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Condannato in Appello il cugino del boss Falsone

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Falsone, Middioni e Sardino

A Palermo, la Corte d’Appello, a fronte della richiesta di condanna a 15 anni, ha condannato a 12 anni di reclusione Angelo Middioni, 42 anni, di Campobello di Licata, cugino del già capo provincia di Cosa Nostra agrigentina, Giuseppe Falsone. Angelo Middioni è ritenuto, secondo quanto raccontato dai pentiti Di Gati e Sardino, essere stato a capo della famiglia mafiosa di Campobello dal 2004 al 2013, gestendo, su incarico del cugino Falsone, il clan e gli affari in paese. Secondo la Corte d’Appello, l’imputato Middioni è stato sì affiliato alla famiglia di Campobello di Licata ma non ha mai assunto ruoli direttivi.

Agrigento, la telecamera incastra un altro trasgressore della differenziata

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Ad Agrigento prosegue la lotta “tecnologica” contro i trasgressori della raccolta differenziata. Una telecamera ad ampio raggio, nascosta nei pressi di un sottopassaggio in contrada Maddalusa, ha registrato a 500 metri di distanza le immagini di un trasgressore che, sceso dal suo camion, non ha esitato a liberarsi dei sacchi della spazzatura e anche di qualcos’altro. Il video, esaminato dalla speciale squadra di controllo ambientale del Comando di Polizia Urbana, ha consentito l’individuazione del trasgressore che pagherà una multa di 600 euro. Se il trasgressore risultasse anche titolare di attività, sarà inoltre denunciato penalmente per reato ambientale.

Il video è in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

Incidente e morte Lombardo a Raffadali, chiesta condanna per Amodeo

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Salvatore Lombardo
A Raffadali, in contrada “Le Colonie”, lo scorso 2 luglio 2017 si sono scontrate due automobili. Salvatore Lombardo, 23 anni, sul sedile posteriore di una Fiat Punto, è morto. Adesso la pubblico ministero della Procura di Agrigento, Antonella Pandolfi, escludendo l’aggravante di essere stato alla guida alterato da sostanze stupefacenti, perché non provata adeguatamente, ha chiesto la condanna a 2 anni di reclusione, per omicidio stradale e lesioni colpose, a carico di Alfonso Amodeo, 26 anni, di Raffadali. Amodeo è l’amico di Lombardo alla guida della Fiat Punto. La famiglia di Salvatore Lombardo è parte civile. Prossima udienza il 20 giugno.

Musumeci: “Sì alla chiusura dei porti”

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Il presidente della Regione Sicilia, Nello Musumeci

“La chiusura dei porti sul piano politico è stata una mossa azzeccata: ci ha dimostrato quanto l’Europa sia ipocrita”: l’intervista al presidente della Regione, Nello Musumeci, sul caso Aquaurius è in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

Firetto al contrattacco

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“Agitazione dei lavoratori e disservizi nella raccolta rifiuti senza una ragione”: il sindaco Firetto chiede scusa alla città e incontra il Procuratore.

Il sindaco di Agrigento, Calogero Firetto, è arrabbiato. Il suo sfogo, in estrema sintesi, è: “Il contratto dei netturbini scade a luglio. L’amministrazione comunale assume a carico che saranno mantenuti gli stessi livelli occupazionali. E allora perché tanta tensione adesso con gravi disagi alla città”. Il sindaco Firetto, l’assessore Nello Hamel e il segretario generale Michele Iacono si sono rivolti alle Istituzioni dirimpettaie: prima delle telefonate in Prefettura, e poi oggi un incontro interlocutorio con il Procuratore della Repubblica, Luigi Patronaggio. Mercoledì 13 e giovedì 14 sono state giornate di assemblee sindacali dei lavoratori. Ieri mercoledì non è stata raccolta carta e cartone, già non raccolta lunedì, provocando un danno alla credibilità dell’amministrazione che domenica, nell’annunciare il non ritiro della carta, aggiunse che sarebbe stata raccolta mercoledì. E oggi giovedì in parte è stata raccolta plastica e metalli. Ecco perché il turno del secco non riciclabile è stato posticipato a domani venerdì. E giovedì prossimo 21 giugno, ancora giornata del secco non riciclabile, incombe lo sciopero. Nel frattempo Firetto si rammarica: “Abbiamo ricevuto e continuiamo a ricevere da tanti cittadini lagnanze sul servizio. Ieri e oggi ci sono stati problemi nella raccolta per le assemblee dei lavoratori. Ma anche quando non vi sono assemblee, le segnalazioni di disservizi non mancano. Il contratto con l’Iseda per la raccolta dei rifiuti è in scadenza, ed è ora dichiarato uno sciopero su istanze non governabili dal Comune. L’Iseda ha firmato un contratto con il Comune, a seguito di una regolare gara su un bando del precedente commissario straordinario. Poi è stata proposta un’offerta migliorativa, ma noi non possiamo che attenerci al contratto firmato, che sia adempiuto e che non ricorrano i disservizi per i quali i cittadini protestano”. E su Facebook, Firetto, nell’annunciare l’incontro con Patronaggio, ha scritto: “Il servizio di raccolta ha subito pesanti disservizi a causa di una ulteriore iniziativa di agitazione da parte dei lavoratori della nettezza urbana dipendenti del raggruppamento di imprese che gestisce il servizio di igiene ambientale. Chiedo sinceramente scusa ai miei concittadini e ai turisti che numerosi stanno soggiornando nella nostra città. Il Comune non ha ad oggi nessuna inadempienza nei confronti della ditta appaltatrice. Hanno un contratto regolarmente pagato. Il Comune sta valutando in queste ore ogni iniziativa per ottenere il rispetto del contratto d’appalto”.

Ospedale, assunzioni e stabilizzazioni

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Ad Agrigento, all’ospedale “San Giovanni di Dio”, nel reparto Cardiologia, diretto da Giuseppe Caramanno, assunzioni e stabilizzazione di precari. Si tratta in particolare dei precari dirigenti medici, che hanno ottenuto il contratto a tempo indeterminato: Giovanni Vaccaro e Salvo Geraci, entrambi cardiologi emodinamisti, e Claudia Visconti. E poi, dal primo di settembre, Maria Ferro e Claudia Mossuto, precarie a Canicattì ed entrambe stabilizzate al San Giovanni di Dio.

Le interviste sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

L’avvocato Alfano riaccolto nel Foro di Agrigento

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Gaziano, Alfano e Avanzato

L’ex ministro della Repubblica, Angelino Alfano, ritiratosi dalla carriera politica intrapresa nel 1994 dal consiglio provinciale di Agrigento fino a scalare le massime vette delle Istituzioni nazionali, ha recuperato l’iscrizione all’Ordine degli Avvocati di Agrigento che, come prassi impone, lo ha sospeso nelle more della vigenza degli incarichi ministeriali. Angelino Alfano ha incontrato al palazzo di giustizia di Agrigento il presidente dell’Ordine degli Avvocati, Vincenzo Avanzato, e il consigliere nazionale forense Antonio Gaziano, che lo hanno così, sia formalmente che sostanzialmente, riaccolto nel Foro di Agrigento.

Gaziano, Alfano e Avanzato
L’avvocato Alfano ha commentato con poche parole: “Torno a fare l’avvocato. Riparto da dove ho iniziato e da come ho iniziato”. Probabilmente Alfano sarà impegnato nell’attività forense con la moglie nello studio a Palermo oppure a Milano.

Incendiano una villetta, muoiono ustionati

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L'esplosione a Niscemi

E’ morto, nel reparto Gravi ustioni dell’ospedale Civico di Palermo, Alfonso Massimiliano Schembri, 42 anni, il secondo dei due fratelli di Niscemi che la sera del 18 febbraio scorso sono stati investiti dall’esplosione, da loro stessi provocata a scopo di estorsione, nella villetta di un impresario di pompe funebri, in contrada Vituso, a Niscemi. L’altro fratello, Roberto, 52 anni, è morto il 2 marzo scorso, nel Centro ustioni di Bari, dove è stato trasferito in elicottero subito dopo la deflagrazione. Da una ricostruzione effettuata da carabinieri e vigili del fuoco, lo scoppio sarebbe stato causato dai vapori della benzina versata dagli Schembri e dal gas di due bombole rinvenute in cucina e in un carro funebre custodito nel garage della villetta.

Tentò di uccidere l’ex, chiesti 13 anni per un nisseno

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A Caltanissetta, al palazzo di giustizia, a conclusione della requisitoria, il pubblico ministero, Matteo Campagnaro, ha chiesto al Tribunale di Caltanissetta la condanna a 13 anni di carcere a carico di Gianluca Di Giugno, 40 anni, di Caltanissetta, imputato del tentato omicidio dell’ex convivente, oltre che di lesioni gravissime e maltrattamenti. Di Giugno avrebbe aggredito la donna con un taglierino, cercò di strangolarla, picchiandola anche con schiaffi e pugni al viso. Lei, sfuggendo alla furia di lui, è riuscita a comporre il numero 113 sul telefonino ma non a parlare. Il poliziotto dall’altra parte del telefono ha udito i rumori della colluttazione, ha capito subito, e tramite la traccia del numero di telefono dirottò sul posto una pattuglia. Gianluca Di Giugno è attualmente recluso nel carcere di Enna.

Bianco tentò di bloccare Bolzoni su Montante, la replica dell’ex sindaco

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Attilio Bolzoni

Nell’ambito del caso “Montante”, la commissione regionale antimafia, impegnata in diverse audizioni, ha ascoltato il giornalista di Repubblica, Attilio Bolzoni. E a conclusione della seduta, il presidente della commissione, Claudio Fava, ha affermato: “Dall’audizione è venuto fuori un forte pressing fatto dall’ex sindaco di Catania Enzo Bianco sull’editore di Repubblica per evitare che Bolzoni seguisse il caso Montante”. Bolzoni, con Francesco Viviano, è stato l’autore dell’articolo che il 9 febbraio del 2015 ha rivelato l’esistenza di un’indagine per concorso esterno in associazione mafiosa a carico di Montante. Secondo quanto emerge dall’inchiesta “Montante”, il giornalista Bolzoni sarebbe stato oggetto di dossieraggio da parte dello stesso Montante. Attilio Bolzoni, in commissione, tra l’altro ha precisato: “Il comportamento dell’editore e del direttore, in presenza delle sollecitazioni di Bianco, è stato impeccabile: entrambi mi hanno invitato ad andare avanti con serenità e con la massima libertà”. Immediata è la replica di Enzo Bianco, che afferma: “Leggo con profondo disappunto una incredibile dichiarazione attribuita al giornalista Bolzoni. Non ho mai esercitato alcun pressing, né forte né debole, sull’Editore di Repubblica per evitare che seguisse le vicende di Montante. Solo uno che non conosce la cultura e le regole di Repubblica potrebbe commettere un clamoroso errore di questo tipo. Manifestai invece la sorpresa e l’apprezzamento per Montante, allora condiviso da tanti per il suo operato come Presidente di Sicindustria. Ovviamente tutelerò la verità nelle sedi giudiziarie”.