A seguito dell’ennesima ondata di maltempo, e dei danni infrastrutturali e alle produzioni agricole nell’Agrigentino, il deputato regionale del Partito Democratico, e sindaco di Bivona, Giovanni Panepinto, ha lanciato un appello al Prefetto, Nicola Diomede, affinchè fosse convocato un tavolo di confronto tecnico e operativo. Ebbene, lo stesso Panepinto annuncia che la riunione, a cui sono stati invitati Sindaci, Anas ed ex Provincia, si svolgerà martedì prossimo, 14 febbraio. Sarà occasione per un attento monitoraggio dei danni e delle soluzioni che a breve termine assicurino un rimedio infrastrutturale e un ristoro economico.
Bimbo sbranato dai cani, la madre patteggerà la condanna
Lo scorso 16 agosto a Mascalucia, in provincia di Catania, un bambino di 18 mesi è stato sbranato da due cani doghi argentini di famiglia nella villa dei genitori. Ebbene, è molto probabile che il prossimo 16 febbraio, innanzi al Giudice per le udienze preliminari del Tribunale di Catania, la madre del bimbo, di 34 anni, chieda il rito alternativo del patteggiamento, condiviso dalla Procura. La madre, che aveva il figlio in braccio quando è avvenuta la tragedia, è imputata di omicidio colposo. La Procura ha deciso di non contestarle il reato più grave di abbandono di minore. Nel frattempo, la perizia disposta dalla magistratura avrebbe accertato che i cani sono recuperabili e quindi è probabile che i due doghi argentini siano affidati a un’associazione animalista che dovrà occuparsi della loro rieducazione.
“Stato-mafia”, Mancino rende dichiarazioni spontanee
A Palermo, in Corte d’Assise, non ha prestato il consenso ad essere interrogato dai magistrati e ha reso dichiarazioni spontanee l’ex ministro Dc, Nicola Mancino, imputato di falsa testimonianza nell’ambito del processo in corso sulla presunta trattativa tra Stato e mafia all’epoca delle stragi. Mancino ha letto un intervento di 22 pagine, ed è stata una difesa ad ampio raggio, dal rivendicato ruolo istituzionale nella lotta alla mafia alle divergenze con l’ex ministro socialista Claudio Martelli, secondo cui Mancino sarebbe stato a conoscenza di tentativi di dialogo tra mafia e Istituzioni. E poi contro il supertestimone Massimo Ciancimino, anche lui imputato e attualmente detenuto, definito inattendibile da Mancino, che ha citato, a tal proposito, il giudizio di numerose Procure.
Isola delle Femmine (Pa), crolla ciminiera della cementeria
In provincia di Palermo, una delle due ciminiere della cementeria di Isola delle Femmine, nei pressi dello svincolo di Capaci dell’autostrada teatro della strage Giovanni Falcone, è collassata all’improvviso durante i lavori per la sua demolizione. Non vi sono stati feriti. Sul posto sono subito intervenuti i Vigili del fuoco e i Carabinieri. Il sindaco di Isola delle Femmine, Stefano Bologna, spiega: “Nell’impianto sono in corso lavori di adeguamento. Una delle due ciminiere doveva essere abbattuta, e la seconda adeguata. Ad un certo punto la ciminiera che doveva essere abbattuta è crollata. Ci sono stati attimi concitati perchè si temeva per qualche operaio. Hanno fatto l’appello e tutti sono presenti. Adesso con i Vigili del fuoco si cercherà di capire cosa sia successo.”
“Formazione”, Anfe, avviato licenziamento collettivo
Il Commissario straordinario dell’ente di formazione Anfe, Costantino Garraffa, ha avviato le procedure di licenziamento collettivo per i lavoratori non impegnati nelle correnti attività formative. Si tratta di circa 500 persone. Il provvedimento è stato determinato dalla revoca dell’accreditamento notificato all’Ente dall’Assessorato regionale alla Formazione, dalla mancanza di strumenti di sostegno al reddito alternativi, e dalla impossibilità di sostenere ulteriori costi del personale. Lo stesso commissario dell’Anfe, Garraffa, sottolinea di non avere ricevuto riscontro sull’istanza di concessione di Cassa integrazione in deroga dal 3 settembre 2016 al 31 dicembre 2017.
Referendum Cgil, da oggi in campagna
Lo scorso 4 dicembre l’ Italia è stata alle urne per votare sul referendum costituzionale, sancendo la netta vittoria del no alla riforma della Costituzione targata Renzi – Boschi. E da oggi, sabato 11 febbraio, per la Cgil è la prima giornata nazionale della campagna referendaria intitolata “Libera il lavoro, con 2 Sì tutta un’altra Italia”.
Dopo la decisione della Corte Costituzionale sull’ammissibilità dei quesiti referendari, e la costituzione del Comitato per il Sì ai due referendum popolari per il lavoro promossi dalla Cgil, scatta ufficialmente la campagna referendaria per l’abrogazione dei voucher e per la responsabilità solidale in materia di appalti, in attesa che il governo fissi la data del voto, che dovrà essere precedente a quella del 15 giugno.
Oggi sono state organizzate dal sindacato iniziative in tutte le città d’Italia, con uno o più punti di presidio e volantinaggio. A mezzogiorno, da ogni piazza dove si svolge la campagna di sensibilizzazione per il sì, si alzano in cielo migliaia di palloncini con gli slogan dei due referendum popolari per il lavoro. In provincia di Agrigento sono stati organizzati dei volantinaggi nel capoluogo, a Porta di Ponte, poi a Sciacca in piazza San Michele, ed ancora, a Canicattì, Licata, Favara, Ravanusa e Casteltermini.
Nel frattempo, la Cgil ha intrapreso dei percorsi formativi per i quadri dirigenti del Sindacato e del “sistema servizi” della Cgil, e nelle prossime settimane, in ogni Comune, saranno costituiti i “Comitati per i 2 Sì”.
L’interviste al Segretario Generale Cgil Agrigento, Massimo Raso, è in onda oggi 11 febbraio al Videogiornale di Teleacras.
Patrimonio Messina Denaro, altro “bombardamento chirurgico”
Altro “bombardamento chirurgico” sul patrimonio ritenuto riconducibile al boss latitante Matteo Messina Denaro ed alla famiglia mafiosa di Campobello di Mazara. I Carabinieri del Ros e del comando provinciale di Trapani hanno proceduto alla confisca dei beni, per un valore complessivo di circa 13 milioni di euro, a carico degli imprenditori Filippo Greco, Antonino Moceri e Antonino Francesco Tancredi, nonostante i tre siano stati assolti dalla Corte d’Appello di Palermo dalle accuse di contiguità mafiose. Il tribunale di Trapani ha infatti evidenziato la sussistenza dei presupposti alla base dell’originario provvedimento di sequestro, disponendo la confisca di 108 immobili (tra cui ville, abitazioni, fabbricati industriali e terreni), 4 società operanti nel settore dell’olivicoltura, 11 veicoli e numerosi rapporti bancari.
“Requisiti per nomina in CdA Asi”, assolti in Cassazione 7 imputati
La Cassazione ha accolto il ricorso dei difensori, ha dichiarato non ammissibile il ricorso della Procura Generale, e ha assolto definitivamente 6 imputati, tra ex dirigenti dell’Asi di Agrigento, condannati dalla Corte d’Appello di Palermo il 2 marzo 2016, a 15 giorni di reclusione per l’accusa di falso, convertita in una multa di 3.750 euro, perché avrebbero dichiarato falsamente di possedere i requisiti necessari per essere ammessi nel Consiglio di amministrazione dell’Asi. Sono definitive le assoluzioni di Giuseppe Cacciatore, 65 anni, di Joppolo Giancaxio, Vincenzo Gagliardo, 45 anni, di Raffadali, Vincenzo Randisi, 48 anni, di Joppolo Giancaxio, Giuseppa Maria Francesca Gulisano, 53 anni, di Raffadali, Carmela Di Marco, 52 anni, di Racalmuto, e Massimo Parisi, 38 anni, di Aragona. Per Giuseppina Brucculeri, 42 anni, di Torino, che ha rinunciato al ricorso in Cassazione, è definitiva la condanna a 15 giorni di reclusione inflitta in Appello e convertita nella multa di 3.750 euro.
“Carica delle 104”, in cantiere almeno 15 patteggiamenti
Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, si è svolta un’altra udienza preliminare nell’ambito dell’inchiesta cosiddetta “La carica delle 104”, sulle presunte false invalidità per ottenere i benefici della legge 104. Innanzi al giudice per le udienze preliminari, Stefano Zammuto, rispondono presente all’appello 71 imputati. Ebbene, lo stesso Zammuto ha annunciato che in occasione della prossima udienza, il 24 marzo, un altro Giudice per le udienze preliminari – e non lui, Vella, perché altrimenti dopo sarebbe incompatibile a proseguire la trattazione del procedimento – si pronuncerà su almeno una quindicina di patteggiamenti per i quali, come confermato in aula dal pubblico ministero, Maggioni, vi è accordo tra la Procura e gli avvocati difensori degli imputati.
Licata, dal prestito alla morte
Giovanni Brunetto è stato ucciso a Licata. Angelo Carità, imputato di sequestro di persona, omicidio aggravato e occultamento di cadavere, è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Agrigento. E poi, isolamento diurno per un anno, il tutto invocato in requisitoria dal pubblico ministero, Salvatore Vella. Il 28 ottobre 2013 a Canicattì in un terreno è stato scoperto il cadavere dell’ imprenditore agricolo di Licata, Giovanni Brunetto. Il giorno seguente è stato arrestato una seconda volta Angelo Carità, 61 anni, anche lui imprenditore agricolo, già in manette il 20 maggio precedente. Di Giovanni Brunetto, 60 anni, non vi è stata più nessuna traccia dal 7 maggio 2013. Brunetto sarebbe stato creditore, di una somma tra i 40 e i 100mila euro, verso Angelo Carità. Il primo prestito risale al 2006, quando Carità avrebbe chiesto a Brunetto alcune migliaia di euro per sbloccare un’ eredità, promettendogli anche una percentuale in compenso. Il 10 maggio 2013, lungo la strada statale 123, tra Canicattì e Campobello di Licata, è stata scoperta parcheggiata in una piazzola di sosta l’ automobile, una Fiat Punto, di Brunetto. La vittima avrebbe più volte litigato, anche animatamente, con il suo debitore, Angelo Carità. E l’ultima volta lo scontro si è scatenato la mattina del 7 maggio, innanzi ad un bar a Licata. L’analisi delle celle telefoniche del cellulare di Carità ha svelato che, contrariamente a quanto dichiarato, il pomeriggio del 7 maggio Angelo Carità è stato nei pressi di Naro, laddove è stata poi scoperta l’automobile di Brunetto. E poi, il 28 ottobre, il corpo senza vita di Giovanni Brunetto è stato recuperato in un terreno agricolo a disposizione di Angelo Carità, a Canicattì, in contrada Casalotti. Il terreno è di proprietà di un avvocato di Canicattì, e Angelo Carità si è occupato di lavori agricoli nello stesso terreno dove durante lo stesso periodo incriminato sono stati compiuti lavori di movimentazione terra. L’ 11 ottobre il terreno è stato sequestrato, al fine di scavare e scoprire se vi fosse stato seppellito Giovanni Brunetto. Il cadavere è emerso, ed è stato riconosciuto dai familiari.