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Passaggio della Campana al Lions Club Agrigento Host

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Barbara Capucci


Ad Agrigento all’Hotel della Valle si è svolta la cerimonia del Passaggio della Campana del Lions Club Agrigento Host, con il subentro nel ruolo di Presidente di Barbara Capucci che succede all’uscente Emanuele Farruggia. Alla manifestazione hanno partecipato il Sindaco di Agrigento Calogero Firetto, il presidente di circoscrizione nonché socio del club Antonio Calamita, il presidente di zona Carmelo Vitello, i presidenti di club di zona e numerosi soci. Il presidente uscente Emanuele Farruggia ha ringraziato tutti i soci che l’hanno affiancato durante l’anno ed in particolare i componenti del direttivo. Durante la cerimonia è stato investito anche un nuovo socio. Si tratta dell’imprenditore Giuseppe Grova che ha ringraziato i soci ed il presidente per l’opportunità di servire con il club il territorio. La neo presidente Barbara Capucci ha presentato il nuovo direttivo con segretario Achille Furioso, cerimoniere Giuseppe Caramazza e Tesoriere Luigi Ruoppolo .

A Lampedusa si invoca lo stato di calamità (video)

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Dopo le centinaia di migranti sbarcati e il blitz di Musumeci e Razza, a Lampedusa si invoca la dichiarazione dello stato di calamità dal governo Conte. I dettagli.

A Lampedusa si invoca lo stato di calamità. L’hotspot in contrada Imbriacola adesso ospita circa 200 migranti. Altri 250 sono partiti con un traghetto e altri cento con le motovedette, tutti con destinazione Porto Empedocle. Si tratta pertanto di 350 persone in meno. In occasione del blitz sull’isola di Musumeci e Razza non appena oltre 700 migranti sono giunti a terra, il sindaco Totò Martello ha riferito: “Con Musumeci abbiamo concordato sulla necessità di proclamare lo stato di calamità di Lampedusa. Oltre alla questione dei migranti ci sono i problemi delle imbarcazioni attraccate al molo Favaloro che inquinano, o che con il maltempo rompono gli ormeggi e danneggiano le barche dei pescatori. Poi le imbarcazioni affondate e infine l’invasione nelle acque nazionali, entro le 12 miglia, di ciprioti, libici, tunisini: non si pesca più perché non c’è più nessun controllo delle acque territoriali. A questo aggiungiamoci la crisi economica da covid, i divieti di vendita del pesce e allora perché il Governo non proclama lo stato di calamità che chiediamo?” Ecco l’interrogativo di Martello rivolto a Musumeci e a Razza. E il presidente della Regione ha rilanciato così: “Decine di sbarchi in poche ore con l’arrivo di centinaia di migranti a Lampedusa: è una condizione assolutamente insostenibile. Il consiglio comunale e il governo regionale hanno chiesto a Roma la proclamazione dello stato di emergenza. Ci sono problemi sanitari, sociali ed economici. Abbiamo bisogno di risposte immediate: Lampedusa non può diventare una terra di frontiera. Finora è stata la Regione sostanzialmente a intervenire per colmare le lacune dello Stato. Ma riteniamo che il fenomeno degli sbarchi debba essere al centro dell’attenzione del governo nazionale. Bisogna evitare che passi l’idea che Lampedusa o la Sicilia siano considerate come un campo profughi. Se il premier Conte non darà risposte immediate saremo noi a ricordare a Roma quali sono le vocazioni di una terra come Lampedusa e la Sicilia che guardano a ben altre prospettive. Il dramma dei migranti non può pesare soltanto su una città o su una regione. L’ Europa, la cinica Europa, farebbe bene a svegliarsi e uscire dal ruolo dell’ipocrisia, che recita ormai da tanto, troppo tempo. Questo fenomeno degli sbarchi che assume dimensioni assolutamente disarmanti non può essere scaricato nella fase gestionale sui sindaci, sui prefetti o sulla Regione siciliana. Lo Stato e l’Europa facciano sentire la loro presenza”. Nel frattempo il governo regionale ha già inviato tutto il materiale necessario per effettuare i tamponi sugli ospiti del centro d’accoglienza e della nave Moby Zazà che sono in quarantena. Musumeci e Razza hanno visitato anche il Poliambulatorio di Lampedusa, che dipende dall’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, per un esame del progetto che prevede la sua trasformazione in un vero e proprio ospedale al servizio dell’isola.

Lo stato di salute turistico e alberghiero

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L’attuale stato di salute del settore turistico e alberghiero ad Agrigento. L’intervista al presidente di ConfCommercio e FederAlberghi, Francesco Picarella, è in onda oggi al Videogiornale di Teleacras.

Quindicenne scomparsa a Palermo, ritrovata ad Agrigento

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Ritrovata dai carabinieri ad Agrigento Zina, la giovane di 15 anni scomparsa da Palermo a metà giugno. La madre aveva partecipato alla trasmissione “Chi l’ha visto” per lanciare l’allarme. La giovane è stata trovata in viale Leonardo Sciascia nei pressi di un centro per immigrati. Viveva in un alloggio di fortuna. Quasi un mese di angoscia per la donna che aveva denunciato l’allontanamento della figlia dall’abitazione in centro a Palermo. “E’ sparita mentre io mi trovavo da mio fratello – ha detto la madre – . L’ho cercata ovunque, ma lei ha spento il telefono e da allora non sono più riuscita a parlarle. Non credo sia in buone mani, ho saputo che la persona con cui si troverebbe è poco raccomandabile e forse, proprio dopo avere intuito che avevo scoperto tutto, Zina ha avuto paura”.

Alta tensione nei centri per migranti della provincia di Agrigento

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Sempre più incandescente la situazione nei centri di accoglienza e per la quarantena da covid in provincia di Agrigento. Basti pensare all’ex Villa Sikania di Siculiana e quello di via Don Luigi Sturzo di Casteltermini. Anche nella struttura “Casa dei gabbiani” in contrada Ciavolotta ad Agrigento si sono registrati, nelle scorse ore, momenti di tensione e apprensione. Prima s’è innescato l’allarme per un extracomunitario ospite che sembrava si fosse allontanato dalla struttura. Un falso allarme però visto che l’immigrato è stato ritrovato nascosto sul tetto della struttura. Sempre durante la notte è scattato un altro allarme perché un altro immigrato stava compiendo atti di autolesionismo. In contrada Ciavolotta è giunta un’autoambulanza del 118 con un medico a bordo. Le escoriazioni sono state quindi medicate e non c’è stata esigenza di trasferire l’immigrato al pronto soccorso dell’ospedale “San Giovanni di Dio”.

Finita la “fuga d’amore” lampedusana per Clizia Incorvaia e Paolo Ciavarro

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E’ finita la fuga d’amore nelle isole Pelagie per l’influencer e modella empedoclina Clizia Incorvaia e il suo fidanzato Paolo Ciavarro. La coppia più discussa e “pedinata” del momento dagli amanti del gossip è rientrata a Porto Empedocle questa mattina, dopo aver trascorso una settimana di vacanza sulle suggestive spiagge per festeggiare (pare) i tre mesi del loro fidanzamento. Dopo essere scesi dall’aliscafo i due si sono sottoposti ad alcuni selfie, prima di andare a casa. La loro estate d’amore continua, quella dei cacciatori di foto e scoop… pure.

“Corsa speciale” del traghetto per trasferire da Lampedusa 250 migranti

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Lampedusa in emergenza immigrazione, scattano anche le “corse speciali” dei traghetti per alleggerire le presenze dei migranti nell’hotspot di Lampedusa. A predisporla, imbarcando poco più di 250 persone, è stata la Prefettura di Agrigento. Nella struttura di contrada Imbriacola resteranno pertanto – a trasferimenti effettuati e sempre che, nel frattempo, non si registrino nuovi approdi – circa 300 persone a fronte di una capienza massima per 95. L’esigenza della “corsa” speciale del traghetto di linea è emersa perché in mattinata, come invece quotidianamente avviene, il traghetto non c’era – è il giorno di riposo settimanale – per fare la spola con Porto Empedocle. A tutti i migranti in partenza sono stati già fatti i test sierologici anti-Covid: i primi 100 esiti – tutti negativi – sono già arrivati. Oltre 750 migranti sbarcati in 48 ore a Lampedusa, Musumeci: “Serve lo stato di emergenza”
Arriveranno dopo le 22, a Porto Empedocle, invece due vedette con 70 migranti in totale a bordo. Tre sbarchi, con complessivi 143 migranti, arrivati, nelle ultime ore. Le due “carrette” e un barchino sono stati agganciati, nelle acque antistanti l’isola, dalle motovedette della Guardia costiera e della Guardia di finanza. In 48 ore sull’isola sono sbarcati 791 immigrati, tunisini per la maggior parte.

Ad effettuare un sopralluogo nell’hotspot di contrada Imbriacola, durante la visita a Lampedusa, sono stati il governatore Nello Musumeci e l’assessore regionale alla Salute Ruggero Razza. Il governo regionale ha già inviato tutto il materiale necessario per effettuare i tamponi sugli ospiti della struttura. Entro lunedì saranno inviate anche le attrezzature per effettuare tamponi e test sierologici veloci. La Regione ha provveduto così a reperire in tempi rapidi il materiale sanitario, così come avvenuto anche per la nave quarantena Moby Zazà, sostituendosi all’Usmaf, l’Ufficio di sanità marittima, aerea e di frontiera che avrebbe dovuto garantire la fornitura dei test.

Ergastolano catanese stanco del carcere duro, scrive a Mattarella: “Basta, fucilatemi, voglio morire una volta sola …”

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“Illustrissimo Presidente” chiedo di essere fucilato “nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita perché, dopo 24 anni, non voglio più morire tutti i giorni, voglio morire una sola volta”. È l’appello contenuto nella lunga lettera inviata al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella dall’ex boss catanese Salvatore Cappello, condannato all’ergastolo e che da 23 anni sconta il regime di carcere duro del 41 bis. A divulgare la missiva in cui Cappello chiede la ‘grazia’ della morte, è stata, attraverso l’associazione Yairaiha Onlus che da anni si batte contro l’ergastolo ostativo, l’avvocato dell’ergastolano, Giampiera Nocera.
“Alla S.V. Illustrissima – scrive Cappello rivolgendosi al capo dello Stato – affinché intervenga a far eseguire la condanna inflittami dalla Corte d’Assise di Catania e Milano cioè la condanna a morte nascosta dietro la parola ERGASTOLO, con FINE PENA 9999, cioè FINE PENA MAI! Chiedo che la condanna venga eseguita perché dopo 24 anni, di cui 23 passati al 41 bis, SONO MORTO già tante di quelle volte che non lo sopporto più; ogni volta che lo rinnovano muoio; quando guardo gli occhi dei miei figli, dei miei cari, di mia moglie penso che la condanna a morte è anche per loro. E non voglio – prosegue la lettera – che muoiano tutte le volte lo rinnovano con scuse banali e senza fondamento, per questo chiedo di morire”.
Non una resa da parte dell’ex boss, ma una richiesta precisa: “Non intendo impiccarmi o suicidarmi – scrive nella missiva indirizzata a Mattarella – perché l’ho visto fare tante di quelle volte che non voglio pensarci. Siete voi che dovete eseguire la sentenza perciò chiedo che venga eseguita tramite fucilazione nel cortile dell’istituto, così la facciamo finita perché, dopo 24 anni, non voglio più morire tutti i giorni, voglio morire una sola volta perché non basta che tu stia scontando l’ergastolo, non basta che lo sconti pure con la tortura del 41 bis, c’è anche la cattiveria”, sostiene aggiungendo una serie di esempi.
“Che so… sei un 41 bis? Non puoi farti nemmeno un uovo fritto. È questa la lotta alla mafia? Tu hai preso 30 anni (senza uccidere nessuno) per estorsione ed associazione? Con l’art. 4 bis li sconti tutti senza benefici; ma se tu hai ucciso un bambino, lo hai violentato, sconti 20 anni e niente 41 bis, niente restrizioni. Questo è lo Stato italiano! Che so, rubi un tonno per fame? Sconti dai 3 ai 5 anni; poi – prosegue Cappello – c’è chi ruba milioni di euro, quelli vanno a Rebibbia in attesa dei domiciliari! E sono peggio dei mafiosi perché loro hanno giurato fedeltà allo Stato”.
“No sig. Presidente, non sono un santo, sono, o meglio, ero, un delinquente. Ma – prosegue nella lettera – sono 10 anni che ho dato un taglio a tutto per amore dei miei figli e dei miei cari. Ma ciò non è servito a niente perché le procure non vogliono che tu dia un taglio al passato, o ti penti o sei sempre un mafioso da sfruttare tutte le volte che fanno un blitz sfruttano il tuo nome per dare più risalto per dare più peso al blitz e tu ci vai di mezzo solo perché – scrive l’ergastolano – un megalomane fa il tuo nome; non vogliono nemmeno che i tuoi figli lavorano perché vogliono che seguono le ‘orme del padre’, se trovano lavoro vanno dal datore di lavoro e gli dicono che stanno facendo lavorare il figlio di un mafioso. Se non lavorano dicono che non lavorano. Ma, ringraziando Dio, i miei figli lavorano tutti, lavori umili, ma lavorano, e fanno sacrifici per venirmi a trovare”.
“Se chiedo la fucilazione – spiega – lo faccio anche per loro, per non dargli più problemi. Sa cosa vuol dire ricevere un telex che dice che tua figlia è ricoverata in fin di vita, vedi se puoi telefonare? No al 41 bis non posso chiamare; ho un solo colloquio al mese o una telefonata. Se avevo ucciso un bambino – insiste Cappello – non ero ‘mafioso’, non avevo 41 bis, allora si, assassino di bambini se ricevevo un telex tipo ‘mamma ha la febbre’, allora potevo telefonare, chiedere colloqui e tutto. Questa è la legge italiana! Signor Presidente, sono 23 anni che non ho una carezza dei miei genitori, che non abbraccio i miei figli, che non tocco la mano di mia moglie, perciò – conclude l’ex boss – mi chiedo ‘è questa la vita che devo fare fino alla morte’? E allora facciamola finita subito, FUCILATEMI! P.S. NON RESTITUITE IL CORPO ALLA MIA FAMIGLIA, SAREBBERO PER LORO ALTRI PROBLEMI. GRAZIE”

Teste di animali mozzate davanti chiese di Sciacca

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Secondo a dir poco inquietante episodio nel cuore di Sciacca. Per la seconda volta, a distanza di ore, è stata rinvenuta una testa di capra mozzata nel centro del sagrato della chiesa di San Michele. Già giovedì scorso una testa mozzata di pecora era stata ritrovata nei pressi della chiesa di San Nicolo’, nel quartiere di Santa Caterina. Le due chiese fanno parte della parrocchia di San Michele Arcangelo di Sciacca, guidata da Padre Pasqualino Barone. “Abbiamo sempre fatto del bene- ha detto don Pasqualino- adoperandoci soprattutto per quanti sono in difficoltà”. Nei locali parrocchiali di Santa Caterina opera la Mensa della Solidarietà voluta dal sacerdote che ha anche messo a disposizione di altre persone bisognose locali dove alloggiare. “Già da tempo avevamo pensato e ci siamo già adoperati in tal senso, stanziando i fondi necessari , per collocare un sistema di videosorveglianza nelle chiese della parrocchia e negli altri locali di pertinenza”, ha detto don Pasqualino.
Entrambi i resti degli animali sono stati rimossi e sono in corso indagini da parte della Polizia Municipale di Sciacca che vaglia le immagini video di alcuni sistemi di sorveglianza.

Antonio Calma si dimette dal Movimento 5 Stelle non senza polemiche

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Antonio Calma

E’ stato indicato come probabile candidato sindaco di Agrigento per il Movimento 5 Stelle alle prossime elezioni Amministrative ad Agrigento. In verità adesso Antonio Calma si è dimesso dal movimento non senza polemiche. Calma, tra l’altro, afferma: “Mi sono accorto che il modo di fare politica dei 5 Stelle ad Agrigento è pieno di veleni, sotterfugi, interessi personali, rancore, invidie e odio. Sentimenti, questi, che tutta la città conosce ma che io stentavo a credere. Solo ora ho preso contezza – conclude Antonio Calma”.

Il testo integrale dell’intervento di Antonio Calma:

Come ho avuto modo di precisare, verso la fine del mese di febbraio di quest’anno, l’On. M. Sodano (che afferma di essere l’unico referente dei 5S di Agrigento) mi propose di accettare la candidatura a Sindaco per il M5S alle prossime amministrative.
Dopo averne parlato in famiglia e avere esaminato le varie problematiche logistiche e anche a seguito delle insistenze del suddetto parlamentare, decisi di dare la mia disponibilità subordinando l’accettazione a condizione che si fosse fatta una lista di gente seria e competente, un programma innovativo in grado di risolvere gli innumerevoli problemi della città e la realizzazione di alleanze con partiti o liste civiche altrettanto serie e credibili e sopratutto non sovraniste.
Non potendomi muovere dalla mia residenza di Pesaro per il lock down, ci furono continui contatti telefonici e mi furono sempre date assicurazioni che il progetto stava andando avanti bene. Ma invece non andava bene affatto. Quando chiedevo chi avrebbe fatto parte della lista mi si rispondeva sempre vagamente, che per il programma bastava aggiornare quello precedente vecchio di 5 anni (io pensavo di rifarlo avendo molti punti importanti da inserire) e che, pur essendoci stati alcuni contatti, non era stata conclusa alcuna alleanza. La cosa era preoccupante per cui, non appena possibile, presi il primo aereo per la Sicilia e mi precipitai ad Agrigento per parlare con l’On. Sodano: ma ahimè di costui neanche l’ombra sempre impegnato, diceva , in parlamento, per cui avevo con lui solo scarsissimi contatti, messaggi vaghi e telegrafici. La lista trovata al mio arrivo era composta di *soli due nominativi* su 24 (io in una settimana di lavoro ero riuscito a *reclutare* una dozzina di persone), c’era un gruppo di attivisti volenterosi ma senza alcun programna organizzativo; all’interno del gruppo c’era, però, qualcuno che ripeteva continuamente che non ero candidabile secondo il regolamento dei 5S (che l’On. Sodano non aveva mai letto, cosa alquanto singolare per un parlamentare, se no sarebbe stato più cauto nello scegliere i candidati) perché residente nelle Marche e non in Sicilia pur avendo un domicilio ad Agrigento. Nonostante avessi spiegato ampiamente che era un problema di lana caprina già rappresentato ai componenti organismi dei 5S, la questione continuava ad essere posta come problema vitale. Dopo avere sottolineato, comunque, che, nel nuovo regolamento che tale assurda disposizione era stata cancellata, si pensò bene di tirare fuori un’altro motivo di forzata incompatibilità (dallo stesso Sodano, in un piccolo scatto di sincerità, ritenuta facilmente superabile) quella relativa a precedenti candidature, a partire da ottobre 2009, con altri partiti, che sarebbero vietati dal regolamento. Infatti volutamente si ignorava che il sottoscritto era stato candidato con IDV partito allora alleato con i 5S tanto è vero che era stata presentata una candidata comune (Sonia Alfano) per la presidenza della regione Sicilia, nel mentre una successiva mia candidatura (di servizio) non aveva avuto alcun effetto perché non era stato eletto nessuno, quindi tale lista di fatto non era contrapposta ad alcuno e tantomeno ai 5S. Incominciai, pertanto, a sospettare che c’era chi tramava da dentro. Ma c’era altro: improvvisamente l’On. Sodano mi informava che la sua acerrima nemica (“quella che da anni mi vuole morto e che pur essendo fuori dai 5S non riesco a farla espellere dal partito”, diceva), la consigliera uscente M. Carlisi, lo aveva appena chiamato per tentare un accordo e fare una lista comune. La cosa mi sembrò alquanto strana tanto è vero che dissi subito che per me la telefonata era vecchia di almeno due mesi (cioè da quando l’On. Sodano non rispondeva quasi più) e non del giorno prima e chiesi se la s.ra Carlisi (quella in guerra contro tutto e tutti, che dice di non conoscermi e di non sapere da dove sbuco ma anni fa mi ha chiesto l’amicizia su fb, ha preso l’aperitivo con me ed altri, mi ha fatto il 13/6 scorso, con la scusa degli auguri per il mio onomastico, l’interrogatorio su messenger perché aveva sentito, probabilmente, di una mia candidatura che poteva scombussolare i suoi piani e che, va detto, di signorile non ha nulla) aveva anche chiesto di essere candidata sindaco al posto mio, cosa confermata da precedenti articoli sulla stampa. Nessuna risposta su questo, solo silenzio imbarazzante. A questo punto vien da dire che se tutto ciò fosse vero e confermato (lo sapremo a giorni), si può affermare tranquillamente che l’On. Sodano in questo caso avrebbe consumato una delle più grosse pagliacciate che la storia patria ricordi dimostrando che i suoi studi alla Bocconi non sono serviti per fargli apprendere quel minimo di competenza politica e di savoir faire che qualsiasi persona che riveste un ruolo pubblico dovrebbe avere. Probabilmente il nostro eroico parlamentare, che si prende palate di fango in faccia senza rispondere mai, c’è da scommettere che dirà ai suoi, sempre se quanto detto sopra corrisponde al vero (e non c’è motivo per dubitarne), che la sua inversione a U a favore della citata s.ra (si fa per dire) è stata causata perché il sottoscritto ha osato difendere pubblicamente la propria onorabilità nei confronti di attacchi gratuiti, immotivati e in parte fantasiosi subiti in questi giorni ai quali non poteva non rispondere (avendolo fatto, a suo dire, avrebbe arrecato un gravissimo danno al partito), con ciò contravvenendo alle regole del M5S che imporrebbero il silenzio ma dimenticando che Di Maio e Crimi hanno annunciato pacchi di querele per gli attacchi subiti nei giorni scorsi. Questo clima di sciatteria politica, di disorganizzazione, di chi esce dalla porta per rientrare dalla finestra, di veleno, lotte fratricide, rancore e odio a volte ammansito per evidenti interessi personali ma sempre pronto a riesplodere, da anni esistente e ben noto a tutti e di cui solo ora ho avuto piena percezione, mi impone, mio malgrado, di allontanarmi dal M5S e di ritirare, pertanto, la mia disponibilità a candidarmi. Mi dispiace soltanto per il popolo dei 5S al quale auguro ogni bene e miglior fortuna nella scelta dei dirigenti.

Antonio Calma