La Polizia ha eseguito un decreto emesso dalla Sezione misure di prevenzione del Tribunale di Palermo di sequestro a fine di confisca dei beni a carico di Francesco Tortorici, 41 anni, di Montallegro, attualmente detenuto, arrestato il 27 novembre del 2015 nell’ambito dell’inchiesta antimafia “Icaro”, e già condannato, il 19 ottobre del 2018, in primo grado dal Tribunale di Agrigento, a 16 anni di reclusione per associazione a delinquere di stampo mafioso, con funzioni di raccordo e collegamento tra Pietro Campo, appartenente alla famiglia mafiosa di Santa Margherita Belice, ed altre famiglie mafiose del territorio agrigentino. Il sequestro comprende tre appezzamenti di terreno agricolo, per complessivi quattro ettari, coltivati a vigneto, oliveto e agrumeto, siti nel Comune di Siculiana, per un valore di mercato di oltre 60.000 euro.
“Icaro”, sequestro di beni a fine di confisca (galleria foto)
Forza Nuova Agrigento “Solidarietà ai cittadini di Siculiana”
Il coordinamento agrigentino del movimento politico “Forza Nuova”, esprime solidarietà e vicinanza ai cittadini di Siculiana oggi in manifestazione per la chiusura del centro d’accoglienza nell’ex Villa Sikania. Forza Nuova agrigentina afferma: “Da troppo tempo la tranquillità del Comune di Siculiana è turbata dalla presenza dei migranti, che si sono resi protagonisti di diversi episodi delinquenziali. I simpatizzanti forzanovisti della zona sono presenti da semplici cittadini perché la manifestazione è una espressione unitaria e non di partito della volontà del popolo siculianese e dei paesi confinanti di dire basta a una presenza dannosa e pericolosa. Ribadiamo: blocco dell’immigrazione e avvio di un umano rimpatrio”.
Avrebbe palpeggiato la nipote, condannato nonno
La Corte d’Appello di Caltanissetta respinge un’istanza di ricusazione
La Corte d’Appello di Caltanissetta ha rigettato l’istanza di ricusazione del giudice per le indagini preliminari del Tribunale nisseno, David Salvucci, proposta da un magistrato in servizio alla Procura di Agrigento. Tramite la richiesta di ricusazione, il magistrato ha contestato l’ordinanza dello scorso 18 febbraio tramite cui lo stesso Gip Salvucci ha riconosciuto la qualità di parte offesa dell’avvocato Giuseppe Arnone nell’ambito di un’indagine in corso relativa all’arresto in carcere di Arnone avvenuto il 12 novembre del 2016 e poi annullato dal Riesame con conferma in Cassazione, con conseguenti contro – denuncie di Arnone dalle quali è scaturita l’indagine oggetto della ricusazione in questione.
La Corte d’Appello di Caltanissetta conferma la “candidabilità” dell’amministrazione Modaffari
A seguito dell’adozione di tale provvedimento di scioglimento, il Ministero aveva formulato innanzi al Tribunale di Caltanissetta una proposta di irrogazione della misura della incandidabilità nei confronti dei componenti di primo piano della compagine amministrativa: Giampiero Modaffari ex Sindaco, La Rosa Angelo, Sberna Salvatore Mario Concetto, Riggi Cataldo Naro Maria Concetta Vincenza, tutti ex assessori.
In sostanza, la proposta di irrogazione della misura della incandidabilità era sorretta dalle risultanze della relazione prefettizia che aveva dato la stura al procedimento di scioglimento del consiglio comunale.
A fronte di tale proposta di incandidabilità gli interessati si erano costituiti con il patrocinio degli avv.ti Girolamo Rubino e Massimiliano Valenza, confutando l’intero impianto della relazione prefettizia e dimostrando al contrario non solo che non vi era alcun condizionamento, né alcuna cointeressenza, né alcuna ombra di sospetto sugli amministratori comunali, ma anche che la compagine Modaffari aveva ottenuto brillanti risultati rendendo efficiente la macchina amministrativa e conseguendo enormi risparmi di spesa.
Condividendo le tesi difensive esposte dagli avv.ti Rubino e Valenza, il Tribunale di Caltanissetta aveva respinto la proposta di irrogazione della misura della incandidabilità, accertando la completa estraneità della compagine Modaffari rispetto ad ambienti controindicati.
Il Ministero dell’Interno, tuttavia, aveva impugnato il decreto emesso dal Tribunale di Caltanissetta con reclamo dinanzi alla Corte d’appello di Caltanissetta, reiterando nella sostanza le argomentazione già proposte.
Anche nel giudizio di secondo grado gli ex amministratori si costituivano con il patrocinio degli avv.ti Rubino e Valenza, dimostrando l’infondatezza del reclamo e, conseguentemente, l’erroneità della relazione prefettizia posta a sostegno del decreto di scioglimento.
Con decreto del 4 giugno 2020, la Corte d’appello di Caltanissetta ha respinto il reclamo proposto dal Ministero dell’Interno ed ha confermato il decreto precedentemente emesso dal Tribunale di Caltanissetta, confermando l’assoluta estraneità dell’Amministrazione Modaffari rispetto ad ambienti criminali e certificando anzi i brillanti risultati che gli stessi avevano ottenuto mediante la loro azione amministrativa.
Sulla scorta di tale pronunciamento, gli ex amministratori potranno ricandidarsi al prossimo turno elettorale.
Grotte, ha ucciso il fratello, “incapace di intendere e di volere”
Agrigento, arrestato gambiano con 300 grammi di marijuana
Ad Agrigento i poliziotti della Squadra Mobile, diretti da Giovanni Minardi, hanno sottoposto a controllo un extracomunitario originario del Gambia appena fuori da un autobus di linea in piazzale Rosselli. L’uomo, apparso agitato, è stato sorpreso in possesso di 300 grammi di marijuana. L’arresto è stato convalidato dall’Autorità giudiziaria. Il gambiano risponde di detenzione e trasporto a fine di spaccio di sostanze stupefacenti. Gli è stata imposta la misura cautelare dell’obbligo di dimora nel Comune di domicilio.
“Sorella Sanità”, la lettera di Carmelo Pullara (video)
Il deputato regionale Carmelo Pullara, indagato nell’ambito dell’inchiesta “Sorella Sanità”, diffonde una lettera a propria difesa. I dettagli.
Carmelo Pullara, 48 anni, di Licata, deputato regionale dei Popolari e Autonomisti e componente della Commissione Sanità, è indagato dalla Procura della Repubblica di Palermo, nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “Sorella Sanità”, per turbativa d’asta, allorchè avrebbe chiesto un favore per una società, la Manutencoop s.p.a, al direttore dell’Azienda sanitaria provinciale di Trapani, Fabio Damiani, arrestato lo scorso 22 maggio, in cambio di un sostegno alla nomina di Damiani a capo della stessa Azienda sanitaria. Ebbene, Carmelo Pullara ha diffuso una lettera. Il politico licatese, innanzitutto, rivendica la riservatezza degli atti della magistratura durante le indagini. E scrive: “Punto fondamentale della Costituzione Italiana è la separazione dei poteri dello Stato: il legislativo, l’esecutivo e il giudiziario. Quindi rispetto reciproco tra politica e magistratura. Ma se uno dei poteri pone in essere comportamenti non aderenti ai propri doveri, per esempio venendo meno al principio della riservatezza, si realizza di fatto l’ingerenza di un potere sull’altro. Per dirla con un esempio: le notizie fornite da tale magistratura ai quotidiani, per l’impatto sul convincimento della gente, provocano la modifica dei flussi di consenso elettorale libero e democratico, cioè la gente si allontana ovvero non si avvicina al politico che è citato nelle indagini, seppur ancora se ne deve dimostrare la colpevolezza. E se poi come spesso accade (ce lo dicono le statistiche) tutto finisce in una bolla di sapone, questa provocata modifica del flusso elettorale libero e democratico, che avvantaggia taluni e svantaggia altri, cosa rappresenta se non la indebita ingerenza di un potere dello Stato (la magistratura) su un altro (la politica)? Quindi, visto che non ci sono fini di giustizia, la trasmissione di notizie ai giornali determina solamente la modifica dei flussi di consenso da taluno verso altri? Ovvero quale sarebbe l’intento? Perché, come correttamente fatto per altri, nelle more della definizione degli accertamenti, il nome di Carmelo Pullara non viene coperto con l’omissis? E se io a questo punto, visti i dubbi sui comportamenti posti in essere, volessi affermare la stessa linea del sospetto che si applica su di me, e volessi verificare, con riguardo ai magistrati inquirenti, parentele impegnate in politica? Oppure provenienze degli stessi magistrati da Procure di città che sono le città anche di chi ha esercitato una importante influenza nel precedente governo? I teoremi possiamo farli tutti, così come l’utilizzo della comunicazione per sciabolare, ma ritengo non siano confacenti alle funzioni rivestite, tenuto conto che nessun potere, a norma della Costituzione, ha e debba avere supremazia sull’altro. E poi, i magistrati scrivono nell’ordinanza che ‘i direttori delle Aziende sanitarie e ospedaliere sono frutto della nefasta ingerenza della politica, della giunta regionale, che li designa a prescindere da logiche meritocratiche’. Orbene, come mai questo pool di magistrati si accorge adesso di questo aspetto, peraltro previsto dalla norma e chiamato “spoil system”? E perché questo aspetto non è stato sollevato con il governo Crocetta, di cui era primo sponsor il Senatore Lumia, allorquando non veniva nominato, nell’aprile del 2014, quale direttore generale, tra i 18 nominati, il dottor Carmelo Pullara, che per 4 anni era stato giudicato da Agenas – nella funzione di Commissario straordinario dell’Azienda Civico di Palermo, tra le più grandi del Sud Italia – tra il primo e secondo posto per percentuale di raggiungimento di obiettivi di salute prima ancora che economici, che ci sono pure stati avendo chiuso l’ultimo bilancio in attivo dopo anni e anni di disavanzo? Perché allora l’aspetto meritocratico non è stato sollevato dalla stessa magistratura? Ovvero, sarebbe una colpa avere preso nell’ultima competizione elettorale regionale circa 10.000 voti, visti come frutto di chissà quali trame e nefandezze piuttosto che, come è realmente, di consenso personale e voglia di cambiare? Sì, ci vuole giustizia e la chiedo anche io non solo per me ma per tutti affinché la legge sia uguale realmente per tutti! Quanto scrivo è sconsigliato da qualsiasi avvocato penalista, compreso il mio, al quale chiedo scusa, a causa della suscettibilità che potrebbe portare ad accanimenti ovvero ritorsioni, a cui io non credo. Ma io ho scelto di fare politica ed ho giurato sulla Costituzione, e voglio che si rispetti. Perciò, chiedo scusa ai miei affetti ed in particolare ai miei figli, ma vorrei solo che possano vivere in un mondo giusto per tutti, dove la legge è uguale per tutti, non solo per alcuni, ed essere pronti a non barattare la propria libertà con nessun altra cosa materiale o immateriale che sia”.