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Agrigento, Polizia in piazza

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Ad Agrigento la Polizia manifesta in piazza, a sostegno delle proprie rivendicazioni.
La segreteria provinciale del sindacato di categoria, Silp Cgil, coordinata da Salvo Grech, ha organizzato una manifestazione innanzi alla Questura, e lo stesso sindacato spiega: “Senza un riordino delle carriere adeguato, la sicurezza è a rischio. Da sempre denunciamo problemi di organici, di mezzi e di strutture, anche nella nostra città. Dopo 20 anni abbiamo l’occasione storica, grazie anche alle risorse che abbiamo ottenuto con la nostra battaglia sindacale, di ottenere un riordino interno delle carriere necessario affinchè funzionino meglio le forze dell’ordine garantendo più sicurezza ai cittadini. Invece è stato appena emanato un decreto del tutto in direzione opposta, che penalizza la Polizia ancora di più.”
Dunque, innanzi alla Questura, in piazza Vittorio Emanuele, si è svolto un presidio mattutino, e un volantinaggio di sensibilizzazione. L’iniziativa è stato organizzata contemporaneamente in tutta Italia, nell’auspicio che ricorrano ancora possibilità affinchè il contestato provvedimento sia modificato in Parlamento.
L’intervista al Segretario Provinciale Silp Cgil. Salvo Grech è  in onda oggi 3 Marzo al Videogiornale di Teleacras.

Luigi Putrone si auto – accusa di tre omicidi

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Luigi Putrone

Il pentito di Porto Empedocle, Luigi Putrone, si è auto – accusato di essere coinvolto in tre omicidi, contro Giuseppe Lo Zito, Ignazio Filipazzo e Roberto Papia. Il relativo processo pendente in abbreviato innanzi al Tribunale di Palermo è stato pertanto rinviato al prossimo 24 marzo. I familiari delle vittime sono già parte civile, tramite gli avvocati Luigi Troja, Irene Eballi, Salvatore Virgone e Leonardo Cusumano. Giuseppe Lo Zito è stato ucciso il 18 luglio del 1987 ad Agrigento nell’ambito dello scontro tra Cosa Nostra e Stidda. Ignazio Filippazzo fu ucciso il 3 settembre del 1992 a Porto Empedocle per presunti contrasti sul racket delle estorsioni. E il favarese Roberto Papia è stato ucciso il 6 settembre del 1994 per presunte questioni di droga.

Favara, aggressione alla madre, concessi i domiciliari a Caramanno

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A Favara lo scorso 28 febbraio i Carabinieri della locale Tenenza hanno arrestato Alessandro Caramanno, 38 anni, per violazione della misura della sorveglianza e per maltrattamenti contro i familiari e rapina. I militari sono intervenuti in via delle Fonti e si sono imbattuti nella madre di Caramanno, che ha lamentato di avere subito un’aggressione da parte del figlio. L’ambulanza del 118 ha trasportato la donna in ospedale. I Carabinieri hanno rintracciato il 38enne e lo hanno arrestato. Secondo quanto emerso dalle indagini, il figlio avrebbe preteso denaro dalla madre, e, al rifiuto di lei, lui l’avrebbe aggredita con calci e pugni, rubandole il portafogli e fuggendo. Ebbene, la Procura di Agrigento ha chiesto la convalida dell’arresto in carcere. Il Tribunale, accogliendo le istanze dei difensori di Caramanno, gli avvocati Marco Padula e Daniele Re, gli ha concesso i domiciliari in attesa della prima udienza in abbreviato, il 18 maggio.

Agrigento, arresti tra scafisti e immigrati irregolari

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I poliziotti della Squadra Mobile di Agrigento hanno arrestato due presunti scafisti e due tunisini rientrati illegalmente in Italia, sbarcando a Lampedusa, nonostante fossero stati espulsi con provvedimenti dei prefetti di Varese e Ravenna. Si tratta dei tunisini Maher Issaoui, 29 anni, e Maher Aidi, 25 anni. E poi i due presunti scafisti, che sarebbero stati al timone di un’imbarcazione approdata a Lampedusa lo scorso 17 febbraio sono Jamal Shalby di 21 anni e Mohamed Belhaj di 29 anni, anche loro originari della Tunisia. Nel frattempo, in occasione dell’udienza di convalida, la Procura di Agrigento ha chiesto la convalida dell’arresto dei due tunisini rientrati illegalmente in Italia. Il Tribunale, accogliendo e condividendo le istanze del difensore, l’avvocato Marco Padula, gli ha invece restituito la libertà in quanto non socialmente pericolosi e in quanto rientranti nella categoria dei rifugiati politici.

Maxi inchiesta antidroga “Ballarò”, chieste 7 condanne e 33 assoluzioni

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Il palazzo di Giustizia di Agrigento

Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, il pubblico ministero Santo Fornasier ha concluso la requisitoria nell’ambito della maxi inchiesta antidroga cosiddetta “Ballarò”, dal nome del blitz dei Carabinieri che il 15 giugno 2010 provocò 52 ordinanze di custodia cautelare a Licata e dintorni. A fronte anche delle numerose prescrizioni di reato nel frattempo intervenute, Fornasier ha chiesto 7 condanne e 33 assoluzioni. Nel dettaglio, 3 anni e 6 mesi di reclusione per Giuseppe Cambiano, 33 anni di età, poi 2 anni e 6 mesi per Francesco Incorvaia, 45 anni, poi 3 anni e 3 mesi per Gaetano Di Bartolo, 43 anni, poi 2 anni di reclusione per Salvatore Gueli, 41 anni, poi 4 anni per Antonio Cannizzaro, 50 anni, 4 anni e 6 mesi per Maurizio Consagra, 26 anni, e 3 anni per Domenico Lombardo, 75 anni.

Disabili, “assistenza ai morti”, la replica dei sindaci del Distretto di Misilmeri

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I sindaci del Distretto sanitario di Misilmeri, in provincia di Palermo, replicano a quanto affermato, e pubblicato ieri, dal presidente della Regione, Rosario Crocetta, che, forte di alcuni dati ricevuti dall’Azienda sanitaria provinciale di Palermo, ha citato il caso di assistenza a disabili protratta nel tempo nonostante la morte degli stessi. Gli undici sindaci del Distretto sanitario di Misilmeri controbattono: “Siamo stanchi di essere accusati di avere erogato fondi a soggetti deceduti. Restiamo ancora una volta stupiti per il modo in cui vengono riversate sui comuni responsabilità inesistenti. Fino ad oggi il Distretto di Misilmeri non ha mai erogato fondi e servizi a soggetti deceduti o non aventi diritto, attenendosi sempre alle modalità disposte dall’assessorato alla Famiglia della Regione. Che nell’elenco ultimo aggiornato all’anno scorso ci siano anche persone decedute è normale. Infatti, l’elenco comprende, per regola, anche la condizione di malato terminale. Sorprendersi che dopo un anno e mezzo alcuni di loro siano morti è strumentale.”

Agrigento, vigilia del “Mandorlo in Fiore”

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Dunque, si è alla Vigilia della 72° edizione della Sagra del Mandorlo in Fiore ad Agrigento. Il battesimo risale infatti al 1937, e l’evento sarà ripetuto fino al 1940. Poi lo stop, la seconda guerra mondiale. E poi, la quinta edizione, solo nel 1948. Adesso il “Mandorlo in Fiore” è probabilmente la manifestazione folcloristica tra le più significative del patrimonio culturale immateriale promosse in Europa, laddove per “Patrimonio culturale immateriale” s’intendono le pratiche, rappresentazioni, espressioni, sapere e capacità, che le comunità, i gruppi e, in alcuni casi, anche i singoli individui, riconoscono come parte integrante del loro patrimonio culturale. Anima e cuore della Sagra del Mandorlo in fiore nel dopoguerra è stato Giugiù Gallo,

Giugiù Gallo
infaticabile motore trainante della manifestazione per decenni, tradizionalista e innovatore al tempo stesso, tra conservazione, valorizzazione e rilancio dell’evento tramite, ad esempio, il corteo storico che Giugiù Gallo, già direttore dell’Azienda per l’incremento turistico, affiancò con successo alla Sagra, in retrospettiva storica, fin dalla metà degli anni 80. Per tali ragioni, già da tre anni, alla memoria di Giugiù Gallo è riconosciuto e assegnato un premio nell’ambito della Sagra.
Giugiù Gallo e Marco Zambuto
E poi tanti altri, come, solo per citarne alcuni, Enzo Lauretta, Ugo Re Capriata, Benedetto Adragna, Gigi Casesa e il suo Val d’Akragas ereditato dai figli, che dopo 10 anni di assenza rientra adesso nel 2017 alla Sagra, Pippo Agozzino, Francesco Flora padre e il figlio Pippo. Si tratta di una tradizione di personalità e di impegno che alimenta di nuova vita, nonostante i 72 anni trascorsi, l’evento legato alla fioritura precoce del Mandorlo nella Valle dei Templi, alba dei raccolti nell’agricoltura dopo i rigori invernali, all’insegna di pace, amicizia e fratellanza, valori che dalla Sicilia volano e rientrano in Sicilia dopo avere coinvolto e trascinato ad Agrigento i popoli, tra usi e costumi, dei cinque continenti.

Legambiente parte civile al processo “Borgo Scala dei Turchi”

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Ad Agrigento, al palazzo di giustizia, al processo preliminare nell’ambito dell’inchiesta sul progetto di costruzione del residence “Borgo Scala dei Turchi” a Realmonte, il giudice per le udienze preliminari, Francesco Provenzano, ha ammesso la costituzione di Legambiente come parte civile. L’associazione ambientalista ha presentato apposita richiesta tramite il proprio rappresentante legale, l’avvocato Daniela Ciancimino. Tra i 12 imputati vi sono i responsabili della società titolare del progetto, la siracusana Comaer, e poi dirigenti della Soprintendenza agrigentina, amministratori e tecnici del Comune di Realmonte.

Agrigento, repressione droga e rapine

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Un uomo di Favara ad Agrigento ha trascorso alcune ore tribolate e turbolente. Lui, 56 anni di età, con un marsupio a tracolla, ha gravitato in piazzale Rosselli, alla stazione degli autobus. E si è imbattuto in una coppia, un uomo e una donna. I due lo hanno aggredito, sferrandogli un pugno al viso. E lo hanno rapinato, rubandogli il marsupio, con dentro la carta bancomat e denaro in contanti. Il piazzale Rosselli è confinante con la piazza Vittorio Emanuele, dove vi è la Questura. E il 56enne, seppur sanguinante e dolorante al volto, non si è scoraggiato. E’ entrato dentro e ha invocato aiuto alla Polizia. E dalla pista sono decollati i poliziotti della Squadra Mobile, capitanati da Giovanni Minardi, forti e armati della descrizione dei due criminali fornita dallo sventurato picchiato e rapinato. La pantera della Polizia ha ricercato e poi ha intercettato, poco lontano da Piazzale Rosselli, in via San Vito, i due fuggiaschi, che sono stati arrestati. Si tratta di due immigrati dalla Romania, lui è Elvis Betean, 30 anni, e lei è Sinziana Maria Cutitariu, 18 anni. La coppia ha indicato dove ha nascosto il marsupio, poi recuperato e restituito al proprietario. Il romeno Elvis Betean è già conosciuto dalle Forze dell’ordine perché si è distinto per sequestro di persona, rapina e furto. Adesso è recluso nel carcere “Petrusa”. La 18enne è stata invece denunciata poco meno di un mese addietro per impiego di minori nell’accattonaggio. E lei è ristretta ai domiciliari. E un altro immigrato è stato arrestato ad Agrigento per detenzione di stupefacenti a fini di spaccio nell’ambito di controlli mirati in luoghi altrettanto mirati disposti dal questore, Mario Finocchiaro. Ancora i poliziotti della Squadra Mobile hanno sorpreso un ragazzo di 19 anni originario del Marocco, Abdellah Farah, insieme ad un 17enne, in possesso di un panetto di hashish del peso di quasi 100 grammi. Il marocchino è stato colto appena sbarcato dal treno proveniente da Palermo. Il 19enne, difeso dall’avvocato Daniele Re, è stato costretto ai domiciliari. Il minorenne invece è stato denunciato a piede libero alla Procura del Tribunale per i minorenni.

Agrigento, Pino Di Silvestro rende “Omaggio a Leonardo Sciascia”

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Ad Agrigento, sabato prossimo, 4 marzo, nell’ambito degli eventi collaterali al “Mandorlo in Fiore”, al Centro Pasolini alle ore 18.30 sarà inaugurata la mostra “Omaggio a Leonardo Sciascia”, di Pino Di Silvestro. I dettagli nell’intervista a Gaspare Agnello in onda al Videogiornale di Teleacras.