magistrati Franca Imbergamo, Francesco Del Bene, e Nino Di Matteo, colui che tra l’altro ha tanto contribuito all’istruzione del processo sulla presunta “trattativa” tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. Il pool è stato già impegnato in diverse riunioni di coordinamento con i procuratori di Palermo, Caltanissetta, Reggio Calabria e Firenze, che, a vario titolo, si occupano di tali indagini. Ebbene, adesso Nino Di Matteo non è più componente del pool. E perché? Perché il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero de Raho, lo ha rimosso dall’incarico. E perché? Perché Nino Di Matteo, usando un’espressione tipica siciliana, ‘avrebbe parlato assai’. E quando, dove? E’ successo nel corso di un’intervista al giornalista Andrea Purgatori, già in onda su La 7, in occasione di una puntata di “Atlantide”. La rimozione di Nino Di Matteo determina il rientro del magistrato nel suo ruolo ordinario, ovvero sostituto alla Direzione nazionale antimafia. Il provvedimento di Cafiero de Raho è immediatamente esecutivo da ieri martedì ed è stato comunicato al Csm (il Consiglio superiore della magistratura), alla commissione competente per assegnazioni e revoche. Il dibattito non si annuncia rilassato. Sul tavolo, infatti, vi è la questione che da tempo spacca la magistratura, ossia le interviste ai pubblici ministeri. Da una parte vi è il procuratore Cafiero de Raho che contesta a Di Matteo “di – testualmente – avere interrotto il rapporto di fiducia all’interno del gruppo e con le direzioni distrettuali antimafia impegnate nelle indagini sulle stragi. Ovvero, di avere risposto al conduttore della trasmissione, Andrea Purgatori, con analisi che ricalcano le piste di lavoro riaperte sulle stragi, su cui si sta discutendo in riunioni riservate”. Dall’altra parte invece vi sono altri secondo cui, nell’intervista incriminata, Nino Di Matteo si è riferito e ha citato solo particolari già noti e che inducono a sospettare presenze esterne sul teatro dell’attentato. E quali sono? Sono il ritrovamento, accanto al cratere di Capaci, di un biglietto scritto da un agente dei servizi segreti. Poi un guanto con tracce di un dna femminile. Poi la scomparsa del diario di Giovanni Falcone da un computer al ministero della Giustizia. E poi l’ipotesi che alcuni appartenenti a Gladio abbiano avuto un ruolo nella fase esecutiva della strage del 23 maggio 1992.