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I vescovi ad Agrigento rinnovano l’anatema del Papa

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I vescovi siciliani si riuniranno il 9 maggio prossimo innanzi al Tempio della Concordia ad Agrigento per rinnovare il messaggio dell’anatema di Giovanni Paolo secondo contro gli “uomini della mafia” accompagnato dal grido: “Convertitevi”.
Dal 9 maggio 1993 sono trascorsi 25 anni, e i vescovi di Sicilia si raduneranno nella Valle dei templi per ribadire il monito di Papa Wojtyla. L’iniziativa è stata assunta nel corso della Conferenza episcopale primaverile che si è svolta a Piazza Armerina. In programma vi è una solenne concelebrazione che si concluderà con un rinnovato messaggio ai siciliani. Ai lavori della Conferenza ha partecipato anche monsignor Giuseppe Marciante che si è appena insediato come vescovo di Cefalù. A Marciante è stata assegnata la delega dell’ufficio regionale per i problemi sociali, il lavoro, la giustizia, la pace e la salvaguardia del Creato.

Comune Agrigento, Vullo sul dibattito “equilibri politici”

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Marco Vullo

Il consiglio comunale di Agrigento e il dibattito sugli equilibri politici tra le forze politiche: in proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista al consigliere comunale del gruppo “Uniti per la città”, Marco Vullo.

“Viadotto Petrusa”, i residenti citano in giudizio l’Anas

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Adiconsum e Cisl di Agrigento annunciano che i residenti di contrada Petrusa, al confine tra Agrigento e Favara, hanno citato in tribunale l’Anas per il risarcimento del danno patrimoniale causato dalla mancata ricostruzione del ponte Petrusa. I segretari provinciali di Adiconsum e Cisl, Giuseppe Bosciglio e Maurizio Saia, affermano: “Sono trascorsi 16 mesi dalla demolizione del viadotto Petrusa, e la mancata ricostruzione del ponte causa tuttora enormi disagi per studenti e pendolari, costretti a percorsi alternativi che, oltre ad essere inadeguati per il grande flusso circolatorio, costringono ad allungare le percorrenze. Pertanto, gli abitanti di contrada Petrusa hanno deciso di citare in giudizio l’Anas, per il risarcimento patrimoniale del danno, delegando l’Adiconsum e Cisl, attraverso il legale dell’associazione dei consumatori, a sostenerli e rappresentarli il 25 settembre 2018 dinanzi il Tribunale di Agrigento. Riteniamo dagli atti in nostro possesso, che l’Anas S.p.a. sia l’unica responsabile della demolizione e della mancata ricostruzione del ponte Petrusa, che ad oggi continua ad arrecare danni patrimoniali, in particolare agli abitanti della zona. Non è pensabile che l’Anas si possa sostituire al governo del territorio nella programmazione della viabilità, tanto da stabilire sull’opportunità e l’utilità della ricostruzione dell’importante arteria, dimostrando la limitata conoscenza del territorio e la scarsa sensibilità sociale, legata secondo noi a scelte errate, errori di progettazione e risorse finanziarie utilizzate per altre infrastrutture”.

A Sciacca, al “Don Michele Arena”, uno Sportello Autismo (video interviste)

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A Sciacca, all’Istituto scolastico “Don Michele Arena”, è stato approntato un progetto didattico ed educativo. Si tratta dello “Sportello Autismo”.

In proposito, oggi, al Videogiornale di Teleacras sono in onda le interviste alla dirigente scolastico del “Don Michele Arena” di Sciacca, Gabriella Bruccoleri, e al docente Nicola Testone, neuro-psichiatra infantile, e componente del comitato tecnico-scientifico dello stesso “Sportello Autismo”.

“La Mendola”, assolto l’automobilista

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La giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Maria Alessandra Tedde, ha assolto, “perché il fatto non costituisce reato”, Giuseppe Valenti, 81 anni, di Agrigento. Si tratta del conducente dell’automobile “Nissan Micra”, coinvolta nell’incidente che il 30 dicembre del 2013 ha provocato la morte di Chiara La Mendola, 24 anni. A carico di Valenti, il pubblico ministero ha invocato la condanna ad 1 anno di reclusione, sostenendo che avrebbe avuto possibilità e margine per frenare la sua automobile. Il giudice ha condiviso invece gli esiti delle consulenze del Tribunale secondo cui non vi è alcun nesso di causalità tra la condotta di Giuseppe Valenti e la morte di Chiara La Mendola.

“Messina Denaro”, 21 arresti (video)

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Operazione antimafia nel trapanese. Eseguite 21 misure cautelari tra presunti favoreggiatori della latitanza di Messina Denaro. Arrestati due cognati.

La Direzione investigativa antimafia, Carabinieri e Polizia hanno eseguito 21 ordinanze di custodia cautelare firmate dal procuratore di Palermo, Francesco Lo Voi, e dall’aggiunto, Paolo Guido. La 22esima nella lista no, perché il 22esimo, Matteo Messina Denaro, è irreperibile dal 1993, dall’anno delle stragi mafiose, a fine politico-mafioso, a Roma, Firenze e Milano, dopo le Capaci e via D’Amelio nel ‘92. E i ventuno arrestati sono altri presunti fiancheggiatori del boss latitante, che nel corso del tempo, avvicendandosi con i precedenti, tra altrettanti arresti, avrebbero ricamato la fitta rete di complicità e protezione che ruota intorno al ricercato. Gli investigatori hanno scoperto e seguito tracce di pizzini e di conversazioni intercettate, e, tra gli altri, sono stati arrestati Gaspare Como e Saro Allegra, cognati di Matteo Messina Denaro perché hanno sposato due sorelle di lui, Bice e Giovanna. Sarebbero stati i cognati a stringere tra le dita l’ago del cucito della maglia dei favoreggiatori della latitanza del capomafia. Saro Allegra si sarebbe occupato della parte finanziaria, in presunta combutta con un imprenditore del settore delle scommesse on line, Carlo Cattaneo, anche lui arrestato. E dall’inchiesta emerge che Cattaneo avrebbe recapitato tanto denaro alla famiglia mafiosa di Castelvetrano, la città natia di Messina Denaro, che però sarebbe altrove. Alcuni degli arrestati, sul dove sia il boss, intercettati, sussurrano: “Dice che era in Calabria ed è tornato, passa qua e i cristiani ci vanno”. E poi, a proposito del rispetto, come se Matteo Messina Denaro fosse un santo venerabile, le parole di un altro intercettato sono: “E’ come Padre Pio”. Il blitz al mattino di oggi 19 aprile 2018 ha interessato i mandamenti di Castelvetrano e di Mazara del Vallo, e i clan di Campobello di Mazara e Partanna. E in tale contesto territoriale, secondo gli inquirenti, non sarebbe improbabile l’esplosione di una guerra di mafia. Il 6 luglio scorso è stato ucciso Giuseppe Marcianò, genero del boss di Mazara del Vallo, Pino Burzotta, sospettato di essere affiliato alla famiglia di Campobello di Mazara. E gli indaganti ritengono che ad armare la mano dei killer siano stati i Castelvetranesi, in contrasto con i Campobellesi. E, come conferma la Procura palermitana, la possibile insorgenza della faida, ha indotto un’accelerazione a firmare le misure cautelari bombardate oggi.
E gli arrestati sono Nicola Accardo, 53 anni. Rosario Allegra inteso Saro, 65 anni. Giuseppe Paolo Bongiorno, 30 anni. Vito Bono, 59 anni. Marco Buffa, 45 anni. Carlo Cattaneo, 33 anni. Gaspare Como inteso Panda, 50 anni. Filippo Dell’Aquila, 54 anni. Bruno Giacalone, 57 anni. Angelo Greco, 49 anni. Calogero Guarino, 49 anni. Vincenzo La Cascia, 70 anni. Giovanni Mattarella, 52 anni. Dario Messina, 35 anni. Leonardo Milazzo, 40 anni. Vittorio Signorello, 56 anni. Giuseppe Tilotta, 56 anni. Antonino Triolo, 48 anni. Mario Tripoli, 46 anni. Raffaele Urso, inteso Cinuzzo, 59 anni. E Andrea Valenti, 56 anni.

Patto per il Sud e infrastrutture (video intervista)

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Il presidente della Regione, Nello Musumeci, punta ad accelerare la spesa dei fondi del Patto per il Sud, soprattutto nell’ambito delle infrastrutture e della rete viaria. Su una disponibilità di 300 milioni di euro, almeno la metà sono destinati ai Comuni, con più di 200 progetti, di cui 72 già finanziati.

In proposito oggi al Videogiornale di Teleacras è in onda un’intervista all’assessore regionale alle Infrastrutture, Marco Falcone.

Ravanusa e Porto Empedocle, domiciliari in manette

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Il Comando provinciale dei Carabinieri di Agrigento ha disposto in tutto il territorio della provincia un controllo delle persone sottoposte a misure cautelari o alternative alla detenzione in carcere. Ebbene, a Ravanusa è stato arrestato un uomo di 75 anni, M G sono le iniziali del nome, detenuto ai domiciliari e invece sorpreso fuori dalla propria abitazione “per – così si è giustificato – rinnovare la propria carta d’identità al Comune”. E a Porto Empedocle è stato arrestato un giovane di 27 anni, C A sono le iniziali del nome, ristretto ai domiciliari e invece sorpreso a spasso nel centro cittadino.

Incidente stradale mortale, responsabilità sancita in Cassazione

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L’11 maggio del 2010, lungo l’autostrada Palermo – Catania, in territorio di Enna, un furgone è precipitato in una scarpata dopo avere sfondato il guardrail. E’ morto un passeggero a bordo, Pietro Pignocco, 52 anni. Ebbene, adesso la Cassazione ha sancito definitivamente la responsabilità, per omicidio colposo, del conducente del mezzo, dichiarando non ammissibile il ricorso degli imputati, così come richiesto dal Procuratore Generale e dai difensori dei congiunti di Pignocco costituiti parte civile, gli avvocati Luigi La Placa, Sandro La Placa e Antonino Alagna. E’ stato quindi confermato il verdetto della Corte d’Appello di Caltanissetta concernente il diritto al risarcimento dei danni a favore dei prossimi congiunti della vittima. In primo e secondo grado, il conducente del mezzo è stato condannato nonostante avesse, ricorrendo contro la sentenza di primo grado, sostenuto che a guidare il furgone al momento del sinistro fosse stato Pietro Pignocco. La complessa attività istruttoria e l’esame di tutti gli atti processuali in ordine alla ricostruzione del sinistro e all’individuazione quindi di Antonino Montalbano quale conducente del veicolo, ove prendeva posto quale terzo trasportato Pietro Pignocco poi deceduto, è stata curata dall’avvocato Luigi La Placa, in stretta collaborazione con i colleghi Antonino Alagna e Sandro La Placa, che hanno seguito l’intera vicenda processuale sino alla stesura della comparsa conclusionale poi depositata in Cassazione all’udienza del 17 aprile 2018.

L’avvocato Luigi La Placa
L’avvocato Santo La Placa
L’avvocato Antonino Alagna

“Incendio furgone”, assoluzione a Porto Empedocle

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Il giudice monocratico del Tribunale di Agrigento, Antonio Genna, ha assolto Libertino Vasile Cozzo, 43 anni, di Porto Empedocle, imputato di avere incendiato, nel 2013, il furgone di un suo compaesano. Il pubblico ministero ne ha invocato la condanna a 8 mesi di reclusione.