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Sicilia, 38 milioni di euro per il diritto allo studio universitario

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Roberto Lagalla

Ben 38 milioni di euro a sostegno del diritto allo studio universitario sono disponibili tra la fine del 2020 e l’inizio del 2021. Si tratta del Fis, il Fondo Integrativo Statale 2020 per la concessione delle borse di studio agli studenti universitari che, per la Sicilia, ammonta a 27 milioni di euro. A questi si aggiungono, ai fini di un sostegno ulteriore al diritto allo studio degli studenti siciliani, gli stanziamenti previsti dalla legge di stabilità regionale: 6 milioni utili ad ampliare ulteriormente il numero dei beneficiari e 5 milioni come contributo straordinario “una tantum” per le spese di affitto degli alloggi sostenute dagli studenti. In proposito interviene l’assessore regionale all’istruzione e alla Formazione professionale, Roberto Lagalla, che commenta: “Sono convinto che l’accresciuta disponibilità di risorse, e quindi l’impegno economico della Regione Siciliana, unito al significativo finanziamento dello Stato, ci daranno la possibilità di sostenere con maggiore efficacia il diritto allo studio degli universitari siciliani, contrastando gli effetti economici della pandemia da Covid-19 e riuscendo a garantire, attraverso gli ERSU, un maggior numero di borse di studio, a fronte di una domanda divenuta inevitabilmente più elevata. Inoltre, il contributo straordinario per le spese di alloggio vuole rappresentare un aiuto concreto allo sforzo che molti studenti e le loro famiglie continuano ad affrontare”.

Mercato immobiliare, oggi, al Vg delle 14:05, l’intervista ad Antonino Cuschera dell’agenzia Vero Affare

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L’andamento del mercato immobiliare in provincia di Agrigento a pochi giorni dalla fine del 2020, anno caratterizzato dalla Pandemia Covid 19. Oggi, al Video giornale delle 14:05, intervista ad Antonino Cuschera, dell’agenzia Vero Affare, che oltre a fare il punto della situazione, spiega il perché al momento è conveniente acquistare casa anziché pagare l’affitto.

La festa di Santa Lucia

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Domani domenica 13 dicembre è la festa di Santa Lucia, venerata in tutta Sicilia. La ricorrenza è legata anche ad antiche tradizioni culinarie, come la cuccìa.

Domani, domenica 13 dicembre, ricorre la festa di Santa Lucia. Lucia è stata una martire cristiana del quarto secolo durante la grande persecuzione voluta dall’imperatore Diocleziano. Nata a Siracusa intorno al 281, morì proprio il 13 dicembre del 304 dopo Cristo, e divenne protettrice della vista perché, dopo essere stata decapitata, le furono strappati gli occhi. La Vergine e martire Lucia è una delle figure più care alla devozione Cristiana: è la patrona dei ciechi, degli oculisti, degli elettricisti, invocata contro le malattie degli occhi e le carestie. Il nome Lucia, dalla radice latina lux, lucis, rappresenta la donna che porta il dono della luce, segno e promessa di luce spirituale durante quella che è considerata la notte più lunga dell’anno, appunto quella del 13 dicembre. Viene raffigurata con in mano un piatto sul quale riposano gli occhi. Il sentimento comune che vuole che Santa Lucia aiuti la vista è confermato dallo storico Pitrè che scrive che la Santa “serba sani gli occhi dei suoi devoti”, che rinunciano a mangiare pane e pasta il 13 dicembre. La Santa, oltre ad essere la patrona della città di Siracusa, è venerata, in modo particolare, in diversi paesi della Sicilia. La ricorrenza è legata anche a prelibate tradizioni culinarie, come la “cuccìa”. Per Palermo, il 13 dicembre è anche il giorno in cui si ricorda la carestia che colpì la città nel 1646. La Santa raccolse le preghiere e salvò la popolazione dalla fame facendo arrivare nel porto carichi di grano. I palermitani, data la fame, non lavorarono il grano per farne farina ma lo bollirono per sfamarsi più in fretta condito con l’olio d’oliva. Ed ecco le origini della cuccìa. Il 13 dicembre, dunque, per Santa Lucia “si cuccìa” (“cucciàri” derivato da “còcciu” cosa piccola, chicco). Anticamente, però, la devozione alla Santa si manifestava esclusivamente mangiando cuccìa nella sua versione salata: il frumento veniva cotto con il sale e vi si aggiungevano i ceci, condendo con ricotta salata grattugiata e olio e distribuita per tradizione a familiari, amici e vicini di casa. Oggi non solo nel palermitano, ma in tutta Sicilia, si mangiano anche le “arancine”.

Dalla Regione fondo per proroga e stabilizzazione precari ex Province. Apprezzamento di Gallo

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La Giunta regionale ha deliberato un fondo per garantire la quota complementare a carico dei Liberi consorzi comunali per la proroga e la stabilizzazione dei contratti a tempo determinato, mediante l’utilizzo delle disponibilità di un apposito capitolo di bilancio. Si tratta del “Fondo per garantire i percorsi di stabilizzazione e le misure di fuoriuscita dei soggetti titolari di contratto di lavoro subordinato”.

Riccardo Gallo
In proposito interviene il vice coordinatore regionale di Forza Italia, Riccardo Gallo, il quale esprime apprezzamento verso il provvedimento adottato dal governo Musumeci a garanzia non soltanto della proroga dei contratti a tempo determinati dei lavoratori precari delle ex Province ma anche ad incentivo dei percorsi di stabilizzazione di tale personale che da anni attende la fuoriuscita dal precariato. “Si tratta – aggiunge Gallo – di un’iniziativa, promossa dall’assessore regionale all’Economia, Gaetano Armao, che porrà finalmente termine ad una purtroppo lunga stagione di precarietà e di incertezze che non poco hanno inciso in negativo sui dipendenti precari e le loro famiglie e la qualità della vita degli stessi. La stabilizzazione inoltre motiverà ancor più i lavoratori favorendo così una migliore ed efficace azione amministrativa degli Enti interessati”.

Favara, il consigliere Giudice aderisce a Fratelli d’Italia

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Altra adesione a Fratelli d’Italia a Favara. Dopo Tonino Scalia, anche il consigliere comunale, Salvatore Giudice, ha aderito al partito di Giorgia Meloni. Lo annuncia ufficialmente lo stesso Giudice che afferma: “Comunico la mia adesione a Fratelli d’Italia, partito che ha nella difesa della sovranità nazionale, delle radici cristiane e della famiglia i propri valori, quei valori nei quali mi riconosco e che mi hanno portato a fare con convinzione questa scelta”. Soddisfatto della nuova adesione esprime il Commissario provinciale di Fratelli d’Italia, Calogero Pisano, che aggiunge: “Do il benvenuto al consigliere comunale Salvatore Giudice, un ingresso che da ulteriore qualità e forza alla nostra presenza dentro l’aula consiliare favarese e che premia il lavoro del nostro gruppo dirigente sul territorio”.

Nominato Dirigente Generale del Dipartimento Regionale Pesca l’Ing. Alberto Pulizzi, originario di Cianciana

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L'avvocato Girolamo Rubino

La Giunta Regionale, su indicazione dell’Assessorato Regionale all’Agricoltura, con Deliberazione n. 566 dello scorso 3 dicembre, ha nominato quale Dirigente Generale del Dipartimento della Pesca, l’Ing. Alberto Pulizzi, di anni 51, originario di Cianciana.

Dopo anni di battaglie legali, l’Ing. Pulizzi ottiene finalmente un incarico adeguatamente rapportato alla propria professionalità ed alla qualifica di Dirigente Regionale di II Fascia.

La vicenda relativa al conferimento del superiore incarico dirigenziale, desta particolare interesse poiché è anche il frutto di un rilevante pronunciamento reso dal Tribunale di Palermo, Sezione Lavoro, che ha argutamente rilevato come anche gli incarichi di Direzione Generale, debbano essere conferiti previa effettuazione di un attenta e dettagliata attività comparativa tra gli aspiranti all’incarico.

Più nello specifico, nel 2016, l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e della Mobilita, dovendo conferire la Direzione di due strutture di massima Dimensione, senza dar vita ad alcuna forma di comparazione, assegnava i due incarichi a Dirigenti di III fascia.

Ritenendo illegittime tali determinazioni, l’Ing. Pulizzi, con il patrocinio dell’Avv. Girolamo Rubino, proponeva specifico ricorso innanzi al Tribunale di Palermo, in funzione di Giudice del Lavoro, lamentando non solo la violazione dei principi di buona fede e correttezza che avrebbero dovuto presiedere anche alle svolgimento delle procedure di conferimento degli incarichi dirigenziali mediante l’adozione di adeguate forme di pubblicità e di criteri idonei a garantire una giusta, obiettiva e motivata comparazione tra gli aspiranti alla copertura dei medesimi incarichi.

Si costituiva in giudizio l’Assessorato Regionale delle Infrastrutture e dei Trasporti che contestava tutte le doglianze sollevate dall’Ing. Pulizzi, chiedendo il rigetto del ricorso.

Dopo alcuni rinvii, il Giudice del Lavoro, in persona della Dott.ssa Elvira Majolino, condividendo le argomentazioni dell’Avv. Girolamo Rubino, richiamati alcuni precedenti della Suprema Corte di Cassazione, accoglieva il proposto ricorso.

In particolare il Tribunale, accertava come, nella vicenda in esame l’Amministrazone Regionale aveva arbitrariamente conferito gli incarichi dirigenziali senza prestare alcun rispetto ai principi sanciti dall’art. 19 del Testo Unico sul Pubblico Impiego oltre che dall’art. 9 della L.R. n. 10 del 2000, che impongono alle Amministrazioni – nella scelta dei soggetti cui attribuire incarichi dirigenziali – l’obbligo di procedere a valutazioni comparative in relazione alla natura e alle caratteristiche degli obiettivi prefissati ed alla complessità della struttura interessata, delle attitudini e delle capacità professionali del singolo dirigente, dei risultati già conseguiti e delle specifiche competenze organizzative possedute.

Ebbene, proprio al fine di evitare ulteriori contenziosi, l’Amministrazione Regionale, evidentemente memore del superiore pronunciamento, dovendo procedere a conferire nuovi incarichi di Direzione Generale, non è più incorsa in errori similari, assegnando all’Ing. Pulizzi l’incarico di Dirigente Generale del Dipartimento della Pesca, evidenziando, nel corpo della delibera di conferimento, la peculiare professionalità dello stesso come dimostrata dalla pregresse esperienze professionali e dal curriculum vitae.

Si lavora al colle di Girgenti

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Al Genio civile di Agrigento si consegnano i lavori di consolidamento del colle su cui si erge la Cattedrale di San Gerlando. Gli interventi sono in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

Agrigento, la Ztl in via Atenea anche domenica e festivi

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Ad Agrigento la Ztl della via Atenea, finora in funzione da lunedì a sabato, è da adesso e fino al 10 gennaio in vigore anche la domenica e i giorni festivi, dalle ore 17:30 alle ore 20:30, e ciò al fine di facilitare il passeggio e lo shopping. In proposito, l’assessore alle Attività produttive, Francesco Picarella, spiega: “Gli attuali orari della ztl della via Atenea hanno evidenziato alcune difficoltà sul traffico nella giornata delle domeniche e festivi. Considerato il periodo delle feste e la contestuale apertura delle attività commerciali, si ritiene necessario formalizzare l’estensione della ztl nelle giornate delle domeniche e dei festivi dalle 17:30 alle ore 20:30”.

“Eroi. Costruttori di bellezza” (video)

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Fiammetta Borsellino

Lo sfogo di Fiammetta Borsellino ad un dibattito all’Università di Messina. La famiglia ricorre contro l’archiviazione delle indagini sui magistrati Palma e Petralia.

Fiammetta Borsellino, figlia di Paolo, è intervenuta in videoconferenza all’Università di Messina in occasione del dibattito “Eroi. Costruttori di bellezza”, organizzato dalla stessa Università. Tra l’altro, la Borsellino ha annunciato ricorso contro l’archiviazione disposta a Messina alle indagini sui magistrati Annamaria Palma e Carmelo Petralia. E poi si è soffermata sul depistaggio. Le sue parole: “Indagini fatte male, 20 anni di processi sbagliati. Un barlume di luce è arrivato solo con la recente sentenza al processo Borsellino quater. Ma quello non è un punto di arrivo, è solo un punto di partenza. Oggi c’è un’indagine a Caltanissetta con imputati tre poliziotti. Mentre a Messina di recente hanno archiviato le indagini sui pm dell’epoca, Annamaria Palma e Carmelo Petralia. Noi, come famiglia Borsellino, abbiamo fatto ricorso contro questa prematura archiviazione fatta dalla Procura di Messina. Dopo 28 anni oggi sappiamo con certezza che ci fu un “colossale depistaggio” nelle indagini, tanto che le sentenze lo hanno definito come “uno dei più grandi depistaggi della storia giudiziaria italiana”. Rimane e rimarrà una ferita aperta visto che è passato troppo tempo; le prove si sgretolano e via via muoiono anche alcune persone coinvolte. Quando si cerca di arrivare a livelli oltre la mano armata mafiosa, le indagini purtroppo subiscono questi arresti”. Poi, sul padre, Fiammetta Borsellino aggiunge: “Mio padre non era un extraterrestre, era un una persona normale. E’ troppo facile parlare oggi di eroi, perché l’eroe è qualcosa di irraggiungibile, di inarrivabile; mentre mio padre era una persona semplice, normale, che ha combattuto la criminalità organizzata semplicemente facendo il proprio dovere. Chiunque, nel proprio piccolo, può far pratica facendo antimafia quotidiana. Bisogna dare l’esempio ai giovani, ai ragazzi, per far conoscere loro il fresco profumo di libertà che si oppone al puzzo del compromesso morale. Senza fare antimafia di facciata, che va smascherata. Come diceva mio padre, il vero amore consiste nell’amare ciò che non ci piace per poterlo cambiare. Questa è stata sempre per noi l’unica strada possibile”. Poi, in conclusione, un affondo contro Silvana Saguto. Ancora le parole di Fiammetta Borsellino: “Qualcuno dopo 30 anni ci ha definito come “dei cretini che continuano a piangere la morte dei nostri familiari”. Mi riferisco alle recenti dichiarazioni dell’ex magistrato Saguto. Sono ferite ancora aperte. Stiamo pagando un prezzo altissimo, soprattutto mia sorella Lucia per il suo stato di salute personale. Fare memoria non significa fare il ricordo dell’uomo Paolo e basta. Occorre “far proprio” il patrimonio morale e comportamentale che ci hanno lasciato questi uomini. Non c’è memoria se non c’è giustizia. E l’unico modo per onorarli è la ricerca della verità. Noi come famiglia Borsellino pretendevamo e pretendiamo impegno dalla magistratura e dalle forze inquirenti per capire perché sia avvenuta una strage di questo tipo. Mio padre era un morto che camminava e ci sono responsabilità da accertare già su quei 57 giorni tra Capaci e via D’Amelio. Al discorso alla Biblioteca comunale si diede quasi la zappa sui piedi, dicendo di voler esser sentito dalla Procura di Caltanissetta. Cosa che non avvenne mai”.

Camastra, confermata in Appello la sentenza “Vultur”

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La Corte d’Appello di Palermo ha confermato in toto la sentenza emessa ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il 22 novembre del 2018, quando la sezione penale del Tribunale presieduta da Luisa Turco, nell’ambito dell’inchiesta antimafia a Camastra cosiddetta “Vultur”, ha inflitto 17 anni e 6 mesi di carcere al presunto capomafia del paese, Rosario Meli, 70 anni, e poi 14 anni e 6 mesi al figlio, Vincenzo Meli, 48 anni, e 13 anni e 6 mesi a Calogero Piombo, 67 anni, di Camastra, tabaccaio. E poi al boss di Canicattì Vincenzo Di Caro, 72 anni, sono stati inflitti 22 anni che assorbono comprendendoli i precedenti 14 anni subiti al processo “Alta Mafia”. Il Tribunale ha inoltre confiscato l’agenzia di onoranze funebri che sarebbe stata gestita con metodi mafiosi dalla famiglia Meli.