L’aggiornamento dei casi coronavirus in Sicilia. Il presidente della Regione, Musumeci, interviene su restrizioni e picco, dispositivi di sicurezza e rientri nell’Isola.
I casi di coronavirus in Sicilia sono 1791. Dall’inizio dei controlli i tamponi effettuati sono stati 17.833.
Sono risultati positivi 1.791. Sono ancora contagiate 1.606 persone. Sono ricoverati 576 pazienti, di cui 73 in terapia intensiva. 1.030 sono in isolamento domiciliare. 92 guariti e 93 deceduti.
Ecco la divisione dei positivi nelle nove province siciliane: Agrigento 95, Caltanissetta 71, Catania 486, Enna 226, Messina 289, Palermo 250, Ragusa 40, Siracusa 71, Trapani 78.
Nel frattempo il presidente della Regione, Nello Musumeci, ha telefonato personalmente ai nove prefetti della Sicilia. Il governatore li ha invitati a intensificare la presenza delle forze dell’ordine nelle città a garanzia del rispetto del “restate a casa”. E poi ha auspicato sanzioni severissime a carico di coloro che sono fuori in strada senza una motivazione giustificabile. E lo stesso Musumeci commenta: “Sono molto preoccupato dall’atteggiamento di relax che ha assunto la popolazione del Sud e della Sicilia negli ultimi giorni. Finora abbiamo osservato le norme e ora c’è una sorta di ‘liberi tutti’. C’è la errata consapevolezza che il peggio sia passato e che quindi, con il fatalismo tipico e l’aria scanzonata di noi meridionali, ci possiamo concedere la passeggiata. Chi fa questo è un irresponsabile che mette a rischio la propria vita e quella degli altri. Dobbiamo fare ancora qualche settimana di sacrificio. Se il picco deve arrivare dobbiamo evitarlo, altrimenti vanifichiamo gli sforzi incredibili di tantissime famiglie che non possono più fare la spesa e che hanno spento persino il frigorifero perché non hanno più nulla da conservare”. E poi il presidente è intervenuto sulla perdurante questione dei dispositivi di protezione, e ha commentato: “Si era detto fin dall’inizio che l’Unità di crisi nazionale avrebbe provveduto a trasferire in periferia i camici, i dispositivi di protezione individuale e i ventilatori polmonari per le terapie intensive ma tutto questo è arrivato in maniera insufficiente e inadeguata. Negare che ci siano stati dei ritardi sarebbe come negare che a mezzogiorno ci sia luce o che a mezzanotte il buio, ma non è il momento delle polemiche: quando si è in guerra non si fanno processi”. E poi, in riferimento all’altrettanto perdurante questione dei rientri in Sicilia, Nello Musumeci replica: “Da diverso tempo abbiamo limitato gli accessi nell’Isola anche con i traghetti che da 24 corse sono passati a 4 corse giornaliere. Noi siamo fermamente convinti che le due settimane che arriveranno saranno quelle determinanti, ed è in questo momento che bisogna tenere alta la guardia. Abbiamo anche limitato le corse dei treni e l’aereo che arriva soltanto da Roma Fiumicino. Dobbiamo convincere ogni siciliano affinchè rimanga dove si trova”.